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C’era una volta il quarto potere

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Eric Blair, più noto come George Orwell (1903-1950)

Possiamo inventare tutte le leggi sulla privacy che vogliamo. Ma probabilmente non serve e non servirà a nulla. Capita spesso che le necessità di legiferare si avvertano quando ormai le cose hanno preso la loro direzione. Del concetto di “grande fratello” – non della sciocchezza tv che ne ha deviato e banalizzato il significato, ma della grande intuizione di George Orwell che data agli anni susseguenti l’ultima guerra mondiale – si è parlato e si continua a parlare molto.

Non si intende qui appuntare che poche righe per osservare semplicemente che se una volta certe cose non le si voleva far conoscere si poteva abbastanza agevolmente farle rimanere nel cassetto, mentre ora invece, sempre di più, basta che passi casualmente per la strada, nel momento “sbagliato”, una persona con in tasca un semplice telefonino in grado di fotografare, che l’immagine realizzata, testimoniante un fatto che per qualcuno “se non si rendeva noto era meglio”, può prendere immediatamente la via della posta elettronica, con qualche riga didascalica mandata parallelamente per sms, ed essere scodellata in una redazione giornalistica che può pubblicarla in internet e renderla nota al mondo intero. Tutto nel giro di pochi minuti.

Operazione lineare, semplice nello svolgimento, ma dal portato notevolissimo con cui forse non sempre ci si confronta a sufficienza. Tali possibilità tecnologiche a mano di chiunque responsabilizzano in modo sempre più grande, addirittura esasperato, chi fa informazione per professione (e non solo: perché, anche “dilettante”, chiunque ormai vi si può cimentare). Il giornalismo da “quarto potere”, come tradizionalmente è stato definito, rischia di diventare il primo (le assemblee elettive, i parlamenti).

Quella che una volta era l’apprezzabile tempestività di chi esercita questo mestiere, che, dimostrando la bravura del singolo, permetteva di realizzare scoop e/o di battere la concorrenza, ora non pare bastare più. L’asticella si è spostata: si va verso… l’istantaneità (che neanche Einstein, alle prese con la velocità della luce…). Non sappiamo a cosa stiamo andando incontro, ma superare quest’ultima frontiera significherà tout court inventarli o provocarli, i fatti. Sempre che questo già non sia avvenuto o avvenga a prescindere…