O SE VI PARLERETE…!
Švanîn e Fraschîn non si parlavano da tempo per dissapori legati all’eredità. Ognuno accusava l’altro d’essersi avvantaggiato. Guarda caso, avevano due campicelli che confinavano tra loro, e quell’anno, uno all’insaputa dell’altro, decisero di ararli. Altra coincidenza: iniziarono lo stesso giorno. Dopo la prima giornata di lavoro ognuno tornò a casa lasciando l’aratro nel solco, come voleva l’usanza. All’indomani sarebbe bastato attaccare le mucche e riprendere il lavoro. Tutti e due gli aratri erano del tipo con carrello a catene, con la ruota destra fissa e più larga, quella di sinistra regolabile e di diametro più piccolo.
Nella borgata vi era la così detta banda, un gruppetto di ragazzotti pronti ad escogitare qualunque iniziativa atta a procurare divertimento. Nulla di meglio che provocare i due ad un necessario dialogo per cessare le ostilità! L’occasione? Quei due aratri sonnacchiosi laggiù, uno a pochi metri dall’altro! Un cenno, qualche parola sussurrata e il piano è pronto.
Di notte, complice una luna sfacciata e curiosona, quei ragazzotti si recarono sul posto e smontarono quanto più era possibile da un aratro, lo scambiarono rimontandolo sull’altro. Alla fine ne risultarono due mostri impossibili da utilizzare.
Il mattino successivo Švanîn e Fraschîn si ritrovarono uno con due ruote alte, e l’altro con due basse; il primo senza il piccolo vomere di rincalzo, finito su quello dell’avversario che non ne aveva mai posseduto uno. Lo stesso discorso per le catene, le gerle, e quant’altro era possibile rimuovere.
Nessuno ha assistito al dialogo forzato, ma qualcosa si saranno pur detti per potersi riappropriare dei propri pezzi! E si dice che da quel giorno i rapporti tra i due siano migliorati.