Viviamo un momento politico-amministrativo difficile che, a dirla in politichese, “la situazione è fluida e dagli esiti imprevedibili”. Assistiamo quotidianamente a bracci di ferro fra i partiti e all'interno degli stessi partiti, le istituzioni, le associazioni imprenditoriali, i sindacati,... in pratica tutti in contrapposizione con tutti. Il bilancio dello stato, anziché dare segni di risanamento aumenta e, nonostante l’aumento della pressione fiscale, sta raggiungendo giorno dopo giorno nuovi record negativi. Mancato adeguamento delle pensioni, delle retribuzioni e dei rinnovi contrattuali, aumento della disoccupazione soprattutto giovanile e nello specifico delle donne, cessazione quotidiana di imprese che sono soffocate da una burocrazia costosa e ostile. In questo quadro fosco, all’interno di un tunnel, da cui solo qualche inguaribile ottimista vede una luce in lontananza, quasi un miraggio, è stata presa la decisione di ridurre, accorpandole, le province. I partiti che sostengono il governo (Pd, Pdl, Udc), ancorché con sfumature diverse, hanno pensato che questo sia un bene, ma la Presidentessa della Provincia di Reggio Emilia è assolutamente contraria a questa compressione accampando i più disparati motivi. Scrivo queste poche righe perché mi ha interessato il titolo “La Provincia di Reggio Emilia non può essere punita” (rif. Redacon del 13.11.2012). Trovo l’articolo veramente incredibile perché, a mio modesto parere, non esprime l’effettiva consistenza dell’iniziativa del Governo, non tiene conto del quadro complessivo degli accorpamenti e l’effetto trascinamento anche di altri enti quali Questure, Prefetture, Provveditorati, Comandi di Forze di Pubblica Sicurezza, Guardia Forestale e forse Camere di Commercio; queste ultime però ad un livello regionale. Una posizione della Provincia di Reggio Emilia così egocentrica da sembrare velleitaria. Intanto il titolo, "punizione", non rispecchia, a mio avviso, l’esatta e corretta validità degli accorpamenti; non ho letto da nessuna parte che i lavoratori dipendenti verranno ridimensionati o licenziati (e questo, al giorno d’oggi è una bella garanzia; forse un privilegio), ma si parla solo di riduzione e rimodulazione degli organi di direzione con un risparmio. Anche se modesto, mi va bene un taglio al poltronificio. Per la maggioranza dei cittadini nulla di strano, forse si aspettavano anche la riduzione dei parlamentari e la definitiva soppressione di altri enti inutili, ma questo per molti è un inizio che deve preludere a maggiori tagli e di consistenza ben maggiore. I numeri esposti nell’articolo sono solo pubblicitari ed auto-celebrativi, ma in sostanza non entrano nel merito del problema. L’economia provinciale è ben altra cosa e non deve essere confusa con i numeri della Provincia che sono solo i numeri di una parte della burocrazia che a loro volta devono essere aggiunti ai numeri delle altre burocrazie. Per avere un’esatta consistenza del peso/costo burocratico andrebbero fatte le somme con tutti i numeri degli altri enti presenti sul territorio. Non credo che l’accorpamento con Modena sia da demonizzare, ma al contrario credo che debba essere valorizzato. Non credo inoltre che si crei un devastante vuoto di gestione: esistono già altri enti che potrebbero benissimo gestire quello che ora viene gestito dalla provincia e comunque è previsto un periodo transitorio per sistemare il tutto. Il senso di responsabilità dei soggetti che ci rappresentano dovrebbe inoltre prevalere sulle logiche territoriali e campanilistiche. In questo momento difficile, non serve chiudersi a riccio, anche se umanamente comprensibile, con virtuosismo ragionieristico dei numeri, ma deve emergere l’effettiva elasticità e capacità di rappresentare e dirigere il rinnovamento delle strutture. Certo è più facile essere conservatori che innovatori quando si è gestito il potere locale per così tanti anni, tuttavia i risparmi, assieme a Modena, dovranno continuare e proseguire, a lungo, per consentire al territorio di esprimere le grandi potenzialità che, in un territorio più ampio, possiamo generare e realizzare. Speriamo che dal 1° di gennaio 2013 l’accorpamento delle province proceda deciso, spedito e senza inutili trincee o sbarramenti per me incomprensibili. Chissà che un domani la Regione Emilia-Romagna diventi una provincia d’Europa della Regione Italia con capitale Reggio nell’Emilia. Se dobbiamo fantasticare!
(Conte da Palude)
Il conte da Palude ci dispensa la sua periodica perla di saggezza. Grazie, non vedevamo l’ora.
