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L’amore ai tempi di WhatsApp

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images (2)In principio fu Internet. E cambiano i rapporti e le relazioni interpersonali. Second Life, multi chat, ICQ, l’avvento della cam sancisce l’accorciarsi delle distanze, fino ad arrivare a relazionarsi con naturalezza su Skype, un programma per potersi vedere e interagire a distanza. Dal pc direttamente nel cuore delle persone. Poi venne Facebook a stravolgere la vita quotidiana, con aggiornamenti in tempo diretto di dove si è, cosa si fa, cosa si pensa. Condividi, share, compartille  è la parola d’ordine. Twittare diventa più sofisticato, colto e raffinato. Avere followers fa punteggio, mass media in rapida evoluzione, sistemi di comunicazione che modificano il rapportarsi in continuazione. Tutti fotografi, tutti artisti a postare i propri scatti su Instagram. Contenitori e archivi “sulle nuvole” permetteranno di mettere via documenti e tomi che altrimenti sarebbero stati destinati a riempirsi di polvere, comodamente altrove, appunto On the Clouds.

Ed infine arrivò lo Smart Phone con tutte le APP, applicazioni varie che trasformano il proprio telefono in un onnisciente tuttofare, rivelatore di presenza, navigatore, scanner, macchina fotografica, telecamera, archivio. Con un dispositivo di 10 cm   abbiamo risolto la maggior parte dei bisogni informativi e comunicativi.

E alle relazioni amorose, affettive, cosa accade?

Una volta ci si telefonava. Ora ci si manda un “uatsap”, Whatsapp,  un neologismo che mescola il modo di dire inglese che sta per “cosa succede?”, ma scritto con due p, APP, che sta per applicazione . Gli SMS, gli MMS, diventano obsoleti. Se non uatsappi sei out. Dispositivo usato in modo trasversale da grandi e piccini, ci si può perdere a mandare messaggi gratuiti per ore ed ore. Il suono tipico riecheggia nei luoghi pubblici, come un jingle, una colonna sonora, che diventerà sinonimo di questa epoca. L’applicazione per smartphone permette di chattare in tempo reale, di spedire file, video, foto, ed è diventata indispensabile, pare, in una storia d’amore. Giornate e nottate a chattare fitto fitto sull’APP, alla domanda “cosa stai facendo?” si fa prima a spedire la foto istantanea del contesto dove ci si trova. Mentre si guida si può dettare alla scrittura vocale, o spedire file audio. Pieno di emoticons, faccine, immaginette, simbolini, si può mandare una tazzina di caffè, una vasca indicante che la persona sta facendo il bagno. Insomma questo modo di comunicare corregge, completa le parole, creando un disinteresse per l'ortografia, la sintassi,, simbolizza, abbrevia, il pronome relativo “che” diventa Ke, la negazione “non” nn, e tra qualche anno ci sarà per i posteri una seconda Stele di Rosetta per decifrare i vari TVB. E la sparizione delle vocali sarà pareggiata alla seconda mutazione consonantica della filologia germanica? Dotato di dispositivo orario è possibile osservare l’ora in cui il partner si è connesso, se è on line, se sta parlando con altri. Bello e crea vicinanza. Quando tutto va bene. Un incubo quando invece la comunicazione diventa ossessiva, controllante, sospettosa. WhatsApp permette un’immagine del profilo, uno stato, cioè una frase che si legge fissa accanto al numero salvato, insomma dice tanto di se stessi, volendo.

Se ci si stufa però di essere spiati e controllati è possibile togliere la testimonianza dell’ora d’accesso (solo per l'Iphone però, chi segue Android resta per il momento controllato), e in casi estremi permette di bloccare l’utente, di metterlo in castigo. Un tempo si diceva non mi lasciare. Ora non mi “bannare”, sperando che non sia un sinonimo di non mi “dannare” ad aspettare di essere… uatasappato.

6 COMMENTS

  1. L’uso improprio della grammatica era proprio degli sms, per via del costo e della limitazione dei caratteri per messaggio; con whatsapp é tornata la libertà di essere pure prolissi, tanto é gratis (o quasi), questo sistema comunicativo, in uso anche con altre app da anni, ha unificato di fatto il servizio, un po’ come fece Skype. Ma non é il colpevole del “malitaliano” al limite potrebbe divenire la salvezza della forma scritta corretta con il tempo.

