Via libera dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna al progetto di legge di riordino delle province (da nove a quattro più Bologna città metropolitana), così come proposta dal Consiglio delle autonomie locali (Cal) e già fatta propria dalla Giunta regionale.
“Abbiamo cercato, nei limiti oggettivi delle norme nazionali e in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale, di iniziare un percorso innovativo di riordino, che non si deve fermare qui”, ha sottolineato il presidente della Regione Vasco Errani nel suo intervento in aula. “L’obiettivo - ha detto - è una cooperazione per governare meglio il territorio e io auspico che si possa aprire, nella prossima legislatura, una dimensione costituente per modificare la seconda parte della Costituzione, senza alcune forma di centralismo e con una idea riformatrice che vada oltre le norme di cui stiamo discutendo oggi".
"Nel frattempo - ha aggiunto Errani - cerchiamo di fare al meglio e di prenderci quagli spazi che le norme ci lasciano. Qui non stiamo parlando di nuovi luoghi identitari, di nuove gerarchie, stiamo cercando di individuare la dimensione più appropriata per governare in modo efficace e innovativo alcune funzioni. In questo senso siamo all’inizio di un percorso che dal basso esprima un orientamento e costruisca una riforma del nostro sistema istituzionale”.
“Non è una discussione sull’appartenenza o meno a una comunità - aveva spiegato in mattinata la vicepresidente della Regione, Simonetta Saliera - ma sulla riorganizzazione complessiva di un sistema, in cui il tema dei costi deve andare di pari passo con la garanzia dei servizi ai cittadini e della cura del territorio”.
La proposta che sarà inviata al Governo domani, come previsto dalle norme nazionali del decreto 138/2011, prevede quindi che in Emilia-Romagna siano accorpate Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini nell’unica Provincia di Romagna e la nascita, con accorpamenti anche in Emilia, delle nuove province tra Reggio Emilia e Modena e tra Piacenza e Parma. Resterà così com’è la Provincia di Ferrara, che rientra nei parametri di popolazione e di territorio previsti dal decreto, mentre la Provincia di Bologna darà vita alla Città metropolitana di Bologna.
L’assemblea ha oggi anche approvato un emendamento presentato dalla Giunta regionale che lascia alle comunità locali il potere di decidere i nomi dei nuovi Enti nati dagli accorpamenti.