Accanto al milione di licenziamenti già registrato nel 2012, se non si interviene in tempi molto stretti rifinanziando con un miliardo di euro la cassa integrazione in deroga, esiste il rischio concreto di bruciare, entro il prossimo luglio, altri centomila posti di lavoro in tutta Italia e Reggio Emilia non ne è immune.
A rilanciare l’allarme è la Cna provinciale che per voce del suo direttore generale Fabio Bezzi annuncia che, grazie ai dati forniti dal monitoraggio della sua Sezione servizi sindacali, solo nel primo trimestre 2013 sono già state oltre 250 le richieste di interventi da parte delle imprese per ricorrere a diverse tipologie di ammortizzatori sociali. Le forme più utilizzate sono la cassa integrazione guadagni ordinaria (per situazioni di crisi temporanea e certezza di ripresa lavorativa) e straordinaria (per situazioni di crisi strutturali) in deroga a cui possono ricorrere solo le aziende non industriali. Non a caso le imprese più in difficoltà risultano quelle iscritte ai CCNL della metalmeccanica artigianale (circa 97 aziende tra quelle ricorse alla CIG in deroga), dell’edilizia (circa 30 aziende) e del tessile (circa 25 aziende).
Va ricordato che questo ammortizzatore sociale, introdotto a seguito della crisi economica, viene sostenuto con finanziamenti che non consentono di andare oltre i primi sei mesi dell’anno in corso. Stiamo parlando di uno stock di oltre duecento milioni di ore di cassa integrazione guadagni in deroga che sono state richieste dal comparto dell’artigianato negli ultimi 12 mesi.
Un dato ulteriormente preoccupante è che circa 45 delle aziende ricorse alla cig sono imprese industriali, il che significa che anche le imprese con un numero elevato di dipendenti oltre alle piccole ditte artigiane si trovano in grande difficoltà.
“E’ evidente - sottolinea ancora Bezzi - che ai centomila lavoratori dipendenti a rischio potrebbero aggiungersi titolari e collaboratori di tutte quelle imprese che inevitabilmente chiuderebbero se fossero costrette a privarsi definitivamente della manodopera. Ogni euro che viene sottratto alla cassa integrazione in deroga è un euro che fa più povero tutto il Paese perché perde proprio quelle conoscenze e quelle capacità necessarie per consentire al made in Italy di competere nel mondo”.
Per garantire la copertura delle richieste di cassa integrazione in deroga fino a dicembre, secondo le stime della Cna nazionale, servirà un miliardo di euro. Non si può dimenticare infatti che il 2013 vedrà un ulteriore aggravamento della crisi e delle condizioni nelle quali operano tutte le imprese.
“Siamo certi - conclude Bezzi - che nessun governo vorrà assumersi una responsabilità così pesante e che, nelle prossime settimane, si interverrà attraverso il rifinanziamento di uno strumento fondamentale per imprese e lavoratori”.
Posto che condivido l’allarme per una situazione che ci riporta indietro di 70 anni come entrate, ma con i costi e la burocrazia di oggi, il sistema ha bisogno di supporti e di riconversioni varie, ma senza un Governo forte fatto di reciproche assunzioni di responsabilità determinate dalla consapevolezza di un emergenza eccezionale, ciò rimarrà lettera morta. E comuque è dal 2008 che sostengo invano che il toro andava preso per le corna mettendo in discussione e negoziazione determinati presupposti economici generali, che però solo ora si comunciano a timidamente a riconsiderare. Ma appunto è molto tardi. Forse troppo?
(Marco)
…e continuo a non capire come mai il tema della crisi, che è la cosa più grave che ci è capitata in questi ultimi 5 anni di guerra finanziaria, non stimoli nessun commento. Capisco la sfiducia dilagante dato che la classe politica non sta riuscendo, nemmeno in questo caso estremo, a governare la nave che sta alla deriva in piena tempesta, senza un capitano. Ma se non la si affronta di petto, con azioni e scelte coraggiose e stravolgenti, non se ne esce, anche perchè mi sembra che ad altri fuori dall’Italia faccia comodo così. Le condizioni di pace sociale che si erano create dopo il compromesso storico del ’76 e che hanno dato per scontato che alcuni fondamentali della società fossero saldi e sicuri, con questa crisi sono venute a mancare: ho l’impressione che di questo non ci si renda conto abbastanza. Sono d’accordo che occorra un “un governo di cambiamento” per risistemare tutte le cose a bordo, ma durante la tempesta forse è meglio occuparsi del timone e di predisporre i mezzi di salvataggio, altrimenti, restando nel gergo, sorge spontaneo e motivato l’ammutinamento.
(Marco Leonardi)