Nella regione tedesca della Turingia, un gruppo di studenti ha compiuto una visita a Kahla, località dove nel periodo della seconda guerra mondiale furono deportati numerosi cittadini dell’Appennino reggiano, dei quali una parte non fece più ritorno, in quanto qui si trovava un campo di lavoro dalle condizioni durissime, con gli operai forzati che lavoravano in tunnel sotterranei per costruire i Messerschmitt 262, i modernissimi caccia a reazione del regime nazista.
La delegazione castelnovese era composta da quattro classi, circa 60 studenti, delle classi terze medie del locale Istituto comprensivo, accompagnati dagli insegnanti ed anche da una delegazione del Comune composta dall’Assessore Sara Manfredini, dalla consigliera Silvia Viappiani, e da Chiara Torlai e Novella Notari.
Il gruppo ha incontrato il sindaco di Kahla Claudia Nissan-Roth, e Markus Gleichmann dell'associazione Walpersberg, che cura il memoriale sulla collina sotto la quale, nei tunnel dove si costruivano gli aerei, morirono prigionieri deportati da tutta Europa, e dove ogni anno si svolgono le commemorazioni ufficiali alle quali più volte hanno partecipato anche gruppi da Castelnovo per rendere omaggio alla lapide che ne ricorda i caduti. Il viaggio di istruzione prevede poi anche visite a Jena, a Buchenwald e a Wattens.
E’ davvero lunga ed importante ormai la storia dei rapporti tra Castelnovo e Kahla: nel 1995 giunse dal Ministero della Difesa Commissariato generale onoranze caduti in guerra, agli eredi della famiglia castelnovese Toschi una circolare che rendeva noto di aver appurato che nel Cimitero di Kahla risultava sepolto Francesco Toschi, i cui resti giacevano in fosse comuni.
Da qui nacquero i primi viaggi nella località della Turingia, a cui poi si interessarono anche le autorità comunali che decisero di erigere una lapide con i nomi di tutti i deceduti castelnovesi a Kahla (furono sette: Inello Bezzi, Anselmo e Renato Guidi, Pierino Ruffini, Attilio Coli, Ermete Zuccolini e Francesco Toschi).
Da allora negli anni sono emerse notizie di numerosi gruppi di deportati da diverse zone dell'Emilia Romagna (Parma e Piacenza in particolare) e dell'Italia ( Sesto San Giovanni, Coazze, Thiene, Macerata, Viareggio): per le amministrazioni di questi Comuni italiani Castelnovo Monti ha rappresentato il punto di riferimento sia per le ricerche, che per la partecipazione alle celebrazioni.