Undici anni fa si teneva l’Anno internazionale delle Montagne. Molte iniziative, in Italia e nel Mondo, molti sogni. Delle promesse di allora, a livello locale, cosa resta? Rileggiamo alcuni buoni propositi di amministratori di allora (alcuni di dei quali ancora in ‘sella’) espresse al convegno “Dalla via Emilia agli Appennini, una regione di positività diverse” e un commento sagace – già all’epoca – del professor Umberto Casoli (tratto dal libro "Nemici Miei", appena uscito). Lo abbiamo letto con interesse e undici anni dopo ci chiediamo e vi chiediamo: quanto è cambiato veramente?
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CASTELNOVO MONTI (11 giugno 2002) - Per ragioni diverse, anche personali, ho letto con particolare cura il “tuttoMontagna” di giugno/luglio 2002, ma la mia attenzione è stata attirata soprattutto dal servizio “Identità vo' cercando” dedicato al convegno “Dalla via Emilia agli Appennini, una regione di positività diverse” che ha aperto ufficialmente l’Anno delle Montagne.
Il mio interesse è stato sollecitato dai temi trattati che condenserei nell’interrogativo: “quale collocazione, o meglio, quale identità dare alla nostra montagna nell’ambito provinciale e regionale?”
Ebbene dirò subito e chiaramente che quanto è riportato nel servizio mi ha deluso e offeso: ecco le ragioni di questi miei sentimenti e del titolo di questa lettera.
Leggo che il Sindaco Leana Pignedoli ha “..... spiegato che l’obiettivo dell’appuntamento è quello di disegnare una cartolina del nostro Appennino con i suoi chiari e scuri, quindi con dati oggettivi che devono far riflettere, ma anche con tanti progetti innovativi che possono rendere la montagna più competente (spero sia un refuso tipografico!!) e non un peso per l’intero territorio provinciale e regionale. ..... I cittadini e le imprese devono abbandonare il pessimismo e siano con le Amministrazioni per una nuova semina”.
Commento: sono almeno quarant’anni che la nostra montagna si spopola restando prevalentemente abitata da anziani. Solo ora le Amministrazioni pensano a disegnare cartoline che facciano riflettere? e chi dovrebbero far riflettere? i cittadini e le imprese pessimisti o le Amministrazioni distratte?
E che dire a proposito di una montagna “peso per l’intero territorio provinciale e regionale”? Se questa è la dichiarazione o questo ne è il significato, come montanaro mi sento profondamente umiliato ed ingiustamente offeso e credo che solo formali scuse, indirizzate a tutti i montanari, restituirebbero al primo cittadino ciò di cui da solo s’è privato! Ha forse dimenticato, il Sindaco, l’opera che i montanari hanno svolto per secoli per la cura del loro territorio e quindi a favore dell’intero ambiente provinciale e regionale ricavandone, quando andava bene, briciole di bilancio e qualche sussidio dall’Ente Comunale d’Assistenza? Nessuno gli ha mai raccontato del generoso aiuto che le genti di montagna hanno dato ai Partigiani pur nella consapevolezza di rischiare rappresaglie e paesi bruciati? Anche allora la montagna era un “peso”? E non crede, il Sindaco, che tutti i giovani che hanno lasciato la montagna per lavorare nelle città contribuendo al loro sviluppo non abbiano pagato un prezzo congruo per il “peso” che ci rinfaccia? Io sono uno di quelli e checchè ne pensi il Sindaco, non mi sento in “debito” né verso il territorio provinciale, né verso quello regionale. Anzi...
Leggo ancora che la Presidente Sonia Masini afferma che ”..... il lavoro di molti imprenditori sta cambiando, con livelli di preparazione adeguata ....., che purtroppo sono ancora tanti i ritardi e molte le arretratezze e le paure. Bisogna pensarsi insieme (che lessico!!), anche perché le distanze si sono accorciate. È indispensabile promuovere agricoltura, ambiente e turismo ..... È pure necessario creare mestieri per i giovani, affinchè vivere in certe zone possa essere visto positivamente”.
Commento: e così, oltre che pessimisti siamo anche paurosi. Evviva, e io che credevo che i montanari fossero gente dura, forse un po’ grezza, ma coraggiosa e che solo queste caratteristiche avessero loro permesso di “vivere” in quei luoghi “ameni e confortevoli” che erano, fino a poco tempo fa, Montecagno, Storlo, Fornolo, Monteorsaro, Riparotonda, Ospitaletto, Vallisnera, Talada, ecc. (solo per fare qualche esempio)! Suvvia, signora...
Mi tranquillizza, però, apprendere che anche la signora ritiene necessario promuovere agricoltura, ambiente, ecc. ecc. Non mi pare un pensiero particolarmente originale, ma potreste immaginare, lettori, uno che invece proclamasse: “occorre creare ostacoli all’agricoltura, al turismo, ecc.”? Lo riterrebbero tutti pazzo, ma almeno non sarebbe banale!
E i mestieri per i giovani quali sono? e chi li deve creare? È forse una domanda troppo ardita o la risposta c’è ma non ce la vuol dire?
