“Arrendetevi e avrete salva la vita”, con queste parole inizia la storia di una delle più controverse e tragiche vicende del dopoguerra italiano. Le promesse sono state disattese, l’epilogo è noto: ventiquattro giovani uccisi dai partigiani comunisti, alcuni appartenenti alla Rsi e altri estranei al conflitto.
Rancori e vendette hanno caratterizzato le vicende di Cernaieto, località nel cuore dell’Appennino reggiano a cavallo tra i comuni di Casina, Canossa e Castelnovo ne' Monti.
Nel libro “Cernaieto, la strage, la croce e il femminicidio di Paolina”, scritto a quattro mani da Fabio Filippi e Pierluigi Ghiggini, si ripercorre la vicenda in modo dettagliato, un volume ricco di documenti, accompagnato dalle testimonianze di chi quelle vicende le ha vissute sulla propria pelle.
Da quando il giornalista di sinistra Giampaolo Pansa, con la pubblicazione del libro “Il sangue dei vinti”, ha sdoganato questo complesso periodo storico del nostro Paese, molte verità sono venute alla luce, comprese quelle tragiche del bosco di Cernaieto. Una ricerca approfondita che ha permesso di riscrivere la storia di quel luogo.
Nel libro si raccontano storie di acredini e risentimenti, un documento storico con avvenimenti da romanzo giallo: dalla fuga di uno dei condannati creduto già morto dai partigiani ai documenti ufficiali bruciati, dalla morte di tre giovani donne che nulla avevano a che vedere con la guerra alle tante bugie per anni nascoste nei cassetti, dalle minacce e le intimidazioni a chi ha iniziato a parlare di Cernaieto alla determinazione che alcune persone hanno avuto nel commemorare un evento per la storiografia ufficiale ormai dimenticato.
Desidererei leggere questo volume, come già ho fatto per tutti quelli di Pansa. Anche la storia che troviamo sui testi scolastici andrebbe revisionata…
(Una cittadina)