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Il bambino dai due volti e l’impotenza di Gesù

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«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. (Matteo 5)

 

«Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.

Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete, perché riderete.  (Luca 6)

 

Devo dire che in questi giorni mi ha impressionato riascoltare il testo delle beatitudini, soprattutto il testo di Luca, mettendolo in relazione con l’esperienza che viviamo nella nostra casa.

E ho sottolineato apposta le tre beatitudini riportate da Luca. Confesso che in questo periodo mi risulta difficile pensare che Gesù abbia pronunciato quelle parole. Ho cercato di capirle alla lettera, ma sorgono in me tanti dubbi e interrogativi.

 

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Sono stato all’ospedale anche oggi a fare una visita ai malati. Ho rivisto Cristian, un ragazzo di 14 anni che ci vorrebbero affidare. Pesa una decina di chili, pelle ed ossa. Non fa nessun movimento, sempre prostrato nel suo lettino o adagiato su un materassino per la fisioterapia. Non mangia da solo, si lamenta sempre. Conosco il suo papà che non ha più il coraggio di visitarlo e che ci ha chiesto aiuto. La mamma è morta l’anno scorso per una grave malattia.

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Ripenso anche alla piccola Lorena Arias, appena nata. Qualche mese fa era nell’incubatrice di fianco a quella del nostro piccolo Gianluca. Lì l’abbiamo conosciuta. Aveva un volto con due nasi, due bocche, due fronti, ... non era siamese. Per la pena e il rispetto, le infermiere le coprivano il volto con un lenzuolino. Dopo una settimana di sofferenza è morta. Noi, comunque, ci eravamo offerti di portarla nella nostra casa.

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Ripenso anche al nostro piccolo Juan che piange così tanto per il suo dolore. Non sappiamo se piange per la pressione sul suo cervello o per il ricordo di quel giorno in cui le mani di sua madre si staccarono dal suo corpo e lo deposero di fianco a un cassone di rifiuti. Il piccolo Gesù fu deposto in una mangiatoia; il piccolo Juan fu deposto dietro un cassone di rifiuti.

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Ripenso al piccolo Gianluca che piange come un forsennato perché ha fame, lui che è così piccolo e debole e non si sazia mai.

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Ripenso a tanti dei nostri bimbi, soprattutto quelli dell’altipiano, che vivono una povertà assoluta e nascosta che neanche possiamo immaginare, noi occidentali, nutrendosi praticamente di patate ogni santo giorno dell’anno.

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E allora risuonano di nuovo nella mia mente quelle parole conosciute di Luca:

Beati voi poveri.... Beati voi che ora avete fame.... Beati voi che ora piangete....

 

E rivedo di nuovo nella mia mente i volti conosciuti di Cristian, di Lorena, dei piccoli Juan e Gianluca, e quelli degli altri nostri bimbi, degli infiniti bimbi come loro, degli infiniti deboli del mondo, di tutte le epoche, di tutte le latitudini...

 

E ripenso anche a Gesù, quel uomo che girava instancabilmente per tutti i villaggi del suo Paese e si commuoveva per i poveri e per gli ammalati, per i deboli e per i bambini. Che dava da mangiare e che ridonava la salute e la vita a tanti, anche se non a tutti!

Ma poi mi viene da pensare che non era lui che faceva i miracoli. Gesù lo dice chiaramente quando ridà la vita all’amico Lazzaro: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto”.

Gesù che vuole bene ai poveri, ai bambini, ai malati, che si preoccupa per chi ha fame, non può aver pronunciato quelle parole così come sono riportate da Luca. Lui che si è preoccupato concretamente del presente dei poveri e dei deboli, non può rimandare ingenuamente a una felicità futura per loro. Non mi sembra cristiano!

Io non credo che nè per Gesù, nè per noi, Cristian, Lorena, i piccoli Juan e Gianluca, e gli altri nostri e non nostri bimbi poveri ed affamati del mondo possano essere ingenuamente chiamati beati. Non lo sono per niente e se potessero parlare ce lo direbbero chiaramente.

 

C’è qualcosa che non quadra.

 

Forse in quelle parole sta nascosto il dramma dell’impotenza storica di Gesù, e credo che ci stia dentro anche la nostra impotenza storica: di quel Gesù calato nella storia, e di noi che siamo calati nel nostro presente storico e che vediamo e che tocchiamo con mano ogni giorno la debolezza, il dolore, la fame, la malattia, e che magari ci commuoviamo sinceramente e profondamente, ma che non possiamo fare quasi niente per chi soffre accanto a noi. La stessa cosa sarà successa anche a Gesù, perché lui è uguale a noi, oserei dire che lui ha il nostro stesso cuore. La differenza tra noi e lui è che lui spesso sapeva catturare e guadagnarsi l’ascolto del Padre. E allora scattavano i miracoli. Davanti alla sofferenza storica, soprattutto dei più deboli, ci si sente totalmente impotenti.

 

Forse la beatitudine è per noi, la beatitudine di aver incontrato lungo la nostra storia Cristian, Lorena, i piccoli Juan e Gianluca, e gli altri nostri bimbi poveri ed affamati. Noi che abbiamo ogni giorno questa possibilità di camminare per i villaggi del dolore e possiamo riaccendere la commozione nel nostro cuore e possiamo soprattutto provare umilmente a spendere attimi della nostra vita per Cristian, per Lorena, per i piccoli Juan e Gianluca, e per gli altri nostri bimbi poveri ed affamati.

 

Gesù avrà detto, forse:

“Io che sto bene, scelgo di stare con voi, accanto a voi che siete poveri, affamati ed ammalati, scelgo di lottare per voi, di consumarmi per voi, scelgo di volervi bene: accettatemi!”.

 

Forse la beatitudine sta nel comunicare questa scelta di vita, sta in questa possibilità che abbiamo tutti di uscire da noi stessi, se lo vogliamo. Credo che solo allora riusciremo insieme a catturare e guadagnarci l’ascolto del Padre. E allora forse sí scatteranno anche accanto a noi i miracoli.

 

La Casa de Los Niños, come tante altre storie belle che conosciamo o infinite altre che non conosciamo, vuole aprire a tanti la possibilità di un cammino da percorrere in questa direzione.

 

In questo momento tragico del mondo dove ascoltiamo notizie terribili di scontri, divisioni, violenze e morti per offese religiose, forse riusciamo a scoprire un’altra direzione verso cui canalizzare l’energia positiva dell’umanità e forse è proprio quella la direzione della beatitudine, dove possono risuonare anche oggi, con il loro significato profondo, le parole misteriose di Luca, parole misteriose di incontro e di unione per noi uomini e donne deboli:

Beati voi poveri.... Beati voi che ora avete fame.... Beati voi che ora piangete....

Il nostro respiro sia per comunicarvi che siamo con voi, che vi vogliamo bene.

 

Parole misteriose che prima o poi riusciranno ad illuminare orizzonti di pace, di sapienza, di sensatezza, di comunione: l’orizzonte ben desiderato della fraternità.

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