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Gatta-Pianello: “Scavando la ghiaia la pista non sarebbe stata erosa dal fiume”. LA REPLICA”I divieti c’erano già da prima, il Parco è per il dialogo”

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VILLA MINOZZO (20 gennaio) - Il siluro arriva nelle redazioni di buona mattina. Sulla pista Gatta-Pianello, per la prima volta prende parola l'amministratore del frantoio della Ceag di Villa Minozzo. Franotio, a più riprese, direttamente o indirettamente tirato in ballo per la sua passata attività di escavazione della ghiaia nel fiume.
Sauro Marazzi scrive quindi una lettera aperta a Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, in cui si chiama all'attenzione, anche, il destino di 50 famiglie che gravitano attorno a questa attività ora penalizzata dalla possibilità di prendere materia prima (ghiaia) nei fiumi, ai sensi di una normativa regionale. Ma anche alcune considerazioni tecniche che, contrariamente ad altre posizioni, attribuiscono i danni alla pista per l'aumentato livello del fiume (e quindi... la mancata escavazione del prezioso inerte).

"Ho letto con un po’ di amarezza - scrive Sauro Marazzi della Ceag a Giovanelli - il documento sottoscritto all’unanimità dal Consiglio Direttivo dell’ente che Lei presiede redatto a seguito dei danni causati alla pista Gatta Pianello dalle recenti alluvioni. Mi sono sentito in dovere di scrivere la presente perché direttamente chiamato in causa in qualità di Legale Rappresentante della C.E.A.G srl, l’azienda che ha partecipato alla costruzione della pista e che nel corso dell’anno passato ha eseguito alcuni interventi di ripristino peraltro non ultimati a causa delle tristi e note vicende".

"E' mancata la manutenzione"
"Non è corretto, a mio modo di vedere, affermare che con l’avvento delle prime piogge la pista ogni anno ha dei problemi di erosione. E’ stata ultimata nel 2003 e, se ben ricordo, dopo che abbiamo terminato i lavori per ben cinque anni non ci sono stati problemi di alcun tipo e questo, nonostante non sia stata eseguita alcuna opera di manutenzione come invece era stato prescritto nelle relazioni di accompagnamento al progetto. I problemi, è inutile negarlo, sono nati negli ultimi tempi a seguito del notevole innalzamento del letto del fiume che per la verità in tempi non sospetti noi avevamo già segnalato e documentato".
"E’ inoltre non corretto dire che gli interventi precedenti sono risultati inadeguati perché dove sono stati eseguiti ed ultimati, la pista non ha subito alcun danno dalle recenti alluvioni (è sufficiente recarsi sul posto e controllare)".

"Ghiaia: si potrebbe asportare..."
"Per ultimo, e da qui viene la mia amarezza, sembra ma spero di sbagliarmi, che il documento si preoccupi principalmente di sancire il principio del divieto assoluto di asportazione di materiale che è anche, come tutti sanno, notoriamente scritto nelle norme Regionali di riferimento, le quali però fanno delle eccezioni che riguardano casi che mi sembra di poter dire, siano riconducibili alla nostra fattispecie".
"Al riguardo pensavo che il Parco potesse svolgere anche una funzione di supporto alle imprese della nostra montagna per dare un aiuto concreto al mantenimento del tessuto sociale dei nostri luoghi e della nostra occupazione dando segnali di apertura con il coinvolgimento delle imprese come la nostra (che è direttamente interessata)".
"Evidentemente mi sono sbagliato. Sono tuttavia fermamente convinto, che i temi che riguardano un’intera comunità rappresentano l’occasione per fare riflessioni condivise con unità di intenti e soluzioni concertate. Il preoccuparsi che non venga effettuata nessuna asportazione di materiale, e questo sia beninteso per la più che giusta causa ambientale, è dal mio punto di vista inaccettabile".

