Non parliamo solo della distruzione arrecata dall’incendio alle pendici del Ventasso, ma di eventi meno eclatanti ma non meno importanti che vanno ad incidere alle abitudini quotidiane e cha creano una certa preoccupazione.
Accade a Ramiseto, tanto che l’associazione ambientalista "Amici della terra" chiede al sindaco di quel Comune di avere delle conferme a notizia che le sono giunte da persone del luogo.
Premesso che la normativa attribuisce a qualunque cittadino il diritto ad acquisire informazioni ambientali (D.Lgs. 19.8.2005 n. 195 "Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale") e quindi di avere dalla pubblica amministrazione “qualsiasi informazione disponibile in forma scritta, visiva, sonora, elettronica od in qualunque altra forma materiale concernente lo stato degli elementi dell'ambiente, quali l'aria, l'atmosfera, l'acqua, il suolo, il territorio, i siti naturali...”, l’associazione ha richiesto di avere conferma se davvero erano stati esposti in vari esercizi del comune di Ramiseto dei fogli di comunicazione del Consorzio acquedotto rurale Ravinella circa il divieto assoluto di annaffiare orti, piante, lavare auto, e se davvero erano presenti sul territorio del comune delle cisterne in plastica posizionate per raccogliere l’acqua (qualora piovesse, come ormai si attende).
Il fatto, se confermato, darebbe le dimensioni della gravità della siccità che sta attanagliando le nostre montagne. Per comprendere il grado di allarme è stata richiesto al Comune di Ramiseto di avere copia delle comunicazioni che il Consorzio acquedotto rurale Ravinella potrebbe aver reso note per motivare detti dinieghi.
La preoccupazione però riguarda in particolare la situazione della vegetazione; il divieto di annaffiare le piante le condanna infatti a morta certa. In tal modo però un importante patrimonio vegetale rimarrebbe privo di tutela. L’associazione ambientalista ha dunque richiesto di conoscere quali iniziative il Comune di Ramiseto voglia intraprendere per consentire l'irrigazione del patrimonio vegetale presente nel suo comprensorio, almeno nelle parti dove vige il divieto posto dal Consorzio dell’acquedotto rurale citato.
Ma non è solo il patrimonio verde ad essere in pericolo ; il rischio è ormai evidente anche per la nostra fauna. La situazione che si è venuta a creare rischia di avere nel breve e nel medio periodo effetti negativi sulla dinamica della popolazione di molte specie, per una serie concomitante di ragioni”, cioè stress psicofisico, riduzione delle risorse alimentari, riduzione degli habitat disponibili, inoltre - per le specie legate ad ecosistemi terrestri - irrimediabili perdite ambientali si possono verificare a causa degli incendi.
La situazione pertanto è di massimo allarme anche in territori che come il nostro Appennino dovrebbero essere ricchi di riserve idriche. Stiamo però scoprendo che così non è ed il valore di ogni goccia d’acqua, anche di quella piovana da raccogliere in cisterne, ci ricorda l’immensa fragilità dell’equilibrio naturale ed il danno che l’impronta dell’uomo lascia ad ogni suo passaggio.