La notizia dell'arresto e repentina espulsione dall'Italia di Mohammed Madad (per i prossimi 15 anni) è sui media di tutta Italia. Chi stamane facendo colazione è passato sui notiziari nazionali ha colto il risalto dato alla notizia dell'autoproclamatosi imam che predicò a Felina e Gatta e con la famiglia si stava per spostare nel Vicentino. Diverse le testate, anche nazionali, che si sono rivolte alla nostra redazione per avere la foto dell'imam, disponibile nei nostri archivi.
Dai lettori di Redacon si apprendono nuovi particolari sulla vita e le reali intenzioni dell'uomo (come il fatto che alcune donne musulmane, dopo il suo predicare, avessero iniziato a portare il velo), mentre l'ex sindaco Nilde Montemerli, intervistata, ha ricordato il difficile relazionarsi con questo imam per lei che era sindaco "donna". E mentre ci si interroga anche su che ne sarà dei suoi figli che a Riana di Carpineti abitavano - anche se pare in alcuni casi vittime di maltrattamento -, ecco quanto dichiarato dal ministro dell'Interno Angelino Alfano, in un tweet: «Per motivi di sicurezza dello Stato espulso dall’Italia, su mio provvedimento, imam estremista. Senza sosta. Prevenzione».
Riprendiamo oggi il tema con la testimonianza della nostra collaboratrice, Giuliana Sciaboni, che ricorda le volte in cui si intervistò e parlò con l'uomo.
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SULL’ARRESTO DELL’IMAM
di Giuliana Sciaboni
CASTELNOVO MONTI (28 luglio 2016) – Quando decisi di intervistarlo alcune persone me lo sconsigliarono, dicendomi che era una persona di cui non ci si poteva fidare. Ma quanto era accaduto tra il 7 e il 9 gennaio del 2015 a Parigi, contro la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, mi sembrava gravissimo. E mi sembrava altrettanto importante che la comunità islamica prendesse una posizione, dicesse la sua. Se gli islamici europei, fino a quel momento, non si esprimevano mai sulle guerre in Nigeria, Siria, ecc, i massacri e gli attentati perpetrati all’estero, nelle zone non-europee, era ora che facessero sentire la propria voce, che prendessero le distanze da queste atrocità, perché ora l’attacco alla libertà, libertà di essere diverso e pensare diverso, la ‘lontana guerra’ non era poi più così ‘lontana’, ma entrava ed esplodeva in casa, per mano della stessa gente che abitava quella ‘casa’. Casa di tutti gli europei, al di là dell’origine e della religione, atei, cristiani, ebrei, animisti, induisti, buddisti, taoisti, musulmani. Casa vecchia o casa nuova, terra che ti genera da generazioni o che ti accoglie da una fuga, casa data per scontata o casa eletta, comunque, sempre, la tua, la nostra casa.
Come mi sembrava giusto che noi tutti facessimo uno sforzo per avvicinarli, per conoscerli meglio, per addentrarci con più consapevolezza in quella religione. Io personalmente ho sempre avuto interesse per le altre culture e religioni, da quando sono piccola cerco di mettermi nella mente e nei panni degli altri, lottando contro mulini a vento, continuando a cercare, cercare di capire, e finendo spesso per sbattere contro muri insormontabili.
Mi sembrava che l’imam Mohammed Madad, noto per esercitare da diversi anni quella funzione prima a Gatta e poi a Felina, fosse la persona più adatta a farsi portavoce della comunità islamica dell’Appennino, cresciuta e diventata ormai piuttosto cospicua, almeno dal punto di vista religioso. Se non altro perché il locale di Felina, adibito a preghiera e gestito dalla sua associazione, nel 2014 era frequentato assiduamente da almeno 150 musulmani praticanti, che si ritrovavano là ogni venerdì per pregare e fare lezione con lui.
Così chiesi appuntamento per intervistarlo. Fu subito disponibilissimo e lieto di essere intervistato. Lo incontrai in quei giorni di confusione, sconforto e paura.
