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Gatta-Pianello / Il desiderio dei residenti, la protesta degli ambientalisti, la stroncatura dello speleologo

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Riceviamo da Sologno:
“Ripartono in questi giorni le discussioni sulla “pista Gatta – Pianello” e purtroppo riprendono le polemiche che, invece di porre le basi per dare risposte concrete, sembrano delineare ancora solo un gioco delle parti dove guardare al proprio orticello e ai propri interessi di bottega.
Non mi stupisce la lettera “degli amici della terra”, da cui non mi aspetto nulla di positivo, desidero però dire alla Borghi due cose, la prima è di rileggersi quanto scritto nel gennaio 2009 dal “comitato alta val secchia” che allego in copia e che risponde a molte sue considerazioni, la seconda è che noi montanari, specie quelli che vivono nel crinale, stiamo pagando e non poco scelte che in questi anni altri hanno fatto sulla nostra pelle.
Ci stanno togliendo i servizi uno a uno, si sono create le premesse per la desertificazione dei nostri territori, calano le attività e le opportunità di lavoro e soprattutto ci è stato tolto il nostro futuro, sono ormai pochi i giovani che nascono e vivono sul nostro territorio.
Cose difficili da capire per chi si pone verso questi territori solo come luoghi in cui passare qualche fine settimana.
Agli altri interlocutori a tutti i livelli, compreso il presidente del parco, chiedo di iniziare finalmente a ragionare in termini propositivi.
Personalmente penso che vi siano dei punti irrinunciabili:
1. la pista “Gatta-Pianello” serve alla popolazione, al parco e all’economia locale.
2. chi transita in detta pista deve poterlo fare in sicurezza.
3. le risorse vanno spese solo avendo chiari quali siano gli obbiettivi da perseguire.
Non si può dire che il comune di Villa Minozzo è responsabile della manutenzione della pista (a quanto mi risulta assieme alla Provincia) e poi quando questi segnala innalzamenti dell’alveo non intervenire, presumo per non disturbare i soliti noti, e se si fanno lavori in alveo venire denunciati con conseguente blocco dei lavori.
Sarei anche curioso di capire se queste denunce e il loro impatto sui lavori di sistemazione dell’alveo e protezione della pista hanno contribuito ad accentuare i danni alla pista.
È partendo dai punti e dalle considerazioni sopra esposte che diventa necessario fare scelte chiare dando a chi dovrà attuarle gli strumenti per poter intervenire.
• Se come segnalato più volte l’alveo del fiume si è innalzato e non esiste più il franco della piena venticinquennale, cosa segnalata fin dal 2007, bisogna porsi il tema di una “pulizia e manutenzione dell’alveo del fiume”, bisogna “togliere le isole” presenti nell’alveo che immancabilmente deviano l’acqua verso la pista e se necessario bisogna rimuovere la ghiaia in eccesso rispetto alle condizioni progettuali.
• L’esperienza ha evidenziato che dove la pista era protetta da “gabbionate” ha retto meglio alle piene, occorre estendere le protezioni lungo il percorso e questo richiede interventi programmati nel tempo.
• Ma soprattutto penso sia ora di fare scelte che elevino questa pista al rango di strada con tutto ciò che ne consegue, cosa auspicata dalla popolazione e come richiesto in modo plebiscitario dal consiglio comunale di Villa Minozzo su proposta del gruppo consigliare del P.D., con la sola astensione del consigliere dell’U.D.C. Zobbi Tarcisio.

È ora che ogni forza politica e sociale e chi ci amministra a tutti i livelli si pronunci in modo chiaro su questo e dica non solo cosa devono fare gli altri, ma cosa di concreto essi possono fare nel ruolo che ricoprono.

Sologno (R.E.) 28/12/2009, Piero Ferrari”

