Il problema del consumo di sostanze in montagna non può ridursi alla mera denuncia ma deve essere affrontato attraverso una presa di coscienza collettiva sul disagio che esprime e su quello che produce (in termini di salute, legalità e rapporti sociali). Non si tratta di sorvegliare e punire ma piuttosto di accogliere e curare da un lato e dall'altro di rendere cosciente il contesto, le famiglie, i singoli, affinchè l'impegno per una trasformazione diventi collettivamente possibile.
Con questo spirito lunedì 15 febbraio, alle ore 20,30, proseguono gli incontri di "Almeno una parola" al centro culturale di Casina di via Marconi, con il direttore del Servizio tossicodipendenze sud, Benedetto Valdesalici.
L’intervento di Valdesalici segue di qualche settimana quello di don Giuseppe Dossetti che nell’ambito della stessa iniziativa aveva affrontato il tema delle dipendenze e della coesione sociale. In moltissimi hanno assistito alla serata in cui si è parlato di come è cambiato il rapporto con le sostanze e la percezione del loro uso. Sono state portate anche testimonianze dirette, coraggiose e seguite con attenzione dai presenti, tra i quali diversi ragazzi.
La particolarità del ciclo “Almeno una parola” è infatti che è stato promosso e sviluppato da un gruppo di giovani di Casina con la volontà di confrontarsi apertamente su temi difficili ma che riguardano sempre più da vicino le comunità.
Altre due serate seguiranno quella con Benedetto Valdesalici: lunedì 1 marzo si parlerà di alcolismo con Massimo Ferrari volontario al CAT di Castelnovo Montti; infine lunedì 22 marzo chiuderà il ciclo una tavola rotonda cui parteciperanno esponenti della comunità locale che si trovano ad affrontare direttamente il problema.