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Costituito a Castelnovo ne’ Monti il Comitato per il SI’ al referendum di ottobre

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Riceviamo e pubblichiamo.
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Si è costituito a Castelnovo ne' Monti il comitato per il sì al referendum costituzionale del prossimo ottobre 2016. Il gruppo fondatore è composto da cittadini che rappresentano non solo iscritti e simpatizzanti del Pd, partito che ha promosso le riforme costituzionali ed il relativo referendum confermativo, ma anche da elettori di altre forze politiche del centro e del centrosinistra del nostro panorama politico e da rappresentanti della cosiddetta "società civile" di Castelnovo ne' Monti e di alcuni comuni limitrofi.

Tra di loro vi sono anche ex amministratori del nostro Comune, tra cui vorrei ricordare altri due sindaci, oltre al sottoscritto, di Castelnovo ne' Monti, Germano Bizzarri e Ferruccio Silvetti; e poi Mirca Gabrini, Clementina Santi, Claudia Corbelli, Savio Bertoncini ed attuali consiglieri comunali.

Il  nostro Comitato è in stretto collegamento con  gli altri comitati che stanno nascendo e nasceranno nella nostra provincia per sostenere queste importanti e radicali riforme costituzionali che daranno stabilità e governabilità al nostro paese dopo 63 governi in 70 anni.

Occorre davvero informare e formare i cittadini sui contenuti di queste riforme  e del referendum confermativo e questo è sicuramente uno dei nostri compiti principali.

Formazione, informazione, dibattiti, presenza attiva per sostenere il sì nei nostri paesi, nei nostri territori, nei momenti di aggregazione e confronto dei nostri cittadini in questi lunghi 5 mesi di campagna referendaria.

L'abolizione del Senato come Camera elettiva e la sua trasformazione in assemblea rappresentativa delle realtà amministrative locali (regioni, comuni) con i relativi compiti istituzionali previsti, l'abolizione delle province, la rivisitazione delle competenze delle regioni, le altre norme collegate che costituiscono le novità della riforma costituzionale vanno presentate e fatte conoscere ai cittadini.

Sono davvero fondamentali per il futuro del nostro Paese e dei nostri giovani. Dobbiamo respingere anche il tentativo strumentale e demagogico di coloro che vogliono far passare il referendum solo come un sì o un no a Matteo Renzi.

Non è così: al presidente del Consiglio, al governo, al Pd e alle  altre forze politiche che hanno votato in Parlamento la riforma va il merito di averla elaborata, mediata  ed approvata e divulgata, ma il voto non ha  solo una una valenza politica, ne ha anche molte culturali, socio-economiche, amministrative per garantire il futuro al nostro Paese, per continuare nelle riforme per la governabilità, l'occupazione, il corretto e solidale vivere civile, il benessere, il diritto alla salute e alla educazione scolastica, la pace non solo in Italia ma anche in Europa.

Il nostro Comitato lavorerà a stretto contatto con tutte le forze politiche (non solo il Pd che comunque a sua volta promuoverà informazione e consenso sul sì al referendum), socio-economiche e culturali e di volontariato che sono a favore del sì, ed è aperto alla collaborazione e al sostegno di tutti i cittadini che vorranno impegnarsi e sostenere le ragioni del sì.

(Gianluca Marconi)

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In Appennino costituito anche il Comitato per il “no” al referendum costituzionale (12 settembre 2016)

 

