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Rina, spegnersi a 93 anni testimone d’accoglienza / Una piccola grande storia degli Anni Dieci

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VETTO (9 febbraio 2010) – Spegnersi forse senza nemmeno aver fatto in tempo a sapere che esistono computer, internet e siti come questo che ne daranno notizia. Una cosa sempre più rara ma che testimonia della vita di persone davvero di un altro secolo. Come Rina Irali, 93 anni, salita al Cielo nella serata di sabato nella sua casa di Vetto.
Anche se di una persona molto anziana si tratta, è una morte che fa notizia anche per questo, per il mondo semplice in cui ha vissuto, sin da quando per vivere occorreva trasferirsi in città dove, per altro, aveva lasciato il figlio, ucciso da un incidente stradale.

Rina aveva otto fratelli e sorelle, lascia alcuni nipoti e l’ultima sorella vivente, Rita. Rientrata, vedova, nel suo paese a Casa Irali, tra Carbiolo e Casa Arlotti, si era dedicata con passione al suo pollaio, ai suoi ritrovati amici, alla fede che, sino a quando un passo veloce l’aveva accompagnata, una quindicina di anni fa, la portava ogni domenica mattina nella parrocchiale di San Lorenzo, per la santa messa.
Poi, quando l’anagrafe, la non autosufficienza e le prime malattie sembravano volgere il suo destino per la vicina casa di riposo ecco l’arrivo di una “badante dall’Est”, una delle prime che si vedevano da queste parti. Lillia ne è divenuta come una figlia. E per Rina è, incredibilmente, iniziata una nuova fase della vita, assai lunga, che le ha consentito di assaporare il tepore domestico ancora molti anni, pur con crescenti difficoltà di deambulazione.

La sua gioia, aveva commentato a chi scrive, era vedere crescere i pulcini sotto la chioccia. “Per me sono come bambini” e, ancora, con stupore si lamentava di un malefico cane che, nottetempo, se ne era andato con due dei suoi amati amici pennuti.
Così, non ha destato stupore che nelle ore dell’ultimo commiato, il pollaio sia stato aperto e le sue galline, a loro modo e baciate da un tiepido sole, hanno potuto salutare Rina che, nelle ultime settimane, ormai poteva solo ammirare dalla finestra. Dove il suo unico mondo virtuale era rappresentato dalle tante foto delle persone care che l’hanno preceduta nell’ultimo viaggio.

“Mi hai fatto come da mamma e da te ho imparato tanto” ha letto le parole della madre Lillia, Alessandro, nella preghiera dei fedeli nel rito funebre celebrato da don Giancalro Denti. La gente, commossa, ha applaudito. Fuori, sui manifesti, tra i nomi dei cari che annunciano la perdita di Rina c’è anche quello di Lillia.
Ora la finestre poco distanti a questo computer sono desolatamente chiuse. Eppure quella casa è testimone di questa semplice storia degli Anni Dieci del nuovo millennio.

(Gabriele Arlotti)

3 COMMENTS

  1. Grazie Gabriele
    Ti ringrazio per il bel ricordo che hai voluto dare della mia cara Zia Rina. Per me è stata veramente speciale, molto più di una zia. Grazie di cuore anche per aver ricordarto Lilia. Nella sua vita ha avuto tante traversie ma ha avuto come dono Lilia, un angelo che le ha consentito di vivere bene gli ultimi sei anni e di morire serenamente nel suo letto.

    (Maria Pia Irali)

  2. Grazie anche da parte mia
    Per quel poco che può servire ti ringrazio anch’io per la descrizione che hai fatto della zia. Una delle persone più generose che abbiano fatto parte della nostra famiglia… sempre sorridente e con la battuta facile… Sarà difficile immaginare il pranzo di Natale senza di lei che alla sua età si divora tutto e non vuole un goccio d’acqua perchè “al fà la rugin”!Mancherà un sorriso a tavola!
    Un abbraccio.

    (Gian Marco Azzolini)