A tergo dell'incontro "Appennino e green economy in Appennino" riceviamo e pubblichiamo il documento del Pd e di ecologisti democratici discusso in quella occasione.
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1. La prospettiva della Green economy è un’opportunità storica per l’Appennino emiliano e romagnolo, per ricollocarsi da “risorsa passiva” a fattore strategico di innovazione e competitività della Regione. Attualmente, dopo un secolo di sviluppo manifatturiero, meccanizzazione ed industrializzazione dell’agricoltura, l’Appennino con il 25% del territorio contribuisce solo per l’8% al valore aggiunto dell’Emilia Romagna. (E’ la percentuale più bassa tra le regioni italiane).
2. L’Appennino dispone più di altri territori di risorse naturali e beni comuni materiali e immateriali – aria, acqua, suolo, sole, vento, boschi, paesaggio, prodotti tipici, insediamenti storici, multi stagionalità, ecc.ecc. – che definiscono una potenzialità concreta e una vocazione “naturale” all’economia verde.
3. Di fronte alla sfida della green economy risultano invece ancora scarsi altri fattori: cultura d’impresa orientata all’innovazione, risorse umane capaci e motivate, piena e diffusa disponibilità delle migliori tecnologie della comunicazione e dell’informazione (fibra ottica), “governance” unitaria fondata su coesione e concertazione e selezione delle risorse pubbliche in funzioni di progetti capaci di futuro e competitività. Queste risorse, sono largamente presenti in ambito regionale e l’appartenenza alla regione Emilia Romagna può e deve favorirne la formazione e la messa in opera in Appennino.
L’APPENNINO COME FRONTIERA DI INNOVAZIONE VERDE DELL’EMILIA ROMAGNA
"Se parliamo di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico, solare, eolico, biomasse ecc…) di riduzione di emissioni di Co2, di produzioni alimentari tipiche e biologiche, di bioedilizia, di turismi di tipo culturale e naturalistico, di servizi alle persone e alle imprese basati sulle nuove tecnologie dell’informazione e della
comunicazione, quale territorio è più naturalmente vocato dell’Appennino?”
Energia, agricoltura, turismo e Parchi sono i tematismi attorno a cui promuovere in modo integrato innovazione di prodotto e di processo, nuovi modelli di impresa, di cooperazione, di consorzio e di concertazione, per la messa in valore di comuni risorse territoriali inutilizzate e la riconversione innovativa di risorse utilizzate in forme tradizionali.
ENERGIA
Nel quadro delle norme degli incentivi di settore l’Appennino può puntare all’equilibrio tra energia prodotta e consumata nell’arco di pochi anni e, in prospettiva, a produrre ulteriore energia aggiuntiva per il mercato. Ci sono consistenti spazi di produzione aggiuntiva di energia rinnovabile nel mini-idro, nell’eolico (anche micro), nel solare termico e fotovoltaico, nello sfruttamento delle biomasse di risulta delle attività agricole e forestali. Ci sono – naturalmente – anche margini di miglioramento del risparmio e dell’efficienza di consumi a partire dalla bio-edilizia. Attori di un’azione sul territorio possono essere ENEL, ENIA,alcune piccole imprese del settore elettrico energetico e dell’edilizia. Attori di una micro auto produzione diffusa possono essere invece una quantità notevolissima di imprese artigianali agricole e commerciali e persino di famiglie. La governance pubblica deve farsi carico della compatibilità e qualità ambientale e paesaggistica delle attività di produzione delle energie rinnovabili. Ma al tempo stesso, date le competenze e i poteri diretti in materia di beni pubblici, i comuni possono essere altresì attori e imprenditori diretti o indiretti di nuovi business e pratiche dell’energia rinnovabile e dal contributo alla riduzione della CO2.
AGRICOLTURA
L’agricoltura è detentrice di produzioni di eccellenza (ad es. Parmigiano Reggiano), di elevati know-how di processi produttivi fondati sulla naturalità, un grande capitale di paesaggio. Ciò definisce un valore che va oltre il prezzo commerciale standard dei prodotti. La “diversità” dell’agricoltura d’Appennino (maggiori costi) può essere remunerata in modo non assistenziale solo con la capacità di commerciare in modo sinergico prodotto e territorio. Dopo 50 anni di progresso nel segno della concentrazione e della meccanizzazione, le imprese agricole d’Appennino hanno il loro futuro nella distintività e nei servizi complementari. Le politiche pubbliche (PSR in primis) devono sostenere prioritariamente la creazione di nuovi modelli di imprenditore e d’impresa, singoli e associati (latterie). La nuova impresa agricola può sviluppare al proprio interno, o a latere, servizi turistici, commerciali, ambientali e culturali. Deve assumere e farsi remunerare azioni di tutela idrogeologica, azioni di conservazione e ricostruzione del paesaggio, auto-produzione di energia rinnovabile. Potrà - in questa prospettiva – impiegare nuove risorse umane, giovani ad alta qualificazione e ricorrere a finanziamenti e sostegni anche oltre il ristretto ambito dell’agricoltura e della forestazione.
