REGGIO EMILIA (23 gennaio 2015) – “Mai prima d’ora un formaggio Dop era stato così premiato”. Parole soddisfatte quelle di Gabriele Arlotti, presidente del Consorzio Conva – Nazionale del Parmigiano Reggiano, nel commentare i riconoscimenti conseguiti dall’equipe italiana al concorso internazionale World Cheese Awards 2014, svoltosi lo scorso novembre a Londra dove il team del tipico prodotto ha partecipato, forte del supporto del Consorzio Formaggio Parmigiano Reggiano. Ben 23 le medaglie meritate, tra cui un Super Gold. “Non era mai successo nella storia del concorso – dichiara Arlotti – che il Parmigiano Reggiano arrivasse in finalissima tra i primi 20, aggiudicandosi addirittura un Super gold, tra oltre 3000 campioni in gara”.
Fervono i preparativi ed è grande l’attesa per sabato 24 gennaio quando, dalle ore 9,30 nella storica Sala del Tricolore – presso il Municipio di Reggio Emilia – si terrà la cerimonia per attribuire al mondo rurale i premi conseguiti dall’equipe italiana nella recente missione in terra inglese. Interverranno caseifici, sindaci e pubblico da Bologna a Parma. Una invasione pacifica di agricoltori in una giornata che gode del patrocinio del Comune di Reggio Emilia e che, dopo il saluto di benvenuto del sindaco Luca Vecchi e di Giammaria Manghi, presidente Provincia di Reggio Emilia, sarà aperta dagli interventi di Graziano Salsi, presidente della sezione di Reggio Emilia del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, Igino Morini, giornalista del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, Gabriele Arlotti, presidente Consorzio Conva, Stefano Landi, presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia.
Nel corso della mattinata saranno consegnati a tutti i produttori di formaggi Dop, amministratori e casari, gli attestati di benemerenza e le premiazioni conseguite nella recente missione italiana al concorso svoltosi lo scorso novembre a Londra (Inghilterra) nel contesto del Good Food Show, esposizione internazionale dedicata al buon cibo.
Sarà proiettato, inoltre, un filmato (con regia di Daniele Sozzi e immagini di Loretta Amorini) sulla recente esperienza inglese.
L’iniziativa è organizzata dal Consorzio Conva (Consorzio per la valorizzazione delle attività d’impresa e dell’uomo).
Questi i membri vittoriosi della Nazionale del Parmigiano Reggiano (tra parentesi le rispettive medaglie con riferimento alle due categorie di stagionatura).
Per la provincia di Reggio Emilia: Caseificio Sociale Allegro, Caseificio Sociale Castellazzo (bronzo, categoria “Oltre 24 mesi”), Caseificio Sociale Cavola (argento e bronzo, categoria "Oltre 24 mesi"; bronzo categoria "Sotto 24 mesi"), Caseificio Sociale del Parco (argento, categoria "Oltre 24 mesi"), Fattoria Fiori di Fiori Pier Paolo (oro, categoria "Oltre 24 mesi"), Latteria Sociale Migliara, Latteria Sociale Moderna, Latteria Sociale Nuova, Latteria Sociale San Giorgio (bronzo, categoria "Oltre 24 mesi"), Latteria Sociale San Girolamo (bronzo, categoria "Oltre 24 mesi"), Azienda Agricola Grana d’Oro (gold e super gold, categoria "Oltre 24 mesi").
Per la provincia di Parma: Cooperativa Casearia Agrinascente (oro e bronzo, categoria "Oltre 24 mesi"), Caseificio Sociale Coduro (argento, categoria "Oltre 24 mesi"), Latteria Sociale Costa di Bazzano, Società Agricola Giansanti (oro, categoria "Oltre 24 mesi"), Caseificio Sociale di Urzano (argento, categoria "Oltre 24 mesi", bronzo categoria "Sotto 24 mesi").