28 COMMENTS

  1. Una riforma costituzionale votata a stretta maggioranza da parlamentari in parte eletti con un legge dichiarata incostituzionale dalla Consulta e in parte autori del famoso salto della quaglia che qualifica il peggior trasformismo dell’italica storia. Altra Storia, altri Uomini: i padri costituenti politici di ben altro spessore e dignità rispetto all’odierna fauna brucante di privilegi e guarentigie produssero, pur consapevoli delle distanti posizioni che li separavano ,un vero e proprio miracolo dando vita ad una Carta Costituzionale di elevatissimo contenuto etico, morale e politico presa a modello in tutto il mondo. Ora un soggetto prodotto televisivo della peggior TV degli anni 80/ 90, dotato di eccellente comunicativa e scaltrezza non comune, ma ahimè sbruffonaggine cosmica (che sempre accompagna questi personaggi, insieme al vuoto assoluto del pensiero politico), assurto al potere senza il conforto delle urne, cerca di manomettere gravemente quel prezioso oggetto. Una deriva plebiscitaria e populista della peggior specie manifestata platealmente nell’invito all’astensione al referendum del 17 aprile us. Naturalmente il populismo per fare presa lancia facili messaggi, ma talmente farlocchi da scompisciarsi dalle risate. Scopriamo cosi che il CNEL (!) sarebbe la rovina dell’Italia e che declassando il Senato (non abolendolo si badi bene) avremo risolto tutti i problemi di governabilità. Il Senato rimarrà invece (non eletto dal popolo ma nominato dai politici) anche per garantire ai suoi nuovi componenti (i consiglieri regionali con un tasso di inquisizione della magistratura pari al 90%) i privilegi dell’immunità. Ma il vero pericolo, davvero grande pericolo, è il combinato disposto tra nuova legge elettorale e riforma della Costituzione che consegna nelle mani di un partito col 25% dei consensi un potere immenso in grado di stravolgere la nostra democrazia. Se qualcuno avesse tempo e volesse dedicarsi a fare un po’ di ricerca storica vada a studiarsi la famosa legge Acerbo del 1924 e noterà con sorpresa, ma non troppo, diciamo, le tante affinità. Non a caso l’ANPI (equiparata ignobilmente a Casa Pound dalla ministra Boschi) è schierata per il “no”. Siamo dunque ad un momento cruciale della nostra vita: imboccare una strada che ci condurrà inevitabilmente al caudillismo populista (già sperimentato con i noti risultati) oppure rilanciare la nostra democrazia applicando finalmente quei principi scritti 70 anni fa con il sangue di tutti quelli che ebbero a patire dell’autoritarismo dittatoriale: “no” all’uomo forte, sì a libertà, partecipazione, democrazia. Un sonoro “no” anche a chi in questo momento sta sgovernando l’Italia dei voucher, dei bonus ad personam per comprare voti, del familismo amorale e degli amici degli amici e dei cerchi più o meno magici. 13 milioni di italiani hanno coraggiosamente già risposto decidendo nonostante tutto di recarsi alle urne il 17 aprile scorso in barba a Renzi e Napolitano. Auguriamoci siano il prologo di una bella storia.

    (Luigi Bizzarri)

    • Firma - luigi bizzarri
  2. È mancato il coraggio di eliminare totalmente il Senato che secondo i favorevoli a questa riforma sarebbe la causa della lentezza legislativa. Invece si preferisce eliminare il voto ai cittadini nominando chi è stato eletto per occuparsi di altre incombenze, ma si sa… l’immunità parlamentare fa gola a molti.

    (Agnese Lazzari)

    • Firma - AgneseLazzari
  3. Tra i promotori c’è anche chi ha una notevole cultura, è pigrizia allora il ricorrere sempre al termine demagogo per denigrare. Nessun “tentativo strumentale”, poi. Desidero ricordare che è stato il Presidente del Consiglio a metterla come una sorta di referendum personale. Sicuramente un errore, ma è stato lui a commetterlo. E adesso voi, per rimediare a quell’errore, ci venite a dare dei demagoghi perché, per una volta, lo abbiamo preso sul serio? E poi, il governare con il 25% dei consensi, come riportato in altro commento, sarebbe democrazia? Stando a quello che scrivete nell’articolo sembrerebbe che il “sì” ci toglierebbe il peccato originale restituendoci il Paradiso Terrestre “con la pace non solo in Italia ma anche in Europa”. Nel mondo no? E beh, forse lì si andrebbe sul troppo impegnativo. Ma davvero la serietà è diventato un concetto astratto?

    (mv)

    • Firma - mv
  4. Un plauso a Bizzarri che condivido totalmente. Non certo per non essere aperti alle proposte o per dire sempre “no”, ma il punto è proprio che chi ha fatto la riforma non rappresenta costituzionalmente il popolo italiano. Ogni tanto mi chiedo cosa ha fatto Renzi per il popolo?

    (Teo)

    • Firma - Teo
  5. Beati coloro che gli credono (a Renzi). No nel merito a questa riforma. No a Renzi, che la ha personalizzata (lui, non gli altri). Un po’ di rispetto per la cittadinanza non ci starebbe male. Anche questo dimostra la statura della persona. Tanto, annuncio più, annuncio meno… e pazienza se i medesimi (annunci) tra loro si raccordino poco o siano addirittura in contrasto. Spero di vedere presto sul nostro Appennino reggiano anche un bel comitato per un bel “no”. Un no chiarissimo, fortissimo, purificatore.