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L’intervento di Mauro Chiesi, speleologo e responsabile del progetto Triass:
“Credo sia doveroso smentire categoricamente, poiché totalmente falso (come ben diversamente documentato da Atti ufficiali, di ordine amministrativo e giudiziario) che vi sia stata alcuna "trattativa con i verdi di allora" che abbia determinato in qualunque modo lo stato di assoluta precarietà della pista Gatta-Pianello.
La precarietà e la intollerabilità idrogeologica di un'opera di quel tipo e' insita in QUEL sistema naturale, non nelle menti di qualche velleitario. Un sistema ambientale studiato e monitorato da oltre 70 anni, sino ad oggi. Di agosto 2009 e' l'uscita dell'ultimo volume di studi interdisciplinari (*) che, incidentalmente, pubblica per la prima volta misure (espresse in cm/anno, non spanne ...) di velocità sia della dissoluzione carsica, sia del contro-effetto di risalita di masse rocciose dal fondo della formazione gessosa (diapirismo). Delle Fonti di Poiano sappiamo che non erano visibili prima di (soli) 400 anni fa: solamente questo dato dovrebbe fare capire a chiunque che tutta l'area è assolutamente instabile e velocemente mutevole (OGNI SECONDO, le Fonti di Poiano - da sole - sciolgono e si "portano via" più di 3,6 Kg solamente tra gesso e salgemma; fanno grossomodo più di 52.000 metri cubi ogni anno ...). Si tratta di vuoti carsici immensi, che collassano e si riformano con velocità a scala umana: ne conosciamo solamente una parte infinitesimale e non possiamo prevedere con esattezza dove si formino: sappiamo solamente che interessano esclusivamente i fianchi esterni delle montagne intagliate dal Secchia e dai suoi principali affluenti.
Chi è tecnico, anche solo minimamente esperto in questioni correlate all'idrogeologia carsica, negli ultimi 30 anni, non ha fatto altro che studiare i fenomeni e cercare di divulgarne le peculiarità. Certo, ultimamente e' anche capitato di cercare di avvertire - in ogni modo - gli Enti di governo territoriale che avrebbero speso assai malamente denaro pubblico, creando guai dove non ce ne era alcun bisogno.
Ma si sa, in questo nostro paese, chi fa ricerca scientifica, pubblicandone i risultati (dunque discutendoli e sottoponendoli al giudizio degli altri ricercatori) se esprime opinioni "fuori dal coro" in ambito naturalistico viene velocemente bollato come "verde", quasi che l'attribuzione del giudizio equivalga a imbecillità congenita.
Ebbene, è forse il momento per fare tutti quanti outing: stando così le cose io sono sicuramente un imbecille, ma non mi consola affatto esserlo in così numerosa, ottima, compagnia.

Mauro Chiesi, Speleologo

(*) copie del volume "il Progetto Trias" sono distribuite, anche, dal Servizio Geologico della Regione”

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La nota stampa di Legambiente per voce del presidente di Reggio Emilia, Massimo Becchi: "Sempre più spesso un tratto della pista Gatta-Pianello viene erosa e asportata dal fiume in piena, fenomeno che ormai si verifica annualmente, tanto da dover far chiudere al traffico la struttura stessa, progettata sulla carta per resistere a tempi di ritorno di eventi di piena di 25 anni, ma indubbiamente pensata più con i piedi che con la testa, tanto poi da richiedere interventi onerosi sia per l'impatto sul fiume (lo scorso anno era stato deviato sulla sponda opposta per permettere la sistemazione della pista) che economici. E' ora che il Comune di Villa Minozzo che è il concessionario della pista e quindi deve "garantire la manutenzione" dica pubblicamente quanto costa ai contribuenti quest' opera, che doveva essere aperta solo per la fruizione pubblica della zona di interesse geologico-ambientale, l’utilizzo sociale ricreativo per manifestazioni turistiche e culturali e la funzione di protezione civile quando eventi calamitosi rendono inagibili le strade comunali da tempo già presenti in zona. Si poteva ragionare invece di una pista abusiva in una strada del parco (in america parkway) con criteri costruttivi diversi e compatibili con il fiume, che assolvesse non solo la fruizione turistica ma anche il passaggio dei pochi mezzi che quotidianamente transitano in zona, senza assommare costi così alti e danni ambientali così ingenti, ma la miopia degli amministratori continua a essere ridicolizzata ad ogni piena".

3 COMMENTS

  1. Mi piacerebbe…
    Credo che per avere un quadro che permetta un dibattito aperto e franco su questa pista, anche in relazione ai soldi spesi per costruirla e rifarla dopo ogni piena, e quelli che ora si dovrebbero spendere nuovamente, sarebbe molto utile sapere quante sono le persone che la usano quotidianamente per recarsi al lavoro (i turisti fanno parte di una fruizione diversa e, mi si permetta, forse meno essenziale). Perchè se sono “decine e decine”, come dicono alcuni amministratori, è un conto, ma se sono “poche persone”, come affermano alcuni esponenti ambientalisti, il ragionamento ha un aspetto diverso. Anche perchè lo sbocco professionale che dà questa strada è verso un settore che, già in crisi prima della Crisi, ora è davvero precario (la ceramica). Forse varrebbe la pena allora pensare piuttosto ad incentivi, anche a fondo perduto, e attività di formazione per permettere a questi lavoratori (se davvero non si tratta di molte persone) di crearsi magari una propria impresa o un proprio lavoro innovativo che possano fare in montagna.
    Secondo me un tipo di futuro appetibile anche per i giovani può essere questo: nuove professioni legate al territorio appenninico che permettano di non essere più legati al pendolarismo, dispendioso, scomodo, che abbassa la qualità della vita.

