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Fotogallery / Una giornata per Don Zanni

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Ieri per Felina è stata una giornata importante: il suo compianto sacerdote don Artemio Zanni è stato ricordato da tanta gente nei vari momenti che l'hanno contrappuntata. Vi proponiamo una galleria di immagini opera di Marisa Marazzi, che, come di consueto, ringraziamo.

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Fotogallery

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Pubblichiamo di seguito un testo, anonimo, che è stato stampato e distribuito per l'occasione.

Don Zanni: la “magia” dell’amore

Quando incontrai per la prima volta Don Zanni vestivo pantaloni di fustagno, avevo ai piedi un paio di scarponi lucidi di grasso e le mani screpolate dal freddo.

La corriera s’era fermata poco distante, sulla piazza di Felina.

Del breve tragitto a piedi, fino al cortile di “Casa nostra”, ricordo il vestito, quello buono, di mia madre, il freddo pungente e la forza con la quale mia madre mi teneva per mano.

Del primo incontro col “prete buono” rimangono: la lunga, ampia veste nera, lisa e scolorita intorno alla pancia; la lunga fila di bottoni rotondi (ricordo che presi a contarli) e le grandi scarpe nere di pelle lucida che mi fecero pensare a un gigante.

Sembrava che fosse lì, nel cortile, ad aspettarmi da sempre e mi fece subito festa, allargando le braccia mi chiamò verso di lui, poi si inginocchiò facendosi piccolo per me.

Mia madre allentò la presa… fu allora che il prete buono mi prese per la vita con entrambe le braccia, mi sollevò lanciandomi in aria, per poi riprendermi e stringermi a lui.

Ritornano il suo odore di incenso e di Messa, la musica della voce ricamata dalle sue bellissime labbra e il sorriso e le lacrime di mia madre. Rivedo lo sguardo di quel prete tanto grosso e tanto forte.

Lassù, in alto, sollevato da terra, sostenuto dalle sue braccia, avevo perduto il conto dei bottoni e vedevo, per la prima volta da vicino, i suoi occhi brillanti e colorati.

In quel preciso istante avevo trovato una Casa, dove avrei abitato per sette bellissimi anni.

Come ogni bambino, sognavo spesso di “fare una magia” e di volare, scappando dalle cose tristi, dal freddo.

Tra le braccia di quel prete sorridente, sollevato a mezz’aria sentii di aver fatto la magia, credetti di volare o comunque di poterlo fare e quel piccolo volo stemperò la tristezza del distacco da mia madre (la vidi allontanarsi nel suo abito buono, senza voltarsi, e ho sempre pensato che stesse piangendo).

Nella semplicità della mia vita, nei momenti difficili, nell’affrontare i dolori e le avversità, ma anche nei tratti allegri o felici, ancor oggi mi affido a quel “prete buono” capace di farmi volare, di farmi sentire forte e leggero.

Anche così, anche oggi, anche dopo tanti anni quella magia continua in quell’antico bambino.

Mi è stato detto che è la magia dell’Amore.

Non so dirvi di cosa si tratta.

Oggi – dopo 45 anni da quel primo incontro – mi sono permesso di scrivervi per testimoniare che quel prete forte è ancora vivo, mi aiuta nel difficile mestiere di vivere e qualche volta, quando più acuta diventa la fatica, mi solleva e rinnova la sua magia.