Martedì scorso a Castelnovo ne' Monti, nella sede dell’Unione montana dei comuni dell’Appennino reggiano, i sindaci, riuniti come Comitato di distretto, hanno incontrato il direttore generale dell’Ausl, Fausto Nicolini, e la direttrice del distretto sanitario montano Sonia Gualtieri. Tema dell’incontro, richiesto nelle scorse settimane dai sindaci, sono state le prospettive dell’Ospedale S. Anna nell’ambito del previsto riordino della rete ospedaliera, a seguito degli indirizzi di programmazione nazionale e regionale.
Durante l’incontro Nicolini ha confermato “il ruolo strategico del S. Anna nell’ambito della rete ospedaliera provinciale, per garantire percorsi clinico-assistenziali appropriati e di qualità per la popolazione residente. In un contesto che da tempo ha diminuito le risorse per il sistema sanitario, l’impegno principale delle istituzioni e dell’Azienda è quello di mantenere livelli di efficienza gestionale e di efficacia assistenziale per tutti i servizi e le funzioni attualmente presenti nell’ospedale montano”.
Ha aggiunto Nicolini: “L’obiettivo prioritario è quello di riconoscere al S. Anna, nell’ambito del riordino della rete ospedaliera regionale, il ruolo di ospedale di zona, essendo situato in un’area geograficamente e demograficamente disagiata, pur con un bacino di utenza inferiore a quello previsto dalla programmazione nazionale. Oggi infatti il S. Anna non solo è dotato delle funzioni presenti negli altri ospedali del presidio provinciale, ma avvalendosi di una stretta integrazione con l’Azienda ospedaliera S. Maria Nuova di Reggio, dispone di funzioni assistenziali ed eroga prestazioni che normalmente non sono presenti in ospedali di questa tipologia”.
Tra queste, Nicolini ha ricordato la cardiologia, riabilitazione cardiologica, urologia, neurochirurgia del rachide, rianimazione, laboratorio.
Anche i sindaci hanno sottolineato l’importanza del modello di rete in stretta sinergia tra il S. Anna e l’Azienda ospedaliera S. Maria Nuova: “E’ sicuramente la migliore soluzione organizzativa per il mantenimento degli attuali servizi – ha affermato il presidente dell’Unione Enrico Bini - garantendo adeguate competenze professionali, prestazioni di qualità e risultati positivi in termini di efficacia e appropriatezza, nonostante i vincoli e le criticità legate al territorio e al contesto demografico. La stretta integrazione con gli altri ospedali dell’Azienda ha favorito lo sviluppo di attività in rete per discipline quali oculistica, endoscopia digestiva, radiologia”.
Nascere al S. Anna
Si è parlato ampiamente anche la situazione del punto nascite, al centro di molti interventi nelle scorse settimane, tesi a difendere questo presidio ritenuto fondamentale per l’Appennino da qualsiasi ipotesi di chiusura. Ha spiegato Nicolini: “E’ necessario puntualizzare i diversi aspetti relativi agli indirizzi previsti dalla normativa nazionale e regionale, in particolare per i punti nascita con numero di parti inferiore a 500. La nostra volontà ed il nostro impegno sono per garantire, come avvenuto in passato, i massimi livelli di sicurezza per le pazienti e gli operatori attraverso una organizzazione integrata con l’Azienda ospedaliera di Reggio, assicurando assetti organizzativi analoghi a quelli degli altri ospedali della rete provinciale: guardia ginecologica e anestesiologica h24, pronta disponibilità pediatrica, Stam (trasporto materno assistito) e Sten (trasporto neonatale assistito). Reggio Emilia è stato il primo territorio provinciale della regione ad attivare lo Sten, funzione fondamentale prevista dalla normativa”.
In conclusione...
Sul’andamento dell’incontro così concludono i sindaci attraverso un intervento congiunto: “L’aspetto importante emerso dall’incontro è che non si parla per il reparto di ostetricia del S. Anna di una chiusura in tempi brevi: prima che si arrivi all’applicazione rigorosa dell’intesa Stato-regioni e del patto per la salute 2014–2016 che indicano la soglia minima dei 500 parti all’anno ci sono gli spazi per condurre azioni che abbiano ovviamente l’obiettivo di mantenere questo servizio fondamentale non solo per la sicurezza e la salute pubblica, ma anche per la tenuta sociale del territorio aperto ed attivo. Il nostro impegno è ovviamente ai massimi livelli e crediamo che l’intenzione della direzione generale Ausl sia la medesima, ovvero difendere in ogni modo il punto nascite in montagna”.
