Un piccolo santuario, in mezzo ai monti dell'alta Val Cedra, al confine con il passo del Lagastrello, assolutamente da visitare per quanto è caratteristico, sobrio, invitante come sanno essere i montanari di queste zone a cavallo fra Emilia e Lunigiana. Siamo a Rimagna, a pochi passi da Rigoso e da Valcieca, al santuario della Madonna del Sasso e questa settimana sul settimanale cattolico di Parma Vita Nuova se ne parla in un bel servizio a firma di Giovanni Ferraguti.
Un paesaggio suggestivo - ne scrive Vita Nuova - all’ombra dei castagneti che ispira, che invita a fermarsi e a godersi il silenzio e la bellezza della natura. E’ quasi d’obbligo una sosta a Casarola, prima di arrivare al santuario della “Madonna del Sasso”. Qui a Casarola viveva parte dell’anno a scrivere e a meditare il poeta parmigiano Attilio Bertolucci. Ancora un po’ di tornanti e Rimagna è ormai a un tiro di schioppo. Dopo Monchio si sale verso il Lagastrello e non c’è bisogno di chiedere della ”Madonna del Sasso” perchè una edicola in legno indica la strada e la storia dell’antica chiesa.
"Molti secoli fa - si legge - gli abitanti di Rimagna videro splendere su una roccia in località Groppo un lumicino e in seguito su quel sasso venne trovata incisa una immagine della Madonna. Un fatto strabiliante, un evento soprannaturale e la gente cominciò a gridare al miracolo, ad andare in preghiera davanti a quel bassorilievo straordinario, tanto che si costruì una cappellina con il tetto di paglia intitolandola 'Madonna del sasso'. Oggi la piccola cappellina è una maestosa costruzione in pietra cosruita all’inizio dell’Ottocento, che si raggiunge lasciando la strada provinciale scendendo per un ripido sentiero".
Anche in questo viaggio che compie il settimanale cattolico parmense Vita Nuova in visita ai santuari mariani, il luogo sacro è chiuso, le case vicine hanno le persiane sbarrate, c'è un silenzio imbarazzante. Rimagna, tre chilometri da Monchio, 963 metri di altitudine e 67 abitanti, è oggi solo un luogo di vacanze. Ma gli abitanti della vallata, “il popolo dei monti” di Monchio, Trefiumi, Valditacca, Riana, Pianadetto, Rigoso, Aneta, Valcieca, Nirone, Vairo, Vaestano, Selvanizza, Palanzano, Ranzano, Lagrimone sono molto devoti a questo luogo. Nel 2000, all’inizio del nuovo secolo hanno fatto apporre sulla facciata del santuario, una lapide per invocare alla “Beata Vergine del Sasso” un futuro ricco di fede e di pace per tutte le comunità montanare di queste vallate.
"Le chiavi della chiesa - sottolinea l'articolo di Vita Nuova - sono affidate a Tina Mavilla che ci racconta la scarna storia del santuario 'moderno'. Non viene tanta gente come una volta - racconta la signora Mavilla - il santuario è diventato un’alternativa alla chiesa parrocchiale del paese dedicata alla Vergine Assunta, che rimane aperta nel periodo invernale, mentre il santuario rimane aperto e funzionante nei mesi estivi e molta gente, soprattutto le famiglie in vacanza nella valle, vengono in pellegrinaggio a pregare".
In estate a Rimagna c’è messa tutte le domeniche. Il parroco che segue la nuova parrocchia di Monchio delle Corti, che raggruppa tutti i paesini delle alte valli Cedra ed Enza, è don Protais Dusabe (già parroco di Ranzano e di Valcieca, Nirone, Vairo, Vaestano, Selvanizza, Pratopiano e Lalatta del Cardinale), viene dal Ruanda, un prete moderno che dialoga su Facebook ed ha assunto l’impegnativo incarico da circa sei mesi. L’interno è bello e curato, affreschi sotto alle volte, vicino all’altare spicca una elegante statua della Vergine, diversi ex voto alle pareti; peccato non ci siano tracce scritte della storia di questo luogo sacro, oltre a quella pubblicata sulla bacheca lungo la strada provinciale. Ma la bellezza e la suggestione di queste pietre nere su cui si alza il santuario con il suo campanile tozzo e la religiosità che si vive al suo interno valgono la pena di un viaggio a Rimagna (68 chilometri da Parma e vicinissima al passo del Lagastrello) per un weekend di preghiera e riflessione immersi fra i silenziosi monti delle terre alte, sotto lo sguardo possente e maestoso dell'Alpe di Succiso.