Le principali associazioni degli agricoltori prendono posizione, praticamente in contemporanea, sulla questione della gestione della fauna selvatica, specialmente ungulati e nutrie.
Questo il comunicato della Cia (Confederazione italiana agricoltori).
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Rischiamo che la nostra non sia solamente una provocazione: di questo passo potremmo chiedere l’intervento dell’Esercito, per evitare che gli animali selvatici - dopo aver flagellato i campi coltivati, facendo milioni di euro di danni - divengano anche un problema per la sicurezza pubblica. Così la Cia-agricoltori italiani torna a denunciare con forza il problema della fauna selvatica nelle campagne del Paese.
Animali ingovernabili continuano a fare danni in molte regioni. Il bilancio già pesantissimo per l’agricoltura potrebbe aggravarsi anche quest’anno, con il pericolo anche per le persone. Un capitolo, quello di cinghiali e altre specie selvatiche che hanno causato in Italia anche eventi luttuosi, che sarebbe gravissimo qualora si ripetessero.
Le normative varate sulla gestione del fenomeno - sottolinea la Cia - non si stanno rivelando risolutive. Occorre un intervento immediato delle istituzioni commisurato alla pericolosità dell’attuale situazione, che con l’arrivo dell’estate avrà un peggioramento fisiologico.
Da un primo monitoraggio del territorio effettuato dalla Cia giungono segnalazioni di coltivazioni e allevamenti minacciati da cinghiali e lupi. Ma anche roditori come nutrie stanno provocando significativi danni. Non escludiamo - avverte la Confederazione - così come già avvenuto in Toscana, che potremmo scendere di nuovo in piazza nei prossimi giorni in regioni come l’Emilia Romagna, le Marche e l’Umbria (dove la situazione è da bollino “rosso”), qualora i nostri continui appelli rimangano inascoltati.
E’ urgente che si attivino, tempestivamente, tavoli di concertazione con il Governo e le Regioni per trovare contromisure a questa piaga che non è risolvibile solo con azioni ordinarie, o peggio con disposizioni che rimangono sulla carta. La fauna selvatica - conclude la Cia - non crea solo perdite materiali agli agricoltori, ma provoca incidenti stradali gravi e minaccia l’incolumità dei cittadini.
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E questo quello della Coldiretti che annuncia una manifestazione in Regione per giovedì 23 giugno.
Aumentano i danni, gli incidenti e le aggressioni causati dal proliferare senza controllo di ungulati e animali selvatici che distruggono i raccolti agricoli, causano incidenti stradali e in alcuni casi attaccano e creano problemi agli animali allevati per un totale stimato a livello nazionale di quasi 70 miliardi di euro, senza contare i casi in cui è stata messa in pericolo la vita delle persone.
Negli ultimi 10 anni il numero dei cinghiali presenti è praticamente raddoppiato rispetto alla densità sostenibile, con animali che superano anche i 150 chili di peso e che, unitamente agli altri selvatici, provocano seconda una stima Coldiretti Reggio Emilia nei nostri territori un danno alle foraggere e ai cereali di oltre 350mila euro all’anno.
«È giunto il momento di avere delle risposte – commentano i vertici della Coldiretti reggiana – l’emergenza non è un fenomeno recente, ma si protrae da circa 20 anni e le segnalazioni di allarme degli agricoltori sono un segnale forte dell’impatto negativo sul territorio in termini economici e sociali. Una situazione insostenibile che sta provocando l’abbandono delle aree interne e soprattutto montane dove la presenza dell’uomo è fondamentale per la tutela del territorio, e rischiano di dimezzare gli oltre 4.000 milioni di produzione lorda vendibile (Plv) agricola dell’Emilia Romagna, con conseguenti gravi perdite di posti di lavoro.»
Non è più solo una questione di risarcimenti dei danni - precisa Coldiretti Reggio Emilia - ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone e della vita nelle campagne. Per chi opera nelle aree montane e svantaggiate è a rischio la possibilità di poter proseguire l'attività agricola, se i prati coltivati continueranno ad essere gravemente danneggiati il rischio è che le aziende agricole non riescano ad arrivare alla produzione del 50% di foraggio aziendale così come richiesto dal nuovo disciplinare del Parmigiano Reggiano, pensato appositamente per incrementare il legame tra prodotto e territorio.
