Riceviamo e pubblichiamo.
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C'è qualcuno che può controllare l'enorme spesa (125.000 €) per costruire quell'area con binocolo nel piazzale della Pietra di Bismantova? E' uno schiaffo alla povertà e a chi tribola per sopravvivere (ve lo dice una disoccupata per grazia di politici). Confrontate questa spesa con quella del rifacimento del tetto della chiesa 60.000 € (di donazioni) e poi valutate se quella costruzione li vale. Un'altra cosa vorrei far sapere a chi di dovere: che pulire il posto non è tagliare gli alberi indiscriminatamente, ma solo quelli malati, tagliare le edere che li soffocano e l'erbaccia sulle scale. Grazie.
(Lettera firmata)
Non so perchè ma mi viene in mente la “bacheca bilite”…
(Paolo Comastri)
Chieda all’ex senatore Fausto Giovanelli, le saprà sicuramente dire come si sperperano i soldi (degli altri) inutilmente.
(Cesare Crotti)
Gentilissimi, si tratta di progetto finanziato attraverso il POR-FESR (fondi europei). I costi dell’opera sono definiti attraverso gli standard di prezzo validi per tutte le opere pubbliche da tecnici diversi. Sono poi verificati e approvati sia in via preventiva che di rendicontazione anche da enti diversi dal titolare dell’opera, il Parco nazionale dell’Appennino Tosco-emiliano. In assenza di contestazioni più specifiche possiamo solo rinviare alla trasparenza e, a richiesta, a un confronto diretto e nel merito, voce per voce, coi tecnici responsabili. È il caso però di aggiungere – per questo come per altri casi analoghi di polemiche un po’ frettolose – una considerazione ragionata, un po’ pedante, ma vera e chiara come l’acqua. Quando – come in questo caso – si utilizzano fondi europei si determina sempre un circuito economico-finanziario e di PIL aggiuntivo e molto favorevole per l’economia locale e nazionale. La realizzazione di un’opera pubblica finanziata per metà da fondi UE, oltre a creare lo specifico beneficio cui è indirizzata (il miglioramento della fruibilità pedonale e della valorizzazione di piazzale Dante e della Pietra, ecc.), va anche a sostenere reddito, lavoro e occupazione nelle imprese e nelle professioni coinvolte (attraverso gara pubblica). Inoltre si può facilmente calcolare che circa la metà dell’importo complessivo dell’opera (es. 75mila euro su 150mila di spesa) rientra allo Stato italiano sotto forma di imposte (IVA imposte dirette e contributi versati in parte dall’ente committente, in parte dalle imprese in parte dai professionisti e lavoratori retribuiti). In definitiva quando si usano al 50 per cento fondi europei, lo Stato italiano recupera pressoché intera la somma che investe come cofinanziamento (attraverso il bilancio del suo Parco nazionale), lasciando altrettanto sul territorio ai privati sotto forma di reddito. In poche parole le opere finanziate attraverso i fondi europei sono riconosciuti come uno dei migliori meccanismi e strumenti della spesa pubblica a sostegno dell’occupazione. Le opere del Parco, porte o arredi o lavori forestali che siano, possono essere più o meno azzeccate, ma non sono uno schiaffo a nessuno. Al contrario!, sono con certezza un volano di difesa del lavoro sul territorio. Un contributo a creare lavoro… piccolo, ma certo, misurabile e continuativo!
(Fausto Giovanelli)
Ma i fondi dell’Europa vengono dal cielo o da chi comunque versa le tasse?
(Lugua)
Gentile signor Presidente, desidero ricordarLe che ciò che Lei chiama “un contributo a creare lavoro… piccolo, ma certo, misurabile e continuativo!” ci costa un “investimento” di quasi 4 milioni di euro all’anno, tra fondi italiani ed europei (la fonte è sempre Lei, su questo stesso giornale).
(MV)
Creare lavoro, piccolo, certo, misurabile e continuativo… Ma a chi?, ma mi faccia il piacere! Come lei è presidente del Parco noi siamo i suoi abitanti e il mio pensiero è quello di molti: prima di costruire cose inutili, superflue e dispendiose nate da chissà chi, perchè non chiede a noi se le approviamo o se possiamo avere idee per cose più utili e necessarie? Deve tener conto che non è l’unico abitante della montagna.
