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“Ciao don Gallo”

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Don Gallo

Riceviamo e pubblichiamo.

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I sacerdoti hanno appena terminato di distribuire la comunione. Sono seduto, noto mia mamma che guarda l’altare e nella mia mente rifletto su come iniziare l’articolo che ho deciso di scrivere per raccontare l’addio terreno che i tanti amici di Don Gallo hanno voluto dargli quando una voce interrompe il silenzio.

E’ la voce di don Ciotti che si appresta a dare il suo saluto a don Andrea. E lo fa in modo schietto e diretto descrivendo la sua vita e gli ideali per i quali si è sempre battuto. Afferma che don Andrea ha dato un nome a chi non l’aveva con tenacia e quotidiano impegno. Lottava per dare dignità a tutte le persone. Afferma che don Gallo ha insegnato a tutti noi a guardarci dentro senza paura delle contraddizioni, delle ambiguità, dei propri limiti. E’ sarcastico quando afferma che se incontriamo nella nostra strada qualcuno che della vita pensa di aver capito tutto a nome suo e di Andrea dice di salutarlo e di cambiare strada.

Al centro c’è sempre la persona, nella sua originalità. Ogni persona è vita e la diversità è sale, non avversità. Ogni storia è possibile. Don Andrea non ha mai giudicato le persone dalle etichette o dalle cariche. Cita don Tonino Bello quando parlava di quel barbone che a Roma da anni dormiva avvolto dai cartoni. Per lui quei cartoni erano come un ostensorio e all’interno c’erano tracce di santità. Dio si occupa anche di quel barbone. Dio lo si incontra nei poveri, negli ultimi. Ringrazia Don Gallo per il tratto di strada percorsa insieme e per le porte che ha aperto e ha lasciato aperte.

Per Don Gallo la chiesa deve accogliere tutti. Una chiesa che non dimentica la dottrina ma che non pretende mai che la dottrina sia più importante dell’attenzione agli ultimi. Cita Papa Francesco, a cui don Gallo voleva molto bene, che dice che non vuole cristiani da salotto. I cristiani devono occuparsi di tutti. La chiesa deve accogliere tutti: gay, lesbiche, divorziati, dimenticati. Tutti, proprio tutti. Don Gallo era innamorato di Dio e voleva saldare il cielo con la terra. Afferma che Don Gallo aveva due bussole: il Vangelo e la Costituzione. Quella costituzione che segna i principi della Repubblica italiana. Una nazione in cui si respira un malessere sempre più diffuso che si è costruito sui detriti che ha lasciato l’illegalità diffusa, una sottocultura dell’ignoranza, un perbenismo di facciata, un’economia inquinata.

Afferma che il problema della mafia non è la mafia in sé ma la zona grigia che la circonda. Afferma che entrambi condividevano il desiderio di verità e ricorda le battaglie che negli ultimi anni hanno vissuto insieme: il G8, la sana rabbia di fronte alla base Usa a Vicenza, la battaglia contro la decisione di costruire grandi opere in una nazione che non ha più il denaro neanche per pagare i servizi.

Infine ricorda le lacrime di gioia che don Andrea ha versato il giorno del 50° anniversario di messa. Per don Andrea il Vangelo era la sua verifica e non faceva sconti a chi si comportava con indifferenza. Lui ha vissuto il battesimo ma non ha mai chiesto le credenziali a nessuno. Era esigente nel volere che tutti imparassero a stare a tavola con i poveri. Voleva vivere la sua vita aiutando chi ne aveva bisogno perché è vero che l’odio urla forte ma la speranza di più. Infine si rivolge a Dio, che avrà già abbracciato don Andrea, affinché dia una pedata a tutti noi per ricordarci di non sentirci mai arrivati.

Un discorso sentito ed appassionante, interrotto più volte dagli applausi delle circa 6.000 persone che hanno assistito alla celebrazione, dentro e fuori la chiesa. Celebrazione che ha condotto il cardinal Bagnasco che nell’omelia ha ricordato che don Gallo ha dedicato la propria vita ai ragazzi imparando sin da giovane a respirare il clima dell’oratorio. E che nella sua comunità apriva la porta a tutti. Dava risposte a chi era percosso dalla vita. Ma era la sua risposta e non pretendeva che tutti lo facessero perché era consapevole che la fantasia del bene è infinita. Il cardinale viene interrotto durante la sua omelia in maniera polemica dai presenti quando parla del rapporto fra il cardinale Siri e don Gallo. C’è voluto l’intervento della storica collaboratrice di don Gallo e preziosa segretaria della Comunità di S. Benedetto al Porto, Lilli, che ha affermato che don Andrea Gallo aveva un grande rispetto per il vescovo e che se gli vogliamo bene dobbiamo imparare ad ascoltare tutte le voci, come lui avrebbe ascoltato noi, per zittire l’accenno di protesta che si è alzato dal sagrato della Chiesa. Una presa di posizione che l’arcivescovo forse si aspettava e che comunque non ha turbato più di tanto la celebrazione.

