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Ieri come oggi, oggi come ieri

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Oggi come allora. Repubblica Italiana, Impero romano. Il parvenu Vespasiano-il self made man Berlusconi; Catone il censore-Travaglio il giustiziere; i tumultuosi Bagaudi, ribelli indipendentisti-i fragorosi leghisti, (ex) ribelli indipendentisti. Corruzione, bassi costumi, tangenti, grandi opere dal dubbio finanziamento (l’Anfiteatro Flavio - il ponte sullo Stretto), sesso&potere, corruzione diffusa, classe dirigente distante dal popolo e sprezzante della sua umiltà; passione per lo spettacolo, per le grandi arene e i loro campioni, per il pettegolezzo, per l’ostentazione di una ricchezza che il più delle volte è solo di facciata.

Quante analogie possiamo trovare tra la nostra società odierna con quella antico romana! C’è chi recentemente ha cercato di paragonare il periodo contemporaneo all’Italia fascista; io credo invece che prendendo in prestito alcuni personaggi, fatti, volti, situazioni, opere e scorci di vita di circa 2000 anni fa potremmo metter su un bel romanzetto stile “Promessi sposi”, per criticare la società odierna tramite la descrizione della mollezza dell’Impero Romano.

Veniamo da un periodo, dalla “Belle Epoque” al ventennio, dove per anni la cultura della vita pubblica si è nutrita del rigore morale, o almeno quello ostentato, dei valori pugnaci e della lotta a tutto ciò che solo sembrasse anticonformista. E il paragone sovviene facilmente: dalla società di Cavour e Giolitti, per citarne solo due, alla Roma Repubblicana di Tiberio Gracco e Cicerone. Si passò, poi, ad un periodo di libertà di costumi, di disinteresse per la patria e per la cosa pubblica a favore di una forte imprenditorialità personale e della ricerca incessante di una ricchezza che potesse permettere l’accesso alle tante comodità di una civiltà evoluta. Le classi medie cominciarono a sparire, a favore di una differenza sempre più marcata tra ricchi e poveri. Allora come oggi: dopoguerra italiano, impero romano.

Come andò a finire lo sappiamo tutti: arrivarono prima ondate di barbari disorganizzati in cerca di benessere, poi orde fameliche di feroci dagli occhi a mandorla che devastarono tutto e fecero piombare l’Impero che aveva dominato il mondo in uno stato di arretratezza e ignoranza che si protrasse per secoli fino al Rinascimento. Che i nuovi barbari siano i tanti immigrati? Che gli odierni cinesi siano i nuovi Unni? Invasione economica? Facile da concludere, difficile da credere veramente.

Certo è che alla luce di tutti scandali che stanno venendo alla luce in questo periodo, delle analogie elencate e dell’andamento dell’economia globale, spero solo che la storia non si ripeta veramente per circoli concentrici come predicavano gli antichi greci.

(Alessio Zanni)