Benvenuti alla puntata n. 48 di Let it Rock!
Questa settimana la puntata è dedicata alle covers, cioè alle canzoni realizzate da interpreti diversi dagli originali. Quella di realizzare covers è una tradizione molto in voga negli Stati Uniti e in Inghilterra, meno in Italia, se escludiamo le numerose covers di pezzi stranieri rifatte in italiano soprattutto negli anni 60.
Moltissimi sono i casi di artisti, anche famosissimi, che decidono di rendere omaggio alle proprie fonti di ispirazione, siano esse altri artisti piuttosto che generi musicali o anche singoli dischi, oppure di gruppi di artisti che si ‘raccolgono’ per rendere omaggio ad un particolare cantante/band realizzando i cosiddetti ‘tribute albums’.
Trascorreremo quindi un’oretta in compagnia di covers, partendo dai Black Crowes e alla loro live version di Torn and frayed, dei Rolling Stones, realizzata nel periodo in cui Luther Dickinson dei North Mississippi Allstars era il secondo chitarrista del gruppo. La slide di Luther qui fa il verso all’originale di Carl Perkins.
Sempre dei Rolling Stones è la seconda cover , I got the blues, originariamente contenuta in Sticky Fingers.
Ascoltiamo la versione di Aloe Blacc e Joel Van Dijk, contenuta in un tributo ‘soul’ all’album degli Stones, distribuito dalla rivista Mojo.
Segue una canzone dei Beatles, Let it be, rifatta in chiave soul dalla Regina in persona, Aretha Franklin, la mia cantante preferita!
Dopo i Beatles, John Lennon con la sua Working Class hero rifatta in una versione solo voce e chitarra da Israel Nash Gripka
E dopo una cover di John Lennon, una cover fatta da John Lennon, il classico rnr Bony Moronie di Larry Williams, dall’album Rock And Roll prodotto da Phil Spector
Mentre scorrono i titoli di coda del film ‘The judge’ si può ascoltare questa cover di The scientist dei Colplay fatta da una delle icone della musica Americana, il grande Willie Nelson
Ted Hawkins è stato un grande cantante, che per tutta la sua travagliatissima vita sembra quasi volesse sfuggire al successo ogniqualvolta gli si avvicinava, e quando finalmente l’ha sfiorato, è stato colpito da un fatale ictus. Il suo album migliore, ‘The next hundred years’ contiene questa splendida cover di Long as I can see the light dei Creedence Clearwater Revival
Quando un grande interprete come Johnny Cash incontra una grande canzone come If you could read my mind di Gordon Lightfoot può solo accadere un miracolo, e noi ne siamo felicemente testimoni
Ain’t no love in the heart of the city è un pezzo poco conosciuto del grande cantante soul/blues Bobby Bland, rifatto dai Whitesnake di David Coverdale e in tempi più recenti dal ModFather Paul Weller,
Ain't no love in the heart of the city
Boz Scaggs ha realizzato lo scorso anno un album costituito quasi totalmente da covers, intitolato propriamente ‘Memphis’ visto che l’ispirazione viene proprio dalla musica ‘nera’ prodotta in quella città.
Ci ascoltiamo una soul version di un brano poco noto degli Steely Dan, Pearl of the Quarter, contenuta in Countdown to ecstasy del 1973
Due settimane fa vi ho fatto ascoltare un pezzo dall’ultimo doppio album di Lucinda Williams, e vi invito ancora a comprarlo perché è bellissimo. Questo album è chiuso da una lunga, strascicata, rallentata cover di Magnolia di JJ Cale, che è anche il brano conclusivo di questa puntata.
Alla prossima settimana, che il rock sia sempre con voi!!