TURISMO
Turismo. Parchi nazionali e regionali, Parmigiano Reggiano, Terre Matildiche, via
Francigena ecc…; sono marche di valore già in campo per vasti territori dell’Appennino che hanno le condizioni per diventare distretti di moderno turismo sostenibile, 365 giorni l’anno. Attualmente il turismo d’Appennino appare decisamente al di sotto delle potenzialità (salvo eccezioni come l’area del Cimone e poche altre) perché ancora a metà del guado tra la vecchia villeggiatura – ormai estinta – e i “nuovi turismi”. I nuovi turismi della natura, dell’escursionismo estivo e invernale, dei prodotti (funghi, castagne) dei sapori e colori
d’autunno, dell’enogastronomia, del cicloturismo, dell’ippoturismo, del motociclismo e degli sport in genere, della caccia e della pesca, della cultura, della riabilitazione, dei weekend per famiglie si affacciano spontaneamente sul territorio e dimostrano potenzialità di crescita, pure nel contesto di un offerta e di strutture ancora prevalentemente orientate a un’idea generica ed obsoleta del turismo e talora al semplice autoconsumo (folklore e non impresa) dei valori del territorio. C’è altresì una buona propensione dei giovani al lavoro nell’impresa
del turismo. C’è un’ulteriore grande potenzialità (favorita dalla rete internet) nel contatto con intere generazioni di emigrati dall’Appennino che possono essere protagonisti di un “turismo delle radici” che può avere target importanti ed esclusivi, in ambito nazionale e anche internazionale. Già oggi pure in assenza di progetti mirati – il ritorno estivo e festivo di persone con origini in Appennino è parte consistente dell’afflusso turistico.
PARCHI
I parchi sono per vocazione e per missione istituzionale dei laboratori di innovazione e di green economy. Per l’Appennino emiliano-romagnolo e tosco-emiliano la costruzione di una rete di parchi rappresenta di per sè una ricchezza in quanto
a) connotazione di qualità territoriale (marketing)
b) promotori di innovazione culturale
c) attrattori di nuovi circuiti economici e di impresa fondati sul valore dell’ambiente
Tuttavia fino ad oggi in Emilia Romagna i Parchi che coprono una quota significativa della superficie regionale, obbiettivamente hanno svolto una funzione piuttosto passiva, di testimonianza e compensazione rispetto allo sviluppo intensivo della via Emilia. Oggi in Appennino e nell’insieme dell’Emilia Romagna, i Parchi, dopo la fase compiuta della loro costruzione, anche per sottrarsi al rischio dell’autoreferenza e frantumazione, devono diventare oggetto e soggetto di politiche di sistema capaci di integrarli per aree omogenee e capaci altresì di integrare i loro programmi con le politiche territoriali dell’Appennino e del Po, con le politiche di settore nel campo dell’agricoltura multifunzionale, dei nuovi turismi, dell’enogastronomia, dei beni culturali e del paesaggio.
Alcune di queste integrazioni stanno prendendo forma nei progetti dei “Parchi di Mare e d’Appennino”, tra l’Emilia, il Mar Ligure e il Tirreno, e in un’analoga aggregazione tra Foreste Casentinesi, Costa adriatica e Delta del Po. Un’ulteriore azione di sistema trasversale a tutto l’Appennino sta prendendo il via con il progetto dell’Alta Via dei Parchi. Naturali catalizzatori di innovazione, nell’ambito di programmi di sistema e di Area Vasta, i Parchi possono essere
volano di una reinterpretazione delle vocazioni del territorio, editori di opportunità e di esperienze di eccellenza e addirittura di nuovi Made in Italy, luoghi di creazione di lavori con appeal presso i giovani in Appennino.
Anche comparti economici tradizionali e consistenti della regione, che appaiono maturi e a rischio di declino (turismo della costa, parmigiano reggiano e stazioni sciistiche dell’Appennino) possono trarre, dall’integrazione con l’offerta rappresentata dai parchi, nuovi tratti di qualità e nuove linee di crescita.
Indispensabile è la concertazione diffusa con enti locali, operatori privati e altresì l’inserimento a pieno titolo dei Parchi tra i soggetti e gli oggetti della programmazione regionale, dalla gestione dei piani di sviluppo rurale ai fondi europei per l’ambiente e la cultura.
Davvero buffi…
…il documento contiene spunti largamente condivisibili. In particolare laddove pone l’attenzione sulle nuove tecnologie.