(Lettera firmata)
Quando c’erano più soldi a disposizione non avevamo idee innovative per dare un qualcosa in più al nostro territorio ed in generale a chi lo frequenta. Ora arrivano idee nuove ma si spendono “tanti soldi” che forse potrebbero essere destinati ad altre iniziative più importanti ed urgenti per la nostra montagna. Comunque Giovanelli c’entra sempre… Auguri per il 2014.
(Enrico 60)
E’ uno scandalo, ma avete visto quella costruita al Passo del Cerreto? Costi folli per costruire una passerella a sbalzo di qualche metro per installarvi anche lì un binocolo. Rifacimento di piazzale dove non si può parcheggiare perchè privato. Continuano a sperperare soldi per fare cose inutili (forse non per tutti, visto come funzionano le cose). Invece di fare “biliti” e robacce varie si metta mano ai sentieri del parco, ormai impercorribili, creando così posti di lavoro e tutela del territorio. Il Parco peggiormente gestito in Italia, bella conquista…!
(Marco Galeazzi)
Bravo Marco, è inutile parlare, non ci sentono, fanno i sordi, la montagna sta franando a valle e utilizzano i soldi pubblici, italiani o europei sono sempre pubblici (anche di tutti noi) per opere inutili e certamente non prioritarie. A Cervarezza non sono bastati gli oltre 100.000 euro per la fontana sulla SS63 spesi dal Comune e Provincia, ora si è aggiunto il Parco e completa l’opera prioritaria ed utile! Le attività della zona chiudono, ma la fontana funziona. Saluti.
(Fabio Leoncelli)
Qualcosa bisogna pur fare vedere, lanciare qualche segnale, altrimenti l'”entità Parco” rimarrebbe una metacreatura onirica con funzioni non proprio tangibili. Di certo l’opera non è assolutamente strutturale, gli introiti ed il lavoro ad essa associati nascono e finiscono lì: non portano occupazione stabile, non portano un ritorno reale della cifra investita. Di solito un investimento è l’inizio di un processo atto a creare reddito, non per tentare un “pari e patta” che, in questo caso, in realtà diventerà fonte di spesa (ex. manutenzioni non alimentate da entrare dovute all’investimento). Detto ciò mi allaccio alla Gatta-Pianello. Anche qui è presente una “Porta del Parco”, o come si chiama, era stato speso uno sproposito per la sua creazione e molto ancora per la demarcazione della zona pedonale a fianco della carreggiata. Purtroppo mi è capitato di passarci non più di un mese fa e posso dire che lo stato complessivo era imbarazzante, quindi non oso immaginare adesso che per la miliardesima volta è stata chiusa dopo le “imprevedibili ed abbondanti” precipitazioni. Comunque, la “carrareccia” presentava una zona pedonale (lato Secchia) e lato monte invasa da arbusti, parti della segnaletica orizzontale cancellata (che appunto era costato tanto fare) e coperta da detriti, per non parlare della situazione buche. Purtroppo questa strada, che mai lo sarà, è il simbolo della retorica, dell’ipocrisia e della poca capacità di proporre e di “fare”, stesse attitudini poi che vengono spese nello sviluppo del nostro bellissimo Appennino. Avanti così, che pian piano, quando poi nessuno verrà più a vederelo, non sarà più neppure bellissimo, visto che occhi per apprezzarlo non ce ne saranno.
(Andrea Ganapini)
Ho visitato due anni fa il vicino parco dell’Uccellina (Maremma Toscana) che, senza dubbio, si trova in un ambiente diverso rispetto al nostro, cioè una pianura che sfocia nel mare. Al di là di questa differenza geografica il contesto risulta molto ben organizzato rispetto al turismo: percorsi per tutti i gusti (a piedi, a cavallo, in bici…), guide e itinerari organizzati sempre presenti in loco. Tutto questo, ovviamente, il turista lo paga e a volte non poco, ma viste le presenze forse ne vale la pena. Tutto questo per dire che da noi forse, oltre alla cartellonistica, vanno potenziati questi servizi.