"Regimazioni non impattanti"
"Le regimazioni idrauliche, progettate nel rispetto dell’ambiente e delle regole, fatte per ripristinare il normale deflusso del fiume nei punti critici in cui si sono verificate le erosioni, sarebbero assolutamente non impattanti per l’ambiente che le circonda, come non lo sono state le movimentazioni fatte in occasione della costruzione della pista ed inoltre consentirebbero di eseguire i lavori di ripristino a costo zero, risparmiando ingenti somme di denaro pubblico".
"Il mio non è un ragionamento nobile e disinteressato, ma è concreto, tangibile e mobilitante di chi ha la disponibilità di soluzioni alternative al problema, nella convinzione che questo non costituirebbe la soluzione ai nostri grandi problemi di approvvigionamento ma darebbe un piccolo aiuto alle nostre difficoltà di reperimento di materia prima, che come Lei ben sa, sono ormai quasi irrisolvibili. Costituirebbe inoltre un segnale importante da parte delle istituzioni che ci governano e ci darebbe forza nel pensare che non tutto ci è avverso e che dobbiamo rifiutare il pensiero che ormai sono maturi i tempi per ripensare il nostro futuro".
"Concludo -scrive l'amministratore della Ceag srl - scusandomi se mi sono permesso di intromettermi in un tema che spetta alle istituzioni ma del resto, come Lei è più che giustamente preoccupato delle sorti del nostro ambiente e di tutte le attività che riguardano il Parco, io lo sono per il destino delle cinquanta e più famiglie che traggono reddito dalla nostra attività".

* * *

Ed ecco la replica del Parco nazionale

PARCO NAZIONALE DELL’APPENNINO TOSCO EMILIANO (21 gennaio 2010) - “Abbiamo proposto un documento di apertura e di dialogo”. E’ la nota del Parco nazionale sulla posizione dell’amministratore della Ceag Marazzi trasmessa ieri ai media.
La replica di Marazzi – è la nota dell’Ufficio stampa - giunge a un documento, approvato all’unanimità dei giorni scorsi dal Consiglio del Parco, che oggi si ripropone affinché l’opinione pubblica posso valutarlo. Esso non contiene alcun elemento che va contro l’effettuazione di lavori e l’occupazione nelle imprese e sul territorio. “Nell’interesse presente e futuro del territorio si propone concertazione e, comunque, il documento del Parco non esprime alcun divieto: i limiti e i divieti all’asportazione di ghiaia dai fiumi in Emilia Romagna esistono da tempo per ragioni di sicurezza idraulica e tutela ambientale”.

“L’ordine del giorno del Consiglio direttivo del Parco propone la costituzione di un tavolo di concertazione e la firma di un protocollo d’intesa per un rapido ripristino e riapertura della pista ‘Gatta Pianello’ e per la formulazione di un nuovo qualificato progetto di rinnovamento e manutenzione in grado di accrescere l’affidabilità, la sicurezza, la resistenza alle piene e al tempo stesso il suo inserimento ambientale e paesistico a partire dalla conservazione delle aree pregiate e di grande valore dei Gessi Triassici, la rispondenza alla vocazione che richiama gli usi di fruizione naturalistica, culturale e turistica”.
“L’ondata di maltempo del periodo natalizio ha prodotto un gravissimo danno alla pista di attraversamento dell’area dei gessi Triassici nel Parco nazionale. La riparazione dei danni deve rientrare nelle misure adottate per fronteggiare tale emergenza nazionale.

L’azione di ripristino non può non tenere conto della estrema importanza delicatezza e fragilità dell’area interessata e dell’opera viaria.
Nel corso degli ultimi anni si sono ripetuti con frequenza sempre più allarmante interruzioni della pista e lavori di ripristino che si sono rivelati sostanzialmente inadeguati, con un peggioramento delle condizioni di sicurezza e percorribilità, e anche della naturalità e dei valori paesistici dell’area.
E’ evidente fin dalla prima realizzazione dell’opera, nonché dalle pronunce della magistratura, che si tratta di una situazione alquanto speciale che richiede una manutenzione ugualmente attenta alla sicurezza idraulica e idrogeologica e al rispetto degli elevatissimi valori di ambiente e paesaggio della zona tutelata ai sensi della direttiva europea Habitat.

