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Non amava Darwin. Ma lo insegnava e ci ha reso… la memoria

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Per gentile concessione di Giuliano Cervi, proponiamo il profilo tracciato, su don Gaetano Chierici lo scorso venerdì 29 agosto, a Castelnovo ne' Monti in una serata affollata.

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Don Gaetano Chierici nacque il 23 settembre 1819 a Reggio Emilia, ultimo di 11 figli, ed era fratello del noto pittore Alfonso; suo padre Nicola era dipendente del Comune. Entrò in Seminario il 1° novembre 1838 e fu ordinato sacerdote nel maggio 1842. Nel 1844 divenne precettore in casa Sidoli, nota famiglia “risorgimentale reggiana” e, in tale veste visitò Roma, Pompei Capri, la Sicilia, Palermo, Messina, Catania, Siracusa l’Etna e Paestum; nel corso di tali viaggi, probabilmente si avvicinò con maggiore consapevolezza al vasto campo della antica cultura delle genti italiche.

La sua adesione ai fatti risorgimentali iniziò a manifestarsi chiaramente nel 1848 quando, a seguito della caduta del duca Francesco V° egli fu incaricato della docenza di filosofia nel liceo reggiano, in sostituzione di altri professori ritenuti eccessivamente filo estensi. Nel 1850 concorse alla realizzazione di un tricolore recante la dedica al maggiore Ludovico Ferrari, rientrato a Reggio su licenza ducale per curarsi in famiglia delle ferite ricevute nella battaglia di Novara: la bandiera recava la emblematica scritta: "a chi sa meglio difendermi. A Ludovico Ferrari il voto degli amici".

In qualità di precettore di famiglie patrizie e di istitutore presso gli Artigianelli fece probabilmente parte di una piccola “società segreta” che propagava presso la gioventù le istanze patriottiche. Questi aspetti non furono sconosciuti alla polizia estense che in un rapporto di quegli anni lo descrive come un “prete indegno che professa e tenta di propagare dottrine giobertiane”. Con il definitivo allontanamento del Duca nel 1859 ed il conseguente affermarsi del Regno d’Italia, i suoi “trascorsi” politici gli valsero la nomina in diverse commissioni patriottiche nonchéè l’incarico permanente della docenza di filosofia nel regio liceo Spallanzani . Nel 1861 aderisce al manifesto di Don Carlo Passaglia che chiamava a raccolta i sacerdoti che erano contrari al mantenimento del dominio temporale pontificio. Questa condivisione acuì il contrasto con la Curia, che dal 1862 al 1866 lo sospese dalla Confessione e gli tolse l’insegnamento del catechismo agli Artigianelli . Per contro, l’autorità sabauda lo nomina nel 1863 Cavaliere dell’Ordine Mauriziano per meriti educativi, dimostrando come fosse saldo il suo legame con le istituzioni monarchiche. La sua attività scientifica iniziò invece a svilupparsi in maniera preponderante nel 1860 con l’iscrizione alla Deputazione di Storia Patria. Nel ’61 realizzava i primi scavi a Luceria, cui seguirono molte altre importanti attività, tra cui la fondazione assieme al Pigorini del bollettino Italiano di Paletnologia. Pur essendo contrario al potere temporale dei Papi, aderì nel 1879 al Gruppo dei cosiddetti Cattolici Conservatori che auspicavano fortemente che si addivenisse a un accordo non della religione e della Patria che mai furono divise, ma di coloro che tengono le chiavi di queste due fonti supreme di questa umana felicità e grandezza.”

Nei suoi scritti non attesta mai un atteggiamento di distacco nei confronti della fede religiosa e nemmeno una condivisione delle tendenze risorgimentali di area mazziniana: egli aveva infatti una profonda fede monarchica alla quale rimase sempre coerente.

La sua visione della religione nell’ambito dei complessi rapporti tra stato unitario e potere temporale dei papi, si riassume in questa sua frase: - In religione e’ “necessaria una riforma che tutta riassumo nell’abbandono degli artifizi umani e tra questi del dominio temporale, argomenti del medioevo divenuti sofismi, or che è mutato l’avversario”.

 In quegli stessi anni nel mondo scientifico internazionale si stavano anche diffondendo con forza le teorie evolutive di Darwin , che innescarono profondi contrasti etici e religiosi con la dottrina cattolica: è singolare a tale riguardo la posizione del Chierici, che non concepiva ammissibile la trasformazione della bestia nell’uomo, tant'è che in qualità di docente al Liceo Spallanzani si lamentò pubblicamente di dover insegnare questa nuova teoria che lui non condivideva.

