Il sindaco di Villa Minozzo Luigi Fiocchi ed il Presidente del Parco nazionale tosco-emiliano Fausto Giovanelli firmano la nota che segue sul tema della pista Gatta-Pianello.
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Di viabilità si parla molto e ovunque, specie nella stagione autunnale, quando le piogge e la fragilità del territorio mettono in moto frane e alluvioni diffuse su tutti i territori montani e pedemontani.
Ovviamente e purtroppo le risorse sono molto ridotte rispetto a tutte le necessità. Il Parlamento ha stanziato recentemente 300 milioni aggiuntivi per gli eventi più recenti. Riferiti a tutto il territorio nazionale. È bene in queste circostanze tenere una chiara graduatoria delle priorità perché ovviamente solo gli interventi più urgenti e necessari potranno essere finanziati.
A questo proposito nei territori del Parco Nazionale emergono con chiarezza tre priorità, imminenti e immediate, perché riferite a strade tuttora chiuse al traffico.
Sono: l'interruzione della SS 63 a Sericciolo di Aulla (MS); l'interruzione della strada provinciale tra Tavernelle e Bagnone in provincia di Massa e, nel territorio reggiano la chiusura forzata della Gatta-Pianello, nell'Appennino reggiano.
A quest'ultimo proposito, pur consapevoli delle difficoltà di una soluzione stabile e “definitiva”, il Parco Nazionale e il Comune di Villa Minozzo congiuntamente sottolineano la necessità e l’urgenza degli interventi di ripristino. Ripropongono altresì l'attualità del progetto di difesa spondale con grandi massi, approntato dal Comune ( studio ing. Vera) e condivisi dal Parco Nazionale.
Tali interventi richiedono l'apporto di fondi per circa 1 milione di euro di cui non possono disporre né il Comune né Parco, che pure stanno investendo iniziative e risorse per la valorizzazione naturale, culturale delle Fonti di Poiano e dei Gessi Triassici, come eccellenze del territorio e potenziale traino di nuovi turismi e occasioni di lavoro.
Si sottolinea quindi, anche per questo l’urgenza degli interventi minimali per il ripristino della transitabilità.
Seppure con grande ritardo il buon senso a volte riesce a farcela a prevalere
(G.M)
Buono il commento di G.M. Solo che il ritardo è veramente tanto. Ho parlato di questo argomento due anni fa in occasione della prima esondazione del secchia a PIANELLO, dopo la creazione della “PISTA” e già allora avevo manifestato la mia idea, che vedo ora (forse) prendere piede. Ora come allora, la cosa più logica, naturale e, passatemi il termine, “scioccamente semplice” da fare è di irrobustire le sponde del fiume con massi che possano contenere la forza del fiume specialmente sulle sponde in curva vero la strada, in quanto dall’altra parte ci pensa la roccia del monte a contenere lo stesso. Ma proprio perchè dall’altra parte il fiume non ha sfogo, esso va controllato e gestito dall’uomo in maniera NATURALE nella parte opposta. Come dissi due anni fa, prendiamo esempio dal Trentino e dalla Valle d’Aosta su come si regimano i fiumi. I soldi!!! Lo scritto allora e lo ripeto due anni dopo. La soluzione l’abbiamo sotto il naso e l’abbiamo sempre attuata fino a qualche anno fa. Il fiume va gestito e per farlo diamo l’incarico a coloro che ne possono trarre beneficio da questo lavoro. Si divida il fiume in tratti di competenza da dare in gestione ai diversi frantoi presenti lungo di esso. Si ritorni a regolarizzare il prelievo di materiale dal letto dei fiumi, il quale prelievo sarà a costo zero per i frantoi i quali si impegnano a rinforzare le sponde del fiume stesso nei tratti di loro competenza, li si obblighi alla PULIZIA COSTANTE del fiume stesso