“Siete il pubblico più difficile che ci sia, perché so bene che ragazzi della vostra età hanno di meglio da fare che ascoltare un vecchio bavoso che parla di cavalli”.
La profezia fu errata. Così, venerdì 24 aprile scorso i ragazzi delle scuole media di Baiso hanno ascoltato per circa due ore Giovanni Lindo Ferretti in un lungo e affascinante discorso in cui la storia dell’uomo e quella del cavallo hanno saputo alternarsi, legarsi e sciogliersi fino ad analizzarsi vicendevolmente.
Antichità
In principio, un accordo, un patto tra cavalli e uomini permise alla forza bruta di essere governata e all’uomo governante di elevarsi, materialmente, e di cambiare prospettiva. Ad un equilibrio orizzontale se ne aggiunge uno verticale; disciplinato il cavallo, disciplinato il cavaliere e l’animo suo, aumentano i carichi che l’uomo può trasportare e aumenta tutto ciò che di quei materiali è fatto. La forza appiedata è annichilita da quella montata; crolla l’impero romano (d’occidente), che della fanteria è stato apologeta. Da qui, tra periodi bui ed altri illuminati, è una veloce cavalcata verso la
...modernità
Dove al cavallo si sostituisce il vapore. Ma la scienza, ossequiando la potenza passata, decide che non solo l’unità ma pure la sua misura debba essere, d’ora in avanti, “cavallo-vapore”.
La riuscita dell’incontro e il fallimento della previsione d’apertura si manifestano con l’alzarsi delle braccia degli studenti; questi, figli della contemporaneità e del progresso (attuale), si rivelano legati al cavallo e attraverso questo ai secoli passati. A chi, magra e minuta, parla della sua frequenza ai corsi di equitazione, a chi domanda di cavalli scatenati e di altri sfortunati, Ferretti reca rispettivamente l’esempio di quei monaci medievali a cui era vietato cavalcare ( poiché per essere umili conviene che i piedi siano a terra) e l’esempio di Cinzia, donna in grado di piegare l’ardire dei cavalli, e dei cavalli sauri, un tempo cavalli regali ed ora carne da macello.
L’ultima domanda ha, dalle precedenti, una totale estraneità; chiede a Ferretti di cantare qualcosa sulle note del professor Ezio Bonicelli, che dell’incontro è stato propiziatore ed organizzatore. Un inno alla Maremma (unica steppa d’Italia) e una sferzata al progresso (“feticcio color losco”) suggellano sapientemente, attraverso il binomio voce-violino, il rapporto uomo-cavallo e il dialogo Giovanni Lindo Ferretti-studenti.
(Fabio Spezzani)