(MD)
Per informazione dei lettori, riguardo la gestione finanziaria del Parco nazionale Appennino, diamo la parola ai numeri dell’ultimo anno. L’ente Parco ha ricevuto dallo Stato (Ministero Ambiente) 1.787.092 euro e ha previsto di investire in Appennino 3.848.341 euro (oltre il doppio) per attività, azioni e opere sul territorio (dati bilancio 2013). Tutto ciò avviene, come sempre, con “zero” prelievo fiscale aggiuntivo dai cittadini dei comuni del Parco e con “zero” oneri per le altre risorse finanziarie pubbliche locali. Tutto ciò avviene perchè il Parco nazionale attrae risorse statali aggiuntive sul territorio del nostro Appennino e attrae, inoltre, su di esso e sull’Italia risorse europee aggiuntive. Queste ultime sono notoriamente capaci di raddoppiare la funzione di “moltiplicatore del reddito” della spesa pubblica per investimenti, il quale ha, nel breve termine, un riconosciuto effetto di sostegno anche per l’occupazione. Questa che abbiamo illustrato, nei suoi dati di fondo, è una gestione finanziaria che, senza enfasi, riteniamo molto positiva. La gestione finanziaria del Parco del 2013 non è un’eccezione. È sostanzialmente nella media, per quantità e qualità, delle annate precedenti. In parole semplici: con un contributo ministeriale di 1,5/2,0 milioni l’anno il Parco fa, per e sul territorio, bilanci da 4/5 milioni. Si possono avere opinioni diverse, ma questi numeri in sè sono una realtà e parlano chiaro, senza aggettivi, sui più misurabili e concreti dei dati economici: i valori monetari. Ci possono essere “gestioni” migliori? Certamente sì. Ci si dica però il quanto e il dove, senza fermarsi agli slogan. Presteremo attenzione e… grazie per l’attenzione!
(Parco nazionale Appennino tosco-emiliano)
A quanto ammontano i contributi versati al Parco dai Comuni che ne fanno parte? Grazie per la risposta. Chiedo poi ai Comuni dove prendono questi soldi.
(Fabio Leoncelli)
Non entro nel merito della spesa, non avendo dati certi sui computi metrici, sui materiali o su altro. Di una cosa sono sicuro, caro Fausto, che il male di questo Paese è certo e tu lo conosci bene. Un manufatto fatto a casa tua costa 100, nel pubblico 300, pare incomprensibile ma è così. Tempo fa, per sfizio, mi sono dilettato a cercare in internet i costi “tipo” di costruzione di una strada tipo la SS 63, costo km europeo 1, costo Italia 2,25. Stessa cosa alta velocità. Stessa cosa variante di valico. Nel merito dell’opera fatta alla Pietra uno può essere più o meno favorevole, ma sui costi no, su quello ci deve essere trasparenza e concorrenza. Vorrei che tu, come presidente, usassi lo stesso metro che usi quando fai fare qualcosa per te o per la tua famiglia. Concludo con un pensiero che contrasta con la tua idea di fondi europei: i 100.000 € sono sempre soldi che i cittadini europei, ed in parte italiani, hanno pagato di tasse e non vanno sperperati o spesi perchè ci sono. Cordialmente.
(Roberto Malvolti)
Parlare di occupazione giovanile e prospettive occupazionali per la nostra montagna da parte di personaggi che ci governano da trent’anni nelle varie istituzioni, è veramente disarmante, pensando di soddisfare l’esigenze del territorio continuando a spendere soldi per cose relativamente importanti. Quando nell’area industriale di Fora di Cavola, manca la fibra ottica e la relativa connessione a internet, lasciando le imprese e gli artigiani con una “tecnologia” insostenibile! Sarebbe il caso di guardare più avanti e lavorare più seriamente sulle reali prospettive occupazionali di questa montagna, possibilmente dando più fiducia ai quarantenni e rottamando un po di personaggi “usurati”.
(Paolo G.)
Ma perché investire sulle porte e non sulla sentieristica e sulla cura dei boschi? Chiedo, da ignorante in materia, la cura dei sentieri spetta al CAI perchè ci sono delle normative ben precise che lo regolano o per buon senso del tipo: ce ne siamo sempre occupati noi e continueremo a farlo?