Per la provincia di Modena: Caseificio Dismano (argento, categoria "Oltre 24 mesi"), Caseificio Sociale Nuovo Malandrone, Punto Latte (argento, categoria "Oltre 24 mesi").
Per Bologna e provincia: Caseificio Sociale Fior di Latte (doppio oro, categoria "Oltre 24 mesi"), Caseificio Sociale di Querciola (oro e argento, categoria "Oltre 24 mesi").
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Cosa è la Nazionale del Parmigiano Reggiano - 73 premi in 13 anni per la Nazionale del Parmigiano Reggiano
La Nazionale del Parmigiano Reggiano è un gruppo spontaneo di caseifici, costituitosi nel 2001, uniti dalla volontà di conseguire risultati prestigiosi, di promozione e di solidarietà, anche oltre i confini europei. Rappresenta, nelle varie iniziative, di anno in anno, il comprensorio e il territorio di produzione del Parmigiano Reggiano, da Bologna a Parma.
Nata all’interno del Consorzio Conva da un’idea di Gabriele Arlotti, che da allora la guida, nel mondo partecipa a eventi irripetibili come lo sono state tutte le edizioni dei Concorsi “Grolla d’Oro, Formaggi d’Autore” e le prestigiose “Olimpiadi dei Formaggi di Montagna”. Dal 2013 partecipa al World Cheese Awards di Birmingham. La Nazionale, inoltre, è attenta anche alle iniziative di solidarietà: “La Forma del Cuore” è un progetto per aiutare persone e popoli in difficoltà. Pubblico, giurie internazionali e appassionati gastronomi con medaglie, assaggi e acquisti testimoniano il successo di questa idea nazionale: il “formadìo” – 73 premi in 13 anni, distribuiti nelle province di Parma, Reggio, Modena e Bologna - e il suo territorio, unici e veicolati nel mondo.
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AGGIORNAMENTO: foto e premiazioni
C'era molto "Appennino" stamane, sabato 24 gennaio 2015, in città, quando un centinaio di agricoltori, casari e amministratori di 21 caseifici di Bologna, Modena, Parma e Reggio riuniti nella Nazionale del Parmigiano Reggiano, hanno pacificamente invaso la Sala del Tricolore per la consegna dei premi del recente concorso World Cheese Awards 2014.
Hanno portato il saluto ai premiati e alle loro famiglie il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi - che ha ricordato il tema dell'identità - , assieme al presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi - che ha citato l'impiego delle amministrazioni per far fronte alla crisi. Alle premiazioni, sul palco gli interventi di Stefano Landi, presidente della Camera di Commercio - che ha ricordato il tema dell'internazionalizzazione -, Graziano Salsi, amministratore del Consorzio Formaggio Parmigiano Reggiano - che ha ricordato il tema delle difficoltà del mercato e del valore del lavorare uniti -, Igino Morini, giornalista del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano - che ha spiegato la qualità del concorso londinese forte di 3000 iscritti e 200 giurati, e dell'ideatore della Nazionale del Parmigiano Reggiano e presidente del Consorzio Conva, Gabriele Arlotti - che ha sottolineato il valore di questa vittoria corale in un mercato emergente. Presenti nelle premiazioni anche i segretari delle sezioni del Consorzio Formaggio Parmigiano Reggiano: Loretta Domenichini, Michele Berini e Claudio Guidetti, assieme a tutti i sindaci in fascia tricolore dei Comuni della Nazionale del Parmigiano Reggiano.
A coordinare i lavori della giornata la giornalista Manuela Catellani che ha ringraziato "le molteplici persone che hanno fatto questo lavoro di squadra", per altro oggetto di un servizio giornalistico in prima serata sul Tg 5. Proiettato nel corso della mattinata, anche, un filmato con la regia di Daniele Sozzi e le immagini di Loretta Amorini, nostra collaboratrice che ha documentato il lavoro svolto.