    (Rory)

    • Firma - Rory
  6. Il paragone di Bizzarri con la legge del 1924 non è corretto! La nuova legge elettorale stabilisce che se nessun partito raggiunge il 40% (non il 25%!) si va al ballottaggio tra i due partiti che hanno ottenuto più voti. In sostanza gli elettori potranno recarsi ai seggi due volte prima di decidere a chi affidare il governo del Paese. Viene poi abbassata la soglia minima necessaria per un partito per entrare in Parlamento dall’8% (legge “Porcellum” di Calderoli) al 3%: più possibilità per i piccoli partiti di essere rappresentati. Venendo alla riforma del Senato, si abbassa il numero dei senatori da 330 a 100, ma soprattutto si stabilisce un principio: il Senato e la Camera dovranno occuparsi di tematiche diverse. Oggi, invece, Senato e Camera deliberano sulle stesse materie, con il risultato che per approvare una legge passano mesi e mesi quando va bene, se non anni! Il nuovo sistema dovrebbe garantire quindi più velocità nell’approvazione di leggi e provvedimenti. Tutto è migliorabile, ma secondo me la riforma ha corretto diverse storture e inefficienze. Io voterò “sì”.

    (Michele Lombardi)

    • Firma - michelelombardi
    • «No, non è vero che la riforma del Senato nasce dalla necessità di velocizzare il procedimento di approvazione delle leggi. La riforma del Senato nasce con una motivazione che accarezza l’antipolitica “risparmiare soldi” (ma non sarà così che in minima parte) e perché la legge elettorale Porcellum ha prodotto due volte un Senato ingovernabile. Era sufficiente cambiare in meglio, non in un porcellinum, la legge elettorale. Il bicameralismo italiano ha sempre prodotto molte leggi, più dei bicameralismi differenziati di Germania e Gran Bretagna, più della Francia semipresidenziale e della Svezia monocamerale. Praticamente tutti i governi italiani sono sempre riusciti ad avere le leggi che volevano e, quando le loro maggioranze erano inquiete, divise e litigiose e i loro disegni di legge erano importanti e facevano parte dell’attuazione del programma di governo, ne ottenevano regolarmente l’approvazione in tempi brevi. No, non è vero che il Senato era responsabile dei ritardi e delle lungaggini. Nessuno ha saputo portare esempi concreti a conferma di questa accusa perché non esistono. Napolitano, deputato di lungo corso, Presidente della Camera e poi Senatore a vita, dovrebbe saperlo meglio di altri. Piuttosto, il luogo dell’intoppo era proprio la Camera dei Deputati. Ritardi e lungaggini continueranno sia per le doppie letture eventuali sia per le prevedibili tensioni e conflitti fra senatori che vorranno affermare il loro ruolo e la loro rilevanza e deputati che vorranno imporre il loro volere di rappresentanti del popolo, ancorchè nominati dai capi partito. […] l’Italicum squilibra tutto il sistema politico a favore del capo del governo. Toglie al Presidente della Repubblica il potere reale (non quello formale) di nominare il Presidente del Consiglio. Gli toglie anche, con buona pace di Scalfaro e di Napolitano che ne fecero uso efficace, il potere di non sciogliere il Parlamento, ovvero la Camera dei deputati, nella quale sarà la maggioranza di governo, ovvero il suo capo, a stabilire se, quando e come sciogliersi e comunicarlo al Presidente della Repubblica (magari dopo le 20,38 per non apparire nei telegiornali più visti). […]». (Gianfranco Pasquino, Professore emerito di Scienza Politica, Università di Bologna).

      (Damiano Pignedoli)

      • Firma - Damiano Pignedoli
  7. Intanto buon lavoro!, c’è una parte del paese che dice sempre “no”, io preferisco dire “sì” ad una Repubblica più moderna, rinnovata nelle istituzioni e nel Paese, spero che in questi mesi il dibattito si focalizzi sul merito della riforma e non nella ripetizione di imprecisioni o addirittura falsità come fatto nei commenti precedenti.

    (Francesco Benassi)

    • Firma - FrancescoBenassi
    • Bene. Allora anche lei inizi ad argomentare. Tutti, pure l’ill.mo premier di un esecutivo che nessuno ha eletto, sono capaci di scrivere «più moderna, rinnovata nelle istituzioni e nel Paese»: e così è solo propaganda senza alcun concatenamento di contenuti di senso e costrutto; mera idolatria della novità che, tanto di moda, va.

