Benvenuti alla puntata 84 di Let it rock.
La settimana scorsa vi ho proposto una selezione di lenti da struscio rock, ora tocca al rock ‘inquinato’ dai ritmi disco.
Parlare di disco music in una trasmissione dedicata al rock è pericoloso, i rockers duri e puri odiano la disco music anche più del liscio, la considerano il genere musicale più deprecabile mai esistito.
Io non appartengo alla categoria dei rockers puristi, anzi la disco music è stato il mio primo amore musicale, e negli anni 70 molti grandi rockers si sono fatti influenzare dai ritmi disco così in voga in quegli anni, molti con risultati davvero sconfortanti, sia come qualità sia come successo commerciale.
Qui a Let it rock però passa solo rock di alta qualità, per cui questa settimana ci ascoltiamo una selezione di grandi pezzi disco-rock.
Iniziamo coi Pink Floyd, e nell’ottica di non riproporre canzoni già entrate nella playlist di Let it rock nel passato (la ripetizione è avvenuta solo una volta per Like a rolling stone di Dylan …) non ci ascolteremo “Another brick in the wall, pt1”, certamente il più grande successo ‘da discoteca’ del gruppo, ma un altro brano da “The wall” che faceva furore sulle piste da ballo, ovvero “Run like hell”.
Seguono i Kiss che hanno sfondato nelle playlist disco di tutto il mondo con “I was made for loving you”, quindi Rod Stewart che ci ricordava quanto fosse sexy con la sua “Da ya think I’m sexy” e i Rolling Stones a chiudere la prima parte con “Miss you”, canzone fortemente influenzata dalle visite dei Glimmer Twins alle principali discos dell’epoca.
I Clash hanno sempre mostrato un notevole interesse per i ritmi ‘black’, dal reggae al soul al rap e “The magnificent seven” è stato uno dei primi brani rap bianchi, uscito addirittura prima di “Rapture” di Blondie.
Greg Kihn è stato uno degli artisti di punta della “Beserkley Records”, etichetta indipendente Californiana che ha avuto sotto contratto anche Jonathan Richman, i Rubinoos, la Tyla Gang e altri nomi che non sono conosciuti al di fuori della stretta cerchia degli appassionati di rock’n’roll e power pop Californiano. Kihn però ottenne un enorme successo nel 1983 con “Jeopardy” che arrivò fino al numero 2 di Billboard, superato solo da “Beat it” di Michael Jackson; successo mai più ripetuto, purtroppo per lui.
Anche i Ram Jam sono conosciuti al grande pubblico per una sola canzone, la cover hard rock di “Black Betty”, una vecchia “work song” resa celebre da Leadbelly alla fine degli anni 30 del XX Secolo.
Sir Paul McCartney tentò la via della contaminazione disco, con successo come direi tutti i suoi tentativi musicali, con “Goodnight tonight”. Il brano uscì all’inizio solo come singolo e ovviamente anche in versione extended remix per le discoteche.
Gli Steely Dan hanno sempre avuto uno stretto rapporto col rhythm&blues e col jazz, e “Peg” è esemplare in questo senso, tanto da essere stata pesantemente campionata dai De La Soul per il loro successo “Eye know” del 1989.
Anche in Italia diversi cantanti e gruppi si cimentarono con ritmi disco, il più famoso di tutti fu senz’altro Lucio Battisti che portò la sua “Una donna per amico” sulle piste di tutt’Italia nel 1978.
Concludiamo con David Bowie che nel 1975 realizzò con “Young Americans” quello che egli stesso definì un album di “plastic soul”, molto influenzato dal suono di Philadelphia, che fu fondamentale nella transizione tra soul e disco.
Quindi, dopo i lenti si riaccendono le luci: buon ballo!!
Playlist:
Pink Floyd - Run like hell (live)
Kiss - I was made for loving you
Rod Stewart - Da ya think I'm Sexy?
Paul McCartney & Wings - Goodnight tonight
Lucio Battisti - Una donna per amico