Grande emozione sul palco per i premi a presidenti, amministratori e casari del “Il ‘Re dei formaggi’, con 8 ori, 7 argenti, 7 bronzi e il Supergold. A consegnare i premi, oltre alle autorità, puntuale ed elegante l'intervento della ramisetana Catia Marcucci e della carpinetana Elisa Leuratti, parte atttive nell'organizzazione del concorso col Consorzi Conva.
Come ex operatore e figlio di casaro mi auguro che i responsabili del consorzio del Parmigiano-Reggiano sappiano trovare soluzioni rapide e credibili ad una crisi di settore gestita da troppo tempo con improvvisazione e superficialità. Abbiamo una “Ferrari” (e gli attestati lo dimostrano), ma la sfruttiamo come un’utilitaria.
(Ivano Pioppi)
Trovo davvero giustissimo il commento del signor Pioppi, ma forse bisognerebbe domandarsi il perché di una tale svalutazione della, da lui definita, “Ferrari”. Un motivo potrebbe essere che quando le Ferrari vengono prodotte in quantità eccessiva, a livello di una qualsiasi Seat, Fiat, Honda, ecc., la troppa offerta fa calare il prezzo al momento della domanda. In sintesi, quando si hanno in stalla mucche olandesi che producono 60/70 litri di latte al giorno e fin quando si continuerà a pagare il latte al quintale e non sulla base della qualità dello stesso, si avranno elevate spese di produzione della forma perché occorre più latte per farla bene e meno qualità del prodotto finito. Prendere esempio da chi produce una eccellenza come il Parmigiano Reggiano della Vacca Rossa Reggiana, la quale vacca non arriva ai 40 lt al dì, che è obbligato ad attenersi a specifiche e rigidissime norme. Una Ferrari è tale quando viene costruita artigianalmente, con prodotti di eccellenza ed in quantità auotolimitata, altrimenti sarebbe una semplice Fiat. Sono cose che non dico solo io, che non faccio il contadino, ma che dicono “alcuni” diretti interessati. Se vogliamo che il Parmigiano torni ad essere il Re dei formaggi dobbiamo tutelarlo, limitandone la produzione e tipicizzandone la provenienza. Altrimenti diventerà come un Grana Padano qualunque.
(Fabio Mammi)
Nessuno ha parlato dell’erba mangiata dai troppi ungulati? Cosa rimane per gli agricoltori? Gli agricoltori montani riescono pertanto ad essere autonomi o devono acquistare il foraggio altrove? Che caratteristiche ha il foraggio che proviene da altre zone, magari limitrofe ad autostrade?
(Fabio)
Condivido pienamente il discorso di Fabio Mammi, però a chi ha contribuito a rovinare il giocattolo io aggiungerei anche il Conzorzio del Parmigiano che ha avallato sistemi specialmente in fatto di alimentazione (Unifeed) che hanno danneggiato seriamente la qualità del prodotto, facendolo virare verso uno scadente Padano. Per la montagna inoltre bisogna limitare le aziende e puntare sulla qualità con vacche apposite e alimentazioni appropriate. Solo così si può uscire dalla crisi. Fallo capire, tu…
(Gianni)
Anche se parte delle cose dette da Fabio Mammi possono essere condivisibili, avrei da correggere alcune inesattezze e esagerazioni: intanto mi piacerebbe sapere dove sono le vacche olandesi da 60/70 litri al giorno che ne compro un paio, poi vorrei informarlo che il prezzo del latte a fine anno viene calcolato e ripartito ad ogni socio proprio in base alla qualità del latte. Due volte al mese viene a sorpresa il chimico a prelevare il latte e in base a diversi parametri, per citarne alcuni caseina, grassi, carica cellulare, carica batterica, urea, ecc., vengono attribuiti ad ogni socio dei punteggi mensili che a fine anno definiranno socio per socio i diversi prezzi cadauno. E’ ovvio che è interesse di ogni socio lavorare al meglio ed avere un parco vacche di qualità per spuntare un prezzo migliore. Fatta questa puntualizzazione, penso che qualche critica vada fatta anche ai dirigenti del consorzio, i quali aumentano tutti gli anni il prezzo della marchiatura: siamo attorno ai 7/8 euro a forma, poi con quei non pochi quattrini non sono capaci, ad esempio, di fare una pubblicità almeno all’altezza di quella del Grana Padano e preciso che la pubblicità che fa la Parmareggio non è fatta con quei quattrini, ma è pagata da loro. Poi non credo di svelare niente dicendo che il presidente del consorzio (vedi il volantino che Coldiretti ha spedito a tutti beccandosi una querela) non pare tutelarci a dovere, dal momento che ha altri interessi con altri formaggi esteri Similgrana (magiaro) e quindi in conflitto di interessi, infatti pare sia presidente di Itaca Magjar Saj Kft. Parliamo anche di frontiere chiuse (Russia). Poi qua mi fermo, cordiali saluti.