      (Damiano Pignedoli)

      • Firma - Damiano Pignedoli
      • Domattina sarò al banchetto del Pd di Baiso, passi pure. Sul merito della riforma non ho paura a confrontarmi, la fine del bicameralismo perfetto, la riduzione dei conflitto Stato-Regioni, la creazione di un Senato regionale sono i meriti di questa riforma.

        (Francesco Benassi)

        P.S. – Visto che tutti siamo diventati fini costituzionalisti le ricordo che al momento siamo ancora una repubblica parlamentare, nessun presidente del Consiglio viene eletto, Renzi è stato nominato dal presidente della Repubblica ricevendo la fiducia dalle Camere con il chiaro mandato di portare a termine le riforme costituzione e la legge elettorale.

        • Firma - FrancescoBenassi
        • Sì, infatti, so benissimo quanto precisa. Ma anche lei sa benissimo che quando si andò a votare alle elezioni politiche del 2013 mica si andava a votare uno schieramento e un correlato programma con a capo l’attuale premier – allora in tutt’altre faccende affaccendato – bensì il povero P.L. Bersani (la sua uscita sul “sì” che “non sarà un sì cosmico” è comicità pura, superiore a Cacciari che dice che la riforma è una schifezza ma voterà “sì”). Posso anche apprezzare il suo facile dribbling circa la mia battuta sull’esecutivo votato da nessuno (che è un fatto, però), la quale in realtà è una citazione del collettivo di scrittori Wu-Ming (dei pericolosi sinistrorsi). Ma tale battuta nasce anche da un discorso – non di ieri – sulla questione che una volta che il popolo ha messo nell’urna elettorale la scheda, questa classe politica è da un po’ che proprio se ne frega di come si è espresso: per cui eccola dare la stura a dinamiche tutte sue, fatte di resistibili accordi e contro-accordi, speciose rappresentazioni e relazioni pericolose, di alleanze contronatura e patti a porte chiuse a trasparenza zero. Insomma, non credo di doverle ricordare tutti i rocamboleschi passaggi e teatrini successivi che – a parte far la gioia di certi comici e social network satirici – hanno portato il fan di Fonzie al trono d’Italia e a troneggiare sugli sgabelli di Barbara D’Urso, dagli “enricostaisereno” al “game over” su Berlusconi per poi incontrarlo bel bello al Nazareno, eccetera eccetera.

          (Damiano Pignedoli)

          • Firma - Damiano Pignedoli
  8. Siamo al momento in un sistema tripolare con forze che si equivalgono attorno al 25/30 per cento. Un eventuale secondo turno tra le prime due avverrà appunto tra due liste che si collocheranno più o meno su quella soglia .Ora l’eventuale ballottaggio, come ci insegnano i secondi turni per le elezioni dei sindaci, vedono una partecipazione spesso sotto il 50 per cento degli aventi diritto .Dal che è possibilissimo che un partito con il voto di un quarto degli Italiani possa con la legittimazione del presunto consenso datogli da una legge “truffa” mettere mano in modo pesantissimo alle regole della democrazia. Basta analizzare l’odierna situazione ungherese o ciò che sta accadendo in Polonia. Quanto all’8 per cento delle minoranze è una straordinaria presa per i fondelli, visto che chi vince si prende il 55 per cento dei seggi. La legge Acerbo menzionava proprio il diritto di tribuna che poi in seguito abbiamo visto in che cosa si è tramutato: dal diritto di tribuna ai tribunali speciali. Per finire, caro Lombardi, finiamola con questa storia della doppia lettura. Le leggi che interessano davvero a chi governa al momento hanno mediamente un iter parlamentare di meno di 2 mesi. In ogni caso il Senato si poteva anche abolirlo del tutto, anzichè trasformarlo in una Camera per le immunità dei consiglieri regionali bisognosi di protezione.

    (Luigi Bizzarri)

    • Firma - luigibizzarri
  9. Voterò un no “cosmico” (a differenza di PL Bersani). Dopodiché, in caso di vittoria dei “no”, voglio proprio vedere se l’attuale premier di un esecutivo che nessuno ha eletto (perché così è, cari Marconi & co.) se ne andrà a casa: come del resto ha detto egli stesso, senza che nessuno gli chiedesse nulla in merito, né personalizzasse alcunché, come lui in primis ha fatto. E come dice il professore emerito di Scienze Politiche, Gianfranco Pasquino: «Il ricatto plebiscitario del Presidente del Consiglio va, molto serenamente e molto pacatamente, respinto». Insomma… “matteostaisereno”.