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AGGIORNAMENTO - Le precisazioni di Nicolini in un comunicato dell'Ausl
In relazione al comunicato stampa dei sindaci dei comuni dell’Appennino reggiano relativamente all’incontro del Comitato di distretto del 14 aprile scorso, con la direzione generale e distrettuale dell’Azienda Usl di Reggio Emilia, per dovere di trasparenza e corretta informazione, intendo fare alcune precisazioni. Nell’incontro, durato alcune ore, si è discusso in modo approfondito degli assetti attuali dell’ospedale S. Anna e delle possibili prospettive in relazione al piano di riordino della rete ospedaliera secondo la programmazione nazionale e regionale. Ho confermato il ruolo strategico dell’ospedale per il territorio montano e per la rete provinciale e l’impegno di questa direzione, in stretta integrazione con l’Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, a garantire servizi e prestazioni clinico-assistenziali qualificate, appropriate e sicure. Per quanto attiene la questione del punto nascita si è discusso dei vincoli, delle opportunità e dei diversi aspetti tecnici, legali e normativi, relativi alla applicazione del Piano di riordino dei punti nascita, così come previsto dall’Intesa Stato-regioni del dicembre 2010 (sottoscritta da governo, regioni, comuni, province e comunità montane) e dal Patto per la salute 2014-2016, anche in previsione della programmazione regionale di prossima emanazione. A questo proposito non è corretto attribuirmi l’intento o l’obiettivo “di difendere in ogni modo il punto nascita della montagna”. Questa direzione, coerentemente a quelli che saranno gli indirizzi regionali in materia, si è invece impegnata, in relazione agli assetti che ne risulteranno, a garantire, anche in caso di superamento del punto nascita, i massimi livelli di sicurezza possibili nel percorso nascita della popolazione residente, come peraltro ampiamente fatto fino ad oggi, grazie all’integrazione con l’Azienda ospedaliera S. Maria Nuova di Reggio Emilia.
(Fausto Nicolini, direttore generale)
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Come al solito le rassicurazioni sul ruolo strategico dell’ospedale S. Anna da parte del direttore generale, signor Nicolini, non si sono fatte attendere; da sempre il ruolo del nostro ospedale è strategico, ora attendiamo l’incontro pubblico come abbiamo stabilito nell’ultimo Consiglio comunale. Leggendo bene l’articolo come viene riportato, per quello che riguarda il punto nascite, cominciamo a leggere proposte alternative, nuove e preoccupanti, che non ci convincono. Attendiamo gli eventi dei prossimi mesi, noi continueremo il nostro ruolo per impedire che questo importante servizio venga chiuso.
(Robertino Ugolotti, capogruppo lista civica “Progetto per Castelnovo ne’ Monti”)
Nicolini non era quello che diceva che il S. Anna è “immortale”? Immortale come in genere si definiscono i classici, forse (che non ci sono più). Penso che il S. Anna pian piano verrà “razionalizzato”. Nei tempi e nei modi che la politica sa ben conoscere, ai montanari verrà fatta ingoiare. Un buon pronto soccorso e tanto basti ad una popolazione poca e anziana.
(Sil)
Una cosa è chiara: Nicolini non ha smentito la chiusura. Punto.
(Sara Incerti)
La politica aziendale fin ora attuata ha portato in crisi l’Ostetricia, se davvero non volessero la chiusura potrebbero prendere altre strade: portare interventi programmati da Reggio a Castelnovo, specializzare l’Ostericia al parto epidurale che attira molte donne, tenersi stretto il personale esperto con esperienza e magari locale, più interessato al buon funzionamento del servizio locale! Insomma, a quelli di Reggio poco importa della montagna, anche se poi vengono a cercarvi il fresco in estate!
(Sam)
Purtroppo non non mi paiono notizie positive. Una frase come: “non si parla per il reparto di Ostetricia del S. Anna di una chiusura in tempi brevi” significa che la politica regionale e provinciale non ha difeso a sufficienza il S. Anna, altrimenti avrebbe fatto altre scelte e altri investimenti in questi anni. I “tempi brevi” per la chiusura di Ostetricia sono quelli che servono a farci digerire il fatto compiuto.
