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Il Parco sulla Gatta-Pianello: si ripristini nel rispetto del fiume

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PARCO NAZIONALE DELL’APPENNINO TOSCO EMILIANO (14 gennaio 2010) – “Il Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano propone la costituzione di un tavolo di concertazione e la firma di un protocollo d’intesa per un rapido ripristino e riapertura della Pista ‘Gatta Pianello’ e per la formulazione di un nuovo qualificato progetto di rinnovamento e manutenzione in grado di accrescere l’affidabilità, la sicurezza, la resistenza alle piene e al tempo stesso il suo inserimento ambientale e paesistico a partire dalla conservazione delle aree pregiate e di grande valore dei Gessi Triassici, nonché la rispondenza alla vocazione che richiama gli usi di fruizione naturalistica, culturale e turistica”.

Questo è l’incipit del documento sottoscritto all’unanimità nella giornata di mercoledì 14 gennaio, dal Consiglio direttivo del Parco che, sul tema della pista Gatta Pianello, che attraversa la monumentale valle dei Gessi Triassici e recentemente è stata di nuovo erosa dal fiume Secchia, ha approvato all’unanimità il seguente documento.

“L’ondata di maltempo del periodo natalizio – prosegue il documento - che ha prodotto gravi danni ed emergenze nelle regioni Emilia, Toscana e Liguria, ha colpito pesantemente la pista di attraversamento dell’area dei gessi Triassici nel Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano.
La riparazione dei danni in questione deve rientrare certamente nelle misure specifiche adottate per fronteggiare tale emergenza nazionale, a partire dagli interventi urgenti e immediati avviati dalla protezione civile.
L’azione di ripristino non può non tenere conto della estrema importanza delicatezza e fragilità dell’area interessata e dell’opera viaria.
Nel corso degli ultimi mesi e degli ultimi anni si sono ripetuti con frequenza sempre più allarmante interruzione della pista e lavori di ripristino che si sono rivelati sostanzialmente inadeguati, con un peggioramento delle condizioni di sicurezza e percorribilità, e anche della naturalità e dei valori paesistici dell’area.
E’ evidente fin dalla concezione, progettazione e prima realizzazione dell’opera, nonché dalle pronunce della magistratura che hanno fatto seguito al contenzioso ad esse seguito, che si tratta di una situazione alquanto speciale, che richiede un programma di manutenzione ugualmente attento alla sicurezza dal punto di vista idraulico e idrogeologico e al rispetto degli elevatissimi valori di ambiente e paesaggio della zona tutelata ai sensi della direttiva Habitat e inserita Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano.
Il Parco nazionale fin dai primi anni 2000 ha inserito la realizzazione della pista nella propria iniziale perimetrazione; ha sostenuto davanti al TAR e al Consiglio di Stato il progetto di sistemazione e apertura controllata al traffico di attraversamento; ha investito 365.000 euro nel Centro Visita delle Fonti di Poiano di proprietà del Comune di Villa Minozzo; ha provveduto coi progetti TRIASS 1 e TRIASS 2 ad approfondire studi – ricerche, e a promuovere divulgazione scientifica e valorizzazione turistica dell’area, che costituisce un grande irrinunciabile patrimonio territoriale su cui può far leva un qualificato sviluppo locale di turismi scientifico, ambientale e di comunità.
Ha proposto e cofinanziato il progetto da realizzare di Porta del Parco (c.d. Porta dei Gessi), esattamente nell’area colpita dall’alluvione. Ha altresì proposto e ottenuto un finanziamento Life (230.000 euro) relativo all’area medesima.
Ci sono tutte le ragioni e le condizioni perché tutti questi progetti già realizzati, quelli finanziati e in corso di sviluppo e realizzazione, siano coordinati con le operazioni o i progetti di ripristino della transitabilità della pista, che può essere altresì risezionata anche in funzione di corsie pedonali e ciclabili, riposizionata in relazione alle curve naturali dell’alveo, attrezzata con punti di osservazione, sosta protetta dall’erosione anche in caso di allagamento, con adeguato irrobustimento delle sponde sul versante del fiume. L’esperienza decennale di erosione e successivi ripristini rivelatisi troppo precari suggerisce altresì l’opportunità di definire un ‘codice’ o un protocollo per la manutenzione congiunta della pista e dell’alveo che escluda il meccanismo ‘commerciale’ di cessione di inerti provenienti dall’area protetta in cambio di opere. Di un tale protocollo del quale il Parco nazionale propone di essere parte attiva e vigile, insieme ai competenti Uffici Tecnici di Bacino, alla Soprintendenza ai Beni Culturali alle Istituzioni Locali, Comuni, Comunità Montana, Provincia di Reggio Emilia e Regione Emilia Romagna”.

“Un appello in particolare al Ministero dell’Ambiente – è la conclusione del documento immediatamente presentato a Regione, Provincia di Reggio Emilia, Comunità Montana e Comuni di Villa Minozzo e Villa Minozzo - perché con entrambe le Direzioni Generali interessate, quella della Difesa del Suolo e quella della Conservazione della Natura, accompagni e sostenga l’obiettivo di un progetto di qualità che coniughi stabilmente la tutela ambientale e la fruibilità dell’area colpita”