Che la riduzione dei costi della politica e della amministrazione sia necessaria, non c’è dubbio. Che la soluzione adottata dal governo Monti ed avvallata dai politici regionali faccia un uso stupido dei numeri è altrettanto evidente. La mia tesi è che il mancato riconoscimento di Reggio Emilia come Provincia autonoma danneggia sopratutto i territori più deboli e delicati come la nostra montagna. La Provincia ha un ruolo e competenze bene definite. Deve occuparsi della gestione del territorio e dell’ambiente, delle strade locali, delle scuole superiori. L’ambito amministrativo della attuale Provincia di Reggio Emilia è ottimale al fine della gestione di queste competenze. Non credo che lo stato e le esigenze della Gatta-Pianello o della Tresinara-Baiso, per non parlare della Ligonchio-Giarole, verrebbero meglio comprese ed amministrate spostando le competenze a Modena o a Bologna. E se la razionalizzazione delle scuole superiori della montagna verrà fatta su un’area più vasta delle attuali Province, che succederà ai ragazzi di Ramiseto? Sono proprio i territori più deboli come la nostra montagna che devono essere meglio tutelati con una amministrazione più vicina.
La riduzione dei costi si può ottenere principalmente evitando che l’amministrazione della Provincia sia un corpo politico aggiuntivo eletto dai cittadini ed affidando invece questo ruolo all’assemblea dei sindaci della Provincia in questione. Le funzionalità operative della Provincia devono restare, eventuali funzioni ridondanti (Affari Esteri?) ovviamente eliminate. Nulla poi vieta di accorpare comunque altre funzioni amministrative esterne alla Provincia, se appropriato, anche in presenza di Province separate. La Prefettura ad esempio potrebbe essere concentrata a Modena come facente funzioni anche per Reggio. Vorrà dire che chi riceverà il titolo di Cavaliere o Commendatore per l’occasione si recherà nella città vicina, oppure è il Prefetto che viaggia. Il PRA potrebbe essere direttamente abolito, e il Provveditorato magari avere sede a Reggio facendo funzioni anche per Modena. Il Comando delle forze di PS invece potrebbe avere sede a Parma con competenze su un’area più vasta, eccetera.
Ed ora qualcosa per testimoniare l’uso stupido dei numeri fatto in questa occasione dal governo Monti ed avvallato dalla Regione:
Provincia di Reggio Emilia (da accorpare):
Superficie 2.292,89 km²
Abitanti 536.618
Provincia di Ferrara (da non accorpare):
Superficie 2.631,12 km²
Abitanti 359.994
La Provincia di Reggio Emilia ha 177.000 abitanti in più di Ferrara (circa il 50% in più) e ha 339 Km2 in meno (circa il 15% in meno, trascurando la complessità del territorio appenninico). Nel confronto non metto il PIL, l’export, e il tasso di crescita delle due Province per non essere impietoso, tutti dati assai più importanti per definire la rilevanza di un territorio dei 339 Km2 ed univocamente a favore di una Provincia di Reggio).
Per riferimento:
Provincia di Modena (da non accorpare):
Superficie 2.688,65 km²
Abitanti 706.509
Provincia di Parma (da non accorpare):
Superficie 3.449,32 km²
Abitanti 442.070
E’ di tutta evidenza che la attuale Provincia di Reggio Emilia ha nel complesso uno spessore economico, demografico, territoriale paragonabile alle Province confinanti e nettamente superiore a quello di Ferrara. Solo un uso stupido dei numeri può portare all’accorpamento adottato.
A proposito dei costi della amministrazione del territorio.
La Provincia di Reggio Emilia è articolata in 45 comuni, con una popolazione media di quasi 12.000 abitanti/comune ed una superficie media di circa 50 Km2/comune. (Numeri simili valgono anche per le altre Provincie della Regione). La Provincia di Bergamo (nella vicina Lombardia, la cui amministrazione forse il signor la Palude stima di più di quella dell’Emilia Romagna) è articolata in 244 comuni, con una popolazione media di 4.541 abitanti/comune ed una superficie media di 11 Km2/comune
(Stefano C.)
Signor Stefano, a me, lettrice di Redacon, interessa leggere sia le “perle di saggezza” (come le ha definite lei) del Conte da Palude, sia le sue “perle di saggezza”. Questo perchè mi piace leggere i pareri personali di tutti, rifletterci su e, ogni tanto, scrivere qualche “perla di saggezza” mia. Trovo però oltremodo fastidioso leggere apprezzamenti sarcastici sulla persona che esprime il suo pensiero. C’è libertà di espressione? Pensa di essere superiore per sostenere chi può esprimersi e chi no? Ora la mia “perla di saggezza”: forse eliminando qualche apparato burocratico e qualche poltrona politica le scuole e i servizi ai cittadini potrebbero avere qualche risorsa in più. Non credo sia un problema di delimitazioni territoriali o di denominazioni ma un problema di correttezza ed equità amministrativa, qualità che fanno capo alle persone non alle entità geografiche.
(Anna Maria Gualandri)