(SC)
In soldoni danno, con grande magnanimità, il trasporto per Reggio nel caso tu, donna montanara, debba partorire! Grazie, ma prima che mi sei venuto a prendere e mi hai portata a Reggio… ho partorito! Nota positiva (e molto sarcastica): dai, ragazze, pensate positivo!, sono aperti nuovi bandi per levatrici e stregoni vari che verranno a casa tua come una volta! Questo sì che è ridare lavoro alla popolazione montana e allo stesso tempo tornare ai valori di un tempo! Che gioia. Scusate la nota polemica, ma vorrei che una volta tanto i vari politici e politicanti parlassero senza tanti giri di parole, che servono solo per non dire quello che vorrebbero e per pararsi non dico cosa. Un minimo di onestà sarebbe più che ben accetta e vorrei ricordare che abbiamo gli scarponi grossi (da veri montanari) ma il cervello fino.
(Francy)
Del reparto, purtroppo, non si avrebbe solo bisogno per nascere, ma anche per interventi ed esami più o meno seri che un tempo si facevano, ma che ora nessuno affronta più in questo ospedale, vedi interventi di isterectomia o simili. Quindi di fatto è come se fosse già chiuso.
(MF)
Veramente le isterectomie si fanno tutte le settimane. S’informi meglio prima di parlare a caso.
(A. Nobili)
Continuiamo a non capire, le precisazioni del direttore Nicolini sono inutili perché già espresse nell’articolo, a meno che non si giochi allo scaricabarile delle responsabilità, se si chiude il punto nascita a Castelnovo ne’ Monti i responsabili sono gli amministratori del 2010 a Roma, Bologna, Reggio Emilia e i sindaci montani o il nuovo Patto per la Salute 2014-16. Quindi i cittadini della montagna si aspettano cose certe e probabilmente già decise. Basta tatticismi: o si chiude e si ha il coraggio di dirlo o si devono trovare le condizioni con il S. Maria di Reggio Emilia per evitarlo.
(Robertino Ugolotti, capogruppo lista civica “Progetto per Castelnovo ne’ Monti”)
Probabilmente la precisazione del signor Nicolini serve a “lavarsi le mani” dalle responsabilità della chiusura che sono già state decise dalle Amministrazioni politiche del tempo (2010) e confermate dalle attuali. Emblematica è la dichiarazione conclusiva: “Questa direzione, coerentemente a quelli che saranno gli indirizzi regionali in materia, si è invece impegnata, in relazione agli assetti che ne risulteranno, a garantire, anche in caso di superamento del punto nascita, i massimi livelli di sicurezza possibili nel percorso nascita della popolazione residente, come peraltro ampiamente fatto fino ad oggi all’integrazione con l’Azienda ospedaliera S. Maria Nuova di Reggio Emilia”. Quindi vorrei avere capito male (e lo dico sinceramente), perchè mi sembra che i sindaci abbiano fatto il possibile, il dirigente idem, ma bisogna guardare avanti. Un modo dolce per somministrare l’ennesima “medicina”.
(Massimiliano Genitoni, portavoce M5S C. Monti)
Condivido l’ultimo commento di Robertino, ma siamo sempre alle solite; quando la gente non sarà più drogata da televisione e pallone saranno tempi duri per i politici e tempi di grandi affari per chi commercia in attrezzi agricoli.
(Corrado Parisoli)
Giri di parole ulteriori per dire che non ha intenzione di difendere il punto nascite del Sant’Anna e che se viene chiuso, cosa che sicuramente accadrà, ci mandano i mezzi per partorire in pianura! Ah, Nicolini, ma dillo chiaro!
(Francy)
Nella puntata di “Report” andata in onda la settimana scorsa abbiamo visto come funzionano bene i grandi ospedali! Sperimentazioni non autorizzate e poi… tutto ciò che non sappiamo! Se questa è sicurezza, allora io preferisco un piccolo ospedale come il nostro con personale preparato, serio e garbato. Per un ospedale non mega, magari potrebbero servire periodi di aggiornamenti presso ospedali più grandi, ma soprattutto dovrebbero avere una dirigenza che sappia vedere dove vi sono le carenze e dove vi sono le eccedenze, non solo strutturali ma anche per fasce orarie. Ad esempio: il mattino dalle 7,30 alle 9,30 aprire una cassa o due per i prelievi usufruendo di un impiegato di un altro ufficio penso che potrebbe essere conveniente, snellendo le code, gli utenti ne trarrebbero vantaggio e senza assumere altro personale. Per quanto riguarda il reparto di maternità, io manderei a Civago e a Succiso il direttore Nicolini, poi lo farei scendere a Reggio e fargli considerare che dovrebbe avere i dolori del parto o aver avuto la perdita del liquido amniotico. Come se a Reggio non vi siano stati bimbi morti alla nascita! Noi, in più, abbiamo la fortuna di avere un medico come il dottor Briglia che l’Arcispedale S. Maria Nuova se lo sogna. Con lui siamo in una botte di ferro. La sto facendo troppo lunga, dirigenti più preparati e competenti e meno sottoposti alla politica. Questa è la sintesi.