(CG)
Personalmente non nego che qualche intervento per promuovere e rendere funzionale il Parco vada pur fatto e che tutto questa abbia un costo. Non entro volutamente nel merito delle priorità di questi interventi. La questione è che gli interventi finora effettuati (le porte del Parco, il bilite sotto la Pietra, il binocolo del Cerreto e ora quest’ultimo intervento) hanno comportato cifre di spesa che appaiono un po’ spropositate. Quoto in pieno l’intervento del signor Malvolti e purtroppo penso che il rapporto dei prezzi sia in questo caso ben oltre al 2,25:1 esistente nella costruzione di strade in Italia ed in Europa. Può darsi che qualcuno dimostri il contrario con dati inconfutabili alla mano, ma l’impressione mia (e forse di molti altri) è che se si applicassero gli stessi criteri nell’edilizia privata, ad esempio, un modesto appartamento verrebbe a costare circa come la residenza del sultano del Brunei. Non contesto il buon operato degli amministratori del Parco nell’intercettare finanziamenti europei, ma vorrei puntualizzare che la spesa di denaro (pur sempre pubblico, ricordiamoci) per interventi nei quali non viene percepita la qualità e quantità del costo, urta e non poco.
(Jarno Dall’Asta)
Sempre per informazione: Il Parco nazionale, negli ultimi 2/3 anni, ha investito sia sulle porte, sia sui sentieri, sia sui boschi. Sui boschi, solo ultimamente 700/800mila euro in collaborazione con usi civici e imprese, sempre di fondi europei (PSR mis 226 e 227, oltre qualche spesa per castagneti). Sui sentieri ha investito sull’Alta via dei parchi (00) e altrove con le misure di cui sopra; poi ancora tramite convenzioni e contributi ai CAI di Emilia e Toscana per manutenzione e segnaletica; infine con 2 nuove carte escursionistiche di edizioni diverse (una propria con ed. Selca e una con la Gazzetta di Parma). Sulle porte ha investito in Emilia tramite il POR-FESR e in Toscana tramite il POR Toscana. Quasi tutto, comunque con misure europee specifiche, nel senso che non si possono usare i soldi dei POR per i sentieri o i boschi, così come non si potrebbero usare i soldi del Piano Sviluppo Rurale per le porte che hanno invece funzione di identificazione e promozione dell’ambiente, della cultura e del turismo. Nell’insieme c’è un equilibrio, pur sempre in movimento. L’adeguamento delle reti informatiche fa capo a programmi (diversi e separati) delle due regioni e non ai Parchi. Per tutti i fondi europei l’Italia paga una quota fissa predefinita. Se non li usiamo qui li usano altrove o addirittura in altri Paesi e la quota da pagarsi dall’Italia, anzi già pagata, non cambia.
(Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano)
Non sono al corrente e posso solo chiedere e sperare che le ditte costruttrici della struttura siano tutte molto, molto locali! Sarà così? Grazie!
(Roberto Colombari)
Ma Giovanelli, che è un amministratore pubblico, è cosciente del fatto che l’Italia è un contributore netto UE e, di conseguenza, questi fondi europei sbandierati quasi fossero un regalo sono soldi che provengono da tasche italiane e locali?
“L’opera porta ricchezza al territorio!” Che bello, il Pd che si riscopre keynesiano. Peccato capiti solo quando si tratta di giustificare scelte quantomeno discutibili! Porta ricchezza al territorio ciò che contribuisce a creare un indotto stabile all’interno di esso e, al momento, non ho ancora sentito di turisti mossi a visitare l’appennino per ammirare i nostri maestosi “biliti”. Forse ho dialogato con pochi turisti, non saprei. Sarcasmo a parte, è possibile un indirizzamento al rendiconto diretto delle spese sul sito del Parco? La documentazione è abbondante ed è difficile, per un neofita, individuare con precisione quella interessata. Lo chiedo perché sarebbe interessante visionare i quantitativi di risorse rimaste ai “privati sotto forma di reddito”, nello specifico quelli relativi alle consulenze per l’opera.
(Giuliano Gabrini)
Per me, una spesa ingiustificata resta tale, anche se ad aggiudicarsela è un’impresa locale.
(Umberto G.)