    (Damiano Pignedoli)

    • Firma - Damiano Pignedoli
  10. E’ già assurdo che un governo non eletto dal popolo possa governare, figuriamoci se è lecito che cambi anche solo una minima parte della Costituzione, facendolo senza ricorrere all’Assemblea Costituente e addirittura con l’appoggio ed i voti di parlamentari indagati e condannati. Ma siamo sicuri che questa italiana sia sempre una repubblica?

    (Antonio Manini)

    • Firma - AntonioManini
  11. Rabbrividisco a pensare che un populista non eletto e un pregiudicato possano riformare la Costituzione, scritta da personaggi come Calamandrei, De Gasperi, Moro, Pertini, Togliatti, La Pira, La Malfa, ecc. Sarebbe come se io, ignorante e senza cultura, volessi correggere la “Divina Commedia”. Loro no, hanno la presunzione di poter modificare ciò che è stato scritto da dei giganti della politica, non si rendono conto che sono dei nani. Alla bella Boschi che equipara Casa Pound all’Anpi dico che prima di parlare dovrebbe fare dei gargarismi con la varechina.

    (Nunzio Ferrari)

    • Firma - nunzio ferrari
  12. Bene, finalmente si incomincia a discutere sulla proposta di riforma costituzionale, approvata dal Parlamento, anche e soprattutto tra i cittadini. Lo scopo del Comitato per il sì è proprio questo: informare, discutere, confrontarci serenamente nel rispetto delle idee e delle convinzioni altrui sulle proposte di riforma sottoposte a referendum confermativo da coloro che hanno proposto la stessa modifica. Lasciamo davvero perdere, cari cittadini intervenuti, caro Damiano, gli slogan a volte strumentali e demagogici: “Verdini, pregiudicati, Costituzione sacra ed intoccabile nei millenni… (il mondo cambia, il bicameralismo anche, nel 1946 fu una mediazione, non una convinzione assoluta dei Costituenti), coinvolgimento Anpi (dove nonostante la posizione ufficiale ci sono molti iscritti che voteranno sì), premier non eletto dal popolo (è vero ma ricordo che alle ultime elezioni europee anche lì tramutate in un sì o no a Renzi il Pd superò il 40%), legge elettorale che non c’entra con le riforme costituzionali e può essere modificata dal Parlamento con legge ordinaria, ministro Boschi e le donne di sinistra, o che si definiscono di sinistra, che non la vogliono domani a Reggio a commemorare Nilde Iotti, ecc. Nessuno di noi ha sposato in modo acritico Renzi, Boschi, Bersani, Cuperlo o chicchessia, ma cerchiamo di discutere sui contenuti: abolizione del Senato elettivo, sistema monocamerale, riduzione burocrazia politica, maggior governabilità e responsabilità della maggioranza parlamentare, riduzione sostanziale dei tempi per l’approvazione delle leggi dello Stato, riduzione drastica dei parlamentari e quindi delle loro indennità, Senato delle autonomie locali con compiti istituzionali e di garanzia, abolizione definitiva delle Province, maggior potere ed autonomia ai Comuni ed alle unioni territoriali di Comuni, rivisitazione del ruolo e dei poteri delle Regioni in alcune materie amministrative specifiche, Regioni che certamente negli ultimi anni non hanno brillato per efficienza, capacità amministrative e trasparenza, è tutto ciò che è correlato a queste proposte di riforma. Entriamo nel merito, poi se qualcuno deve sfogarsi, se a qualcuno Renzi ed altri non sono simpatici ok, lo faccia pure serenamente, sempre nel rispetto delle persone e della democrazia, ma cerchiamo in questa lunga campagna referendaria di parlare con i cittadini, di confrontarci, di crescere comunque insieme. Il nostro comitato, che ormai conta una cinquantina di attivisti e molti altri sostenitori esterni, è disponibile al confronto e vuole, come ho detto, informare, confrontarsi con tutti senza nessuna “guerra di religione”, come qualcuno invece sta cercando di fare. Alla fine decideranno come sempre liberamente e democraticamente i cittadini elettori. Grazie a tutti coloro che sono intervenuti ed interverranno su Redacon o pubblicamente nelle diverse iniziative ed occasioni di confronto che ci saranno da oggi ad ottobre.

