Home Economia Tra burocrazia e animali selvatici, la Coldiretti alla Caselli: così non va

Tra burocrazia e animali selvatici, la Coldiretti alla Caselli: così non va

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Lei è reggiana ed è assessore regionale all'agricoltura. L'altra è l'associazione (reggiana) della Coldiretti. In campo, con quest'ultima, tanti associati dell'Appennino che, stamane, stanno protestando davanti alla Regione Emilia-Romagna, contro burocrazia e... lo stesso assessorato. Sono, infatti, già migliaia gli agricoltori che con i loro trattori sono arrivati in viale della Fiera 8, presso la Terza Torre, dove si trova l’ufficio dell’assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Simona Caselli, pronti a sfilare alla volta della piazza della Regione in viale Aldo Moro 52. A scatenare la mobilitazione sono stati il peso della burocrazia inutile che affligge l’agricoltura regionale, con gravi ritardi nell’applicazione di norme di semplificazione, e i danni non più sostenibili causati alle aziende da animali selvatici ormai fuori controllo. “L’obiettivo degli agricoltori chiamati a raccolta da Coldiretti – commentano i vertici della Coldiretti reggiana Vito Amendolara e Assuero Zampini - è evitare norme che renderebbero impossibile la prevenzione e il risarcimento dei danni da animali selvatici, sollecitare l’applicazione di normative rimaste nel cassetto, che fanno perdere ogni anno centinaia di giorni di tempo agli imprenditori agricoli, e accelerare la revisione delle aree vulnerabili ai nitrati”.

Simona Caselli
Simona Caselli

“Assessore Caselli giù le mani dal nostro territorio”, “basta danni da animali selvatici”, “i miei campi non sono la dispensa dei cinghiali”, “La burocrazia inutile uccide le imprese”, “100 giorni dedicati alla scartoffie: BASTA”, sono alcune delle richieste che si leggono su cartelli e striscioni.

In piazza davanti alla Regione è allestita una mostra fotografica dei danni da animali selvatici e una esposizione di tutti i prodotti messi a rischio dagli attacchi di animali selvatici fuori controllo, dai lupi ai cani rinselvatichiti, dai cinghiali alle nutrie.

Coldiretti a Bologna
Un momento della manifestazione e dei banchetti allestiti dagli agricoltori a Bologna

Coldiretti con gli agricoltori a Bologna 2

“Controllare la diffusione degli animali selvatici –commentano i vertici della Coldiretti reggiana Vito Amendolara e Assuero Zampini  – è un imperativo per la tutela dell’ambiente e del territorio perché mettono a rischio anche la biodiversità. Ad esempio – proseguono - la nutria, animale senza antagonisti naturali nel nostro Paese, divora piante di palude, come le ninfee, altera l’ecosistema, mettendo a rischio la sopravvivenza di animali come il falco di palude e il tarabuso, distrugge nidi e mangia uova di volatili come la Gallinella d’acqua, il Germano reale e soprattutto il Mignattino Piombato la cui popolazione italiana è concentrata in Emilia Romagna. Mentre la diffusione di branchi di lupi e, soprattutto, di cani rinselvatichiti richiede interventi di prevenzione attiva perché non è più tollerabile che un’attività d’impresa sia tenuta continuamente sotto scacco”.

Oltre 2,3 milioni di euro di danni da animali selvatici, riconosciuti nell’ultimo anno alle aziende agricole dell’Emilia Romagna. Sono questi i numeri per difetto della lotta quotidiana che gli agricoltori dell’Emilia Romagna conducono per salvare campi e allevamenti da animali ormai fuori controllo.

Secondo i dati di Coldiretti a rischio sono oltre 25 mila posti di lavoro, 18 mila dei quali nel solo settore degli allevamenti. Solo negli ultimi dieci anni – ricorda Coldiretti – in Emilia Romagna hanno chiuso oltre 1.500 allevamenti bovini, passando dalle 5.000 stalle del 2005 alle 3.500 del 2015. In sofferenza soprattutto gli allevamenti di pecore e capre: in soli 6 anni, tra il 2010 e il 2016 hanno chiuso oltre 700 allevamenti (–23 per cento), passando da 3.306 a 2.554.

A rischio – spiega Coldiretti regionale – sono innanzitutto gli allevamenti di pecore e capre colpiti da lupi e da cani rinselvatichiti che solo nell’ultimo anno hanno ucciso oltre 300 pecore, ma non mancano i danni indiretti per gli allevamenti bovini a causa di danni alle colture foraggere e ai cereali, e per i prodotti frutticoli, sottoposti tutti i giorni agli attacchi degli uccelli, e a molti prodotti orticoli danneggiati dalle nutrie.

I campi di mais, grano e il foraggio sono danneggiati soprattutto da cinghiali, ormai fuori controllo. Branchi di questi animali scorrazzano indisturbati nei campi danneggiando i cereali e i prati-pascolo rendendo inutilizzabile il foraggio, alimento fondamentale per gli allevamenti che producono Parmigiano Reggiano per cui fondamentale è l’utilizzo di foraggere provenienti dal territorio regionale.

I danni da cinghiale indennizzati nell’ultimo anno hanno superato i 700 mila euro di valore, un dato inferiore ai reali danni prodotti da questi animali. Anche perché la loro rapida diffusione su tutto il territorio crea situazioni di pericolo perfino sulle strade. Secondo i dati dell’Asaps, Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale, nel 2015 ci sono stati in Italia 214 episodi gravi di incidenti di animali stradali, di cui 171 con animali selvatici, in cui hanno perso la vita 18 persone e 145 sono rimaste ferite. La situazione dei danni è grave anche per la frutta sottoposta agli attacchi degli uccelli. Corvi, storni, ghiandaie, piccioni procurano danni per 500 mila euro. Un discorso a parte meritano le nutrie, animali completamente estranei al territorio dell’Emilia Romagna che hanno ormai colonizzato più dei due terzi del territorio regionale (71%), fino a raggiungere, secondo le stime di Coldiretti regionale, il rapporto di una nutria ogni cinque abitanti, con danni diretti alle colture agricole (foraggi e ortaggi, soprattutto cocomeri e meloni) per 173 mila euro. I danni più rilevanti provocati da questi animali riguardano però gli argini dei canali e dei fiumi, provocando smottamenti e causando esondazioni che mettono in pericolo anche mortale persone e abitazioni (vedi l’esondazione del fiume Secchia a Modena nel 2014).