In realtà mi aspettavo già cosa mi avrebbe detto in un momento così ‘grave’. Non poteva che dire quello che pensavo avrebbe detto. Le solite cose sull’islam religione di pace, donne preziose e rispettate più degli uomini, ecc ecc. Tutti gli occhi puntati su di loro, in quel momento. Cosa potevo aspettarmi d’altro? Ma volevo lo stesso che lo dicesse. Volevo che una persona autorevole musulmana prendesse posizione per tutti e poi mostrasse coerenza con le proprie azioni. Coerenza. Quella che poi, purtroppo, evidentemente, è venuta meno. Caduto il velo.
Sembrava sincero quando mi accolse ospitalmente nel luogo di culto felinese, piccolo ma ben curato. Mi fece entrare senza chiedermi di mettere il velo, pensai ‘strano’... entrando in una moschea, tempo addietro, avevo dovuto mettere sopra ai miei vestiti anche una tunica, oltre a lasciare le scarpe all’entrata, e il velo in testa.
Mohammed fu estremamente gentile, rispose in modo molto conciliante e diplomatico: come da copione, disse ciò che doveva dire, che tutti si aspettavano dicesse. E lo disse convinto. Convincente. Non posso dire se fosse sincero oppure no... Io il dubbio ce l’avevo. Sicuramente voleva fare una bella impressione. È comprensibile, chi darebbe il peggio di sé in un’intervista? D’altra parte quel dubbio, dentro di me, c’era. Non era solo una questione estetica, anche se l’estetica fa la sua parte, e la barba così, prima di diventare stilosa tra i giovanissimi, era tipica dei fondamentalisti. Era una sensazione, che mi stesse dicendo tutto quello che io, occidentale, europea, con sguardo sul mondo e dita sulla tastiera, volevo sentirmi dire.
Pubblicai l’intervista. Ricevetti subito diverse mail private su Facebook, contro di lui, dove Mohammed veniva additato o "smascherato" per quello che effettivamente già probabilmente era: integralista, radicalizzato, fondamentalista, fomentatore di "non accettazione di chi non segue le regole" già tra i ragazzini e le ragazzine delle superiori. Ma nessuno voleva esporsi. Non potevo scrivere un contro articolo basato solo su dicerie.
Allo stesso tempo ricevetti critiche perché era come se lo chiamassi a giustificarsi per qualcosa non commesso da lui, ma da altri singoli e poi commenti sui moderati e i terroristi, i terroristi che non hanno niente a che fare con i musulmani e le strumentalizzazioni...
Lo risentii alcuni mesi dopo, in seguito alla vicenda di una ragazza marocchina che era stata allontanata dalla sua stessa famiglia, perché questa, contraria al fidanzato che aveva, le aveva combinato ad insaputa un matrimonio con un connazionale. Anche allora tante belle parole.
Parole, parole, parole.
Mi piacerebbe intervistarlo ora.
Mi piacerebbe sapere davvero cosa pensa.
Mi piacerebbe sapere l’arabo.
Mi piacerebbe davvero sapere cosa predica in una lingua così affascinante ma difficile, che pochi di noi hanno la fortuna di conoscere.
Mi piacerebbe sapere perché tante belle parole, dichiarazioni, e così poca coerenza.
Mi piacerebbe domandargli: “Cosa pensavi mentre mi parlavi?”
Ti piacerebbe sapere cosa pensa? C’è un delirio collettivo, per le culture pacifiste sono disvalori. Si può eliminare l’imam di turno, ma il pensiero serpeggiante, l’addestramento alla guerra, questo sì è davvero un peso mortale che incombe sull’umanità. Controbilanciare e neutralizzare la furia omicida in nome di un dio, questo sarà un compito a cui l’Occidente verrà chiamato alla svelta. E non ho idea di come potrà farlo. Io ho paura delle idee farneticanti, del fanatismo e della debolezza assoluta di chi lo sposa. La cecità ideologica porta a farsi esplodere e a fare carneficine senza un minimo di pensiero logico. Ti piacerebbe sapere cosa ne pensa l’imam? Davvero? Io invece vorrei sapere cosa ne pensano gli altissimi capi che sanno, e non fanno. Perché?
