Oltre dieci milioni di euro. Questa la cifra che la collettività ha speso, dal 2003 al 2013, per problemi non risolti (nutrie e cinghiali) dai cacciatori, o per problemi causati dai cacciatori (fagiani e lepri). A renderlo noto “Amici della Terra” di Reggio Emilia, che spiega: “La collettività ha dovuto pagare oltre 292.000 euro di media all’anno, dal 2003 al 2013, per danni all’agricoltura da cinghiali. Tuttavia, a detta della Coldiretti i problemi non sono risolti ma si aggravano”.
“Lepri, fagiani e cinghiali – afferma l'associazione – non restano nell’area in cui vengono abbandonati dai cacciatori ma si muovono sul territorio. Per i danni provocati si è pagato una media annua di più di un milione di euro, per dieci anni. Le continue immissioni di fagiani di allevamento, pronta caccia o da ripopolamento sono costati più di 181.500 euro per danni all’agricoltura. Per le lepri si parla di oltre 291.000 euro”.
“Ammonta a oltre un milione di euro annuali la spesa di soldi pubblici sostenuta per far fronte al problema – dichiara Amici della Terra –. Denaro che si sarebbe potuto spendere per sostenere l’agricoltura biologica e ridurre l’immissione nell’ambiente di agrofarmaci che bene non fanno alla salute umana ed alla fauna selvatica”.
Nella lettera si legge: “La politica del delegare in primis ai cacciatori (piani di controllo) la risoluzione dei problemi della fauna selvatica e i danni correlati non solo non serve ma porta ad esborsi di denaro pubblico senza risolvere il problema. Gli Ambiti territoriali di caccia (Aattcc) sono deputati alla gestione della fauna selvatica. In questi organismi privati con finalità pubbliche dovrebbero essere rappresentati i cacciatori, gli agricoltori, gli ambientalisti e i delegati degli Enti Pubblici”.
“Chiediamo alla Coldiretti – prosegue – quanti dei rappresentanti degli agricoltori, negli Aattcc di Reggio Emilia, hanno anche in tasca la licenza di caccia pur rappresentando gli agricoltori. Dica la Provincia di Reggio Emilia quanti componenti dei consigli degli Ambiti territoriali di caccia hanno anche la licenza di caccia in tasca”.
“Un dato importante e di recente emanazione: la Regione Emilia Romagna, attraverso il nuovo Piano di Sviluppo Rurale – Priorità P4A- Misura M4 - prevenzione danni da fauna selvatica (tipo operazione 4.4.02) e ripristino ambientale (tipo operazione 4.4.01), stanzia risorse per 3.441.771,00 euro in cinque anni pari al 1,9% di tutto il predetto nuovo Piano di Sviluppo Rurale. Forse troppo poco”, conclude Amici della Terra di Reggio Emilia.
E’ forse un caso che questo “articolo” esca in occasione della vigilia del primo giorno di caccia? Chi scrive è veramente così informato della situazione? Ha mai partecipato agli incontri che gli ambiti territoriali di caccia (che in realtà si chiamano ATC) tengono periodicamente al fine di diffondere dati registrati e fattuali, tra cui il bilancio dell’associazione e i dati relativi ai danni provocati dalla fauna, a cui partecipano regolarmente anche i rappresentanti dei consorzi agrari e gli esponenti della Provincia? Mi pare comunque che chi ha scritto quest’articolo si riveli, alla fin fine, come il proverbiale poco informato che scaglia il sasso (e nasconde la mano) contro l’arte venatoria per il puro gusto di denigrarla.
(Una cacciatrice eco sostenibile)