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Per riportare alla luce i reperti archeologici

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Nei giorni scorsi i rappresentanti del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, dell’Università di Pisa, degli enti locali e della Soprintendenza ai beni archeologici di Toscana ed Emilia-Romagna, si sono incontrati per decidere il piano d’azione per proseguire l’attività del protocollo d’intesa firmato lo scorso anno, che ha come obiettivo quello di riportare alla luce i reperti archeologico medievali che la terra ha conservato.

“Si tratta di un progetto ambizioso che potrebbe arricchire enormemente il territorio dell’Appennino, perché aggiungerebbe valore storico”, dice il direttore del Parco Giuseppe Vignali. Da un alto la ricchezza agricola dell’alta Pianura Padana, dall’altra il mare e i sui commerci. In mezzo l’Appennino, con le sue strade, gli ospedali e i luoghi di ristoro per i viaggiatori. “Un mondo ricco di storia che si collega coi castelli matildici e toscani e con le pievi, come il monastero di Monte dei Bianchi, nel comune di Fivizzano – continua Vignali – Un tema, quello dell’archeologia montana, poco frequentato ma che, in questo caso, promette buoni risultati”.

Nell’incontro è stato stabilita una prima ispezione dei luoghi tra il passo del Lagastrello e quello del Cerreto, con l’obiettivo di individuare il punto in cui sorgeva l’ospedale Centocroci per progettare una campagna di scavi e per ricostruire il paesaggio medievale nell’area appenninica.

Contemporaneamente verrà condotta una ricerca bibliografica per rilevare tutte le testimonianze di insediamenti medievali nell’area appenninica. “A primavera potrà cominciare la prima compagna di scavi sul sito individuato per l’ospedale Centocroci, per proseguire quella già avviata nel sito di Monte dei Bianchi – spiega il dottor Massimo Dadà del dipartimento di Scienze archeologiche dell’Università di Pisa – In tutto questo renderemo partecipi gli studenti dell’Università”.

E verranno coinvolti anche gli abitanti del luogo e i turisti che popolano l’Appennino. “Abbiamo intenzione – dice Vignali – di inserire i siti archeologici nei progetti del Parco Neve natura, che promuove il turismo sull’Appennino nella stagione invernale, e Fare per Capire in Appennino, un’iniziativa di studio-lavoro rivolti agli studenti delle scuole superiori”.

2 COMMENTS

  1. Reperti archeologici vecchi nuovi
    Sono un amante dell’archeologia, perciò contento che il Parco dell’Appennino tosco-emiliano si impegni in queste ricerche e valorizzi anche sotto questo aspetto i nostri monti. Abbiamo già reperti importanti che, a partire dall’ottocento, vennero alla luce a Bismantova e precisamente in località Campo Pianelli per opera del Chierici, purtroppo, esposti in piccola parte, ai Musei Civici di Reggio Emilia. Il resto dei preziosi corredi funerari credo giaccia negli scantinati di detti musei. Perchè dunque non collocarli vicino al luogo dove loro hanno scelto di voler stare per l’eternità? Al fine di evitare ai nuovi reperti di finire in qualche dimenticato sottoscala chiedo a Fausto Giovanelli di farsi utile promotore per trovare dimora, in Castelnovo o altro centro montano, ai nuovi e vecchi reperti del IX-X sec. a.C. testimoni di una civiltà antica pre-etrusca sui nostri monti.

    (Sergio T.)

  2. Reperti archeologici a KM ZERO
    Leggo con estrema soddisfazione e condivisione il commento di Sergio T. Le testimonianze storico-culturali delle nostre montagne devono trovare adeguata dimora in mezzo a noi affinchè tutta la comunità possa rispecchiarsi in una vera cultura del territorio. Mi associo e sottoscrivo la richiesta indirizzata a Fausto Giovanelli, presidente del Parco, estendendola alla presidente della Provincia Sonia Masini e a tutte le istituzioni della montagna.

    (Federico Tamburini)