(A.)
Incredibile, pure le case gratis e i luoghi del culto. A onore del vero si devono dimettere i sindaci dei paesi coinvolti, come minimo il buonismo è altra roba; non siamo sicuri tra raid di ladri e predicatori. Dove finiremo e quali soluzioni?
(Fg)
Ebbene, io fui una delle persone che contattarono la giornalista. Denunciare pubblicamente, cosa intendiamo? Avrei dovuto attaccare cartelli, o magari scrivere un commento sotto all’intervista dove affermavo che non credevo a Madad e che anzi lo consideravo un estremista? Se per denuncia pubblica intendete questo, mea culpa, non l’ho fatto. Ma quando ho saputo e potuto fare qualcosa l’ho fatto, avvisando il mio Comune, anche assessori e sindaco. E certo, parlando, non ho mai nascosto la mia contrarietà alle idee e alla predicazione dell'”imam”. Piuttosto che una pubblica delazione, che porta solo dicerie e forse anche denunce per diffamazione (se fossero state calunnie?), ho avvisato chi come amministratore poteva agire e poteva allertare chi di dovere. Farsi prendere dall’isteria collettiva serve a poco, agire con cautela e con fermezza. Complimenti alle forze dell’ordine che hanno lavorato a lungo e bene.
(Monja)
Piuttosto singolare come l’imam radicale sia stato in santa pace nella montagna reggiana per 25 anni, mentre in Veneto è durato meno di 12 mesi; forse l’omertà non è solo appannaggio di isole del Mediterraneo. W la montagna in movimento!
(Dott. Davide Menechini)
Certo, parlava bene, ma c’è un altro 99% così ai quali io non credo una parola, ci odiano a prescindere e vogliono distruggerci, altro che integrarsi, perciò cari amministratori fuori gli attributi e cominciamo a buttare fuori chi disturba in parcheggio e chi non ci rispetta.
(Luciana)
Ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma forse non troppo, per capire se si stanno o meno avverando le pessimistiche previsioni di chi avanzava dubbi e perplessità sulla “inclusione” e sul multiculturalismo, voci quasi sempre inascoltate perché ritenute, a torto o a ragione, le vestali di una innaturale e superata chiusura verso le altre culture, ma già da ora noi possiamo riflettere sui fatti di casa nostra, andando a ritroso nel tempo, ossia all’epoca in cui non si parlava affatto di problemi legati alla immigrazione e alla integrazione, ma erano questioni essenzialmente “interne” ed “autoctone”. Per tanti anni ci siamo sentiti dire che occorreva liberarsi da “costrizioni” e “imposizioni” di tipo etico e sociale, per poter esprimere al meglio le nostre personalità, e in una tale visuale le azioni “sbagliate” dei singoli andavano analizzate ed interpretate, e semmai giustificate, guardando all’eventuale disagio sociale dell’autore, al punto che era innanzitutto la società a doversi correggere, ma a quanto pare i “mea culpa” della società hanno avuto come principale se non unico effetto quello di annullare principi, valori e modelli di vita cui a lungo ci eravamo ispirati, e che potevano funzionare in qualche modo da freno o da argine agli “sbagli” dei singoli. Quelle tesi “buoniste” potevano non essere prive di una qualche ragione, ma hanno probabilmente preso la mano, tanto che in molti si vanno oggi ricredendo, semmai proclamando adesso la “tolleranza zero” dopo essere stati fino a ieri i paladini dell’esatto contrario, come se fosse possibile invertire di colpo il senso di marcia di una società, alla stregua di quanto facciamo nel trovarci alle prese con un interruttore (forse bisognava pensarci per tempo, prima di arrivare a “chiudere la stalla quando i buoi sono scappati”, e prima di diventare una società cosiddetta “liquida” che ha smarrito o quasi la propria identità).
