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Crisi (anche) nel settore vitivinicolo

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"C’è un vero e proprio allarme sulla situazione di crisi che investe il settore vitivinicolo, segnato da una pesantezza di mercato che ha trovato conferma anche con l’avvio delle contrattazioni sulla nuova produzione, attestatesi leggermente al di sotto di quelle già modeste dello scorso anno". Lo dice la Confcooperarive reggiana.

"Un quadro difficile cui si associa un consuntivo della vendemmia 2009 che è andato ben oltre le previsioni di stabilità o di modesti aumenti della produzione formulate alla vigilia della raccolta. I dati presentati stamane all’assemblea delle cantine sociali aderenti a Confcooperative sono eloquenti e parlano di un aumento della produzione del 23,5%".

“Le cantine sociali reggiane – sottolinea Giorgio Gianotti, presidente del settore vitivinicolo di Confcooperative – hanno trasformato 1.468.112 quintali di uve, ovvero 260.000 quintali in più rispetto al 2008; si tratta del dato più elevato degli ultimi otto anni e si colloca leggermente al di sopra della media dell’ultimo decennio”.

“Il dato – spiega Gianotti – non sarebbe in sé preoccupante se non andasse ad associarsi ad un calo dei consumi che in Italia perdura da tempo e ad una preoccupante debolezza della capacità di investimento del nostro sistema, frutto di anni di basse quotazioni che stanno mettendo in gravissima difficoltà i produttori e le loro strutture di trasformazione”.

“Oggi – prosegue il presidente delle cantine sociali di Confcooperative – siamo in presenza di un quadro tanto grave da imporre interventi di carattere straordinario, primo fra tutti l’azzeramento immediato delle giacenze comunitarie, destinando ad altri il vino stoccato; contemporaneamente è necessaria l’immediata revisione di meccanismi di sostegno che si stanno rivelando assolutamente improduttivi”.

“In questi anni – spiega Gianotti – produttori e cantine sociali hanno investito ingenti risorse in strutture e tecnologie, in ammodernamento di vigneti, puntando ad innalzare ulteriormente i livelli qualitativi e ad abbattere i costi: oggi il bisogno primario è quello di creare un sistema più fortemente orientato al mercato, ma è proprio su questo punto che ad una ridotta capacità di investimento dei produttori si associano politiche pubbliche non adeguate all’obiettivo”.

“In sostanza – chiarisce Gianotti – da una parte abbiamo un’Unione Europea che concede aiuti all’esportazione limitandoli però ai paesi extracomunitari spesso già saturi o improponibili perché segnati da culture estranee al consumo di vino e chiudendo di fatto i sostegni alle esportazioni in paesi d’area UE (che vantano invece enormi possibilità di assorbimento); dall’altra gli aiuti nazionali e regionali per i progetti di filiera (che rafforzerebbero anche quelle attività in cui più siamo deboli, ovvero l’imbottigliamento e le reti di vendita) presentano livelli di complessità operativa tali da risultare impraticabili anche alle strutture di trasformazione meglio dimensionate”.

“La ricerca di un sistema perfetto come quello che è richiesto per accedere ai sostegni – osserva Gianotti – diventa allora semplicemente un ostacolo, e preferiamo di gran lunga un sistema imperfetto ma efficace, che possa offrire risultati concreti e sia diffusamente praticabile”.
E’ dunque esplicita, da parte delle cantine di Confcooperative, la richiesta di una modifica di norme e regolamenti in vigore e l’avvio di provvedimenti straordinari a sostegno del settore.

Le cantine, dal canto loro, hanno intanto dato il via ad un osservatorio comune sul mercato del rossissimo (50% del commercializzato); promosso da Confcooperative e Legacoop in collaborazione con il CRPA, l’osservatorio terrà monitorate vendite, quotazioni, giacenze. “Uno strumento per leggere meglio il mercato – conclude Gianotti – al quale è però indispensabile si affianchino rapidamente interventi pubblici meglio finalizzati per garantire al settore prospettive di tenuta e di sviluppo”.