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Il territorio è tenuto vivo dalle famiglie contadine che ricavano cibo ed energia dal sole

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La lettera Enciclica Laudato si’ aiuta a comprendere la natura della crisi e come affrontare un cambiamento di natura epocale per un modello di sviluppo che compromette la sopravvivenza della specie umana. Per noi non è facile riconvertire abitudini e modo di pensare, ma è subito indispensabile superare l’illusione che si possa riprendere come prima con incrementi continui nel consumo di energia fossile (carbone, petrolio, gas) e di terreno agricolo (cementificazione, abbandono).

Su Avvenire del 15 dicembre è stata pubblicata la visione da satellite sullo stivale che appare quasi completamente illuminato, l’Italia è uno dei Paesi più ricoperti di case e strade al mondo e l’astronomo sottolinea come si riduca persino il numero di stelle per noi visibili da terra.

I nostri consumi sconvolgono il Pianeta, la Conferenza mondiale sul clima di Parigi indica azioni di lunga durata e mentre Reggio si gloria dei monumenti calatravici, Castelnovo s’illude che la rendita di posizione funzioni sempre, i Comuni circostanti discutono sulle scuole da chiudere, ma lo svuotamento non si contrasta proponendo di ‘razionalizzare’ lasciando estinguere la periferia di aziende famigliari prive di servizi su misura. Le borgate non vivono con la suggestione del ‘turismo di comunità’, questa si dissolve quando cessa l’uso produttivo del bosco, del prato e la chiusura di stalle riceve una bella spinta dagli incentivi pubblici con indirizzo sbagliato.

La sopravvivenza della montagna dipende dalla capacità dei cittadini di impostare subito i servizi adatti alle ultime famiglie contadine e di evitare l’investimento in grandi impianti che accelera la scomparsa di questa parte di popolazione minoritaria e nello stesso tempo insostituibile. Sappiamo bene che i contadini sono riusciti a farsi onore andando in ogni altra collocazione ed è altrettanto vero che i cittadini non riescono a costruire famiglie che allevano e comunità rurali.

La cura della Casa comune è chiaramente indicata dalla Laudato si’ e la sua lettura scorre in 5 capitoli attraenti per ricchezza di valutazioni e orientamenti calzanti. Aiuta a riflettere sullo squilibrio sempre più profondo nei Comuni dell’Appennino tra chi abita il centro urbano con negozi, uffici, laboratori e chi all’esterno coltiva, alleva, taglia, custodisce facendo buon uso della terra.

Debbo stringere, pizzico frasi tra i 245 paragrafi, però leggerli tutti è bello
“Le riflessioni teologiche o filosofiche sulla situazione dell’umanità e del mondo possono suonare come un messaggio ripetitivo e vuoto se non si presentano nuovamente a partire dal contesto attuale…(17)...L’obiettivo non è di raccogliere informazioni o di saziare la nostra curiosità, ma di prenderne dolorosa coscienza…(19) Tra le componenti sociali del cambiamento globale si includono gli effetti occupazionali di alcune innovazioni tecnologiche, l’esclusione sociale…(46)…L’alleanza tra economa e tecnologia finisce per lasciare fuori ciò che non fa parte dei loro interessi immediati…(54). Nello stesso tempo cresce un’ecologia superficiale…(59)…l’ecologia richiede di prestare attenzione alle culture locali…(143)…[e di non] dimenticare lo stato di abbandono e di trascuratezza che soffrono alcuni abitanti delle zone rurali…(154)…non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà tra le generazioni…(159). Il dramma di una politica focalizzata sui risultati immediati, sostenuta anche da popolazioni consumiste…La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine…(178)…E’ sempre necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali…Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo…La partecipazione richiede che tutti siano adeguatamente informati sui diversi aspetti e sui vari rischi e possibilità, e non si riduce alla decisione iniziale su un progetto, ma implica anche azioni di controllo e monitoraggio costante. C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione.(183)

Enrico Bussi (RUrali REggiani)

2 COMMENTS

  1. Non è di certo isolato il pensiero dell’Autore riguardo all’importanza dell’agricoltura e del connesso tessuto sociale ed economico per la tenuta di un territorio e sono sicuramente in buon numero quanti sperano che abbiano a continuare le “ultime famiglie contadine” e che anzi vi siano le condizioni perché altre possano aggiungersi. Ma perché questo vitale settore possa avere una effettiva e stabile ripresa vi è forse bisogno che intorno a noi, cioè nel Paese, si arrivi a respirare un’aria intensa di “ruralità”, nel senso che la campagna venga guardata e valorizzata anche da parte di chi non la coltiva e lavora, come un bene unico ed irripetibile, che ci è indispensabile per nutrirci e ci dà tante altre buone cose, che sono peraltro rinnovabili. Così si avrà anche modo di correggere quegli squilibri che si sono andati verosimilmente creando nel tempo, per un insieme di ragioni, tra chi abita i centri urbani e “chi all’esterno coltiva, alleva, taglia, custodisce facendo buon uso della terra”.

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  2. Ottimo, dott. Bussi! Spero sempre che il “Laudato si'” venga venduto fuori da ogni chiesa come dovrebbe essere di ogni documento del Papa. Ma torniamo a Lei. Condivido tutto e Le chiedo: è utopistico pensare che il territorio montano potrebbe essere riabitato se, ad esempio, le case e i territori abbandonati potessero essere concessi, almeno per 50 anni, a persone che si impegnano ad accudirli dando loro uno stipendio come gruppo (il come e quanto non so)? In questo modo potremmo accogliere anche tante persone potrebbero aiutarci a governare meglio la montagna. Saluti.

    (Luigi Magnani)

    • Firma - luigimagnani