Fresca pensionata dopo una vita lavorativa come impiegata, mamma felicemente sposata con una figlia di ventinove anni che l’anno scorso ha seguito le stesse “orme”, Clara Landuzzi l’ho conosciuta ricordando in particolare, appena dopo le presentazioni, la sua espressione di grande contentezza, e quasi di giubilo, per l’infanzia spensierata trascorsa a Castelnovo ne’ Monti (e in verità quasi sono rimasto, perché, pensavo tra me, quando si parla di questo paese capita molto più spesso – per non dire più o meno sempre – di sentirlo invece associato a questa o quell’altra cosa che non va…). Siccome Clara ha scritto un romanzo breve, che ha intitolato “La leggenda di Castelnovo”, in cui ha riversato l’amore per la bisnonna Cesira che abitava qui, il capoluogo montano, con Rovina di Sotto, la pineta di Monte Castello e la Pietra di Bismantova, ne è diventato lo sfondo quasi favoloso. Ho per questo creduto interessante scambiare quattro chiacchiere con lei e proporle al lettore (per inciso: ci permettiamo di suggerirla come destinataria di una prossima “cittadinanza affettiva”) (gdp).
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“Grazie Castelnovo ne’ Monti, ogni anni torno da te a fare una passeggiata. La visione della Pietra mi dà conforto e serenità. La casetta c'è ancora e rimango lì ogni volta qualche minuto a guardarla...”.
Dopo la dedica, inevitabile, al suo paese d’adozione, chiediamo a Clara Landuzzi di raccontare qualcosa di sé. “E' sempre imbarazzante parlare di sè, cercare di descrivere la propria personalità e dare un'immagine pressochè veritiera della propria persona! Ma ci proverò. Sono una donna in pensione dall'inizio di questo anno, ho un marito e una figlia di ventinove anni che si è sposata l'anno scorso. Ho sempre lavorato come impiegata ed ora mi ritrovo a casa con tanto tempo a disposizione. Mi piace la musica, leggere, e ultimamente ho scoperto che provo una gran soddisfazione a scrivere, tant'è vero che ho scritto due racconti e ne sto scrivendo un terzo. Sono legatissima alla mia famiglia e, nonostante l'età (ormai oltre i cinquanta), amo sognare e fantasticare”.
Il suo legame con Castelnovo: “Mi ritengo fortunata sotto tanti aspetti e mi piace ricordare e rivivere i momenti più belli trascorsi anche in un lontano passato. Sono romantica? Direi di sì. I miei racconti sono molto semplici, io non sono una scrittrice ma ciò che conta è che mi fanno bene. Posso parlare di qualsiasi cosa, spaziare con la fantasia ed esternare sentimenti che purtroppo oggigiorno non sono più valorizzati come un tempo”.
Come mai quella dedica (e non solo, dato che alla protagonista ha dato lo stesso nome…) nel suo racconto alla sua bisnonna Cesira? “’La leggenda di Castelnovo’ l’ho scritta per la mia adorabile bisnonna Cesira. Mi è rimasta nel cuore. Viveva a Castelnovo in via Rovina di Sotto, in una casetta antica, piccola, sotto la Pietra di Bismantova, ed ogni estate con la mia mamma io la raggiungevo per trascorrervi tutta la stagione. Il mio papà, dovendo lavorare, veniva ogni tanto a trovarci. Per me era fantastico quel luogo: non solo mi divertivo ma mi ha lasciato dentro qualcosa di stupendo che non saprei nemmeno descrivere. La prima volta avevo circa due anni, quando venni in montagna dalla nonnina; l'ultima otto. Ho l'immagine davanti di quella casa, della fontana in salita e della stradina non asfaltata con un po’ d'erba al centro... Il bagno all’esterno... Il prato con galline ed anatre e il tutto racchiuso come in un dipinto di cui io ammiro tutta la bellezza... Ero piccola ma piuttosto osservatrice e ricordo perfettamente ogni angolo del paese che purtroppo ora è cambiato, inevitabile dopo cinquant'anni e più... Ricordo il leopardo imbalsamato dentro al negozio di Cagni che è rimasto fino a pochi anni fa, dove ogni volta che entravo rimanevo affascinata dalla sua bocca spalancata e dal serpente avvolto nel collo... Ricordo la sala da ballo ‘Il Gatto verde’ dove sono stata anch'io insieme ai miei genitori poichè nell’orchestra suonava un amico dei miei e mia madre, che allora studiava canto, si esibì sul palco...”.
Ci svela qualcosa dei personaggi e delle vicende del romanzo (ovviamente stiamo piuttosto vaghi perché servirebbe altrimenti averne, da parte dei lettori, qualche cognizione)? “Ho preso spunto dal fatto che la mia bisnonna (nonna paterna di mia madre) era figlia di una contessa, la quale, sposando un cocchiere, era stata ripudiata dalla famiglia. Il cognome naturalmente è falso. Per il resto nel racconto, seppure di pura fantasia, vi sono alcune mie sensazioni personali che, attraverso esso, ho potuto esternare. Il piccolo cancello dentro casa è una di queste. Andavo spesso in quel luogo e mi faceva sentire magica davvero. Fantasticavo e mi allontanavo contenta... Proprio pensando a quel cancello sono riuscita a terminare il racconto; anzi mi è pure sembrato che fosse quel ricordo a guidarmi...”.