(Lucibill)
Beh, caro Gianni, hai ragione per quel che riguarda l’Unifeed, ma che il Parmigiano sia diventato uno scarso Padano!? Mah su!, ma l’hai assaggiato il Grana Padano? Poi, più che limitare le aziende in montagna io limiterei quelle di pianura con migliaia di animali a stalla. E per le “vacche apposite” qualcosa di recente è stato fatto dal consorzio, in quanto le vacche che entrano in filiera devono avere (io me le allevo) vissuto da non ricordo quanti mesi ed osservato l’alimentazione del disciplinare ferreo del consorzio. Non facciamo passare l’idea che nel settore sia proprio anarchia. Grazie! Cordiali saluti.
(Lucibill)
Ma avete presente la pubblicità del re dei formaggi? Degli antipatici topi che parlano un insulso parmigiano! Perchè parlano così se Parmareggio è prodotto a Bibbiano? Coloro che l’hanno inventata non amano il nostro formaggio!, come si fa a pubblicizzare un formaggio con dei topi? Ribellatevi, produttori! Abbiamo la Ferrari del formaggio e ce lo trattano cosi? Io quando arrivano i topi cambio canale! E’ un’offesa!
(Anna)
Riporto di seguito informazioni prese su siti specializzati. Non voglio creare ulteriori polemiche. Non è il mio campo. Solo per giusta conoscenza riporto: “Certamente la razza più produttiva in assoluto è la Holstein Frisia, meglio nota come Frisona o pezzata nera o i saggi nostalgici la ricordano come Olandese. Record produttivo che io ricordo è quello della mitica Milly-Milk (USA), che ha prodotto in 305 giorni “solamente” 27.000 litri di latte. Record effettuato alcuni anni fa quindi “probabilmente” superato da qualche nuova superba campionessa. Alcuni anni fa in Olanda una Holstein Frisia (figlia del mitico Addison) ha munto davanti ai miei occhi 77 litri di latte in due mungiture e con un’alimentazione basata sul pascolo e con poco mangime (scarso) in autoalimentatore. D’Italica stirpe troviamo frequenti allevamenti che superano i 120.000 kg. di latte prodotto. Frequenti bovine passano i 60-65 Kg. al giorno nelle fasi da o a 120 giorni dal parto, chiudendo lattazioni “convenzionali” sui 14.000 Kg. (mediamente). Questo strepitoso animale ha il miglior rapporto di conversione alimento mangiato/latte prodotto. Certamente la regina delle produzioni ha le sue necessità, necessità che troppo spesso non riusciamo a comprendere, a dare, o molto più facilmente non siamo i grado di soddisfare! La sua generosità fa sì che muore per dare latte e se non riceve le giuste cure rinuncia a se stessa ed a riprodursi pur di ottemperare al suo compito. Da qui il semplicistico detto: non sono animali che durano!” E da qui mi taccio. Auguro una profiqua discussione sull’argomento. Buona vita.
