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I 30 anni del Gruppo amici ospedali missionari

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Gaom 1"Quando i tipici mulinelli di vento che corrono sull’altopiano etiopico si fanno più frequenti e guadagnano più forza, alzando polvere e foglie per decine di metri, è il segno che stanno per arrivare le piogge".

Così inizia una lettera, di Alberto Campari, presidente del Gaom-Gruppo amici ospedali missionari - che è stata consegnata ieri sera ai presenti alla festa per i 30 anni del sodalizio svoltasi al Parco Matilde di Carpineti.

Così prosegue: "E’ questo il momento in cui gli uomini escono dalla propria capanna per andare a preparare i terreni per la semina. Muniti di una punta di ferro, trainata da buoi, percorrono i campi circostanti il villaggio ed in ogni solco seminano pazientemente cereali e speranza.

Così, oltre 30 anni fa, quando ha sentito nel proprio cuore il vento della carità soffiare più forte, Riccardo Azzolini si è recato in Africa per un’esperienza missionaria. Senza saperlo, Riccardo ha tracciato un solco nel quale sono caduti semi di speranza.

Ma la vita dei villaggi, il luogo dove il kabelè, ossia i capi tribali, si incontrano per prendere le decisioni importanti, è all’ombra delle acacie.

E’ qui, sotto i lunghi rami spinosi, che si decide la sorte delle varie comunità.

Grag, l’acacia, come viene chiamata in lingua amharica, la più diffusa in Etiopia, è anche il logo del Gaom.

I semi gettati da Riccardo sono infatti germogliati e sono cresciuti in questi anni, generando un gruppo che col tempo è diventato associazione, poi Onlus, ma soprattutto, un luogo.

Il Gaom infatti, rappresenta per tante persone uno spazio in cui potersi incontrare, mettersi in gioco, discutere, lavorare, stare bene insieme.

Un luogo nel quale hanno trovato un proprio posto non solo i volontari, ma anche i missionari della Consolata e le suore del De Focauld, con cui lavoriamo in profonda amicizia fin dall’inizio di questa avventura.

Con loro, abbiamo sudato, sperato, faticato, sognato per farci prossimi di chiunque abbiamo incontrato sulla nostra strada, a fianco di malati, lebbrosi, ragazzi di strada, carcerati e tanti altri ancora.

Scoprendo, nell’incontro con l’altro, che questi “piccoli” sono i nostri talenti.

Gaom 2

Lo spirito che ci ha accompagnati in questi anni è sempre stato quello di metterci in ascolto e di condividere costantemente un cammino con questi fratelli, permettendoci di vedere tanti risultati, di superare difficoltà ed a volte delusioni e insuccessi.

Oggi, l’Etiopia sta cambiando sotto tanti punti di vista ed in questa trasformazione, anche le missioni vivono mutamenti fondamentali.

Per il Gaom, vivere questo cambiamento significa prendere sempre più coscienza che la condivisione con i più piccoli ed il cammino con i più deboli costituiscono il progetto.

Pur consapevoli che non sempre i progetti si sviluppano come sono stati sognati, resta la certezza di aver lavorato per il Bene e di aver comunque seminato speranza.

Come diceva Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari e missionarie della Consolata, occorre “fare bene il Bene”.

Il Bene è Bene, ed è un dono che non attende un ritorno.

Fin tanto che il Gaom sarà un luogo dove educarsi al Bene, avremo la certezza di poter continuare questo cammino".

Torta