Sarebbe interessante conoscere anche i costi del progetto relativo alle cittadinanze affettive “Parco nel Mondo”. Poi bisognerebbe capire anche quale indotto ha portato sul territorio tale progetto, economico non direi, culturale neppure. Progetto vuoto di significati e svolto solo per creare una vetrina per i soliti noti.
(EB)
Scusate ma forse io sarò ignorante, perché ancora oggi mi chiedo in concreto cosa fa questo ente Parco, oltre che spendere male i soldi. Non capisco davvero. Quali sono i benefici?
(Cristiano)
Continuando se avete pazienza questo lungo e non facile dialogo:
A) un Parco nazionale – che utilizzi o non utilizzi i fondi europei – non può assolutamente determinare, neppure per un euro, né in più né in meno, il contributo Italiano all’UE e tantomeno la pressione fiscale a livello nazionale e/o locale;
B) al contrario, utilizzando e impiegando qui, sul suo territorio, i fondi europei, il Parco Appenninno determina una proporzionale maggiore positiva ricaduta sul reddito e sul lavoro, in Italia e in particolare sul nostro territorio, ove i fondi vengono investiti. Su questo (A e B) non ci piove;
C) le “imprese costruttrici” invitate e selezionate con le procedure di legge sono per grandissima parte locali, cioè dell’Appennino dei due versanti;
D) nessuna porta e nessun bilite pretende di essere in sé in grado di accrescere attrattività e valenza turistica del territorio;
E) nel suo insieme, invece, il programma Porte del Parco, approvato all’unanimità dal consiglio direttivo e dalla comunità del Parco, è in grado, una volta a regime, di accrescere identità culturale distintività e attrattività turistica del nostro Appennino e del suo Parco nazionale. La piccola opera “porta della Pietra” non è sola nè estemporanea;
F) il confine euromediterraneo (Passo del Cerreto), le rarità geologiche (Poiano-Gessi triassici), l’unicità della Pietra e dell’area della Bismantova (Piazzale Dante e dintorni agricoli), il crinale panoramico tra Val Secchia e Val d’Enza (Sparavalle), gli antichi borghi toscani (Licciana Nardi), i cavalli e gli antichi percorsi (Comano), la via Francigena e le pievi (Pieve Sorano e Filattiera), la storia e i castelli (Rocca Verrucole e San Romano), le foraggere e il Parmigiano Reggiano (Latteria del Parco, Gazzolo), l’energia e l’acqua di Appennino (Centrale Ligonchio), il prosciutto e la Val Parma (Marra e Corniglio), le Apuane e le Panie (casina Rossa e Corfino) sono alcuni dei titoli del programma delle “porte”, non solo di aree attrezzate e punti panoramici, ma delle eccellenze storiche, culturali, produttive e di paesaggio che scolpiscono i connotati del volto di questo Appennino e i profili di valore del suo Parco nazionale;
G) non si tratta di opere faraoniche e nemmeno di astrazioni. Si tratta di opere materiali e azioni promozionali in corso di attuazione, localizzate, diffuse, ma concepite unitariamente. Nell’immediato sostengono concretamente lavoro e occupazione. Ma soprattutto, realizzate, sottraggono all’indifferenza e all’anonimato il bello e il buono che c’è nel nostro Appennino e lo rendono più riconoscibile e da apprezzare da tutti. Il valore aggiunto d’insieme è superiore a quello delle singole sue parti;
H) tutto ciò costa il giusto. Comunque, in totale, versante emiliano e versante toscano non più di tre rotatorie stradali. Non si possono fare buone nozze coi fichi secchi.
(Parco nazionale Appennino tosco-emiliano)
Continuando se ha pazienza, Presidente, questo lungo e non facile dialogo:
A) qualsiasi cosa inutile è sottrazione di risorse. O siamo tornati al “sèc ad càlsìna” di cui era stato tanto accusato l’on. Pasquale Marconi?