Fede e Scienza si conciliavano , secondo il Chierici nell'assioma in base al quale “la rivelazione e la scienza hanno comune l’origine in Dio e perciò sono connesse intrinsecamente ma questa connessione intrinseca non toglie infatti la loro mutua indipendenza logica la quale torna a maggior lustro della rivelazione. Le imperfezioni del linguaggio dello spirito umano sono origini di ripugnanze apparenti fra Rivelazione e la scienza: ma la scienza progredendo nel manifestare un accordo crescente se non compiuto con la Rivelazione ne sarà illustrata e confermata”.

Per il Chierici la scienza è quindi ricerca di verità. La rivelazione e la scienza hanno una comune origine in Dio. La scienza è uno strumento per confermare la rivelazione e per confermare la tradizione.

Il suo animo era aperto all’approfondimento della conoscenza ma respingeva la conflittualità che proprio in quegli anni andava fortemente affermandosi anche a seguito della teoria evolutiva Darwniana. Era fiducioso che l’approfondimento delle scienze e il progresso della conoscenza conducesse fatalmente ad appianare gli apparenti contrasti che, ad esempio, all’epoca degli scavi della Tana della Mussina, presso Albinea, gli valsero l’accusa di voler dimostrare l’esistenza dell’uomo prima della Creazione. Si distaccò tuttavia nettamente dagli studiosi che mantenevano posizioni creazioniste e che sostenevano la tradizione biblica in base alla quale il Creato si manifestò in 6 giorni: egli era pienamente allineato con le moderne scoperte delle scienze geologiche che dimostravano come la terra avesse un’età molto più antica di quella “simbolicamente” attestata dalla cronologia biblica.

Un rapporto molto stretto legò il Chierici al Club Alpino Italiano: egli infatti unitamente al senatore Mariotti nel 1875 fondò la sezione dell’Enza del Club Alpino Italiano, che allora riuniva Parma e Reggio in un’unica struttura. Per meglio capire il rapporto che legava il Chierici al Club Alpino Italiano occorre risalire ai caratteri che in quegli anni furono alla base della costituzione anche in Italia del Club Alpino Italiano ,sorto nel 1863 per iniziativa del ministro del Regno Quintino Sella e di altri importanti esponenti della cultura e della società di quell’epoca .Esso infatti rispondeva infatti ad un preciso intendimento “post risorgimentale” ,finalizzato a creare una palestra di vita per le nuove generazioni che sarebbero poi confluite nei quadri dirigenti del neo costituito stato unitario:significativo, a tale riguardo, il fatto che negli intendimenti statutari del sodalizio fosse contemplata accanto alla attivita’ alpinistica propriamente detta anche una altrettanto impegnativa attività di studio e di ricerca da condursi in ambiente montano. Nei primi decenni della sua esistenza il Club Alpino Italiano coniugo’ fortemente questi due aspetti, facendone un luogo di aggregazione di alcune tra le piu’ importanti personalità scientifiche dello stato unitario che tramite loro, si impose come una autentica scuola di formazione per le nuove generazioni . Don Gaetano Chierici condivideva pienamente queste istanze tant’e che giunse persino a considerare il CAI come un concreto strumento operativo per lo svolgimento delle sue ricerche: fu proprio con i Soci del Club Alpino Italiano che condusse ricerche e scavi in varie località tra cui Canossa e Bismantova. Egli giunse persino a realizzare una manualetto per i soci del CAI nel quale illustrava i contenuti della nuova scienza paletnologica da lui fondata in Italia ,affermando testualmente che soprattutto gli alpinisti potessero avere interesse” per tale disciplina “che trova nella montagna larga messe per le sue osservazioni”.

Occorre infine evidenziare come la figura di Gaetano Chierici non abbia carattere di unicità nel contesto degli scienziati-religiosi reggiani che ebbero un ruolo di primo piano nella storia delle scienze italiane tra settecento ed ottocento: don Gaetano Chierici studiò al Collegio dei Gesuiti nei medesimi luoghi in cui fu docente il gesuita e naturalista Lazzaro Spallanzani; fu suo insegnante ll’astronomo e religioso Padre Angelo Secchi. A Reggio operarono Giovan Battista Venturi, allievo dello Spallanzani ed ordinato sacerdote nel 1769, e Bonaventura Corti anch’esso ordinato sacerdote nel 1754 , tutte figure di religiosi che crearono le basi delle moderne discipline scientifiche in Italia per quanto riguarda in particolare il contesto delle scienze naturali. Su questi aspetti sarebbe utile sviluppare interessanti approfondimenti.

(Giuliano Cervi)