Il Parco nazionale fin dai primi anni 2000 ha inserito la realizzazione della pista nella propria perimetrazione; ha sostenuto davanti a Tar e Consiglio di Stato il progetto di sistemazione e apertura controllata al traffico; ha investito 365.000 euro nel Centro Visita delle Fonti di Poiano; ha provveduto coi progetti Trisas ad approfondire studi e a promuovere divulgazione scientifica e valorizzazione turistica dell’area. Ha proposto e cofinanziato il progetto da realizzare di Porta del Parco, esattamente nell’area colpita dall’alluvione. Ha altresì proposto e ottenuto un finanziamento Life (230.000 euro) relativo all’area medesima.
Ci sono tutte le ragioni, perché tutti questi progetti siano coordinati con le operazioni di ripristino della transitabilità della pista, che può essere altresì risezionata anche in funzione di corsie pedonali e ciclabili, riposizionata in relazione alle curve naturali dell’alveo, attrezzata con punti di osservazione, sosta protetta dall’erosione anche in caso di allagamento, con adeguato irrobustimento delle sponde sul versante del fiume. L’esperienza decennale di erosione e successivi ripristini rivelatisi troppo precari suggerisce altresì l’opportunità di definire un ‘codice’ o un protocollo per la manutenzione congiunta della pista e dell’alveo, che escluda il meccanismo ‘commerciale’ di cessione di inerti provenienti dall’area protetta in cambio di opere. Di un tale protocollo il Parco propone di essere parte attiva, insieme ai competenti Uffici Tecnici di Bacino, alla Soprintendenza ai Beni Culturali alle Istituzioni Locali”.

Non ultimo, il documento del Parco ha espresso “Un appello in particolare al Ministero dell’Ambiente perché con entrambe le Direzioni Generali interessate, quella della Difesa del Suolo e quella della Conservazione della Natura, accompagni e sostenga l’obiettivo di un progetto di qualità che coniughi stabilmente la tutela ambientale e la fruibilità dell’area colpita”.

23 COMMENTS

  1. Bravo Sauro!
    …purtroppo, però, laddove c’è qualche poltrona da tenersi ben stretta (vedi Parco) i nostri cari politicanti pensano prima alle proprie problematiche che a quelle di 50 famiglie, magari anche in difficoltà economica!

    (Stefano)

  2. Pieno appoggio
    Il gruppo di minoranza del Comune di Busana appoggia e condivide in toto le valutazioni e le proposte dell’amministratore della Ceag. Per quanto di nostra competenza e diritto saremo a sostegno di quanto espresso. Per fortuna che qualcuno parla, dice cose sensate e pensa in concreto ai problemi della popolazione e non agli interessi “politici”. Ancora complimenti e piena condivisione.

    (Fabio Leoncelli, capogruppo “Montagna alternativa”)


  3. Non conosco personalmente il Sig. Sauro Marazzi, mi pare che il suo intervento sia tutt’altro che privo di argomenti. Non ho le cognizioni scientifiche di quanti sono inervenuti nel tempo sul tema “Gatta/Pianello” dopo le erosioni ultime, tendenti sopratutto alla tutela di un sito ambientalmente rilevantissimo. So anche che posizioni di ambientalisti, tutt’altro che sprovveduti, argomentano che i corsi d’acqua debbano essere “liberi” di espandersi nell’ambito del loro alveo. Cerco nonostante ciò di ragionare con un po’ di buon senso e non dimenticando mai (da montanaro) che il nostro Appennino è territorio antropizzato, vissuto quindi da comunità umane da secoli e se è arrivato a noi degno di essere ritenuto dallo Stato di interesse nazionale dobbiamo essere grati alle generazioni di uomini e donne che lo hanno vissuto e tutelato vivendolo.
    Ebbene anche oggi questo nostro territorio va vissuto e tutelato vivendolo. Occorre quindi che tra le ragioni dell’ambiente e le ragioni dell’uomo che qui vive e vuol continuare a vivere si trovi una sintesi. Personalmente credo che le ragioni del Sig. Marazzi siano condivisibili e in linea con l’idea che un territorio vada sì conservato ma che deve continuare ad essere vissuto. A questo fine le strade di comunicazione sono essenziali.

    (Claudio Bucci)


  4. Voglio esprimere solidarietà all’intervento del Sig. Sauro Marazzi e manifestargli totale condivisione su quanto da lui esposto e sostenuto. Voglio inoltre aggiungere che non credo che l’amministratore di Ceag debba scusarsi per essersi intromesso in un tema che riguarda le istituzioni. Le istituzioni dovrebbero rappresentare e sostenere le legittime istanze dei cittadini e, pertanto, non credo che esistano “temi che riguardano le istituzioni”.