B) La distribuzione a pioggia sul territorio dei fondi europei e italiani, così come avviene, non “contribuisce a creare un indotto stabile all’interno di esso” come è stato scritto in altro commento. Su questo (A e B) non ci piove;
C) nessuno contesta la scelta delle imprese, in altro commento, si contestano i “costi dell’opera (che) sono definiti attraverso gli standard di prezzo validi per tutte le opere pubbliche”;
D) male! Dovrebbe invece essere un valore aggiunto;
E) ciò che è “approvato all’unanimità dal consiglio direttivo e dalla comunità del Parco” non manda assolti se il risultato è, oggettivamente, privo di risultato;
F) questo dovrebbe essere, secondo me, un impegno dell’Ente: “Le foraggere e il Parmigiano Reggiano (Latteria del Parco, Gazzolo)” dovrebbe diventare, questo sì, volano di economia per tutto il versante emiliano, consociando le latterie del crinale e produrre un grana di nicchia (il grana del Parco?) riscoprendo così l’agricoltura e il controllo del territorio;
G) e H) le lasciamo perdere, per non commentarle.
E’ stato esplicitamente richiesto, in altro commento, l’“indirizzamento al rendiconto diretto delle spese sul sito del Parco”. Ieri sera a “Ballarò” Stella segnalava la stessa difficoltà con il Comune di Roma, perché diceva che il sito di quel Comune è composto da 1700 pagine ed è praticamente impossibile trovare la documentazione che interessa. Presidente, anche i siti della pubblica amministrazione sono definiti “attraverso metodi standard”?
(MV)
Perché, le buone nozze dipendono forse dall’altezza della chiesa e/o dalle portate indicate sul menù?
(Umberto G.)
Ma chi è mai la persona che sta dietro l’ufficio stampa? C’è sempre il senatore Giovanelli o qualcun altro, visto che lui non risponde più… Anche il sig. Parco risponde solo a chi gli pare… Vabbė.
(Luca)
Il Parco è strutturato in maniera disomogenea dal punto si vista geografico: il territorio è troppo esteso e con notevoli differenze tra una zona e l altra. I paesi della Lunigiana e della Garfagnana sono troppo distanti da noi e non solo chilometricamente. Infatti un identità unitaria di Parco ancora non si è realizzata e non saranno certo le porte a crearla.
(CG)
Solo per focalizzare alcuni punti nella risposta poco sopra del “Sig. Parco”. In merito alle risposte didascalizzate, quindi in merito al punto:
A- si focalizzava nei vari commenti che i contributi europei non piovono dal cielo, ma sono soldi dei contribuenti europei, quindi anche nostri, pertanto da utilizzare in opere che diano realmente un ritorno economico;
B, C- non ho molto da obiettare, la speranza è che tutto sia trasparente e che non “vincano” gli appalti aziende dotate di corsie preferenziali;
D- questo punto mi lascia un attimino allibito! I “biliti” devono obbligatoriamente, senza fantasie romantiche, accrescere la valenza turistica. Non esiste quanto esposto “dal Parco” al punto in oggetto. Se quattro pareti di pali e un cannocchiale costano decine e decine di migliaia di euro: si pretende che siano di valenza turistica e che ne aumentino il valore. Punto;
E- qui si entra nelle fantasie romantiche per giustificare quanto esposto al “punto D”. Faccio solo una domanda, diretta: quando il sistema entrerà a regime? Un anno? Tre? Dieci? Qualcuno può rispondere in modo inequivocabile? Qual è la roadmap? E’ possibile conoscerne i punti salienti? Quali e quanti obiettivi sono stati inequivocabilmente raggiunti? Se le porte non sono sole e nemmeno estemporanee è possibile sapere da chi e/o cosa sono accompagnate?
Purtroppo sono molto scettico su quanto viene esposto, perchè è tutto molto fumoso, aleatorio, e appunto romantico;
F- i posti elencati sono effettivamente stupendi (li ho visti in larga parte), purtroppo le strade di montagna scoraggiano e ne impediscono il raggiungimento per chiunque arrivi da fuori (che poi è chi porta un incremento all’economia locale). Ad esempio la Gatta-Pianello attualmente non è agibile e pertanto raggiungere i Gessi diventa particolarmente complesso. Questo è quello che circonda i biliti? Senza considerare che costruire la porta alle fonti di Poiano e le colorazioni sulla strada erano costate molto ed ora in parte sono sparite;
G, H- pura retorica.
Ovviamente quanto esposto è solo un parere personale, anche se mi sembra che in tanti (anche che qui non scrivono, posso garantire) siano abbastanza scettici su queste argomentazioni, portate a suffragare il modus operandi dell’Ente Parco.