Peccato, però, che la sinistra che produce questo documento è la medesima che è al governo in Regione, in Provincia, in Comunità Montana, al Gal e con uomini vicini pure in Enìa: peccato perchè non è ancora riuscita – nonostante le molteplici promesse – a portare l’internet veloce sul terriotorio. Anzi, ora fa pure appelli in proposito. A chi? A sè stessa e alle mancate promesse?
Saluti (I.E.)
Economia verde…
Concordo nel promuovere l’economia verde in Appennino reggiano, basta non essere così ottusi da non capire l’importanza di incentivare attività quali il turismo legato alle attività sciistiche e alla divulgazione di questo sport implementando e ammodernando le nostre stazioni attuali: Cerreto Laghi, Febbio, Ventasso Laghi, Ospitaletto e Pratizzano.
Oggi abbiamo un portabandiera del nostro Appennino campione olimpionico di sci: il grande Giuliano Razzoli!!! Possiamo sperare di veder promuovere anche la pratica dello sci dalle nostre amministrazioni o dagli enti competenti? Costruire per esempio un campo scuola a Cerreto Laghi (dove incredibilmente ancora manca) per insegnare ai bambini la pratica dello sci supportando tra l’altro lo sviluppo dell’economia locale è un’azione contraria alle attività promosse da questi partiti???? Spero proprio di no, per il bene delle nostre montagne e della nostra gente…
Saluti.
(Miriano)
Molte difficoltà per internet
E`proprio vero, chi potrebbe non fa. E poi si lamenta. Per collegarsi ad internet e per ricevere un messaggio nell’Appennino bisogna essere fortunati. Meditate, gente… meditate. Di chi la colpa!?
(Bruno Tozzi)
Meglio le idee che le polemiche
Il documento Pd-Ecodem su Appennino e green economy contiene solo ragionamenti e proposte in positivo. Non una riga per le solite polemiche. Non la divisione tra buoni e cattivi ma solo programmi e indicazione di opportunità che, con adeguato e solidale impegno, possono rilanciare l’Appennino nella nostra regione e anche oltre.
Nel Pd e nella sinistra è normale – come abbiamo fatto alla Sparavalle – proporre idee al confronto interno ed esterno al tempo stesso; ricercare le idee migliori e misurarsi con gli amministratori del proprio come di altri partiti. È un modo di essere partecipato e serio di fare politica. Alla Sparavalle abbiamo preso l’impegno di allargare e proseguire il confronto sul documento a tutto campo. Lo faremo anche dopo il voto stando sul merito e tralasciando le polemiche.
(Laura Salsi)
Ma di quale Appennino parlate
Siamo sotto elezioni e le belle parole non mancano. Buone idee, condivisibili, ma credo siano fuori luogo e fuori tempo. Ma conoscete l’Appennino? Credo di no. Il degrado idrogelogico è ormai insostenibile; la campagna, seminativi, boschi, prati completamente distrutti dagli animali, dal dissesto ed abbandonati dall’uomo (esemplare raro). Ora anche i cervi si sono moltiplicati e contribuiscono alla demolizione dei semnativi, dei boschi e dei prati. Parliamo di prodotti lcali, tipici quali il Parmigiano Reggiano di montagna, prodoto con il latte “di montagna”, ma i contadini, i pochi rimasti, con cosa alimentano le mucche? Per produrre latte di qualità non servono mangimi, ma foraggio ed erba di montagna. Chi tutela questa importantissima attività agricola? Chi si preoccupa dei troppi animali liberi? Almeno si affronti il problema. Non prendiamo in giro la montagna. Ho detto queste cose da anni.
(Fabio Leoncelli)
Le idee bisogna però metterle in pratica… alla veloce…
…che comunque siamo sempre in ritardo (speriamo che non sia l’ultimo treno…), vedi diminuzione e migrazione della popolazione montana in questi anni e precisamente dagli anni novanta in poi. Come nella serata diverse persone vi hanno ricordato e sottolineato.
(P. Ferretti)
Green economy…
La green economy può rappresentare sempre più un valore aggiunto per l’economia dell’intero Appennino, va quandi stimolata e incentivata con idee e iniziative. Nel mio precedente intervento non c’era intenzione di polemizzare, si voleva solo evidenziare l’importanza di sviluppare maggiormente economie tradizionali da non considerarsi in antitesi con la green economy. La mia nonera una polemica, eventualmente un timore.