Celebrazione che ha visto anche l’intervento di persone vicine a don Gallo nella preghiera dei fedeli che hanno ricordato come lo stesso abbia sempre accolto tutti, in maniera indistinta e in direzione ostinata e contraria, come fosse sempre per il primato della coscienza, come abbia vissuto da povero e per i poveri. Hanno citato alcuni tratti della personalità di Don Gallo: un uomo carismatico, spiritualmente profondo, all’avanguardia, una spalla su cui appoggiarsi nei momenti duri. Un uomo che credeva nell’amore e nella speranza, innamorato di Dio.

Al termine della messa, la salma è stata portata all’esterno affinché tutti gli amici accorsi potessero salutarlo ascoltando gli interventi laici. Quegli stessi amici che, sotto la pioggia, hanno accompagnato, in mattinata, la salma di don Andrea dalla Comunità di S. Benedetto alla Chiesa di Nostra Signora del Carmine in una processione piena di canti.

Il sindaco di Genova, Andrea Doria, ricorda le esternazioni di don Gallo a prendere in mano la nostra vita, ad imparare a comunicare e non urlare, a cercare sempre la verità. Afferma che la sua morte ha aperto un vuoto e che quando lo sentiremo significa che lui è lì. Con noi. Dice che ora tocca a noi andare dove lui ci esortava di andare. Chiude il discorso citando una frase di una canzone dei partigiani liguri: “Quella fede che ci accompagna sarà la legge dell’avvenir”, quasi a rincuorare i presenti che è la nostra fede che dovrà colmare la perdita della guida.

Chiude gli interventi l’attore Moni Ovadia, che afferma, commosso, di essere ebreo e agnostico ma è convinto che don Gallo risorgerà. Afferma di avere attraversato con lui un pezzo dell’esistenza e può dire che don Gallo incarnava il vero spirito dell’accoglienza.

Il saluto alla salma di Don Gallo in procinto di essere allontanata dal sagrato della chiesa avviene con il canto di “Bella ciao”, canzone partigiana che tante volte don Gallo cantava al termine della liturgia. La morte di don Gallo ha rappresentato la perdita di una guida per tanti esseri umani. Tutti uguali e degni di dignità.

Ho conosciuto personalmente don Gallo assieme ad un amico lo scorso 24 marzo, dopo lo spettacolo teatrale “Io non taccio”, a Reggio Emilia. Alle 23,30, dopo due ore di spettacolo, senza darsi il tempo di mangiare in quanto desideroso di raccontarsi, don Gallo ha risposto alle nostre domande. L'attenzione ai problemi degli ultimi, l'esortazione ai giovani a "tirare su la testa" e lottare per un mondo migliore, la parola "servizio" e non "potere" associata alle cariche, la richiesta di pluralismo nella chiesa, il concetto di essere coerenti per essere credibili, la disponibilità ad aiutare a tutte le persone, di ogni sesso e razza; e quella domanda finale, dopo averci detto che il mondo è diviso fra oppressi ed oppressori, "e tu da che parte stai?". Sono alcuni dei pensieri che ha espresso nella sua intervista. Parole che sono scolpite dentro il mio cuore.

Una persona dalla grande personalità e da profondi ideali che attraverso i fatti ha dato seguito ai suoi pensieri. Nel rientrare verso la macchina ho guardato in alto e ho notato alcuni raggi di sole uscire dalle nuvole. Il cielo, solidale con noi umani, ha smesso di piangere ed è pronto, col sorriso, ad accoglierlo. Ho sentito un vuoto dentro di me. E in quel momento ho capito che lui era lì. Con me. Grazie Don Gallo. Ti abbraccio.

(Emanuele Zobbi)

 

9 COMMENTS

  1. Complimenti ad Emanuele per il bellissimo ricordo di Don Gallo, testimone indiscutibile della Chiesa che noi giovani vogliamo: vicina agli ultimi, ai diseredati, alle persone che vivono ai margini della società e lontano dagli sfarzi e dagli sprechi che troppe volte abbiamo visto negli anni addietro. Per fortuna la Provvidenza ci ha mandato Papa Francesco e tanti pastori come Don Gallo…..che nascono dal basso.

    (Matteo Domenichini)

    • Firma - Matteo Domenichini
      • Io non ho fatto alcun paragone. Ho solo menzionato due rappresentanti della Chiesa, uno che sta al vertice e uno che sta (ancora oggi con il suo spirito) alla base, che hanno sempre messo al centro della loro opera cristiana i poveri e i bisognosi. Credo che la comunità cristiana oggi abbia molto bisogno di questi valori e di questi pastori.

        (Matteo Domenichini)

        • Firma - Matteo Domenichini