    (Roberto)


  5. Il merito è che il presupposto che le escavazioni facciano bene al fiume e siano l’unico rimedio per la pista, detto dalla Ceag, ha la stessa affidabilità che se io, da presidente di latteria, dicessi che la cosa migliore per sostenere la carreggiata sarebbero delle forme di Parmigiano Reggiano impilate…

    (Commento firmato)

  6. Il sarcasmo
    Mi spiace per i commenti firmati, ma il sarcasmo non aiuta di certo a trovare una soluzione per la Ceag o per la Gatta-Pianello. Mi spiace prendere atto che sempre più spesso si mette prima l’interesse dello PSEUDO-ambientalismo a quello della collettività. Noi viviamo in montagna con i disagi e con le gratificazioni che la stessa ci offre; dobbiamo spendere di più in TRASPORTI, RISCALDAMENTO, ENERGIA, però per alcuni doveremmo solo patire l’essere montanaro e non usufruire di quello che la montagna/fiumi ci offrono. L’equazione non sta in piedi; oppure potremmo lasciare tutto così com’è e vivere di una TASSA che i CITTADINI delle città dovrebbero pagare a noi montanari per mantenere l’ambiente INALTERATO in modo da poter gratificare i loro occhi per la DOMENICA o per le feste, la famosa gita fuori porta…
    Vai, Sauro, avanti tutta, hai il mio appoggio personale e quello del Comitato della SS 63.

    (Roberto Malvolti)


  7. A me non interessa se questo Signor Marazzi asportando la ghiaia si arricchisce e diventa miliardario, meglio per lui; ma se la sua soluzione è in grado di mantenere intatta la pista Gatta-Pianello, senza creare danni ambiantali evidenti, BEN VENGA. A noi la strada serve!

    (Commento firmato)


  8. Forse è arrivata l’ora che i nostri amministratori lavorino per il bene dei loro concittadini. Marazzi ha straragione, “norme” assurde oppure qualche capriccio di qualche pseudo ambientalista devono assolutamente essere baypassate; soprattutto in momenti difficili come questi la Ceag e le sue 50 famiglie devono essere in qualche modo tutelati, con regole trasparenti e disinteressate. Insomma è venuto il momento di usare semplicemente il buon senso.

    (Cristina Bagni)


  9. Caro Sauro, quelle persone che ti pongono vincoli, ti fotografano i mezzi, vogliono distribuire buoni carburante (forse soci di qualche petroliere verde), non vogliono considerare i disagi che la mancanza di questa “bretella di collegamento” tra due vie provinciali comporta per le famiglie del crinale e per le tue 50, senza dimenticare bar, ristoranti e tutto quello che è legato alla tua attività e non solo.
    Vorrei anche invitare gli abitanti di Sologno, Piolo e su che nel loro scendere a valle per andare a lavorare di passare per Poiano e salutare e ringraziare a tutte le ore il “babbo natale” che tanto ostacola ma molto usa e userebbe tale “bretella” e che nell’andare verso la Stella (tanta hanno i buoni) tengano a mente i vincoli esistenti (speriamo per tutti) della valle dei gessi triassici e nono solo.

    (Commento firmato)

  10. Semplicemente… praticità
    Il sig. Sauro Marazzi, al contrario di chi di politica vive e sulla politica costruisce le sue fortune o… sfortune… (tanto fumo e poco arrosto), in quanto imprenditore ha un grande dono, che sarebbe necessario a tutti i politici di ogni schieramento, LA PRATICITA’.