(Fabio Mammi)
Non sono un tecnico e nemmeno un agricoltore, ma ne ho sposato uno e vedo le rinunce, gli orari, la fatica che fa mio marito per fare un lavoro che lo appassiona. Avrei tante cose da dire su ciò che si potrebbe migliorare, forse, sia dal lato degli allevatori, che del sistema di distribuzione dei contributi, che della dirigenza. Però in questa mattinata, in cui finalmente il suo lavoro viene premiato e celebrato, ecco, io posso solo dirvi che sono orgogliosa di lui (e di tutti coloro che fanno il suo stesso lavoro con la sua stessa passione).
(Chiara)
Do la mia opinione sui commenti scritti sulla qualità del formaggio: cari signori, siamo nel 2015, il mondo è evoluto e il nostro prodotto è in mano a delle persone incapaci, il mondo allevatoriale negli ultimi decenni ha fatto grandi progressi sul latte, sia a livello sanitario che qualitativo, grazie anche all’Unifeed (fortunatamente), mentre la parte che trasforma (il casaro) non ha modificato il modo di lavoro. Mi spiego: oggi diventa casaro una persona che ha il patentino della macchina a vapore, non persone che hanno maturato esperienza in anni di collaborazione con casari capaci grazie al Consorzio che non è in grado di fare una scuola casari seria, dove le nostre aziende possano contare di appoggiarsi. Aziende che se fortunate col casaro che non sbaglia il formaggio, tutto ok, se lo sbaglia, falliscono! Ultimo appunto: se le analisi di laboratorio dicono che il latte è di ottima qualità e a posto con i parametri sanitari e il formaggio esce con dei difetti di chi è colpa? Sempre dell’allevatore? Saluti.
(Davide)
Con l’Unifeed le vacche mangiano meglio, ma purtroppo mangiano tutto quello che viene macinato nel carro, terra compresa. Se per lei questo è un migliorare la qualità del latte, avanti così. Gli incapaci non sono i casari, loro lavorano il prodotto conferito, purtroppo le Frisone hanno una qualità di latte con poco grasso e con caseina non di qualità: tipo KBB quasi assente in queste vacche. Bisogna allevare Brune e Reggiane, che hanno una qualità di latte superiore.
(Gianni)
Ma, mi sbaglio o stiamo commentando un articolo dal titolo: “La Nazionale del Parmigiano Reggiano torna vittoriosa nella Sala del Tricolore!”? Allora la Ferrari c’è ancora e per merito di allevatori, vacche Frisone, Unifeed, casari ecc.! Quello che manca è il prezzo, anche se sta salendo, hanno venduto a 8 euro questa settimana contro i circa 7,3 dell’ultima vendita; il fatto è che quando andiamo a fare la spesa tutti o quasi cerchiamo il prezzo migliore, andiamo nei discount e anche chi ha i soldi per comprarsi la Ferrari compra una Prinz nsu. Allora?, che si fa?
(Lucibill)
Davanti a questi riconoscimenti “Mai prima d’ora un formaggio Dop era stato così premiato” cui aggiungere, sempre secondo il testo dell’articolo, “Non era mai successo nella storia del concorso che il Parmigiano Reggiano arrivasse in finalissima tra i primi 20, aggiudicandosi addirittura un Super gold, tra oltre 3000 campioni in gara”, viene spontaneo pensare che non manchi la qualità del nostro formaggio, quantomeno per i produttori che hanno ricevuto il premio, cioè la medaglia. A questo punto, se il mercato terrà conto di tali riconoscimenti, nel senso che le partite delle “forme” classificate verranno richieste e vendute a condizioni soddisfacenti, o più che appaganti – e magari tutto ciò è nel frattempo già successo – il modo con cui sono state ottenute nelle diverse fasi della filiera produttiva potrà fornire parametri di riferimento e confronto per altri produttori. Questa logica che potremmo definire di “qualità” può ovviamente valere anche per altre analoghe iniziative, mentre il discorso quantità comporta verosimilmente riflessioni a parte.