    (Gian Luca Marconi)

    • E infatti per esempio, caro Gian Luca, ho riportato una lunga citazione del prof. Pasquino in risposta a Lombardi, a proposito di contenuti e confronti entrando nel merito. Suvvia, “staisereno” anche tu, su. Sennò è l’ennesima riprova del vostro frequente atteggiamento tra il paternalista e l’arrogantello da intoccabili, nonché il falsamente democratico e tollerante, per cui i gufi, i rosiconi, i disinformati, gli irrispettosi, i facinorosi, gli irriflessivi, gli inoperosi, i “casapoundisti”, i “mafiosetti di quartiere”, “i falsi partigiani” sono sempre gli altri: specie se dissentono, pur apportando questioni, domande, motivi e facendo garbatamente notare (con umano piglio polemico e ironia) un palese trasformismo – spacciato per necessario cambiamento – che quanto meno depotenzia la credibilità delle vostre posizioni. Peraltro, il link da cui riprendevo tale lunga citazione, al fine di avere un quadro completo dell’intervento del Professore, è facilmente reperibile sul web (sempre in merito all’entrar nel merito). E, infine, a ridaje col 40% delle elezioni europee che non sono le politiche italiane comunque: o il tuo segretario di partito è stato incaricato come premier sulla base di quelle europee? Europee inoltre «tramutate in un sì o no» a costui, da chi? Mass media? Grillo? Pizzarotti? Barbara D’Urso? L’uomo qualunque? Super Matteo stesso dichiarò: «Si vota per le europee e non per il Governo». Che fai, mi cadi nella personalizzazione plebiscitaria anche tu? Siete proprio forti: da osservatore professionale di teatro e spettacolo, devo dire che attualmente il teatro tragicomico della politica batte veramente tutti. Mettetelo in cartellone al Bismantova per il 2016-17. Ossequi.

      (Damiano Pignedoli)

      • Firma - Damiano Pignedoli
  13. Ma dai, Gianluca, non scherziamo, è stato proprio Renzi a trasformare il referendum in un plebiscito sulla sua persona. Derive plebiscitarie degne delle migliori repubbliche delle banane. D’altronde il populismo e il caudillismo richiedono proprio questo. E per chi sgarra: Siberia (cit. Bersani). Ora tutti su Facebook ad ascoltare il Verbo da “Matteo risponde”.

    (Luigi Bizzarri)

    • Firma - luigibizzarri
  14. “Ma dai, Gianluca”, stiamo attenti a quel che si scrive: “Abolizione definitiva delle Province”?. Non è così, ma così: “Le 110 Province italiane, una volta dotate di un Consiglio provinciale e una Giunta, sono state già trasformate in via transitoria in enti di secondo livello, vale a dire solo con uno snello organismo esecutivo formato dai sindaci. Tuttavia le Province erano in Costituzione, inserite nella riforma del 2001, e quindi era necessaria la loro cancellazione dalla Carta. Cosa che avviene con la riforma approvata il 12 aprile 2016”. Cancellazione dalla Carta, non “abolizione definitiva” di un ente di secondo livello.

    (mv)

    • Firma - mv
  15. Grazie comunque a te, Gian Luca, e al comitato del “sì”. Così facendo sono sicuro che darete una grande mano a fare vincere il “no”. Lo dico come battuta, questo è ovvio, ma vorrei entrare nel merito. La riforma così com’è non ha alcun senso e non porterà nessun beneficio, quello che scrive Luigi Bizzarri é la pura verità. Comunque proviamo ad analizzare quello che ha fatto Renzi fino ad ora. 80 euro a cosa sono serviti? Abolizione delle Province: di fatto non è così, lo sanno tutti; riforma del lavoro, la promessa del ministro Poletti, via l’articolo 18 e vedrete quanti verranno a investire in Italia, di fatto la riforma non ha portato a un posto di lavoro in più e di aziende che hanno investito in Italia? Nemmeno l’ombra. Ora dobbiamo credere anche a questa ultima barzelletta? No, grazie! Ritengo pure ridicolo definire la Boschi una di sinistra, anzi oggi ritengo ridicolo il fatto che il PD sia di centrosinistra, è di sicuro più simile alla vecchia Democrazia Cristiana, andreottiana.

    (Fabio Pinelli)

    • Firma - Pinelli Fabio
  16. Ma dai, Gian Luca! Cosa vuoi dire quando scrivi:”confrontarci serenamente”? Luigi Bizzarri ha posto un “elenco” di questioni, non mi pare tu abbia dato un elenco di risposte. Noi aspettiamo “serenamente”!

    (R.E.P.)

    • Firma - R.E.P.