Riceviamo e pubblichiamo.
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Più di 30 comuni da 5 province. Più di 200.000 ettari. I capoluoghi di Garfagnana, Lunigiana, Appennino Reggiano, Val Parma.
Il crinale tosco-emiliano laddove il confine climatico euromediterraneo è sensibilissimo indicatore dei cambiamenti climatici globali.
Un patrimonio di biodiversità ricchissimo, varietà flogistiche in particolare. Le nevi e gli ulivi. Il paesaggio del Parmigiano Reggiano, del prosciutto di Parma, dei castelli e delle Pievi dei Canossa, dei Malaspina e degli Estensi. Castagneti (in crisi) e micro produzioni agricole tradizionali in ripresa. Un ambito rurale differenziato, nel clima, nel paesaggio, nei sapori, nella demografia. Aree protette, terre in abbandono, coltivi e allevamenti gestiti con sapienza, tradizione del Maggio, iniziative di studio, di ricerca e di alta pedagogia.
Sono un patrimonio e un territorio ricco di risorse – e non solo di problemi – quello che il Parco Nazionale presenterà a breve a UNESCO per la candidatura a Riserva della Biosfera. Non più solo il Parco, ma una grande area dell’Apppenino tosco emiliano che contiene davvero i tre elementi che rete unesco mab richiede: risorse naturali da tutelare, opportunità economiche da sviluppare, impegni capacità e progetti per la ricerca, l’innovazione e la formazione.
La risposta del territorio alla proposta del Parco Nazionale è stata più che positiva. Il percorso procede. A fine agosto la candidatura, salvo imprevisti sarà presentata.
Una candidatura – va ricordato – non è affatto il riconoscimento UNESCO. Non è un traguardo, è una prima tappa. Nel tempo che intercorrerà tra la candidatura e il riconoscimento non staremo solo ad attendere. Il valore del riconoscimento UNESCO sta notoriamente nel prestigio, nella riconoscibilità, nelle relazioni che apre e favorisce.
Ma un valore altrettanto grande- a mio avviso più strategico – sta nel far crescere la consapevolezza, la fiducia nelle possibilità di questo territorio.
Nel far crescere orgoglio e appartenenza, non riferiti al passato e alle radici, ma all’impegno e alle potenzialità per oggi e per il domani.
Nella stagnazione presente e persistente, economica e morale dell’Italia, i territori non sono solo il teatro in cui si svolge la scena della competizione per progredire o regredire.
Al contrario sono registi e attori protagonisti. Serve forte e moderno senso di appartenenza per aprirsi e per competere con successo. Serve la convinzione e la preparazione delle migliori risorse umane del territorio, di tutte le generazioni e di tutte le funzioni, economiche, amministrative e culturali. Il percorso verso MAB UNESCO è anche forse, soprattutto questo.
Buon viaggio Appennino!
Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano
Mi auguro che questa candidatura vada a buon fine; far parte del territorio MaB Unesco equivale ad una certificazione di qualità di cui tutti potranno beneficiarne, dai prodotti locali, alle attività allo stesso territorio. Dipenderà molto da tutti noi saper sviluppare e valorizzare questa certificazione; è certo che qualsiasi nuova attività venga intrapresa nascerà sotto una buona stella. Pensando alla Valle dell’Enza non avrà solo il logo Matildico, quello della Valle dei Cavalieri, dei Parchi, della via Francigena e le sue Pievi, ma anche quello dell’Unesco. Grazie a chi si sta impegnando a tale scopo.
(Lino Franzini)