Chi va con lo zoppo impara a zoppicare.
Ab uno disce omnes = Da uno (inganno) impara a riconoscere tutti gli altri. [Virgilio: Eneide, II°, 65].
Il testo parla di inganno, ma il popolo lo ha adattato a tutte le persone e a tutte le circostanze. Il momento è cruciale: Enea sta descrivendo a Didone la cattura di Sinone da parte dei Troiani. Sinone è tanto abile che convince i Troiani a portare all’interno della città il cavallo come se fosse la soluzione di un voto: i Greci, nel sospendere la guerra, chiedono agli dei di favorire il loro rientro a casa. Per questo hanno offerto alle divinità il cavallo come ex-voto. Da quell’inganno nasceranno tutti i guai per Troia. Ci vuole perspicacia nell’individuare cosa si nasconde sotto una proposta apparentemente positiva. Pochi versi prima [Eneide, II°, 49] Virgilio aveva fatto dire al suo eroe Enea: Ho paura dei greci (Danai) anche quando portano doni. E i nostro avi sostenevano che: ‘na quêrsa la n’ farà mai d’i’ pùmb. Ogni albero dà il proprio frutto, ogni individuo si comporta secondo la propria indole.
Perché si dice...
L’araba fenice
La leggenda narra di un uccello misterioso che appariva ogni 500 anni.
Quando si sentiva prossimo alla morte costruiva un nido.
Questo nido poi si incendiava con i raggi del sole bruciando così anche il misterioso uccello.
Ma da quelle ceneri l’uccello rinasceva più bello di prima.
La leggenda è diventata simbolo dei sogni irraggiungibili.
Metastasio:
“... come l’araba fenice:
che ci sia ciascun lo dice,
dove sia nessun lo sa”.
Sempre prezioso Savino, semina a larghe mani cultura e saggezza.
(Ilde Rosati)