Il comunicato, singolare per la verità, col quale la Provincia di Reggio annunciava l'apertura della caccia ai migratori al Passo della Cisa, a causa del ricorso al Tar da parte di due associazioni antivenatorie ha causato non poche polemiche. Dapprima la rettifica dello stesso da parte delle associaizioni ambientaliste del territorio. Quindi, ora, una vera e propria diffida da parte dell'associazione vittime della caccia rivolta al presidente della Provincia, Gianmaria Manghi, per la fuorviante informativa diffusa in merito all'esito della ordinanza del Tar. Nella stessa, differentemente a quanto reso noto dalla Provincia di Reggio , si afferma il totale divieto di caccia nel Parco nazionale Tosco-emiliano e sul Passo della Cisa, come richiesto dalle associazioni ricorrenti con il ricorso al Tar.
Un vero e proprio pasticcio cui, nostro malgrado, abbiamo dato voce e che avremmo, comunque, rettificato senza le roboanti minacce di diffida.
Proponiamo per intero il testo della stessa.
* * *
Associazione vittime della caccia
Roma, 21 ottobre 2015
Al Presidente della Provincia di Reggio Emilia;
ai Direttori delle seguenti testate on-line:
www.caffeditrice.com; www.redacon.it; http://gazzettadireggio.gelocal.it; www.sassuolo2000.it; www.reggio2000.it; www.sassuoloonline.it; www.reggioreport.it; www.bologna2000.com; www.migratoria.it; www.redacon.it; www.bighunter.it;
e p.c. :
al Presidente della Regione Emilia Romagna;
alla Polizia provinciale di Reggio Emilia;
al Comando provinciale R.E. del Corpo Forestale dello Stato;
al Comando del Corpo Forestale dello Stato, stazione di Ligonchio;
ai presidenti degli Ambiti Territoriali di Caccia:
ATC RE 4; ATC LU 11; ATC MS 13; ATC PR 7; ATC MO;
al Presidente del Parco nazionale Tosco-emiliano, dott. Fausto Giovanelli;
ai sindaci dei comuni :
dott. Enrico Bini, Castelnovo ne' Monti;
dott. Giorgio Pregheffi, Comune di Ligonchio;
dott. Paolo Bargiacchi, Comune di Collagna;
dott.ssa Daniela Pedrini, Comune di Busana;
dott. Martino Dolci, Comune di Ramiseto;
dott. Pier Romano Mariani, Comune di San Romano in Garfagnana;
dott. Roberto Pagani, Comune di Sillano e Giuncugnano;
dott. DorinoTamagnini, Comune di Villacollemandina;
dott. Carletto Marconi, Comune di Bagnone;
dott.Cesare Leri, Comune di Comano;
dott.ssa Annalisa Folloni, Comune Filattiera;
dott. Paolo Grassi, Comune di Fivizzano;
dott. Enzo Manenti, Comune di Licciananardi;
All'AGCOM, Napoli.
Oggetto: comunicato stampa della Provincia di Reggio Emilia del 16 ottobre 2015 sul sito ufficiale dell'Entewww.provincia.re.it
ATTO STRAGIUDIZIALE DI SIGNIFICAZIONE E DIFFIDA
La scrivente Daniela Casprini, quale presidente dell’Associazione Vittime della caccia, organizzazione di volontariato riconosciuta presso il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con D.M. 0000025 del 16.01.2014;
premesso che
In data 16 ottobre 2015, il comunicato stampa diramato dalla Provincia di Reggio Emilia attraverso il sito istituzionale dell'Ente stesso, riportava testualmente nel titolo: “Passo Cisa, di nuovo consentita la caccia alla migratoria. Dopo vent’anni di divieto grazie a un ricorso di due… associazioni anti-caccia”;
suddetto comunicato stampa, per quanto al momento della redazione della presente ci è pervenuto, è stato ripreso e diffuso dalle seguenti testate giornalistiche online tra le date del 16 e il 19 ottobre:
www.caffeditrice.com; www.redacon.it; http://gazzettadireggio.gelocal.it; www.sassuolo2000.it; www.reggio2000.it; www.sassuoloonline.it; www.reggioreport.it; www.bologna2000.com; www.migratoria.it; www.redacon.it; www.bighunter.it
l'errata e fuorviante comunicazione della Provincia ha raggiunto viralmente tutti i social network principali, inducendo potenzialmente chi esercita la caccia a commettere i reati connessi al bracconaggio in area protetta da normativa nazionale e comunitaria;
l'effetto di questa “distorta interpretazione”, diffusa dall'Ente, può avere effetti irreparabili sulla fauna selvatica del Parco e sui migratori;