(Luisa Valdesalici)
Fino ad ora, più che il ruolo dell’ospedale S. Anna, ad apparire strategica è stata la nomina della neo-direttrice del distretto sanitario di Castelnovo ne’ Monti…
(Daniele Valentini, consigliere comunale lista civica “Progetto per Castelnovo ne’ Monti”)
Una delle cose che salta all’occhio in tutta questa situazione, oltre alle smentite/dichiarazioni e testimonianze, è l’assoluta mancanza del punto di vista dei lavoratori dell’ospedale. Non mi sembra di avere notato alcuna voce di infermieri, medici ecc. del reparto (sono pochi quindi facilmente conoscibili). Che la democrazia e la libertà di parole sia stata un po’ “limitata”? Resta il fatto che per garantire ai dirigenti il raggiungimento dei vari bonus ed incentivi si debba limitare una struttura, peraltro da poco rinnovata, che è un fiore all’occhiello soprattutto per le donne che ne hanno bisogno. Sottolineo la parola bisogno, non sfizio. È per caso stato fatto un conto di quanto si risparmierebbe tagliando i costi di bonus ed incentivi per la riorganizzazione di quella che è un eccellenza in Italia? Forse potremmo salvare il reparto… Comunque mi sa che ho detto cose inutili, visto che la decisione è già presa, con buona pace dei cittadini della montagna, dell’impegno di pochi (Teneggi, qualche mamma e qualche saggio politico). Spero di sbagliarmi su tutto.
(Gianpaolo)
Trovo questo passaggio davvero incredibile: “ci impegniamo a garantire, anche in caso di superamento del punto nascita, i massimi livelli di sicurezza possibili nel percorso nascita della popolazione residente, come peraltro ampiamente fatto fino ad oggi”. Ecco, allora vedete di lasciare la situazione che c’è oggi. Sono parole che mi ricordano quel passaggio di Fontamara di Silone… “Queste donne pretendono che la metà del ruscello non basta per irrigare le loro terre. Esse vogliono più della metà, almeno così credo di interpretare i loro desideri. Esiste per ciò un solo accomodamento possibile. Bisogna lasciare al podestà i tre quarti dell’acqua del ruscello e i tre quarti dell’acqua che resta saranno per i Fontamaresi. Così gli uni e gli altri avranno tre quarti, cioè, un po’ più della metà. Capisco – aggiunse don Circostanza – che la mia proposta danneggia enormemente il podestà, ma io faccio appello al suo buon cuore di filantropo e di benefattore“.
(Commento firmato)
Leggendo le ultime precisazioni del direttore generale Nicolini non ho più parole! Scusate, signori sindaci, ma non vi sentite leggermente presi per i fondelli? O siete in fondo in fondo d’accordo con questo modo di ragionare? Cioè continuare a raccontarci e raccontarvi tante cavolate, quando si capisce benissimo che tutto è già deciso? Io da cittadina pretendo proposte alternative e ragionamenti che portino a soluzioni concrete ed attuabili! Si può andare in fondo alle cose? Si può dire: no, qui, signori, non si chiude, ora si trova una soluzione! Montanari, facciamoci sentire!