(P.B.)
Il risultato della predicazione di Madad: tre ragazze maghrebine aggrediscono coetanea presso il Liceo Cattaneo Dall’Aglio a Castelnovo ne’ Monti (ottobre 2014). “Non sei una brava musulmana e sei impura (padre marocchino, madre italiana)”. Aurora Belhamra finisce al pronto soccorso. Sofian, operaio Unieco, ventenne marocchino (già con precedenti per spaccio!), arrivato in Italia a tre anni, studiato qui, a nostre spese, da me interpellato dopo la strage di Charlie Hebdo, non condanna i barbari omicidi perché “hanno offeso il Profeta”. E potrei continuare con minacce di morte a una famiglia italiana da parte di marocchini che alloggiano, a nostre spese, negli appartamenti comunali a Felina. ecc. Sono disgustato dalle prediche e dalle pratiche di questo Pd, che accoglie, pardon, non vede, gli ‘ndranghetisti per trent’anni (vi ricordate la presidente Masini, “qui la mafia non esiste!”) e adesso accoglie, nutre e alloggia e non vede i semi d’odio che musulmani integralisti stanno piantando contro di noi… Resistenza ora e sempre ma contro questo problema della politica che è diventato l’ex Pci, Pds, Ds, Pd… quanti alias ha questa classe politica? E quanta pazienza dobbiamo ancora portare, noi, cittadini italiani di nascita, prima di reagire (col voto, ovviamente)?
(Alessandro Raniero Davoli)
Giusto un piccolo particolare, senza emettere condanne su persone che non conosco, mi permetta un consiglio signor Davoli, al prossimo spacciatore o criminale che giustifica un attentato, ricordi che se ci fosse la sharia forse avrebbe meno baldanza, e spavalderia. Ricordargli la fustigazione, il taglio delle mani, forse potrebbe far rinsavire il ragazzotto alquanto confuso. Ogni tanto basta mettere le persone davanti allo specchio e costringerle a guardarsi.
(Monja)
Complimenti a P.B. per la lucida analisi che sottoscrivo; per quanto riguarda le affermazioni un po’ più “sostenute” del signor Davoli vorrei aggiungere che il PD ci vede e ci vedeva benissimo (anche quando era DS e prima ancora PCI). Semplicemente, dietro questo buonismo di facciata c’è il perseguimento dei propri fini politici sostenuti, purtroppo, anche da buona parte del mondo cattolico che, a mio avviso, predica bene ma razzola molto male.
(Ivano Pioppi)
Cara Giuliana, tu vorresti chiedere all’imam davvero cosa pensava. Sapere davvero cosa pensa… beh, la curiosità è giusto averla. Ma se tu lo potessi intervistare di nuovo, cosa ti aspetteresti? Lui ti risponderebbe esattamente quello che tu vorresti sentirti dire; ti direbbe una falsità dietro l’altra, come ha fatto durante la precedente intervista. Tu hai fatto il tuo lavoro di giornalista, quindi va bene. Però probabilmente nel riportare le sue frasi (false) di avvicinamento e di comprensione, hai scattato una fotografia sbagliata di chi ti trovavi di fronte. E chi ha letto l’articolo si è fatto un’idea giusta solo se non ha creduto alla sincerità di quello che veniva riportato, non so se mi spiego. La mia curiosità si spinge invece su altri fronti:
– nome e cognome del candidato alle primarie del PD che si è fatto sostenere da tale imam: nulla di illegale o vietato, ma è bene che la gente sappia di chi si tratta e veda come comportarsi nei suoi confronti alle prossime elezioni;
– la famiglia dell’imam vive a nostre spese?
– Allontanato l’imam Mohammed Madad è finito il pericolo? O ci sono altri 3, 5 o 10 personaggi simili, anche qua da noi, pronti a prendere il suo posto?