    (MB)

  11. Come già detto
    Mi allaccio alle dichiarazioni di MARAZZI per ribadire per la QUARTA VOLTA su questo argomento che è non solo auspicabile ma direi NECESSARIO che i vari presidenti di Parco, Provincia e sindaci interessati cominciassero a ragionare in maniera LOGICA. E’ indispensabile che qualcuno mantenga pulito e libero il letto dei nostri fiumi da piante, sterpaglie e ghiaia di accumulo. Si diano in gestione tratti ben delimitati di fiume alle varie ditte di ecavazione che agiscono lungo essi. Le si autorizzi al prelievo controllato e le si obblighi al mantenimento del fiume stesso con rispettive sponde di contenimento. E’ più che normale che si proceda a prelievi nei fiumi per evitare che l’accumulo di materiale portato a valle possa modificare il percorso del fiume stesso. Lo si è sempre fatto e si deve continuare a farlo. Pretendere che il fiume “segua il suo corso” come dicono i vari GIOVANELLI e STELLA BORGHI è come dire: non curatevi dei campi e dei boschi; lasciate che la natura faccia il suo corso. Poi vediamo chi ci rimane a vivere nelle nostre montagne. Forse i tanto amati LUPI ed i tanto utili CAPRIOLI.

    (Fabio Mammi)

  12. E i ponti????
    Non capisco nulla di escavazioni, ambientalisti, parchi, ecc… Ma la memoria va ai ponti di Gatta, a quello sulla strada di Ligonchio crollati. Se scaviamo, scaviamo, suppongo si abbassi il greto del fiume ed alla fine sarà inevitabile che se ne vadano briglie e ponti, o no???

    (c.a.)

  13. Anatre e ghiaia
    Caro Sauro, devo dire che nella vita professionale hai sbagliato tutto. Non dovevi porti l’obiettivo di dare occupazione a 50 persone in questa nostra montagna e alzarti tutte le mattine presto per far quadrare i bilanci della tua azienda, ma dovevi fare altro. Ad esempio potevi diventare un importante ambientalista locale e in tale ruolo segnalare, che so, che la piena del Secchia stava mettendo a rischio il nido di qualche anatra o impedendo il transito di cervi e caprioli; avresti sicuramente ottenuto molta più attenzione, perchè purtroppo penso che da noi per alcuni contino di più gli animali che non le persone e il tessuto sociale dei nostri territori che sono ridotti ormai alla frutta. Ma al di là dell’ironia ritengo che quanto da te detto deve essere seriamente valutato perchè solo coniugando la salvaguardia dell’ambiente con il tessuto sociale e economico locale possiamo sperare di dare un futuro alla nostra montagna.

    (Piero Ferrari)