(Benedetta)
Sul tema dell’ospedale S. Anna di Castelnovo ne’ Monti e in particolare del più urgente tema della tenuta del punto nascita, è finalmente arrivato il confronto fra i Sindaci del territorio montano e l’AUSL di Reggio Emilia. Le dichiarazioni degli uni e degli altri, evidentemente non concordate, chiariscono le opinioni sul punto e indicano l’urgente necessità di un confronto con il convitato di pietra ancora assente, la Regione Emilia Romagna. Intanto una prima osservazione. Se un giornale fraintende le dichiarazioni dell’AUSL affermando che il punto nascita di Castelnovo ne’ Monti è insicuro, la smentita non arriva nemmeno. Se invece a fraintendere sono i Sindaci e affermano una presunta volontà dell’AUSL di difenderlo, la smentita arriva immediatamente. Le posizioni mi sembrano chiare. Peraltro, sarebbe davvero così grave che l’AUSL intendesse davvero difendere in ogni modo un proprio servizio territoriale? Nessuno avrebbe certo pensato fra i modi a barricate o fucili, ma più semplicemente a servizi e tecnologie che rendano praticabile questo punto nascita dentro agli standard di sicurezza previsti. Non è forse ciò che è stato attribuito, senza smentita, all’AUSL, nella prima parte dell’articolo? Continuiamo a pensare che le affermazioni sulla tenuta strategica e complessiva dell’ospedale S. Anna sia gravemente messa in discussione nella sua credibilità dalla chiusura del suo punto nascita e ancor più siano messe in discussione le politiche di ricrescita sociale ed economica del nostro Appennino. Pensiamo allora che la serietà – che conosciamo e non mettiamo in discussione – degli standard di sicurezza sui punti nascita siano da affrontare nelle aree montane con pari serietà di politiche e più raffinati e coerenti modelli organizzativi delle professioni e dei servizi per la salute. La chiusura di questo punto nascita non sarebbe certo segno dell’efficienza del sistema sanitario emiliano romagnolo ma del suo fallimento. E segno, ben più drammatico, se fosse confermato, del fallimento delle politiche regionali di sviluppo intelligente di tutto, diciamo tutto, il territorio regionale nel quale, mi pare di ricordare, i nostri Comuni sono ricompresi e del quale, mi pare di ricordare, siamo cittadini anche qui. Ebbene, arriviamo al punto. Dove sono i rappresentanti regionali e dove la politica? E fingendo, per ostinazione, di non aver compreso bene, chiediamo ancora: la Regione esprime un’opinione pubblica in proposito o rimane solo a suggerire cosa smentire o no ai propri dirigenti? Abbiamo rispetto e possiamo comprendere il ruolo e l’imbarazzo del direttore Nicolini. Chiaro il suo ruolo tecnico e il riepilogo delle norme che in questa veste ribadisce ad ogni occasione. Noto anche che proprio grazie alla sua azione e certamente in massima sicurezza il punto nascita è oggi aperto e vivo. Ci segnala – cosa altro potrebbe fare? – che la mera applicazione tecnica e giuridica delle norme nazionali porterebbe alla chiusura di questo servizio essenziale al territorio e che per salvarlo occorre un’opzione politica chiara e determinata seguita dai giusti investimenti. Un’opzione, diciamo noi, che non riguarda solo l’apertura del punto nascita ma della stessa montagna. Questa è l’attesa chiara che esprimiamo. La Regione deve mettersi al fianco del territorio e non contro di esso adottandola velocemente. Che il poco tempo che il Governo ci ha dato sia quello delle soluzioni non degli scontri.
(Giovanni Teneggi)
Sono nato nel 1951 all’ospedale S. Anna di Castelnovo, anni in cui le nascite nella stragrande maggioranza avvenivano in casa. A quel tempo la “povertà” permetteva un servizio emergenziale quale la nascita in ospedale, ora che viviamo nel “benessere” questo sembra non essere più possibile. Alla faccia del progresso.
(S.V.)
Vorrei specificare che la “Sara Incerti” che ha commentato l’articolo su Fausto Nicolini presumo sia una mia omonima, in quanto io dipendente dell’azienda USL non avrei commentato.
(Sara Incerti)
Quindi ho pensato bene, i dipendenti non possono(!)/vogliono(?) commentare. Anzi, evidentemente rischiano sanzioni se Sara Incerti deve sottolineare come una omonima abbia scritto qualcosa sull’argomento. Mah! Dove siamo finiti!
(Gianpaolo)
Nelle aziende pubbliche esiste un codice di condotta che vieta di dare giudizi negativi sull’operato dell’Amministrazione, a meno che non ci si esprima a nome di una rappresentanza sindacale. Sono previste opportune sanzioni disciplinari.
(Commento firmato)
Il punto nascite è sicuramente l’aspetto più saliente di un reparto di Ostetricia e Ginecologia, ma ci sono anche altre prestazioni sanitarie che meritano attenzione. Infatti è noto a tutti che nel corso di una vita di una donna ci possono essere anche altre problematiche che necessitano dell’assistenza di tale reparto. A questo punto mi chiedo com’è l’assistenza sotto questo aspetto? C’è la presenza continuativa di specialisti qualificati o già da ora la maggioranza della popolazione femminile della zona si reca altrove? Perché il nodo della questione non si può ridurre solo a “reparto aperto-reparto chiuso”, bensì quali sono le modalità concrete di erogazione del servizio e quale la risposta dell’utenza.