    (Corrado Parisoli)

    • Firma - Corrado Parisoli
  2. Il successo di Whatsapp è, secondo me, legato a due fattori:
    – l’applicazione “gira” su tutti i sistemi operativi;
    – il contatto è associato al proprio numero di telefono;
    questi due fattori hanno surclassato Skype, unitamente al fatto che questo consuma più energia e le batterie dei dispositivi mobili durano già poco. Altrimenti Skype avrebbe potuto vincere, tanto più che avere lo stesso strumento su smartphone e PC per me è fantastico.
    La cosa più comoda è potere contattare su Whatsapp un amico conoscendone solo il numero di cellulare, cosa molto consueta, mentre altri servizi necessitano di un nome utente o email.
    Il processo evolutivo della socializzazione va verso sistemi sempre più veloci: lettere, telefonate/SMS, email, chat, chat con contenuti, foto, video, audio messaggi.
    Il prossimo, cosa c’è di più diretto di una video-chiamata? Eppure non prese piede, i costi erano alti, la connettività ancora bassa. O forse scrivere è meno invasivo che essere visti o vedere quello che vediamo?

    (Francesco Casoli)

    • Firma - Francesco Casoli
  3. Le nuove tecnologie ed i nuovi mezzi di comunicazione stanno facendo passi da gigante, è vero, e vengono sempre piu usati da tutti. Ci stanno togliendo tutte quelle emozioni che provavamo ai primi sguardi, o allo sfiorare di una mano della ragazza che ci piaceva, oppure l’emozione dello scrivere una lettera, il leggerla e rileggerla, prima di spedirla, oppure i momenti di ansia che precedevano l’apertura della lettera appena ricevuta, quelle erano le sensazioni che davano origine ad un vero sentimento d’amore. Temo che con tutte queste nuove tecnologie si stiano perdendo certe pratiche che sono sempre state usate da che mondo è mondo, anche se cambiano un pochino, anche solo da nord, a sud, anche se il sud penso si stia sempre di piu avvicinando al nord rispetto a mezzo secolo fa, quando prima di potere scambiare una parola con una ragazza dovevi prima parlare con i suoi, poi se venivi accolto bene, allora potevi parlarle. Sicuramente sarò un nostalgico, ma devo dire che preferivo allora, c’era maggiore rispetto per il cosiddetto sesso debole, vi era meno violenza, anche perchè eravamo meno imbottiti di sesso fin dalla prima giovinezza e anche questo è merito delle nuove tecnologie, alle quali possiamo accedere tutti, indipendentemente dall’età. Si parlava anche una volta di sesso, ma con meno voracità, non c’era tutto l’accanimento che c’è ora ed i frutti sono tutti gli stupri che si verificano, a prescindere dall’età.

    (Beppe Bonicelli)

    • Firma - BonicelliBeppe
    • Non penso che la mancanza di rispetto verso le donne, la violenza, la voracità di sesso ecc. ecc., siano merito, o meglio demerito, delle nuove tecnologie. Nessuna tecnologia è dannosa in sè. Ci sono tantissimi ragazzi rispettosi, morigerati e non violenti pur convivendo quotidianamente con le nuove tecnologie. Sanno usarle come si deve e le usano per migliorare le loro attività relazionali, scolastiche o lavorative perchè sono sostenuti e guidati da valori trasmessi loro da un ambiente familiare adeguato che li forma nella loro crescita con l’esempio e la coerenza. Se si dà l’auto in mano ad un ragazzo senza insegnargli a guidare rispettando il codice della strada e ad usarla adeguatamente con senso di responsabilità, imparerà molto facilmente ad usare tecnicamente il mezzo ma ne combinerà di tutti i colori. Il senso di responsabilità non lo danno le nuove o vecchie tecnologie ma le persone con cui si cresce.

      (Anna Maria Gualandri)

      • Firma - AnnaMariaGualandri
  4. Cambiare tutto per non cambiare niente. Questi strumenti tecnologici hanno radicalmente modificato il nostro modo di comunicare e la nostra quotidianità, ciò è fuori di dubbio. Ma le relazioni di qualsiasi tipo (famigliari, amicali, amorose) non possono essere cambiate nella loro essenza da questi dispositivi, ossia i sentimenti. Il buono o il cattivo funzionamento di una relazione rimarrà tale a prescindere dal mezzo che si utilizzi. Quello che viene incrementato da questi social media è sicuramente il narcisismo che si manifesta col fotografarsi continuamente in situazioni piacevoli, in cui si appare vincenti, per dimostrare al mondo il lato migliore di se stessi. Peccato che noi non siamo solo quello che appariamo.

    (Michela)

    • Firma - Michela