  14. Amministratori svegliatevi!
    Poiché ho una certa età e ho avuto la fortuna di conoscere e lavorare fianco a fianco con grandi amministratori, alcuni dei quali avevano studiato per diventare tali, mi sono chiesto cosa avrebbero fatto i vari Lusoli, Caroli, Battistessa, Ruffini, Ribaldeschi, Germano Bizzarri di fronte alla lettera del signor Marazzi a nome della CEAG. Per prima cosa non l’avrebbero ignorata. Poi avrebbero riflettuto e infine avrebbero agito. Mi sono anche chiesto cosa farei io se fossi un pubblico amministratore, mettiamo presidente della Comunità montana.
    Per prima cosa studierei a fondo il documento del signor Marazzi. Poi andrei a incontrarlo: lo porterei a fare una passeggiata lungo il Secchia e mi farei spiegare sul campo le sue idee e le proposte dell’azienda che rappresenta.
    Quindi attiverei un’equipe di tecnici ai quali proporrei questo tema sotto forma di domanda: “Stante l’attuale legislazione e le conoscenze in materia idrogeologica è possibile individuare una compatibilità tra la tutela ambientale e i diritti del fiume da una parte, la creazione di una viabilità definitiva di fondovalle e lo sfruttamento del materiale prodotto dal fiume stesso dall’altra?”. Ottenuta la risposta, che voglio immaginare positiva, convocherei i sindaci della comunità, la Provincia e la Regione, li ospiterei in una stanza, chiuderei la porta, mi metterei in tasca la chiave e dichiarando aperta la seduta direi: “Signori, di qui si esce quando avremo trovato un accordo su di un programma/progetto che permetta di porre fine a questa telenovela che ha per protagonisti una pista che non è una strada, ma che è una strada chiamata pista (d’ora in poi la chiamerò Pistra) e un fiume che chiede solo di essere governato senza che nessuno lo stia ad ascoltare”. Sono sicuro che, magari per sfinimento, l’accordo si troverebbe.
    So che sto volando di fantasia e che si tratta nulla più che di una provocazione, quindi mi fermo. Sta di fatto però che su tematiche ambientali e di difesa del territorio ci ho lavorato per quasi vent’anni e ho potuto conoscere realtà che mi hanno insegnato molto (consiglierei qualche amministratore di andarsi a documentare su come la provincia di Bolzano ha affrontato queste problematiche). Sono anche stato testimone di fatti molto concreti. Anni fa (circa 25-30) il Tresinaro, poco a valle della ceramica Dual, in occasione di una piena minacciò la strada provinciale. Il Genio civile constatò che la causa era da far risalire non tanto alla eccezionalità della piena, ma piuttosto a una specie di isoletta che nel corso degli anni si era andata formando nel letto del fiume. Il Genio civile intervenne radicalmente tagliando a zero tutte le piante cresciute sull’isoletta, così da permettere al torrente di riprendersi i propri spazi. Io sono nato in una casa costruita a non più di venti metri da un torrente. Ricordo che in primavera, periodo di maggior portata, mio padre stava molto attento a che nessun elemento potesse impedire il normale deflusso delle acque. Questi ricordi per ribadire che i fiumi vanno governati. I ciotoli rotolano verso valle e se si accumulano in misura tale da costringere l’acqua a deviare in cerca di altri spazi, è compito della mano dell’uomo rimuovere l’ostacolo. Anche un profano che abbia percorso la Pistra si sarà chiesto perché nessuno da anni ha provveduto a rimuovere le varie “isolette alberate” formatesi nel letto del Secchia, così da aiutarlo ad allargarsi anche verso la sponda sinistra. Mi sa che o si fa questo o ci vorrà un muro di cemento armato per proteggere la Pistra e potrebbe non essere sufficiente. C’è forse qualcosa di immorale se, sulla base di progetti studiati con oculatezza dalla mano pubblica, è un frantoio a eseguire queste opere di manutenzione, pagandosi con i materiali e, probabilmente, facendo guadagnare anche qualcosa alla comunità?
    So bene che io rappresento solo me stesso, ma la passionaccia per la politica, quella che mi hanno insegnato alcuni dei personaggi sopra citati, mi ha indotto a scrivere queste righe. Se saranno utili a qualcuno ne sarò solo felice. Se avrò disturbato… chiedo anticipatamente scusa.
    Buon lavoro.

    (Armido Malvolti)

  15. Ponti, piste, ghiaia e frantoi
    Dato il coro di unanime approvazione che la riflessione del Sig. Marazzi ha provocato, mi sembra già di sentire ciò che verrà detto a riguardo di quello che vado a scrivere.
    In tutta sincerità, mentre leggevo le parole del Sig.Marazzi e i vari commenti al suo intervento, mi sono chiesto perchè davanti a simili affermazioni non si leva la voce non tanto del mondo ambientalista (che si conferma, almeno quello politico, allo sbando) ma piuttosto di quello scientifico. Ci sarà pure un geologo, un idrogeologo, un ingegnere idraulico, un tecnico ambientale, insomma qualcuno che legge @CRedacon#C e dica la sua e che spieghi con parole semplici e precise che i fiumi non si controllano asportando milioni di metri cubi di inerti, che non hanno bisogno di essere deviati, raddrizzati, cementati e devastati come è stato fatto da 50 anni a questa parte anche dai cavatori di ghiaia, che sono piuttosto all’origine dei problemi dei nostri fiumi, Secchia in primis, e non la soluzione a questi problemi. I fiumi vanno gestiti, è vero, ma che per gestire un fiume si debba dare ascolto ad una persona che dirige un frantoio sinceramente mi sembra come minimo una contraddizione in termini e il conflitto di interessi del Sig. Marazzi è quantomeno imbarazzante.
    Non ho alcun dubbio sulla sua onestà intellettuale: dal suo punto di vista di cavatore il ragionamento non fa una grinza. Ritengo però estremamente grave che il suo parere non venga messo a confronto da chi deve decidere, cioè i politici, con perizie tecnico-scientifiche fatte da persone un po’ meno personalmente coinvolte nei giudizi di quanto lo sia lui. In ogni caso, se fossero veri i teoremi del Sig. Marazzi, le nostri valli sarebbero diventate da tempo dei grandi accumuli di massi e ghiaia. L’affermazione che il letto del fiume si alza perchè non si asporta ghiaia è una totale assurdità! Al massimo il fiume la può accumulare una voltà di qua e una di là, ma di certo non ce n’è di più di quella che deve esserci. Altrimenti in milioni di anni che il Secchia scorre lì la ghiaia sarebbe già arrivata fin sopra la Pietra! Nel caso specifico del Pianello poi a sollevarsi non è il livello della ghiaia, ma piuttosto lo strato di gesso sottostante che se non fosse protetto dallo strato di ghiaia sarebbe velocemente dilavato dall’acqua. Io non sono un tecnico, ma basterebbe leggere le molte cose scritte dai geologi su quelle zone. Salvo che anche ai geologi non si voglia appiccicare l’ormai infamante bollino di ambientalisti.