(Ic)
Tutti bravi questi politici. Perché nessuno coinvolge le mamme che hanno o che vorrebbero partorire a Castelnovo? Siete tutti bravi a scrivere in politichese, a dire cosa è giusto o sbagliato, ma intanto sotto i ferri ci andiamo noi. Immaginate un’urgenza quanti ci possa impiegare ad arrivare a Reggio! Vergogna, state giocando con la salute delle mamme e dei piccoli appena nati.
(Caterina)
Condivido il commento di Giovanni. Aggiungo che la precisazione del Dott. Nicolini sia legittima e appartenga al suo ruolo di tecnico. Però il nostro ruolo di sindaci e amministratori deve andare oltre alle ragioni tecniche spiegate nella replica, il punto nascita e più in generale il futuro del nostro ospedale sono da difendere ad oltranza. Noi, cara Benedetta, non abbiamo già deciso che si deve chiudere, spero nemmeno altri; il nostro è un territorio fragile e a forte rischio di abbandono, quindi non possiamo permetterci di perdere nulla di quello che abbiamo. Dobbiamo continuare a confrontarci coi vari interlocutori, cercando di far capire loro l’importanza che ha la tenuta del nostro territorio. Quindi tutti uniti dobbiamo difendere quello che abbiamo di più caro, “il nostro ospedale”.
(Enrico Bini)
Da quel poco che posso capire da queste discussioni mi sembra che i tecnici siano disponibili ad ammettere che il territorio nel quale poggia l’ospedale montano è disagiato geograficamente e demograficamente, mentre i politici tendono a spostare l’argomento altrove. Anche questa questione può essere spunto per una riflessione più generale e utile per il futuro delle nostre terre.
(Il fumoso)
No, signor sindaco, no. Qui non si tratta di far capire a gente a cui non frega niente di capire. Qui dobbiamo imporci. Dopo Poiatica non abbiamo ancora capito niente? Dopo la sparizione dei finanziamenti del secondo stralcio della variante del Ponte Rosso cos’altro ancora dobbiamo capire o far capire? Basta con i gradini istituzionali, basta con le “problematiche” da discutere con i “vari interlocutori”. Sono solo perdite di tempo o, ancor peggio se fosse, prender tempo perchè manca un preciso orientamento. Basta. Si va a Roma e si parla direttamente con il ministro. Questo è come io traduco il Suo ” tutti uniti dobbiamo difendere…”.
(MV)
Gli interventi di isterectomia si faranno anche tutte le settimane, ma due anni fa per una mia famigliare il chirurgo che veniva a Castelnovo da Reggio Emilia ha detto che qui l’intervento non lo faceva perchè a Reggio era più sicuro. Si vede che negli ultimi due anni il reparto è ritornato efficientissimo, infatti i numeri lo confermano…
(MF)
Ma bene, così un medico che viene accolto a lavorare nella nostra struttura si permette di denigrarla e pubblicizzare Reggio! Più sicuro altrove significa implicitamente che non lo è dove sei. La direzione sanitaria pensa che sia un’affermazione trascurabile?
(Pinello)
Grazie al nostro sindaco per le parole rassicuranti e speriamo che la sua volontà sia davvero questa. Purtroppo in questi anni abbiamo avuto tante belle parole, anche da chi avrebbe potuto e dovuto difendere il nostro ospedale. Speriamo questa volta di poterci fidare.
(Benedetta)
Tante volte noi del personale veniamo invitati per vie traverse a non esporci troppo, visto che chi comanda non siamo noi e certe decisioni sono già prese. Ci sarebbe da fare i sit-in davanti all’ospedale e fare una visita alla città eterna Roma. Siamo solo numeri. Speriamo bene, perchè chi vive sperando…
(Arrabbiata)
Solo per precisare: alla riunione del 14/4/2015 alla presenza del presidente Giammaria Manghi e del direttore Usl Nicolini erano presenti 3 sindaci dei comuni montani, 1 vicesindaco, 1 assessore e 5 comuni erano assenti. Fate voi.
(Giovanni)
Chiedo scusa: conferenza territoriale sociale e sanitaria dell’1/4/2015.
(Giovanni)