Quest’ultimo infatti risulta minacciato anche per la componente strettamente ambientale. Basti pensare che un cinghiale scava da 5 ai 30 cm di profondità mentre le nutrie minano canali e fossi e come di recente danneggiano angurie nelle serre causando danni in una sola notte fino a 4.500 euro. Questa dunque una delle motivazioni che spinge gli agricoltori alla mobilitazione di giovedì 23 giugno davanti alla Regione.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza agricola sono stati i ritardi e le indecisioni da parte dell’assessore Agricoltura, Caccia e Pesca, Simona Caselli, sul piano di sviluppo rurale (Psr) di giovani agricoltori. Alla difficoltà di investire risorse per le imprese e agli attacchi degli animali selvatici si aggiungono: il peso della burocrazia dell’ente pubblico, che si è aggravata in questo momento di passaggio di funzioni e competenze tra le ex-Province e la Regione e, infine, i continui rinvii della revisione delle aree vulnerabili ai nitrati.
Non sono più accettabili ulteriori ritardi dell’Assessorato Agricoltura nell’affrontare questi problemi che rischiano di portare all’abbandono delle campagne.
Coldiretti chiede un immediato e risolutivo intervento al fine di reperire tutte le risorse necessarie a copertura delle domande del Psr per i giovani imprenditori ad oggi presentate, che la Regione presenti sollecitamente a Bruxelles una proposta di modifica delle aree vulnerabili nitrati che tenga conto delle nuove fonti di inquinamento non agricole, il ritiro del provvedimento direttiva danni da fauna selvatica in quanto penalizzante per il mondo agricolo, l’apertura di un tavolo di confronto sulla proposta di legge regionale in materia di A.T.C al fine di ottenere indennizzi totali dei danni, lo sviluppo di azioni efficaci di prevenzione e controllo e l’obbligo della piena applicazione dei piani di prelievo, in materia di semplificazione la delibera che ampli e renda totalmente operativo l’art. 11 della legge regionale 19/2011 sul silenzio assenso, l’emanazione della legge regionale che permetta l’istituzione dei Distretti al fine di valorizzare le nostre produzioni, l’emanazione del regolamento di attuazione della legge sull’itti-turismo, pesca-turismo e acqui-turismo atteso da due anni.
Buongiorno, è simpatico vedere come fior fiore di associazioni del settore, spesso presiedute da poltronari di professione, facciano tanto rumore sui selvatici che a loro dire metterebbero in ginocchio l’agricoltura e addirittura in pericolo la sicurezza di noi poveri esseri umani, credo che se questi signori alzassero la voce in questo modo su altri temi come la cementificazione che in pochi anni ci ha tolto in Italia tanti ettari quanto è grosso il Lazio sarebbe meglio. Ma si sa, è molto facile prendersela con chi non può replicare, sicuramente più difficile ma più giusto e coraggioso sarebbe prendersela con i poteri forti dei cementificatori e palazzinari. D’altronde il coraggio in Italia non abbonda, soprattutto nelle vecchie generazioni.
(Massimiliano Ca’ Bertacchi)
Hanno perfettamente ragione di lamentarsi, se la terra viene danneggiata dagli ungulati non produce e su grande scala non mangia più nessuno, ambientalisti compresi, bisogna essere realisti!
(Anonimo)
Carissimo Anonimo di cibo ce ne è bizzeffe, basta andare a vedere (su larga scala) nei cassonetti fuori dai supermercati per farsi un’idea di quanto cibo viene buttato via, senza contare quello che buttiamo via ogni giorno nelle nostre case. Ma di cosa stiamo parlando?! Ambientalisti o no, basterebbe farsi una ragione del fatto che il primo a creare danni a noi stessi è il sistema produttivo che abbiamo creato e non certo la fauna selvatica.
(Massimiliano Cà Bertacchi)
Per lei il problema è la cementificazione? Dove? In Appennino dove ogni anno si vedono sempre più case di villeggiatura chiuse e non utilizzate da anni? Dove la gente cala drasticamente?
(Carlo Rivi)