S. Benedetto:
la rondine sotto il tetto
Primavera vien danzando...
Ve li ricordate i versi di Angiolo Silvio Novaro?
Primavera vien danzando,
vien danzando alla tua porta:
sai tu dirmi che ti porta?
Era un passaggio obbligato per le maestrine e per gli scolari. La Primavera doveva arrivare tassativamente per San Benedetto, che allora si festeggiava il 21 Marzo, e non era possibile separare la due ricorrenze. Le rondini segnavano l’inizio sicuro della bella stagione. Se arrivavano prima non era positivo. Ci sarebbe stato un anno con tanta paglia e poco grano:
S’a cânta prèst la rundanîna
l’é pu’ rèmel che farîna!
Il mondo, come d’incanto, diventava pieno di luce, di colori e di musica, di voli di rondini e di trilli. C’erano ancora le concimaie con letame fresco, da cui sciamavano nugoli di moscerini, vitto prelibato e necessario per le rondini. E c’era la bella credenza che se una rondine sceglieva una casa per nidificare quella casa era benedetta:
Biâda cla ca’
indu’ la rundanîna la gh’ fa.
E nei ragazzi, discoli fin che volete, veniva inculcato il rispetto per le rondini: guai a fare loro del male. Erano le gallinelle della Madonna. Anzi, erano quasi un intermediario tra l’uomo e Dio:
Rundanîna d’ Nòster Sgnûr,
prêga Dio ch’a vègna al sûl.
Prêga Dio ch’al vègna prèst!
Èccul là ch’al vên adès!
Perché si dice...
Primavera
La versione corrente è la continuazione del termine Primavera presente nel tardo latino, mentre nel latino classico si diceva Primum Ver = la prima (bella) stagione. Primum: perché in un lontanissimo passato l’anno cominciava con la Primavera e terminava con l’Inverno. Più difficile diventa arrivare all’origine del termine Ver che dovremmo intendere come stagione. Pianigiani e tanti altri studiosi lo ricollegano ad una radice *vas di origine sanscrita, che ha il significato di brillante, luminoso, e che, migrando attraverso il greco (‘èar) e il latino, è diventato Ver = la prima stagione (dell’anno) luminosa.
Ma questo Savino, come dice il nome, quante cose sa? E’ sempre piacevole leggerlo, non so perchè ma ogni volta mi riporta la mente ed il cuore in riva al Tassobbio, questa volta con le rondini. Tra le travi di legno del granaio c’era un nido che a suo tempo era abitatissimo, ma anche nella stalla, con la porta sempre aperta. Mio nonno diceva che era la stessa rondine ed i suoi occhi erano pieni di nostalgia per la terra d’Africa.
(Ilde Rosati)