i cacciatori in forza del comunicato della Provincia possono sentirsi in diritto di sparare in area di totale divieto di caccia e quindi di commettere dei reati penali;
il comunicato in oggetto può indurre in confusione anche gli Organi di polizia Giudiziaria preposti alla vigilanza;
alle Associazioni ricorrenti è stato cagionato un notevole danno in termini di immagine, in quanto dalla lettura del comunicato stampa diramato dalla Provincia parrebbe che l'esito dell'ordinanza del Tar n. 190\15 sarebbe quello di consentire la caccia in zona vietata;
in realtà dalla lettura dell'ordinanza del Tar con cui è stato accolto il ricorso di Lac e Associazione Vittime della caccia emerge con tutta evidenza che la caccia nell'area del Passo Cisa da ora è preclusa totalmente alla caccia;
in particolare il Tar precisa che “il valico in questione ricada all’interno di un parco nazionale” che “la perdurante efficacia del provvedimento impugnato, consentendo l’esercizio dell’attività venatoria, sia suscettibile di determinare effetti irreversibili” che “a norma dell’art. 21, comma 1, lett. b) della L. n. 157/1992 “È vietato a chiunque:… b) l'esercizio venatorio nei parchi nazionali, nei parchi naturali regionali e nelle riserve naturali conformemente alla legislazione nazionale in materia di parchi e riserve naturali” per cui “accoglie l’istanza di sospensione”.
Visto che:
l'Avv. Massimo Rizzato per conto dell'Associazione Vittime della caccia e Lega Abolizione Caccia, con ricorso n. 275\15, impugnava il calendario venatorio della Provincia di Reggio Emilia nella parte in cui all'art. 11 del calendario si autorizzava la caccia da appostamento all'interno dell'area protetta del Parco nazionale Tosco-Emiliano e lungo le rotte di migrazione del Passo Cisa;
il TAR Emilia Romagna – Parma, accogliendo la domanda delle ricorrenti, ha sospeso l'efficacia parziale del calendario venatorio;
anziché attenersi alla decisione del Tar, la Provincia, con comunicato del 16 ottobre 2015, ha affermato in modo erroneo che nel “Passo Cisa” è di nuovo consentita la caccia alla migratoria e ciò “grazie a un ricorso di due… associazioni anti-caccia”;
appare quanto mai fuorviante oltre che erroneo il comunicato emesso dalla Provincia per lo sgradito esito giudiziario – tanto da arrivare a commentare la notizia, ribaltandola ingiustamente ai danni delle Associazioni ricorrenti. Non è purtroppo questo l'unico effetto, in quanto l'Ente così veicolando un'informazione errata procura gravi potenziali conseguenze in primis contro la fauna e l'area protetta in questione, allo stesso tempo esponendo i visitatori del Parco ai soliti gravi pericoli per la sicurezza personale, generando anche confusione diffusa in materia di divieti e, ultimo, esponendo gli stessi cacciatori a procedimenti penali per la violazione delle norme a tutela delle aree protette;
le testate stampa qui richiamate hanno veicolato l'agenzia della Provincia senza verificarne la veridicità, eludendo un riscontro con le Associazioni ricorrenti per accertarsi della bontà della notizia acquisita;
già la Provincia, nella propria memoria di costituzione depositata il 2 ottobre 2015 al Tar, sosteneva correttamente che il Passo Cisa ricade all'interno del Parco nazionale dell'appennino Tosco-Emiliano salvo poi “dimenticare” che la caccia nei parchi nazionali è vietata non solo dalle legge 157/1992, ma anche dalla legge sulle aree protette;
eppure per stessa ammissione della Provincia (fine pag. 2 della memoria di costituzione della stessa) il Passo Cisa è ricompreso all'interno del parco nazionale dell'appennino tosco-emiliano, per cui, ai sensi dell'art. 21 comma 1 lett. b della L. 11 febbraio 1992, N. 157, la caccia non può essere consentita, nemmeno sotto forma di appostamento, così come invece autorizzato dalla stessa;
è pacifico che il Passo Cisa ricade all'interno del Parco nazionale dell'appennino Tosco- Emiliano;
essendo automatico il divieto di caccia all'interno di un Parco nazionale, risulta quindi pleonastico che il Passo Cisa, ricadendo all'interno del Parco nazionale dell'appennino Tosco-emiliano, vada tutelato con l'assoluto divieto di caccia.
