Ero ad una cena di solidarietà in un agriturismo, immerso nel verde, come Dio comanda. Il menu favoriva il clima di amicizia: affettati nostrani, un buon risotto alla brianzola, il maialino ben cotto e dolce alla fine. Tutto in abbondanza, compreso il vino e il caffè, per una cena, che permetteva di aiutare i poveri. L’offerta era libera e “anonima”, il costo, meno di un’adozione a distanza! Si poteva tornare a casa, soddisfatti per un’opera buona, che tacita un po’ la coscienza di fronte alle ingiustizie del mondo. Che poi, a guardarci bene, non sono colpa nostra! I poveri ci saranno sempre, l’ha detto anche Gesù di Nazareth!
Non è poi andata così! In queste cene di solidarietà, c’è sempre qualche voce scomoda che si alza “profetica”. Si andava verso una felice conclusione, quando ha preso la parola Elia. Da anni, con la moglie e quattro figli piccoli, lavora in un paesino sperduto del Perù, dove ha una comunità di accoglienza e sta restaurando una chiesa d’arte coloniale barocca . Già due restauratori italiani brianzoli, hanno iniziato il delicato lavoro: «Prima non volevo! Mettere a posto un chiesa, quando i poveri sono tanti! Ma sono stati loro stessi a volere uno spazio dedicato a Dio, un luogo di Bellezza dove invocarlo, sentirlo amico, povero Cristo che condivide le loro miserie!».
Ma questo non scomodava! Era una buona azione, come criticarla? Ci ha messo in crisi quando ci ha invitati alla essenzialità della vita, alla “sobrietà”, di cui parlano spesso il cardinale Dionigi, il Papa, perfino il presidente della Repubblica: «Da noi, esiste sulle Ande una scuola d’arte del legno di rara bellezza. E’ interessante il lavoro dello scultore: scalpella il legno, toglie, toglie, per estrarre un volto, una statua, un’opera d’arte». Toglie! Non aggiunge! Stessa operazione dovrebbero compiere gli educatori o i genitori, che vogliono bene ai loro ragazzi! Ma troppi, qui in Italia, aggiungono invece di togliere: il capolavoro, allora, rimane nascosto, “incompiuto”! Quando ci renderemo conto che dare sempre, dare tutto, è una forma di tradimento nei loro confronti?. Ma sobrietà ed essenzialità di vita saranno ancora possibili, quando si è invitati al consumo più che al risparmio, al benessere individuale più che alla solidarietà? Non sarà facile dismettere certe abitudini, ma la strada da compiere è quella di Elia, del Vangelo! Passa attraverso la fatica dell’essenziale, che è “invisibile agli occhi” (Antoine de Saint-Exupery) ma porta a essere liberi per amare.
Penso che in tanti ormai la pensiamo così, ma poi vuoi per pigrizia, vuoi per comodità, ce lo ripetiamo solo, intervenendo di persona solo raramente. Invece basterebbe penso iniziare dalle piccole cose di tutti i giorni: comprare solo il cibo necessario e non riempire il carrello di abbondanza di vivande per poi buttare via ciò che in frigo o nella dispensa a lungo andare va in scadenza, o comprare vestiario per ogni occasione, anche se poi si porta solo una volte o due in un anno e poi si butta perchè risulta fuori moda per l’anno dopo… Tant’è che oggi sul giornale ho letto nella stessa pagina notizie sulla crisi economica, sui cassintegrati, disoccupati e nuovi poveri e di fianco il trafiletto che ogni italiano ha a disposizione due cellulari… Mah!!!
(Elisabetta Marmiroli)
Grande don Vittorio
Che storia ci racconta! Da un lato un popolo povero che vuole una bella chiesa, ben sapendo che costerà cara; dall’altro l’artigiano che deve realizzare quella bellezza e la cerca togliendo, limando, eliminando quel che è di troppo. C’è di che riflettere molto a lungo; nel frattempo grazie.
(Elisabetta)