Impiegare cellule staminali per ricercare nuove strategie terapeutiche finalizzate al trattamento ed alla potenziale ricostruzione di tessuti danneggiati da eventi traumatici, genetici o degenerativi.
Questo il principale obiettivo del progetto di ricerca presentato ieri pomeriggio a Palazzo Rocca Saporiti da un nutrito numero di ricercatori e specialisti provenienti in parte dall’IRCCS di Reggio Emilia ed in parte dal dipartimento chirurgico-medico-odontoiatrico e di scienze morfologiche con interesse trapiantologico e di medicina rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Il progetto, che si sviluppa nell’ambito dell’ingegneria tissutale e della medicina rigenerativa, è nato dalla collaborazione tra le equipe di ricercatori dei due enti ed è il primo di questo genere su base regionale.
Il punto di partenza è rappresentato dalle patologie che afferiscono alla unità per le gravi disabilità dell’età evolutiva - U.D.G.E.E. - dell’Azienda ospedaliera IRCCS Reggio Emilia diretta dal prof. Adriano Ferrari. Si tratta di patologie che interessano, spesso dalla nascita, l’apparato locomotore dei giovanissimi pazienti e che presentano una casistica che ha riscontro clinico nell’applicazione delle terapie di medicina rigenerativa.
Come spiega il prof. Anto De Pol, professore ordinario di istologia ed embriologia di Unimore e coordinatore del gruppo di ricerca universitario: “Attraverso strategie che implicano l’uso di cellule staminali, in questi ultimi anni la medicina ha potuto realizzare validi approcci terapeutici a patologie che fino a pochi anni fa potevano contare solo su trattamenti di mantenimento”.
Le cellule staminali sono cellule il cui destino non è ancora "deciso". Attraverso un processo chiamato differenziamento da esse possono originare vari tipi di cellule e tessuti.
È su queste basi che il progetto fonderà il suo sviluppo, prelevando cellule da polpa dentale, liquido amniotico, placenta emidollo osseo. L’intento è quello di isolare e stoccare, in una banca dedicata, cellule staminali in grado di essere selezionate e pre-differenziate in laboratorio a seconda che debbano essere destinate ad una funzione ricostruttiva dell’apparato osseo, muscolare o nervoso.
Saranno interessate dalle sperimentazioni diverse forme di distrofia muscolare sia quelle che coinvolgono la componente nervosa che quella muscolare. La rigenerazione dei tessuti biologici è, inoltre, uno dei maggiori obiettivi della chirurgia ortopedica funzionale, praticata da una unità dedicata all’interno del Santa Maria Nuova, e le patologie legate al tessuto osseo potranno avere incoraggianti sviluppi, sia quando dovute a cause traumatiche che di origine genetica.
La realizzazione di una banca delle staminali, oggetto del progetto, avviene in stretta collaborazione di mezzi, competenze e finalità tra Azienda ospedaliera IRCCS di Reggio Emilia, coinvolgendo il dipartimento della ricerca, la U.D.G.E.E. e la struttura di medicina trasfusionale, ed il dipartimento sperimentale interaziendale dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Il prof. Adriano Ferrari esprime soddisfazione: “La rilevanza clinica del progetto è significativa in considerazione del fatto che le malattie neuromuscolari nell’infanzia hanno una frequenza elevata, con una prevalenza di 42,61 bambini ogni 100.000, e rappresentano la patologia di più frequente riscontro in caso di insorgenza di neomutazione genetica. Le terapie riabilitative conseguono risultati che vengono annullati nel tempo dato il carattere progressivo di queste malattie”.
“Il tema dell’utilizzo delle cellule staminali nella ricerca e nella pratica clinica è un argomento molto sensibile per l’attenzione che l’opinione pubblica ha sempre posto sugli aspetti a cavallo tra l’etica, la ricerca e l’assistenza” commenta il direttore scientifico dell’IRCCS ASMN, dott. Giovanni Apolone: “Non casualmente alcuni fatti di cronaca, in questi ultimi mesi, hanno occupato le prime pagine di molti giornali, con vivaci dibattiti tra i diritti dei malati a ricevere le ultime terapie innovative a base di cellule staminali, i dubbi del mondo della ricerca sui metodi utilizzati per la loro produzione ed utilizzo e le resistenze di alcuni ricercatori a condividere criteri scientifici ed etici per le loro sperimentazioni. Il progetto della banca delle staminali, radicato nel mondo della ricerca di Reggio e Modena, è finalizzato a produrre da un lato evidenze scientifiche e dall’altro a validare percorsi certificati di prelievo, conservazione e trasporto. La sua implementazione rende possibile esprimere al meglio la mission del nostro IRCCS: coniugare una ricerca valida, rilevante e sensibile con le esigenze reali dei cittadini e del nostro territorio”.
La prima fase del progetto, riguardante l’acquisizione delle tecnologie, è già stata completata, la fase successiva, più impegnativa, consisterà nella attivazione del registro dedicato alla classificazione e conservazione dei campioni di cellule.
Bellissimo progetto! Quando leggo che persone spendono la loro intelligenza al servizio della ricerca per migliorare le conoscenze e quindi, migliorare la nostra vita, mi si apre il cuore. Il pessimismo che ormai pervade molti di noi, anzi, forse sono pochi, vedendo quante sono le letture dedicate a questo articolo, si attenua. Vi sono ancora motivi per essere positivi in questa società senza valori! Sono una grande sostenitrice della ricerca e, nel mio piccolo, avendo purtroppo poca disponibilità economica, faccio tutto il possibile per sostenerla. Lo faccio anche se non ho certezze che il mio contributo vada a buon fine, cerco di valutare, poi penso che l’intento é buono! Grazie all’IRCCS e al dipartimento chirurgico-medico-odontoiatrico e medicina rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio! Grazie ai medici e ricercatori che lavorano per tutti e forse anche per me nell’aspetto più importante della vita: la salute!
(Luisa Valdesalici)