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Parte da Paolo Nori il 2015 del Bismantova

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Foto Jack & Joe - Tutto tranne che il liscio-Paolo Nori
Foto Jack & Joe - Tutto tranne che il liscio-Paolo Nori

Il primo spettacolo dell’anno 2015 della stagione teatrale del Bismantova ha un nome tutto suo e porta in scena Paolo Nori e l’Usignolo.

Il 9 Gennaio si apre il sipario per questo reading intitolato “Tutto tranne che il liscio”, che più che un reading si potrebbe pure chiamare lettura concerto.

Quello che legge Paolo Nori è un insieme di piccoli frammenti della sua vita, fra Parma, l’Algeria e la Russia, intervallato da diversi brani musicali suonati da L’Usignolo.

Un modo dinamico di vivere la vita.

Così ci siamo fermati un attimo, io e lui, le mie storie e le sue, e ne abbiamo parlato un po’.

Come è nata l’idea di portare in scena qualcosa che potesse intitolarsi “Tutto tranne che il liscio”?

Il testo è stato scritto nel 2009 come trasmissione radiofonica per Radiotre, mi avevano chiesto di parlare di musica per come l’avevo vissuta io. Mi è venuto da pensare che il liscio fosse la musica adatta per questa rubrica che si chiamava Storyville. L’ho scelto perché mi ricordo che me ne vergognavo, da piccolo, ma diventando vecchio mi sono accorto che mi piaceva tantissimo.

Hai viaggiato la tua porzione di mondo, e fra l’Algeria e la Russia, quanto credi ti abbia influenzato l’Emilia?

In Emilia io mi sento a casa mia. Ed è un posto che mi commuove. È una cosa che però ho scoperto da grande, prima l’Emilia mi sembrava una prigione, mi sembrava che se fossi rimasto qui sarei impazzito. Infatti me ne sono andato in Algeria. Tornando, invece, mi sono accorto che era bellissima. Prendi ad esempio la luce di Parma: di quella luce lì è fatta la mia infanzia, ed io sono fatto di quella roba lì. Non so se è una cosa bella o brutta, ma non posso farci niente.

Come vi siete incontrati tu e L’Usignolo?

L’Usignolo è composto da sette meravigliosi maestri di musica, che poi sono anche sette meravigliose persone. Ci siamo incontrati undici anni fa, grazie a Stefano Bertini, dell’ARCI di Reggio. Abbiamo iniziato a fare delle cose insieme e credo continueremo per molto.

Come si possono unire musica e parole insieme? Qual è il bello di portare in giro questo spettacolo?

Come si fa proprio non lo so. Ma credo sia fondamentale una certa sintonia, un certo modo di guardare il mondo che deve essere comune in qualcosa. Con L’Usignolo mi viene davvero naturale, tutto questo. Ogni parola e ogni nota prendono la stessa forma, gli stessi colori, per creare qualcosa di omogeneo.

Come credi che sia il tuo rapporto con il pubblico che può interagire con te anche grazie al tuo Blog (www.paolonori.it)?

Ero uno di quelli che non credeva molto nei Blog, avevo paura che mi portasse via troppo tempo. Non è stato così, anzi. Ho imparato che tutto ciò che pubblico nel mio Blog può essere rielaborato per diventare materiale che finirà da qualche parte in un libro. Mi piace anche il fatto che c’è chi legge le mie cose, le commenta e mi dice cosa ne pensa.

Cosa significa essere un artista?

Giorgio Agamben, filosofo italiano, dice che la bellezza, l’arte, non significa rendere visibile l’invisibile ma rendere visibile il visibile, e che un poeta, secondo lui, è una persona che è in balia della propria impotenza, e che non può farci niente.

Penso che essere un artista vuol dire avere quel potere lì di non fare niente.

Recensione

Foto Jack & Joe - Tutto tranne che il liscio-Paolo Nori
Foto Jack & Joe - Tutto tranne che il liscio-Paolo Nori

 “Tutto tranne che il liscio” è uno spettacolo che racconta di liscio ma non solo. Racconta di Russia, di Algeria, e di un’Italia degli anni ’80 che di certo è cambiata ma non poi così tanto.

E nel raccontare tutte queste cose, Paolo Nori, ha la freschezza e la spensieratezza necessarie a farti pensare che il liscio può anche fare ridere, ma ridere di gusto e con una certa allegria.

Sa davvero divertire e divertirsi con qualcosa che ha a che fare con le origini e la voglia di vivere oltre i confini, oltre i propri confini.

Cos’è una città? Una casa troppo grande di cui non si conoscono tutte le stanze?

Questa sembra essere l’impressione che Paolo ha, o almeno aveva, della sua Parma, luogo in cui è nato e ha passato gran parte della sua vita, ma non tutta.

Luogo da cui, un certo giorno, è voluto scappare, perché gli sembrava tutto una gabbia, una strana gabbia, in cui accadevano cose ancora più strane.

Per poi tornare, un certo altro giorno, e capire che essere italiani, in fondo, può anche essere la cosa più bella del mondo.

Mentre i maestri de L’Usignolo riempiono quelle stanze sconosciute e non di una musica leggera e piacevole, qualcosa che ti muove quello che sei.

Come lui stesso dice, si ha l’impressione che sia “tutto pulito”, un tempo “molto pulito”.

 

Gabriele Agostinelli