Vorrei anche misure molto più severe da parte del nostro Stato:
– a quest’uomo deve essere impedito di rientrare in Euroèa, non solo in Italia: altrimenti fra una settimana è in Francia (o in Germania, o in Belgio, o chissà dove) a fomentare odio contro la civiltà occidentale;
– prendere le impronte digitali di qualsiasi persona transiti anche un solo giorno sul territorio italiano. Come fanno, ad esempio, negli USA. A me hanno preso le impronte digitali a 18 anni alla visita militare: ce l’ha lo Stato, a disposizione. Non mi hanno fatto un torto: da nascondere non ho niente. Perché a tanti di loro (compreso uno degli autori delle ultime stragi in Francia) non vengono prese?
Ecco: queste sono alcune delle mie curiosità.
(Giuliano Rossi)
Concordo pienamente con ciò che dice il signor Davoli.
(Riki)
Nel commento di Monja le parole “la fustigazione, il taglio delle mani, forse potrebbe far rinsavire…”, mi fanno ricordare che all’epoca della nostra gioventù vigeva il senso del pudore e della reputazione, e ci si vergognava delle eventuali piccole “malefatte”, funzionavano cioè strumenti di controllo sociale per nulla “cruenti”, ma al tempo stesso abbastanza proficui e dissuasivi verso le “trasgressioni”. Questa era allora la nostra “civiltà”, semplice ed efficace, e sopportabilmente restrittiva, ma non andava probabilmente bene a chi ha voluto ostinatamente cambiarla in nome della “modernità”, per arrivare poi a doverla di fatto rimpiangere, visto che oggi sentiamo sempre più spesso invocare una maggiore severità, ma non è mai facile ritornare sui propri passi, e ben che vada, se la “retromarcia” dovesse semmai andare in porto, avremmo comunque perso inutilmente un bel numero di anni.
(P.B.)
Signor “P.B”, non auspicavo certo fustigazioni, nè taglio delle mani. Spero sia stata solo una mala interpretazione, intendevo che spesso molti parlano per dar aria ai denti, senza riflettere.
(Monja)
Cara Monja, quello che queste persone dicono e a volte fanno, possono dirlo e farlo perché vivono in un paese dove vige la democrazia. Lei può perdere anche 20 anni del suo prezioso tempo per spiegar loro che ciò che dicono e fanno in nome del loro profeta è sbagliato, ma continueranno a farlo perché sanno bene che il ventre molle della nostra civiltà è proprio la mala interpretazione che noi stessi occidentali diamo alla democrazia. Troppi, purtroppo, pensano che la democrazia sia la culla dei diritti. Sbagliato! Prima si deve avere il senso del dovere verso lo Stato nel quale sei nato o che ti ospita, poi puoi pretendere i tuoi diritti. Ma troppo buonismo boldriniano ha permesso a costoro di pestarci i piedi in faccia perché gli abbiamo fatto credere che è un loro diritto farlo. Troppo facile, di nuovo, evocare le fallaci previsioni. Il multiculturalismo è un’utopia impraticabile quando riguarda la cultura islamica. Le diversità con il nostro Occidente sono enormi ed insuperabili. Ma questo non riguarda esclusivamente gli integralisti. Il concetto di Islam come unica vera religione è intrinseco in loro e l’invasione che stiamo subendo farà sì che, democraticamente, quando saranno la maggioranza come credo religioso, mediante le democratiche elezioni, sapranno imporre la loro ideologia a discapito delle nostre origini. Forse ciò che sta accadendo in Turchia potrebbe insegnare molto ai vari boldriniani che circolano sul suolo patrio. Con un finto golpe il califfo ha islamizzato uno stato fino a pochi anni fa liberamente laico. Temo, purtroppo, che gli argini abbiano ceduto e che sia troppo tardi per salvare il poco ancora salvabile. Soprattutto finchè chi ci governa continua a ritenere “risorse” coloro che un domani, nemmeno troppo lontano, considererà noi “minoranze” in casa nostra.
(Fabio Mammi)