(P.B.)
Purtroppo ci sono anche casari incapaci che hanno messo a serio rischio fallimento alcune latterie sociali dell’Appennino. Il casaro ha una responsabilità enorme e se sbaglia lui ne pagano tutti le conseguenze. Con questo non voglio accusare nessuno, ripeto, hanno tutto sulle loro spalle ed è una categoria che stimo molto.
(Carlo Rivi)
Egregio signor Gianni, anzitutto mangiano meglio se il prodotto che è messo nel carro è di ottima qualità. Se metti del fieno di scarsa qualità non mangiano neanche il mangime! Il discorso sul grasso e il tipo di caseina è una gran cavolata, se alimenti bene hai grasso e caseina anche con la Frisona, è giusto sottolineare che la Bruna ha il fattore KBB della caseina che dà più resa, ma il grasso e la caseina ti danno più o meno resa di formaggio in caldaia! La qualità del formaggio la dà la mano del casaro e la gestione del formaggio in magazzino!
(Davide)
Voglio ricordare che il Parmigiano Reggiano era pubblicizzato alcuni anni fa in un modo che ritengo condivisibile in ogni senso da chiunque: primo, secondo, terzo! Qualcuno è in grado di dimostrare il contrario?
(Maurizio Corsini)
Anche io, come Chiara, non sono un tecnico e condivido in pieno le parole che ha espresso. E in una giornata come quella di oggi vorrei solo dire a tutti i produttori di Parmigiano Reggiano (agricoltori e casari): “grazie per il vostro lavoro che produce l’eccellenza nel nostro territorio. Non mollate, le cose sono destinate a cambiare, anche se ora non sembra. Siate voi i primi a credere in questo grande prodotto e continuate a lavorare con la grande passione che vi contraddistingue”.
(Silvia)
Mi sentirei anch’io di condividere le parole di Silvia, laddove dice che “le cose sono destinate a cambiare, anche se ora non sembra”, parole che fanno il paio con l’orgoglio di Chiara, perché credo e confido che nel sentire comune si avvertirà sempre di più l’importanza della “terra” e di chi la coltiva e lavora, unitamente al valore della nostra agricoltura.
(P.B.)
Il ruolo del casaro è molto importante, per questo mi sembra improponibile che nel 2015 chiunque possa accedere a questa professione senza un adeguata scuola di formazione. Poi è ovvio che la pratica e le qualità personali giocano sempre un ruolo importante. A testimonianza di ciò si possono osservare differenze nella qualità del prodotto anche tra i caseifici di montagna, posti a pochi chilometri di distanza.
(IC)
L’impressione che ho io, da non agricoltore ma appassionato del settore, è che tutti siamo daccordo sull’inefficacia di chi dovrebbe tutelare il prodotto, ma nessuno riesce a far sentire la propria voce. O, se ci riesce, si scontra con un “muro di gomma”. Forse “chi rappresenta” andrebbe marcato più stretto da parte di chi produce, anche perchè quest’ultimo ha sicuramente maggior sensibilità alle problematiche.
(Sincero)
Sono un casaro anch’io, figlio d’arte da quattro generazioni, dobbiamo ricordare che una volta il latte era peggiore di adesso, eppure la qualità era ben superiore. Il problema sta nella mano del casaro, sicuramente un buon latte ci aiuta ad avere un formaggio scelto, ma la qualità, mi dispiace, la fa il casaro. E’ cambiata la generazione dei casari e, scusate, secondo me in peggio; io sono fortunato perchè ho una conoscenza tecnica del settore, sono agrotecnico, e ho fatto dei corsi, sono vent’anni nel mestiere. Oggigiorno uno lavora nel caseificio e si considera un
casaro; secondo me ne deve passare di acqua sotto i ponti!
(Marco)