Venerdì 12 febbraio il Teatro Bismantova ha proposto lo spettacolo “Il pranzo di Babette”, con Amanda Sandrelli. (leggi articolo di presentazione), accompagnata dall’Ensemble dell’Istituto diocesano di musica liturgica, composto da Giovanni Mareggini (flauto), Pietro Mareggini (flauto barocco), Mirco Ghirardini (clarinetto), Francesco Carraro (oboe), Franco Fusi (fagotto), Daniele Donadelli (fisarmonica), Nadia Torreggiani (pianofore) e Armando Saielli (pianoforte), che eseguiranno musiche originali dello stesso Saielli. La rappresentazione sarà accompagnata anche dalle immagini realizzate dal vivo da Mauro Moretti.
Abbiamo incontrato dietro le quinte i protagonisti prima dello spettacolo.
Chiediamo ad Amanda Sandrelli com’è nata la sua collaborazione con Ensemble dell’Istituto diocesano di musica liturgica?
Giovanni Mareggini è stato il primo che ho conosciuto e abbiamo collaborato varie volte insieme. La prima cosa che abbiamo fatto è uno spettacolo che porto in giro ormai da alcuni anni che si intitola ‘Oscar la dama in rosa’, messo in scena anche qui a Castelnovo, nato insieme a quattro musicisti. È stato un esperimento, una follia, ma è una cosa cui tengo molto e che, secondo me, ha avuto un bellissimo esito. Da li è iniziata la collaborazione e ogni volta che io ho bisogno di musica lo chiamo e viceversa, rimanendo in contatto. Fra l’altro ha questo meraviglioso gruppo di ragazzi che fanno musica e campi musicali a cui ha partecipato anche mio figlio, quindi ormai tutta la famiglia è coinvolta a Castelnovo. Una cosa devo dire su questo paese, è uno dei posti dove ancora si vive bene, ci si sente accolti, non con falsi sorrisi di circostanza, ma con vero spirito di accoglienza. Quello che mi manca di più nella vita quotidiana è potermi fidare, avere una vita ‘normale’, qui davvero chi ti fa un sorriso o un gesto gentile non lo fa per avere qualcosa indietro, questo è miracoloso.
Babette è una riduzione fatta da don Daniele Gianotti benissimo, tanto che io non ci ho messo mano perché ha interpretato perfettamente la storia tagliando il giusto. La musica era già scritta pensando a questo testo, poi come sempre succede, almeno a me, quando si va a provare viene voglia di giocare, questi musicisti sono molto disponibili, ed io mi diverto molto a lavorare con la musica. Trovare dei musicisti così elastici, cosa non scontata, rende il lavoro molto più piacevole. Questa sera c’è una novità che è il disegnatore, che non era presente alle altre repliche, penso che completa l’opera, vedere il disegno nascere assieme alla parola è molto bello.
Quanto del personaggio di Babette la rispecchia?
C’è una parte finale che io non ricordavo nel film, e, in effetti, il disegnatore mi ha confermato che nel film non c’è, un discorso sull’artista e sull’arte che mi corrisponde totalmente. Babette a un certo punto rispondendo a una delle due sorelle dice: “Potevo renderla felice la gente (lei è una cuoca a livelli molto alti, un’artista e sta parlando dei suoi clienti) quando facevo del mio meglio, riuscivo a renderla perfettamente felice. È terribile e insopportabile essere un’artista, essere incoraggiato a fare, essere applaudito per aver fatto meno del mio meglio”. Credo che questo sia un nodo per qualunque artista, devi avere un riferimento esterno, perché il tuo lavoro è fatto perché arrivi lì e non puoi lavorare per te stesso e prescindere dal pubblico e dall’approvazione, dall’applauso, dal gradimento del pubblico, ma nello stesso tempo non devi essere condizionato solo da quello perché purtroppo l’applauso arriva anche alla battutaccia, a volte quando fai molto meno del tuo meglio e non arriva a volte quando fai il tuo meglio. C’è una linea di confine labile e delicatissima fra l'autocompiacimento e il lavorare per se stessi, il narcisismo, quello che meno io sopporto in arte, e quelli che pur di aver l’approvazione sono disposti a scadere nel peggio. Ogni volta che arrivo a recitare questo brano mi commuovo, perché prosegue dicendo “Per tutto il mondo risuona un solo e unico grido che esce dal cuore dell’artista ‘Consentitemi di fare il meglio che posso’.
La rappresentazione è stata accompagnata anche dalle immagini realizzate dal vivo da Mauro Moretti, uno dei più famosi disegnatori nel campo della comunicazione commerciale che ha scelto di trasferirsi da Milano a Novellano (nel comune di Villa Minozzo), da dove grazie a Internet dialoga con il mondo intero. Ha collaborato con un’agenzia di Milano che aveva l’incarico di realizzare il restyling del Risiko e ha realizzato i disegni delle carte e delle piantine di questo gioco che è in tutto il mondo, oltre a realizzare disegni delle carte per tanti giochi di ruolo. Lavora come disegnatore di fumetti e visualizer (nella grafica pubblicitaria, chi dà forma visiva all’idea di partenza, preparando il bozzetto di quella che sarà la rappresentazione definitiva). Uno degli ultimi lavori che ha fatto è la pubblicità dove è presente Cracco che sta leggendo un fumetto disegnato da Mauro.