    (Roberto Tedeschi, Comitato difesa dei fiumi Emilia-Romagna)

  16. Avanti con le idee!!
    Faccio i miei complimenti a Sauro Marazzi: non so se le sue teorie sono giuste, ma ha il grande merito di ragionare (e far ragionare) su delle idee, che potranno anche essere discutibili ma sbloccano una situazione di stallo su cui si sentono tante idee confuse e poco concrete. Bravo anche ad Armido Malvolti: una sana “passionaccia” oggi in politica serve, eccome, se raccoglie e ragiona su dei fatti e non su sterili polemiche.

    (Domenico Dolci)

  17. Domanda
    Sig. Tedeschi, cosa mi dice della della traversa sul Secchia a Castellarano? A proposito di innalzamenti? Non le pare che sarebbe ora di “svuotarla” da sabbie, limi e ghiaie? Per quello che si può vedere transitando in auto non mi sembra ci siano grandi quantità di acqua, ma, al contrario, di inerti. Le propongo ora di traslare questa situazione con le varie isole, isolette, rifugi, ammassi, ecc. presenti nel letto del fiume Secchia da sotto Giarola a Cerredolo (visto che da Cerredolo in giù un minimo di intervento fluviale è stato fatto negli anni passati). Non le sembra che ci sia bisogno di mettere “ordine” e governare il fiume come viene richiesto da quasi tutti gli interventi sul forum? Non sono geologo o laureato in geologia, speleologia, ingegneria, ecc.; come non lo erano i nostri “VECCHI”. Però guarda caso quando c’erano loro, ripeto, contadini “ignoranti”, queste cose non succedevano, e le acque erano governate, dal campo appena arato al fosso di guardia, al torrente, al fiume.
    Le rammento una ultima cosa: ANNI FA IL GENIO CIVILE DI REGGIO EMILIA SPERIMENTO’ SUL TORRENTE LONZA LE COSIDDETTE “TRAPPOLE PER GHIAIA”. CONSISTEVANO IN AMPI SLARGHI NEL LETTO DEL FIUME, NEI QUALI LO STESSO, NATURALMENTE, DEPOSITAVA GHIAIA; LA STESSA VENIVA POI RECUPERATA DA UN FRANTOIO, UTILIZZATA NEI PROCESSI PRODUTTIVI, PAGATA, NATURALMENTE, MISURATA E CONTROLLATA (SENZA PERICOLO DI LADROCINIO ALCUNO), OTTENENDO DI RIFLESSO LA PULIZIA ED IL GOVERNO DEL TORRENTE.
    Domanda: NON SI POTREBBE FARE LA STESSA COSA CON IL SECCHIA?

    (Massimo Bonini)


  18. Anch’io mi sento di dover fare i complimenti al Rag. Sauro Marazzi per il suo intervento rivolto al presidente del Parco nazionale e relativo all’asportazione di ghiaia nel Secchia ai fini del ripristino della viabilità nei tratti erosi dal fiume. Che sia un problema sentito lo dimostrano i tanti commenti inviati e il suo merito primario sta senz’altro in questo. Non posso però tollerare alcuni commenti sarcastici tra l’altro vergognosamente non firmati, quali “l’intervento disinteressato”, e, forse il migliore di tutti, “le pile di formaggio Parmigiano Reggiano”, risultato di uno sforzo di meningi sopra il normale.
    Ci sta comunque tutto e ormai siamo abituati a questo e ad altro.
    Di nuovo complimenti Sauro e avanti: ai sarcastici pseudoambientalisti non interessa l’occupazione, non interessano quelle 50 famiglie che tu contribuisci a mantenere in montagna e tanto meno l’indotto che una attività come la tua determina.