    (Commento firmato)

  2. Concordo con Piero
    Condivido in pieno le opinioni di Piero e le opinioni espresse da Albertini in altro articolo. E’ ora di finirla con finti progetti ed opinioni solo ed espressamente mirate al consenso politico: la pista (da Gatta al Pianello) deve diventare strada a tutti gli effetti, con i necessari interventi di difesa spondale segnaletica, manutenzione programmata; si deve inoltre progettare il prolungamento della “STRADA” sino al collegamento con la variante di Collagna ed oltre. La montagna necessita di maggior attenzione, siamo ormai agli estremi: paesi fantasma con l’80-90% di case chiuse, bar che alle 22 chiudono, negozi che riducono gli orari.
    La politica deve scegliere sul destino della montagna, la vera montagna, “oltre lo Sparavalle”. Se nei prossimi anni non verranno messe in campo scelte e decisioni importanti per lo sviluppo e la tenuta del crinale la fine sarà scontata ed irreversibile. Questo comunque accadrà, la politica continuerà a seguire la sua strada visto che i montanari rimasti non hanno intenzione di cambiare; anzi, persino chi sino a qualche tempo fa credeva in questo ora si è adeguato al “pensiero politico che da sempre ha dominato la montagna”.
    Qualcuno, sempre più testardo, comunque continua e ci riprova, chissà che un giorno la mente si liberi e si sleghi dalle fedi e dagli interessi personali. Sono pessimista per natura, pertanto sono certo che la fine della montagna è scontata, non sono un difensore del governo centrale, ma nemmeno del governo locale, nessuno di questi mette ed ha messo in campo vere azioni ed attenzioni mirate alla valorizzazione delle zone svantaggiate, si è soltanto sperperato (vedi gli interventi sulle stazioni sciistiche), i soldi spesi dai parchi (prima regionale ed ora nazionale). Parchi che non hanno le competenze e non spetta loro intervenire sull’ambiente e pertanto investono sulla telefonia mobile e su manifestazioni. Sono state costruite e si costruiscono cattedrali ed opere inutilizzate ed inutili…
    La politica,che conta e comanda, segue i voti ed in montagna i voti sono pochi, anzi pochissimi.
    La politica ha deciso che non si poteva realizzare una strada da Gatta al Pianello e quindi a Collagna, ha pertanto costruito una pista ed ora…
    La politica si è dimenticata della SS 63, soprattutto dalla Sparavalle in su, ed abbiamo visto i risultati, addirittura al convegno del Pd a Castelnovo ne’ Monti è stato distribuito un volantino che trattava interventi dalla pianura sino al Ponte Rosso ed addirittura la Regione era rappresentata da una poltrona vuota.
    Comunque, per onore del vero, ad esclusione dell’iniziativa promossa dal consigliere provinciale Albertini alle Fonti di Poiano, null’altro si è mosso (se non mi sono perso qualcosa). Solo esclusivamente il Comitato 63.
    La politica si è dimenticata delle provinciali sul crinale ed abbiamo visto cosa è successo ad Ospitaletto, lungo il tratto che collega Collagna con Vaglie ed altro…
    La politica locale si è dimenticata di fare manutenzione alle poche cunette e caditoie esistenti ed abbiamo visto cosa è successo.
    A tutti i livelli si brontola e si scaricano le colpe sugli “avversari politici” e non sugli sbagli e le miopie di chi amministra ed ha amministrato.
    E noi stiamo a guardare, anzi qualcuno persino applaude e rinnova il consenso nonostante sia sempre più ignorato e deluso.
    Tipica la storiella da bar: io non li ho votati davvero!!!!!!!!!! E allora chi li ha votati? E chi li ha aiutati ad essere votati? Qualcuno lo sa, ma tace ed ingoia. Qualcun altro dice: ma mi hanno aiutato! E quindi… Comunque la colpa è della pioggia… In pianura… non piove, sorgono nuove strade, nuove bretelle, nuove rotonde, nuovi ponti, nuove stazioni, nuove ed imponenti “Vele” che nulla costano di manutenzione, ma chi paga? Allora i soldi ci sono?
    Addirittura “comuni montani” e la Provincia che si sostituiscono all’Anas per progettare e relizzare nuove strade a valenza statale!!! Allora i soldi da qualche parte ci sono!
    Saluti e buone feste a tutti.

    (Fabio Leoncelli)

  3. È la solita storia del pastore…
    Caro Fabio, mi associo alla tua oculata analisi, qui non si vuole intervenire, si tergiversa, passando la palla all’uno o all’altro… e i problemi di oltre il crinale restano gli stessi. È la solita storia del pastore… sono proprio deluso dalla funzionalità della rossa Emilia.

    (Bruno Tozzi, capogruppo Pdl Comunità montana)