Chiedo anche a lei come nasce la collaborazione a questo spettacolo?
Sono stato contattato da Emanuele Ferrari, con il quale avevo collaborato in precedenza con spettacoli di teatro canzone.
Quale tecnica o tecnologia utilizza?
Un computer con un programma che si chiama Painter 11 e una tavoletta grafica. Il tutto è proiettato in diretta. A differenza di altri spettacoli ai quali collaboro in questo una parte dei disegni sono preparati in precedenza durante le letture, mentre sulla musica faremo disegni in diretta.
Cosa ne è poi dei disegni?
Quelli preparati rimangono, mentre quelli fatti in diretta li cancello appena finiti. Questo è voluto. Il mio intento è di usare il disegno come i cantanti usano la voce, deve nascere sull’ispirazione del momento e ogni volta ha un suo carattere e trasmette una sua emozione.
Armando Saielli, pianista, concertista, docente di musica nella scuola pubblica e collaboratore alle diverse attività dell’IDML (Istituto diocesano di musica e liturgia), racconta che la produzione di questo spettacolo è nata da una riduzione del testo di un racconto di Karen Blixen, fatta da don Daniele Gianotti (teologo che insegna a Reggio e all’università di Bologna), che ha una sensibilità totale, che tocca la musica e la spiritualità in modo assoluto.
“Io sono intervenuto componendo e arrangiando la musica dello spettacolo. Ho adattato alcuni pezzi norvegesi di Edvard Grieg (autore de Il Mattino) e alcuni francesi facendo un collage fra brani scritti da me e altri con echi di musiche. Il riferimento popolare serve proprio per evocare i luoghi e le atmosfere descritti dal racconto.
Quando scrive la musica e poi la ascolta realizzata da altri è come la aveva pensata oppure ogni persona che la realizza aggiunge un carattere proprio?
Ogni musicista ci mette del suo, questa sera c’è un gruppo di artisti straordinari, Giovanni Mareggini (flauto), Pietro Mareggini (flauto barocco), Mirco Ghirardini (clarinetto), Francesco Carraro (oboe), Franco Fusi (fagotto), Daniele Donadelli (fisarmonica), Nadia Torreggiani (pianoforte), che chiaramente aggiungeranno la loro personalità all’esibizione. In oltre il lavoro ha goduto dell’apporto di Amanda Sandrelli che ha un grande sensibilità teatrale e musicale, sapendo dare stimoli molto importanti che abbiamo cercato di cogliere e tutti assieme dovremmo essere riusciti a creare un tutt’uno con la storia.
Giovanni Mareggini spiega che lo spettacolo è stato creato per un progetto per la Casa della Madonna dell’uliveto, pensato lo scorso anno sul tema dell’Expo, poiché il racconto parla di cibo ma anche di religiosità.
Come sono stati scelti i protagonisti di questo spettacolo?
Con Armando Saielli collaboro da molto tempo, e ci fidiamo uno dell’altro, ero sicuro che avrebbe scritto delle musiche fantastiche. Il mio compito è stato quello di dare qualche input sul tipo di strumenti da utilizzare, fiati, pianoforte e fisarmonica, riprendono un aspetto un po’ scuro e grave che ricorda atmosfere nordiche. L’organico è stato scelto per cercare di creare un ‘colore’ che si legasse bene al tipo di testo.
Questo tipo di progetto può avere una buona risposta di pubblico?
Il progetto nasce in maniera semplice, un racconto, un contrappunto musicale e un’illustrazione. Ci sono però delle cose fondamentali: il testo è meraviglioso, ha una tale profondità che è bello anche solo sentirselo raccontare, le musiche hanno un senso di suggestione, e le illustrazioni sono una ricchezza aggiuntiva, che non svia ma aiuta a comprendere meglio. Non sono convinto che la bontà di una cosa sia proporzionato alla quantità di mezzi, questa sera grazie alla grande professionalità di Amanda Sandrelli, che crede molto in questo tipo di lavoro, e degli altri artisti potremo dimostrarlo. È un progetto che nasce a Reggio, dove sono impegnati professionisti che operano in ambito reggiano/parmense, e non è facile mettere assieme tanti talenti nello stesso territorio, ma soprattutto sono persone che si sono formate al Peri e al Merulo dimostrando ancora una volta che possiamo creare nei nostri istituti musicali anche l’eccellenza.
La stagione teatrale quest’anno è divisa in due parti –racconta l’assessore Emanuele Ferrari- una dedicata al nostro mondo occidentale e negli ultimi tre appuntamenti apriremo un dialogo con gli altri mondi. (Balcani, Africa ed Estremo oriente).
Vale ancora la pena di organizzare questi eventi in montagna?
Assolutamente. C’è un pubblico molto affezionato preparato e sensibile. Abbiamo un teatro con 300 posti e 160 abbonati, quindi metà teatro sempre pieno, e con un numero di biglietti singoli sempre molto alto. In oltre si crea una rete di contatti con gli artisti che giudicano il nostro teatro in maniera positiva, trovandosi molto bene.