(Miriano)
Per Miriano
Credo che tu sia il solito Miriano che ha risposto circa un mese fa alla mia lettera. Purtroppo non ci siamo ancora incontrati, ma voglio chiederti come mai, visto che ti preme così tanto la realizzazione del campo scuola a Cerreto Laghi, non ti interessi presso le amministrazioni locali affinché invece di continuare a espropriare non provvedano prima a pagare gli espropri già effettuati (causa esproprio palaghiaccio vinta!!!, sentenza Corte d’appello Bologna del 16.02.2010, condannato il comune di Collagna a risarcire i proprietari, esproprio della strada così detta di circonvallazione, non finita!!, ancora da pagare, campo scuola sci avviato esproprio quando e quanto pagheranno?). Credo che a Cerreto Laghi prima del campo scuola serva fare altre cose, innanzi tutto un po’ di pulizia a livello umano. Per quanto riguarda il nostro campione olimpionico mi risulta che abbia imparato nelle nostre montagne anche senza il campo scuola sci che tu ritieni indispensabile.
Saluti.
(Maria Pia Bertocchi)
Con un po’ di buon senso tutto fa “economia”
Indubbiamente sono molto meglio le idee che le polemiche; se poi sono idee discusse e quando vi è la possibilità concordate con l’altra rappresentanza dei cittadini ancor meglio. Condivido diversi punti citati nel documento, ma a mio avviso bisogna tenere in debita considerazione che i cittadini della nostra montagna vengono prima di ogni qualsiasi eventuale progetto e vincolo. Poi con molto rammarico faccio presente che mi trovo in seno ad un Consiglio comunale dove non sono mai state fatte alcune commissioni previste da statuto; in tre anni non si è mai riunita una commisione dei capogruppi ad hoc e le centraline idroelettriche vengono lasciate a “se stesse”.
(Marino Rivoli Marino, capogruppo “Per la libertà”)
Conoscere prima di respingere
All’incontro sulla Sparavelle io c’ero. Sono pure intervenuto e non ho risparmiato rilievi critici. Poi mi sono portato a casa i documenti, li ho letti attentamente e ho capito meglio la portata della proposta. Risultato: posso anche essere critico sui ritardi e sulle scelte non fatte a tempo debito, ma se guardo al futuro non vedo credibili proposte alternative. A meno che non vogliamo dare credito alle favole che vanno raccontando i leghisti. In montagna abbiamo alcune significative eccellenze: agricoltura, artigianato, servizi, scuola, paesaggio e altro ancora. Abbiamo anche quattro opportunità finora poco sfruttate: sole, vento, acqua e biomassa. L’idea degli studiosi del Pd potrebbe essere sintetizzata così: utilizziamo al meglio le nostre potenzialità e le nostre risorse. Per farlo, però, occorre creare sinegie pubblico privato che finora sono mancate o sono state insufficienti. Il pubblico non può demandare tutto al privato, ma il privato non può continuare a dare tutte le colpe al pubblico. Le maniche dobbiamo rimboccarcele tutti. Io sposterei in avanti la sfida: va bene l’idea di economia verde, ora però vogliamo fatti. Questo dobbiamo pretendere e fare. Lamentarci soltanto porta poco lontano. Quando nacquero le regioni e lo Stato scaricò su di esse migliaia di lavoratori forestali precari, in Calabria decisero di trasformarli in categoria assistita; in Emilia il presidente in persona chiamò i sindacati e parlò chiaro: “Noi non creeremo una categoria di precari assistiti”. Io allora ero un dirigente della Cgil. Ci mettemmo attorno a un tavolo e ci ponemmo la classica domanda, quella che si pose anche Lenin: “Che fare?”. Nacquero le cooperative forestali. Una categoria di precari trasformata in imprenditrice di se stessa. Poi ognuna di queste ha avuto una sua storia. Qui da noi la Cofar per quasi vent’anni ha garantito poco meno di cento posti di lavoro. Forse è quello spirito pionieristico che abbiamo bisogno di recuperare. Di sicuro, per quel che può contare alla mia età, io non mi metterò di traverso rispetto alla proposta del Pd: pretenderò però che in tempi brevi si passi dalle parole ai fatti. E lo farò utilizzando l’arma che meglio so usare da qualche tempo a questa parte: la scrittura. Questo per me è fare il mio dovere di montanaro. Se la maggioranza farà altrettanto, forse faremo più cose e avremo meno tempo per lamentarci. A scanso di equivoci: io non sono un militante del Pd.
(Armido Malvolti)
Per Maria Pia Bertocchi
Mi preme lo sviluppo dell’alto Appennino reggiano a 360 gradi, semplicemente perchè mi sono innamorato di queste terre. Il campo scuola a Cerreto Laghi è fondamentale per lo sviluppo dell’attività turistica invernale della località e dell’area interessata. Per quanto concerne i suoi problemi con i vari enti amministrativi, Le ricordo che il sottoscritto ha una seconda casa a Cerreto Laghi ma vota a Rosignano Marittimo quindi eventualmente reciti il mea culpa e/o dei suoi compaesani; poi se come dice ha vinto… Gioisca con serenità, il rancore non fa bene alla salute. Saluti.
(Miriano)