Ultima domanda: per effettuare queste progettazioni, valutazioni ed analisi, immagino necessarie per sviluppare “il progetto” che “poi andrà a regime”, ci si affida a consulenti esterni? Nel caso, quanto costano all’anno (consideriamo pure cene, pranzi, ecc.)? O tutto è sviluppato internamente agli uffici del Parco e/o in forte collaborazione con le amministrazioni ed associazioni locali?
(Andrea Ganapini)
Sugli obiettivi raggiunti dall’Ente Parco nell’ambito turistico una risposta il più possibile oggettiva può essere data solo da chi vi lavora (albergatori, ristoratori, guide turistiche, ecc.). Sarebbe interessante sentire i loro pareri.
(MD)
Il vero problema è che gli italiani e i montanari, in questo, caso non fanno evidentemente eccezione, affrontano i problemi con la “pancia” e non con la razionalità che sarebbe utile e necessaria. Per questo motivo le spiegazioni, pur chiare dell’Ente Parco, risultano ai fini di questo dibattito, vane. La critica fine a se stessa non ha mai riempito la pancia di nessuno e il saper cogliere anche gli aspetti positivi di una qualsiasi realtà sarebbe quanto mai utile. Costruire le proprie opinioni analizzando i dati in nostro possesso e non leggere la realtà in funzione delle nostre idee precostituite, è, ormai, se vogliamo salvare questo Paese, indispensabile. Sarebbe anche molto bello se tutti ci firmassimo con cognome e nome.
(Lorenzo Franchini)
Utilizzando la razionalità, il pensiero analitico e i dati oggettivi, Lei, quali aspetti positivi vede nella costruzione delle porte del Parco?
(EB)
Salve signor Franchini, se posso vorrei replicare a quanto riporta. Può essere che chi ha posto osservazioni critiche (me compreso) lo faccia di pancia. Il fatto è che ad esempio: la montagna si spopola, le strade non seguono neppure la manutenzione ordinaria, i centri muoiono (Ospitaletto? Febbio? ecc.), lavoro nuovo stabile non se ne crea, le imprese in montagna non hanno alcun interesse ad investire. Questi sono dati non contestabili, neppure nella massima e sincera buona fede. Pertanto vedere che centinaia di migliaia di euro vengono spesi per opere estemporanee crea qualche dubbio sulla qualità dell’investimento. Personalmente credo che sarebbe ora di parlare di un piano di sviluppo che sia realmente strutturale, che vada a coinvolgere enti locali, Regione, Stato: il Parco potrebbe essere un interlocutore e coordinatore di primo livello. Si vuole puntare sul turismo? Bisogna dare alla gente la possibilità di raggiungere i vari territori, è ovvio che se per andare a sciare al Cerreto da Reggio impiego 2h non ci penso due volte e vado o a Sestola (Appennino) o in Trentino che offrono impianti e piste nettamente superiori, è brutto da dire ma è così. Punto. Vogliamo puntare anche sulla piccola industria, o l’artigianato? Perchè non si dovrebbe? Bene, allora facciamo in modo che due camion che si incrociano alla Bettola non vadano a bloccare l’arteria principale del nostro Appennino. Purtroppo la situazione attuale, per cui soldi da spendere qui in montagna non ce ne sono è perchè non arrivano, e non arrivano perchè la nostra bellissima montagna non attrae interesse, o comunque la si vede come lontana, e lontana lo è effettivamente. Non vogliamo parlare di strade, visto che per anni è stato un tabù, un concetto da esorcizzare perchè rappresentavano il male che avrebbe distrutto il nostro territorio (tra poco spariranno pure le poche rimaste così tutto sarà risolto), allora buttiamola sulle linee internet veloci. Coprono tutto il territorio? E la copertura 3G arriva ovunque? Allora, siccome sappiamo già le risposte, non si può parlare di “progetti a regime” o altre fantasticherie simili senza che alla gente salga un po’ la pressione. Diciamo che l’Ente Parco, e l’opera in esame ne è un buon esempio, può essere interpretato come un qualcosa nel quale mettere qualcuno che ogni tanto inventa qualcos’altro per dire che c’è. Purtroppo io la vedo nel modo più negativo possibile, forse la prendo troppo di pancia, pazienza, però posso assicurare che lavorerei più volentieri vicino a casa anzichè fare ogni giorno 108Km. Comunque se Lei crede che le spigazioni dell’Ente Parco siano chiare ed esaustive tanto meglio, io ed altri rimarremo con il nostro dubbio da italiani e montanari medi.