da alberi ed arbusti e si definisca un prelievo costante di materiale di letto in modo da mantenere costantemente basso il livello dell’acqua in modo da scongiurare probabili esondazioni. Si creino isolotti artificiali asimmetrici lungo il letto del fiume fatti di soli massi rocciosi in modo da frenare la forza della corrente e di scongiurare conseguentemente erosioni delle sponde. I disastri che si sono verificati sul nostro territorio nazionale non sono dati dall’intubamento dei fiumi, o quantomeno non solo da questo. La causa principale sono l’incuria con la quale si gestisce la vita del fiume stesso, lasciando che i detriti che il fiume si porta dietro il suo passaggio si depositino sul fondo dello stesso, alzandone quindi il livello. Il fiume, quindi, non potendo sfruttare spazio in profondità, se lo prende in larghezza, esondando sempre più spesso nei territori coltivati ed abitati. E non venitemi a dire che questa è la giusta vendetta che si prende la natura contro lo scriteriato modo di gestirla dell’uomo, come troppo spesso ho letto e sentito dire dagli amici dei fiumi. Ormai anche il PO non è più il “grande fiume” ma è solo una serie infinita di isolette di sabbia percorse da un rigagnolo di acqua a volte melmosa. La soluzione per il Secchia a POIANO è pratica, semplice e a costo zero. E forse la finiremo anche di vedere camion rimorchio con tonnellate di materiale inerte che viaggiano sulla nostra disastrata statale 63 e che forse hanno contribuito a renderla tale. Forse se i due relatori della lettera ci pensano bene, hanno la soluzione in casa. Saluti e Buona Vita.
(Fabio Mammi)
Ma certo!!? E invece la statale 63 a Cerreto non è nel territorio del Parco, vero?? Siete patetici… magari quando è di nuovo all’orizzonte un turno elettorale ci riproponete il traforo?!? Dovete andarvene tutti a casa!!!
(C.M.)
Secondo il mio modesto parere la maniera più naturale per “gestire” il fiume è nel non costruire strade nel suo alveo.
(Jarno Dall’Asta)
Una volta nell’alveo del Secchia erano presenti massi alti quanto una persona e oggi NOI dobbiamo sborsare una cifra di circa un milione per riportarveli, ora mi chiedo quale contributo ne ricavino gli enti che danno in gestione lo sfruttamento? Non credo sia una quantità di denaro sufficente a coprirne i danni, con questo non voglio e non sono in grado di dire che sia totalmente colpa di chi sta sfruttando il fiume, certo che visto da un profano mi sembra che l’escavazione sia attuata in modo ad ottenerne il massimo guadagno, nei momenti di secca sembra una pista d’aeroporto e non si trova una pietra che abbia una misura maggiore di cinquanta cento centimetri. Credo che se si potesse adottare un sistema come descritto dal Sig. Mammi e magari con il controllo di qualche buon tecnico potremmo certamente risparmiare qualche soldino. Vorrei aggiungere che la Gatta Pianello è una strada percorsa anche da persone non del luogo, che non sono informate della transitabilità ,pertanto sarebbe opportuno e gradito sgnalarne lo stato prima della deviazione a Felina (Ponte della Calcinara), sul ponte del Secchiello ed anche sul ponte del Secchia e non trovarsi a farne la discesa,vedere la sbarra per poi dover risalire e cercare un’alternartiva.
Grazie.
(GC B)
La pista serve… speriamo che la riaprano al più presto visto che molta gente la usa per andare al lavoro. Condivido in pieno il pensiero del sig. Mammi.
(D.I.)
I fiumi ai frantoi…. grande idea… green economy!!
(Commento firmato)
Caro commento firmato, accetto con simpatia il suo sarcasmo, ma non si tratta di green economy, ma di ZERO ECONOMY. Quand an’ ganè, as fà com’ as pool !!!