    (Ilio Franchi, Ligonchio)


  19. Mi trovo perfettamente d’accordo col sig. Sauro Marazzi. Salvare la Gatta-Pianello (e dare la possibilità alla Ceag di lavorare) è di vitale importanza per la montagna. Abitando a Gazzano vedo che il fiume in confine con Frassinoro è stato pulito e i sassi più grossi sono serviti per rafforzare gli argini. Mi piacerebbe che i vari ambientalisti, comitati per la difesa dei fiumi, dei sassi, delle rondini e degli uccelli migratori provassero cosa vuol dire abitare in montagna (e non solo venire la domenica a prendere un po’ di fresco). Sono convinto che dopo un solo inverno sarebbero d’accordo col sig. Marazzi.
    Ciao a tutti.

    (Paolo Diambri)

  20. La saggezza dei nostri vecchi e della Genesi
    Fino agli anni ’60 tutta la montagna (ancora a forte connotazione agricola) era guidata dalla mano saggia dell’uomo che provvedeva a deviare, arginare, controllare il percorso delle acque e dei torrenti. Il sistema prevedeva che per ogni campo coltivato o no, per ogni strada piccola o grande si provvedesse a creare traverse, scolchi che avevano la funzione di raccogliere acqua per le colture ma anche di fungere da controllo idrogeologico dell’intero territorio. Purtroppo qualcuno per una insensata teoria ambientalista pensa che l’ambiente possa controllarsi e rigenersi da solo. E’ l’uomo che deve controllare l’ambiente, altrimenti l’ambiente così com’è ora penalizzera l’uomo. Questa mia convinzione religiosa culturale è immodificabile.
    GENESI
    “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”. “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perche lo coltivasse e lo custodisse”.
    Questo mi basta per definire le certezze, le verità; il resto è fantasia dell’uomo. L’ambiente lo si rispetta se lo si custodisce, se non lo si lascia a se stesso. Il nostro territorio ha fino ad ora obbedito al lasciar fare e il risultato è stati 18 milioni di euro stimati per le frane. Ma questo non quantifica il vero danno ambientale, ma solo quello che si vede in superficie. Spero che tutti abbiano ben presente la SS 63 tra lo Sparavalle e il Cerreto. Senza controllo idrico appare come un taglio orizzontale sulla sponda destra del Secchia. O si controllano e si governano le acque oppure nel tempo i danni saranno giganteschi. Sul fiume Secchia bisogna costruire una grande opera viaria tra la Gatta e sotto il Cerreto e nel contempo, ma il problema riguarda non solo la parte del Pianello, bisogna porsi il problema dove sta andando da solo il fiume Secchia. Basta vedere sotto Marmoreto, alla Giarola e su fino a Collagna. Estrazione della ghiaia per guidare il fiume e imbrigliamento e arginazione sono un unico problema. Il fiume Secchia e suoi affluenti fanno ancora paura. Il 23/24/25 dicembre 2009 io ho sentito forte il senso della paura ascoltando alla sera il rumore del fiume Secchia. Non so dove erano coloro che teorizzano che deve essere l’ambiente che va sempre rispettato a prevalere sull’intelligenza dell’uomo.

    (Marino Friggeri)

  21. X il Sig. Bonini
    Caro Bonini, io penso che lei dica cose assolutamente sensate, ma che non contemplano nulla di ciò di cui si parla per il tratto del Secchia di cui stiamo discutendo. Molte persone stanno parlando di abbassare il letto del fiume asportando ghiaia nella convinzione che questo possa tutelare la pista Gatta-Pianello, quando verrà sistemata. Tenere pulito il letto del fiume da tronchi, sporcizia e intervenire con buon senso e raziocinio per proteggere le rive è ciò che assolutamente si dovrebbe fare. Ma lungo tutto il fiume, non solo in alcuni punti. Però non credo proprio sia quello a cui stava pensando il Signor Marazzi quando ha scritto il suo intervento.

    (Roberto Tedeschi, Comitato difesa dei fiumi Emilia-Romagna)