Termina, Clara, riaffermando: “Il racconto che ho scritto è dedicato sì alla mia nonna, ma anche al paese stesso che io amo come se ci fossi nata. In più devo ringraziare anche la mia mamma, che ho perso tanti anni fa, per avermi regalato un’infanzia eccezionale con la sua allegria e vitalità”.
Ogni tanto forse serve l’entusiasmo di qualche voce dall’“esterno” a ricordarci anche l’importanza di… non solo criticare? Grazie a Clara della disponibilità.
E’ vero, a Castelnovo c’è la tendenza a criticare il paese, la gente che è considerata vecchia, la scarsità di divertimento per i giovani, ecc. Qualcosa di bello, però, ce l’abbiamo, e sono anche quelle persone che come lei, Clara, hanno parole di apprezzamento per questo paese che lei ha vissuto con gli occhi di bambina, e questo suo romanzo è stato scritto per dare a Castelnovo quello che Castelnovo ha dato a lei, come fosse una sorta di ringraziamento. Voglio dire a chi è sempre critico di guardarsi dentro e riflettere: ciascuno di noi, nel nostro piccolo e nel nostro vissuto, ha ricordi indelebili che ci legano a questo posto, basta sedersi e parlarne, per tenerli vivi, con gli amici, i famigliari, i colleghi di lavoro. Quante belle sorprese ci potrebbero essere!
(Claudia)
Io penso che l’infanzia sia una fase della nostra vita in cui si vivono delle sensazioni legate a luoghi e a persone che poi ci porteremo sempre dietro, chiuse momentaneamente in una valigetta, mentre diventiamo adulti. Poi però arriva prepotentemente l’esigenza di ritirare fuori questi ricordi, di volerli rivivere! Secondo me è quanto è successo a Clara, che ha voluto scrivere questo romanzo per continuare la sua favola e per far rivivere questo personaggio magico che era la sua bisnonna, in questi luoghi altrettanto magici e misteriosi che sono Castelnovo e la sua Pietra. E poi… la sua fantasia e il suo romanticismo hanno preso il sopravvento ed è nato questo romanzo, che ha fortemente voluto e che avrebbe voluto da tempo omaggiare al Comune di Castelnovo, ma che Clara, per la sua timidezza, ha tenuto nella sua valigetta. Finchè un giorno, come per incanto, si è esaudito il suo desiderio!
Chissà, magari leggendo il romanzo, anche a qualche cittadino di Castelnovo possono riaffiorare alla memoria dei bei ricordi da condividere con Clara!
(Valeria, un’amica)
Questo racconto consente di vivere in prima persona le emozioni pure e vivide di una bambina, la scrittrice riesce a trasportarci emozionalmente in un mondo lontano fatto di storia locale che abbraccia sentimenti, scandali e magia. Ci riesce talmente bene da farmi rimpiangere la lettura dell’ultima pagina e da lasciarmi sperare che qualcuno riesca a trarne canovaccio per una delle “nostre Storie” alla Pupi Avati, chissà… magari! Brava Clara.
(Alessandra Vicinelli)
Non conosco Castelnovo ma spesso ne sentivo parlare, conosco Clara in una persona molto aperta e romantica, quando mi ha accennato di aver scritto questo racconto è stata una vera sorpresa. E’ un racconto che ti coinvolge al punto che quando ho iniziato la lettura mi sorprendevo perchè lo leggevo avidamente, la storia legata alla sua bisnonna, e di averci ricamato sopra una storia fantastica piena di misteri e sensazioni da lei descritta nei personaggi, che quando l’ho terminato mi è dispiaciuto. Spero che questa sua vena da scrittrice mi stupisca ancora….. Brava Clara.
(Giuliana, una tua cara amica)
Anche io non conosco Castelnuovo, ma leggendo il romanzo mi è sembrato quasi di vederlo perchè Clara è stata molto brava e coinvolgente nel descriverlo. Avevo già letto un suo romanzo, ma questo è tutt’altra cosa. Molto brava…
(Valeria – un’altra Valeria)
Ciao, come te ho passato l’infanzia alla torretta di Bondolo (posto magnifico) dove sullo sfondo imperava la PIETRA di BISMANTOVA. Dalla morte di mia madre non riesco più ad andarci (10 anni), ma ogni volta che ripenso ai boschi, le camminate al CERRETO per trovare i funghi, alle persone del luogo risento gli odori e ricordo i sapori. Sono un uomo fortunato, ho potuto godere di alcune meraviglie che solo alcuni possono capire, non sapevo del libro ma ora lo comprerò.
(Peter)
Peter, ti ringrazio per il tuo desiderio di leggere il mio racconto ma non l’ho pubblicato. Se vuoi puoi trovarlo presso la biblioteca di Castelnovo. Chiedi di Gabriele. Forse se tu tornassi in quei luoghi proveresti ancora tutte quelle emozioni e rivivresti il periodo meraviglioso della tua infanzia in modo molto più coinvolgente…. Ma sono contenta di sapere che qualcuno mi può capire fino in fondo e condivide con me sentimenti così radicati e profondi. E’ già molto bello ciò che senti nel cuore e possiamo veramente affermare che siamo fortunati Peter! Se un giorno te la sentirai….
(Clara Landuzzi)