Se ci sono i soldi si può fare gli schizzinosi, se non ci sono si cerca di rimediare nel migliore dei modi. L’importante è non fare gli integralisti a priori. Quando la mente è aperta, trova varie e diverse soluzioni ad un unico problema. L’importante è APRIRLA.
(FABIOMAMMI)
La pista Gatta-Pianello è da sempre oggetto di grandi discussioni, ma ormai credo che sia arrivato il momento di smetterla con i soliti “voli pindalici” e renderci conto in che situazione drammatica è la nostra montagna con i suoi abitanti.
Le strade servono!!! Servono a tutti, e sono di tutti, portano turismo, opportunità, ricchezza, ma soprattutto servono a chi vive sul territorio e deve spostarsi ogni giorno per lavoro o per bisogno.
La storia che la natura si riprende ciò che è suo, non regge più, in montagna le strade si fanno dove è possibile, o economicamente più vantaggioso, il fiume Secchia è bellissimo, ma non mi da da mangiare, e per farlo sono tutte le mattine in coda sulla 63 insieme a tanti altri. In altre provincie le infrastrutture sono state fatte, se le godono, e queste hanno portato sviluppo, ripopolamento del territorio, e benessere generale, non credo che una bella strada costruita con criterio, deturpi l’ambiente più dei fiumi tenuti in questo stato.
Penso che purtroppo non ci siano compromessi tra il progresso e la natura incontaminata, si può lavorare però, per rendere la situazione meno traumatica cercando la via meno invasiva tra ambiente e “cementificazione”,
Una parola solamente sui commenti precedenti: se non ci sono i quattrini per ripristinare (anzi mantenere aperta) la Gatta-Pianello, perchè non far ripulire il greto del fiume ai frantoi??? ( come ha detto giustamente il Sig.Mammi)
La ghiaia è ghiaia non è oro, non ci si paga la spesa o le bollette a fine mese, se abbiamo la fortuna di trovare qualcuno a cui interessa, tra l’altro in cambio di servizi, non capisco perchè non aprofittarne?
Non sarà che tanti si nascondono dietro un velo di finto “ambientalismo” solo perché non sopportano l’idea che qualcuno tragga vantaggio dall’utilizzo di questo “bene” comune? ( mi vengono in mente anche le centrali idroelettriche)
Questo vantaggio si tramuta poi in servizi che comunque servirebbero, come la costruzione di ponti, gallerie, ospedali e scuole ( non si fa ancora tutto in legno) senza dimenticare poi l’occupazione.che gli stessi frantoi creano a livello locale.
Credo che se si continua in questa direzione il Parco del Gigante diventi veramente un paradiso incontaminato, abitato da lupi cinghiali cervi e aquile, ma non più dai montanari, ammassati tutti lungo la via Emilia.
(S.T.)
…stiamo attenti però a non passare dal “as fà com’ as pool!!!” al “putòst che gnént lè mèi putòst”, perchè, quel – putòst – si concretizza poi nell’“urgenza degli interventi minimali per il ripristino della transitabilità” che ha i costi che si conoscono e che non sono proprio minimali. Al -putòst- che produce quei costi un – lasema star – diventa buon senso.
(mv)
Quella pista è già costata più di sei milioni di euro… pensate a quanti interventi di sostegno per famiglie bisognose si sarebbero potuti realizzare con quei soldi… Invece sono stati dedicati “al fiume” che periodicamente se li porta via… Non mi pare un investimento “oculato”.
(Rossella Ognibene)
Un grande piano di edilizia pubblico e privato che preveda messa a norma sismica degli edifici e il miglior risparmio energetico . Qui occorre investire. Se si facesse un conto tra il costo ad oggi della Gatta-Pianello e le vetture che ci transitano giornalmente si scoprirebbe che lo scialacquio di denaro è spaventoso! Una provincia piena di rotonde e in balia del terremoto con migliaia di edifici pubblici e privati inadeguati. A quando un po’ di buon senso?
(ellebi)