Continuo leggendo che “anche il Sindaco di Reggio, Antonella Spaggiari, ha condiviso i progetti della Pignedoli circa la necessità della montagna di uscire da una situazione di lamento” ed ha affermato: “Al centro del nostro lavoro ci deve essere l’interesse delle comunità...”.
Commento: e bravo il Sindaco di Reggio! Ai galeotti imbarcati sulle galee genovesi era riconosciuto il diritto al mugugno, a noi no? E, di grazia, ci vuol dire quale altro interesse, se non quello delle comunità, ci dovrebbe essere al centro del lavoro degli Amministratori Pubblici?
Leggo, infine, che il Presidente della Regione, Vasco Errani, ha dichiarato: “non è possibile ragionare singolarmente di montagna e pianura: serve una visione integrata del territorio. La nostra è una realtà ricca e dobbiamo lavorare su sviluppo e formazione. È necessario investire sull’identità delle zone, su fattori non riproducibili altrove, e promuovere un nuovo modello di sviluppo”.
Commento: dopo il consueto ritornello della visione integrata e dell’obbligo di lavorare sullo sviluppo, ecco finalmente qualcosa di originale, inedito e concreto: promuovere un nuovo modello di sviluppo! Bè, confesso che non ci avrei mai pensato, anche perché non avrei idea di che modello proporre. Attendo, dunque, con inquietudine che ce lo dicano nel prossimo convegno.
Commento generale. Il resoconto dei lavori (almeno com’è riportato nel servizio che ho citato all’inizio) ci offre una galleria di luoghi comuni che, conditi con aggettivi diversi, sentiamo ripetere in tutte le occasioni come ricette magiche (anche se... occulte) per risolvere i problemi correnti e comuni agli abitanti di zone diverse. Non si propone nulla, o quasi, di concreto, ma si enunciano principi e impegni con tale sicumera che anche i più scettici sono tentati di ritenerli credibili, se non fosse che, come ho detto, sono sempre gli stessi. E mi torna prepotentemente alla memoria un’affollata riunione preelettorale di pastori ai quali parlò, negli anni sessanta e nell’allora teatro Canossa, il Sen. Medici. Dalle sue parole si ebbe l’impressione che i pastori costituissero l’asse portante dell’Italia e che senza di loro ci sarebbe stata la fine. Nonostante quelle solenni affermazioni, impreziosite da nobilissimi impegni, mi pare che i pastori siano diminuiti, le loro fatiche non si siano alleviate gran che ed il Paese non sia crollato.
Anche quella era, dunque, aria fritta!!!
Solo l’olio era diverso.
Umberto Casoli *
(* tratto dal libro dell'Autore "Nemici Miei")
Undici anni dopo, alle banalità dei “nemici Suoi”, dobbiamo aggiungere le bucoliche del Parco, le analisi del post voto e la green-economy a massacrare torrenti. Solo una puntualizzazione al Suo scritto Dottore: sulle galee genovesi il diritto di mugugno era riconosciuto da un regolare contratto, dove la remunerazione risultava essere inferiore a quella del contratto senza mugugno. Uno spunto che permette una riflessione: forse non è un caso, che sia un genovese a portare il contratto di mugugno sulla nave Italia, dove, nelle cabine di regia, su al “ponte-barche”, sembra non si sia arrivato, e ancor meno capito, l’umore della ciurma.
(mv)
Leggo molto spesso su Redacon critiche alle banalità o genericità delle proposte sulla montagna. In questo caso l’intervento di 11 anni fa del dott. Casoli criticava le proposte degli amministratori, e non si può non condividere il suo atteggiamento critico. Spesso le critiche più recenti dei lettori riguardano anche le iniziative del Parco, oltre che degli enti locali. Leggo invece molto più raramente proposte costruttive su iniziative da intraprendere, da cui magari gli amministratori pubblici possano attingere. Sarebbe interessante accostare a questo intervento del dott. Casoli anche un Suo intervento con proposte di questa natura.
(SC)
Undici anni dopo… “aria fritta”! E ancora… undici anno dopo altra… “aria fritta”! Come tutte quelle operazioni pseudo importanti, con tanto di strombazzamento a destra e sinistra ma solo fumo, tanto fumo e solo qualche pezzetto di arrosto ma per pochi eletti. Ho sempre sostenuto che se i nostri politici fossero stati al Sud, beh!, a quest’ora era da un po’ che avrebbero cambiato mestiere! Cos’è stato fatto in “Montagna” è sotto gli occhi di tutti, ma che tutti non vogliono vedere, un po’ di miopia non guasta! Certo siamo ben lungi da poter scrivere un libro, sulle cose fatte, come facevano certi signori politici di una volta, ora con un breve trafiletto è spiegato tutto! Che gente “brava e paziente” sono questi “montanari”.
(Andrea)
Ringrazio il lettore mv per la puntualizzazione sul “prezzo” del mugugno in vigore sulle galee genovesi. Conoscevo questa “regola” la quale conferma che in ogni tempo il mugugno ha un suo prezzo, non sempre economico.
(Umberto Casoli)