Per tutto quanto esposto
SI DIFFIDANO:
Il Presidente della Provincia di Reggio Emilia;
i Direttori responsabili delle testate stampa on-line;
E SI INTIMANO
Il Presidente della Provincia di Reggio Emilia e i Direttori responsabili delle testate stampa on-line qui richiamate a rettificare con la dovuta visibilità tutto quanto già pubblicato, con la corretta informazione, verificabile dalle stesse indicazioni qui contenute e riscontrabili agli atti, entro due (2) giorni dalla presente, ovvero entro venerdì 23 ottobre 2015;
il Presidente della Provincia di Reggio Emilia a diramare a tutti i Corpi di vigilanza competenti per territorio la rettifica qui richiesta, affinché esercitino i dovuti controlli per il totale rispetto del divieto di caccia all'interno del Parco nazionale Tosco-emiliano;
il Presidente della Provincia di Reggio Emilia ad inviare agli ATC RE4, ATC LU 11, ATC MS 13, ATC PR 7, e ATC MO con posta certificata attestante la dovuta rettifica e le conseguenti prescrizioni di legge in materia di divieto di caccia.
PERTANTO
L'Associazione Vittime della caccia si riserva di valutare un'azione legale contro le testate giornalistiche che hanno pubblicato/diramato notizie false con prevedibili esiti nefasti.
Con avvertimento che, in caso di riscontro negativo, verranno comunque adottate tutte le più opportune iniziative giudiziarie anche in sede penale nei confronti di tutti i soggetti responsabili e per tutti i danni che si potrebbero verificare.
Infine, per opportuna conoscenza si informano i destinatari della presente, che copia di essa verrà depositata alla Procura della Repubblica competente sotto forma di esposto.
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AGGIORNAMENTO: la controreplica dell'avvocato della Provincia
In relazione alla diffida inviata dall’associazione Vittime della caccia si ribadisce quanto comunicato nei giorni scorsi, ovvero che in base al provvedimento cautelare temporaneo adottato dal Tar - nell’attesa di entrare nel merito il 17 dicembre del ricorso presentato da due associazioni anti venatorie - dopo oltre 20 anni di divieto è ora possibile cacciare la migratoria nei pressi del Passo della Cisa.
Ovviamente, come precisato nel comunicato-stampa del 16 ottobre, ciò vale per quanto di competenza della Provincia di Reggio Emilia ed in particolare del calendario venatorio provinciale, che era appunto oggetto del ricorso. In materia di regime di protezione della migratoria un passo non è infatti un punto geografico, ma in base alle normative europee - e a caduta quelle nazionale e regionali – è un’area che si estende per un raggio di mille metri dal valico.
Per quanto riguarda il Passo della Cisa, tale raggio per la maggior parte ricade all’interno del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, dove ovviamente è e rimane vietata qualsivoglia forma di caccia così come previsto dalle normative nazionali.
La Provincia di Reggio Emilia può regolare l’attività venatoria esclusivamente nella rimanente parte ed è in questa minima area del Passo della Cisa che, attraverso il calendario venatorio provinciale, da vent’anni aveva vietato soltanto la caccia alla migratoria e non ad ogni specie, come ad esempio il cinghiale.
Il fine del ricorso presentato dalle associazioni anti venatorie era probabilmente quello di estendere, in questa piccola parte del Passo della Cisa di competenza della Provincia, il divieto di caccia, non limitandolo soltanto alla migratoria. Che il momentaneo risultato ottenuto - ovvero sospendere fino al 17 dicembre l’efficacia del calendario venatorio provinciale e, dunque, rendere possibile la caccia alla migratoria - sia in effetti paradossale è fuor di dubbio, ma di ciò non può essere certamente essere ritenuta responsabile la Provincia di Reggio Emilia.
(Avvocato Alessandro Merlo, ufficio legale della Provincia di Reggio Emilia)
Finalmente una bella notizia, evviva.
(MB)