(Andrea Ganapini)
Secondo il Franchini-pensiero il montanaro di oggi non usa la ragione, è impulsivo, non ha la capacità di comprensione dei testi del Parco (non sa leggere!) ed inoltre è “criticone”. Grazie! E a lei chi gliela ha data l’investitura per dire cos’è giusto e cosa è sbagliato? I cittadini hanno il diritto di esprimere le loro opinioni sull’operato di un ente pubblico, anche con la pancia, se per pancia intendiamo i sentimenti che suscitano certe opere sul territorio. Le critiche saranno fini a se stesse per il semplice motivo che il cittadino medio non ha potere decisionale sulla materia in oggetto. Però sentire come la pensano i residenti delle zone comprese nel Parco non è vano, anzi è interessante.
(Gabry)
Sarebbe molto bello se si capisse che il dialogo non può esserci tra chi parla da una balaustra e chi, più razionalmente, analizza dati, fotografando una realtà evidente che, nell’articolo, si materializza nel rapporto investimento-risultato. Sarebbe ancora più bello, poi, se ci si riuscisse a spogliare del proprio mestiere quando ci si confronta con l’esterno, per non vedere e ridurre l’interlocutore in qualcuno a cui insegnare: parametri chiusi, limitati e questi sì, precostituiti.
(MV)
Dopo aver letto il commento del dirigente scolastico Franchini, mi sono riletta i commenti del Parco e ne ho tratto un significato diverso. Da quanto ho capito i fondi europei possono, per normativa, essere spesi solo per determinate aree, quindi non possono essere utilizzati per altre (manutenzione strade, regimazione torrenti, frane, creazione attività artigianali, copertura internet, ecc.), come invece vorrebbero e lamentano molte persone che scrivono qui. Il Parco, a quel che ho capito, li rinveste sul territorio anche per creare indotto alle imprese della zona e se non li spende vanno persi. Ho azzeccato qualcosa? Sulle cose positive fatte dal Parco una c’è sicuramente l’atelier di Ligonchio. Sulla bellezza/utilità delle porte sinceramente non saprei.
(Michela)
Desta stupore! Il montanaro ragiona di “pancia”. In generale l’ente pubblico per decine di anni ha sempre pensato di avere un interlocutore montanaro che ragiona in linea diretta con la pancia.
(Liberopensante)
Penso che Michela abbia colto appieno il senso del mio intervento. L’affrontare i problemi di “pancia” non voleva certo essere, nel mio intento, dispregiativo; forse avrei dovuto dire “in modo emozionale”, tralasciando magari alcuni aspetti contestuali importanti o portando la discussione verso altri argomenti. Gradirei che non mi fossero attribuiti arbitrariamente pensieri ed intenzioni travisando i contenuti dei miei commenti.
(Lorenzo Franchini)
Penso che sia sempre davvero strano scoprire che, quando si imposta un’analisi su parametri razionali, manipolando aridi dati, al di là dello sviluppo del processo analitico stesso e ancor prima dell’equazione dimensionale a verifica del risultato, l’elemento più immediato che si apprezza è un elemento privo di dimensione, perché astratto: la chiarezza. Accade così anche quando si elabora un testo con inserimenti e/o modifiche: se non c’è chiarezza, l’elaborazione si riduce a giustificazione e produce fastidio.
(MV)
Ho letto i vari interventi e mi viene spontanea una domanda: perchè il presidente del Parco non promuove una pubblica assemblea sulle varie problematiche che i cittadini/abitanti della zona presentano ogni qual volta si parla di Parco? Gli amministratori di denaro pubblico dovrebbero essere a disposizione degli amministrati. Il presidente è pur sempre di nomina pubblica, anche se non eletta a suffragio universale ma governativa, gestisce soldi pubblici la cui rendicontazione dovrebbe essere resa nota a chiunque tramite pubblica assemblea. Chiedo troppo presidente?
(Maria Bianchi)