Martedì prossimo, 23 aprile, alle 20,3,0 nella sala consiliare del Comune di Castelnovo ne' Monti, è in programma una serata dedicata a Monte Castello ed alle vestigia matildiche rimaste sulla sua cima, al centro di un progetto di scavi e di studio che da alcuni anni ne sta esplorando la storia e le radici.
La serata sarà l’occasione per presentare la tesi di laurea magistrale in architettura che due giovani castelnovesi, Elisa Albertini e Martina Bianchi, hanno dedicato ai reperti di Monte Castello, ma anche per presentare i progetti di valorizzazione dell’Amministrazione comunale.
Oltre alle due architette, parteciperanno alla serata l’assessore all’ambiente Nuccia Mola, il presidente del Club Unesco di Reggio Walter Baricchi che è stato anche correlatore della tesi, il sindaco Gian Luca Marconi e l’assessore alle politiche giovanili Francesca Correggi.
Sulla serata afferma Nuccia Mola: “Non sapevamo cosa sarebbe emerso dagli scavi quando nell’estate 2011 abbiamo avviato dei sondaggi archeologici su Monte Castello: sulla cima era ormai visibile solo una torre parzialmente diroccata. Si è invece potuto constatare che sull’altura che ancora oggi domina il centro storico del paese, esisteva una vera cittadella fortificata, un “castrum”, con diversi ambienti e mura di cinta. E' un patrimonio su cui vorremmo continuare ad investire, anche culturalmente, ed è molto positivo il fatto che due giovani del paese si siano appassionate a questi aspetti della storia antica del paese. In questo modo infatti contribuiscono a salvaguardarla e tramandarla".
Sul percorso di studi effettuato per la tesi, spiegano le due studentesse: “La documentazione storica sul sito di Monte Castello era fino agli scavi molto scarsa. Materiale tecnico ci era stato fornito dall’architetto Walter Baricchi, correlatore della tesi, e dal tecnico comunale Chiara Cantini, mentre per la parte degli scavi abbiamo fatto riferimento ad Anna Losi di Archeosistemi. Lo studio di Monte Castello ha evidenziato una realtà molto interessante: gli scavi hanno riportato alla luce tracce di quello che doveva essere il piccolo 'Castrum' con le mura di cinta, la cisterna e, presumibilmente, un piccolo edificio per il culto. Il lavoro che abbiamo svolto, essendo di carattere architettonico, non ha approfondito oltre il tema delle indagini archeologiche. Siamo partite dal rilievo della torre di guardia, dei resti del muro di cinta e quelli della cisterna. Abbiamo indagato le varie tessiture murarie, con l’obiettivo di riconoscere in esse diverse fasi costruttive. L’ultima analisi ha riguardato i meccanismi di rottura della torre. Esaminando le fessure e i dissesti nei vari prospetti, e mettendoli in relazione tra di loro, si sono ipotizzati i cinematismi murari che hanno portato alla situazione attuale. A conclusione di questo percorso abbiamo poi redatto uno studio di progetto che riguardasse no solo la torre, ma l’intero pianoro”.
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