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Il “re” dei pianoforti

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Frigieri e Capossela
Frigieri (sx) con Vinicio Capossela

Una grande passione per la musica e le cose del tempo che fu, un grande impegno e professionalità. Si sposta in tutta Italia e anche in Europa alla ricerca di pianoforti antichi, più o meno pregiati, pezzi rari, unici, che il tempo ha deteriorato. Poi li restaura, donandogli nuova vita, e li rivende, o li tiene per la sua collezione privata. Lo chiamano il ‘re dei pianoforti’, Gaetano Frigieri, classe ‘68, originario di Sassuolo e residente, da circa 10 anni, a San Romano di Baiso, dove ha deciso di trasferirsi per “bisogno di spazio”, per poter suonare e collezionare i suoi pianoforti, e per il suo amore per la collina.

“Mi hanno affibbiato questo soprannome nelle fiere di antiquariato – spiega Gaetano – perché ho dato un piano a tutti”.

Pianoforti, fortepiani, harmonium di qualsiasi natura, epoca e provenienza, il ‘re dei pianoforti’ li riporta alla vita, usando materiali e metodi conservativi e rispettandone le caratteristiche originali. Gli strumenti che passano dalle sue mani vengono preparati con cura meticolosa, “negli aspetti dell'accordatura, intonazione e registrazione, esaltando la specificità di ciascuno”. Si tratta di un lavoro minuzioso, che ridona l’anima al pianoforte.

La passione per l’antichità e l’esperienza professionale è una tradizione di famiglia, da più generazioni. “Mio padre vendeva mobili antichi e pianoforti – racconta Frigieri – mentre io ho iniziato a 15 anni, poi ho deciso di dedicarmi principalmente ai pianoforti”.

“Non c’è solo l’aspetto dell’accordatura – precisa – ma anche la conoscenza della meccanica, della materia prima, dell’epoca e degli stili. Il restauro richiede una cura che offre il privilegio di ridare la vita a note perdute, a suoni dimenticati dal tempo”.

E quando Gaetano apre un pianoforte per restaurarlo, a volte, questo romantico strumento, tra i “più affascinanti che siano stati creati”, questo mobile chiuso, non accessibile, gli svela anche dei segreti. Nascosto in un Bluthner proveniente dalla Svizzera italiana ha rinvenuto un carteggio d’amore scritto da una donna a un uomo, circa 50 anni fa. In un altro pianoforte svizzero ha trovato una bambola di pezza dell’800, da altri sono emerse monete d’epoca, candelabri, e anche della sporcizia, “perché spesso i topolini vanno a farci la loro casa, come nei cartoni”, rivela il mago dei pianoforti antichi.

Sul set della Certosa di Parma

Gaetano ha approfondito le sue abilità di restauratore di pianoforti da autodidatta, studiando, in parallelo, anche musica, privatamente. “Ho cominciato tardi – sottolinea il restauratore –, ma amo suonare tutti i miei strumenti. Quando faccio una consegna, prima di andarmene, eseguo sempre un brano, come il ‘Chiaro di luna’ di Beethoven. Crea una bella atmosfera”.

Chi ha iniziato a suonare presto, invece, sono i suoi due figli, Sara, 15 anni, frequentante il conservatorio di Castelnovo, e Daniele, 10 anni, che studia privatamente.

“Hanno iniziato a suonare il pianoforte più o meno a tre anni – rivela Gaetano –, gli ho insegnato io, seguendo un metodo per bambini basato sul gioco, che abbina ai tasti delle figure sul pentagramma”.

Nella casa di San Romano, dove vivono, ha sede la sua attività e la sua collezione privata di 12 pianoforti, mentre quelli in vendita, circa altrettanti, sono esposti a Minghetta di Viano.

C’è un Jacob del 1828, noleggiato per il set dello sceneggiato “La certosa di Parma”. Un clavicembalo, un fortepiano del 1815 di Muzio Clementi, un Beckstein a coda del 1880, un pianoforte inglese degli anni ’30, con applicata e fusa nel mobile una medaglia premio Mussolini. Un autopiano pneumatico, un piano ritrovato in un fienile. E poi un harmonium ad aria e un piano meccanico con orchestra funzionante con i vecchi 10 centesimi di rame.

Dalle mani di Frigeri è passato anche il piano del cantante austriaco Falco, noto per la canzone “Der Kommissar”. Di recente ne ha venduto uno che apparteneva alla famiglia di Papa Paolo VI. Ha restaurato harmonium in varie chiese dell’Appennino, a Parma un piano a sei pedali, in un hotel un piano che veniva dal mare. A lui si rivolgono musicisti famosi, come Vinicio Capossela, che per le sue tournée affitta periodicamente un piano inglese a consolle degli anni ’30, o la Banda Osiris. Molti si fermano a suonare, in fiera.

Ma anche il suo settore ha risentito della crisi economica. “Io, la crisi, la conosco da sempre – commenta –, ma fino a due anni fa, la gente ci teneva a far accordare i pianoforti per Natale. Ora rinunciano, per risparmiare 50,100 euro. Un tempo c’era anche chi regalava un pianoforte a Natale, succede ancora, ma più di rado”.

Fortepiano a 6 pedali
Fortepiano a 6 pedali

2 COMMENTS

  1. Signor Gaetano, vorrei mettermi in contatto con Lei, ho un pianoforte ereditato da mia nonna che comprò a mia mamma in un convento, parliamo inizio del ‘900. Ora sono grande anche io, ho tanti ricordi, ma vorrei essere consigliata se restaurare o vendere il pianoforte. Le mie figlie hanno comprato un pianoforte più piccolo alle mie nipoti; questo è molto grande, vorrei mandare le foto che ho fatto a casa ma non so come fare. Forse su whatsapp, se posso avere il suo telefono, grazie, aspetto Sue notizie.

    (Adriana Gregorio)

    • Firma - Adriana Gregorio