“In montagna si spera di non ripetere le esperienze avvenute a livello provinciale con alcune realtà, come la Cassa di Risparmio di Reggio Emilia e l’Azienda gas acqua consorziale, il cui processo di fusione, oggi approdato rispettivamente a Unicredit e Iren, ha provocato conseguenze non sempre positive”: il sindaco Michele Lombardi esprime così le preoccupazioni dell’Amministrazione comunale, che coglie anche quelle “espresse con forza dalla popolazione”, sull’ipotesi di fusione della Banca di Cavola e Sassuolo con Banca Reggiana, che ha direzione generale a Guastalla.
“Pur non volendo interferire in decisioni di carattere economico e finanziario che non ci competono, condividiamo pienamente - spiega il primo cittadino - i dubbi dei nostri abitanti, in particolare dei cavolesi, che hanno fondato questo istituto di credito cooperativo nell’ormai lontano 1982 e che hanno legittimi timori sul fatto che questa aggregazione possa continuare a garantire il suo tradizionale radicamento in montagna”.
La Banca di Cavola e Sassuolo “si è sviluppata negli anni nell’Appennino reggiano e modenese - prosegue Michele Lombardi - con sedi anche a Toano capoluogo, Villa Minozzo, Castelnovo Monti, Canossa e Frassinoro, ed ha pure allargato la sua presenza nelle città di Reggio e Sassuolo e in altre località di collina e pianura delle due province, mantenendo però il proprio fulcro a Cavola, dove operano da sempre l’agenzia uno e la direzione generale”.
Conclude il sindaco: “L’auspicio è che questo processo di fusione, che pare ormai irreversibile, non indebolisca gli obiettivi che l’istituto ha sempre perseguito per la crescita del nostro territorio e della montagna nel suo complesso. Un’assoluta garanzia in tal senso è stata finora rappresentata dalla presenza in loco del centro decisionale dell’attività. Auspichiamo che questa attenzione si possa confermare anche in futuro, nonostante i nuovi assetti territoriali che si andranno inevitabilmente a delineare. E’ quello che, in sostanza, i cavolesi e i montanari chiedono con forza”.
Ci sono fusioni che sono andate bene, ci sono fusioni che sono andate male. Quelle che producono un valore aggiunto distribuito fra molti soggetti sono pregevoli, quelle che portano vantaggi solo a qualcuno a discapito di tanti sono deplorevoli. È indubbio che le fusioni citate ad esempio dal sindaco Lombardi siano un cattivo modello. Sarebbe sicuramente interessante e istruttivo ripercorrere il cammino e analizzare i vari elementi oggettivi che hanno convinto gli amministratori della Cassa di Risparmio e dell’Agac a scegliere di fondersi con altre imprese. Possibile che questi elementi fossero così trancianti da non suscitare mai nessun dubbio? Al di là di queste triste storie però – sulle quali possiamo tornarci solo per fini accademici e utili alla nostra causa – dico che un amministratore non deve mai smettere di valutare la possibilità di accrescere l’economicità e l’efficienza della propria impresa che, di converso, migliorano i servizi e aumentano la redditività dei propri soci e stakeholders. Se il raggiungimento di obiettivi lusinghieri di un’impresa devono passare attraverso ad una ipotesi di fusione con un’altra entità, gli amministratori non devono condizionare la propria progettualità ai cattivi esempi prima evocati, ma da essi devono trarre insegnamento, partendo proprio da uno dei messaggio che mi sembra sottenda l’appello del sindaco: analisi e prudenza.
(T. Borghi, socio montanaro)
Ma che “Cavola” è successo…? E’ vero quanto scrive il nostro sindaco ma i cavolesi ed i montanari chiedono anche di fare chiarezza sul come e perchè si è venuta a creare questa situazione… e secondo il mio modesto parere questo gli sarebbe dovuto. Sino a poco tempo fa la banca di Cavola e Sassuolo sembrava una solida realtà in inarrestabile espansione… Cosa è successo in così breve tempo? Quali sono i motivi reali per cui si è arrivati a questo? Chi ne ha le responsabilità di fronte ai soci? Come mai ultimamente gli ispettori della Banca d’Italia erano spesso qui… Quali operazioni erano sotto osservazione? Credo che per dovere e lealtà verso i montanari siano dovute in maniera chiara ed inequivocabile almeno queste spiegazioni e non con sintetici comunicati stampa in semi-politichese ma in parole semplici e chiare… Un po’ come dovrebbe essere tra noi montanari e se non altro per non dover perdere fiducia anche nelle realtà locali… Ma forse anche qui è già troppo tardi…
(Antonio Manini)
Buongiorno, sono Remo Zanichelli e sono stato l’ultimo presidente della B.C.C. Bentivoglio di Gualtieri fondata nel lontano 1895. Nel 2000, nella mia qualità di presidente della banca, ho condiviso la fusione con la BCC di Guastalla e pertanto dopo il mandato concessomi dell’assemblea dei soci, nella qualità di socio fondatore assieme al sig. Giuseppe Alai e alla presenza del notaio Dott.ssa Tosi, costituimmo Banca Reggiana. SE POTESSI TORNARE INDIETRO, MAI RIFAREI LA FUSIONE CON ALAI! Sin dai primi giorni di vita della nuova banca, in più occasioni, evidenziai gravi carenze… Alai governava la banca come se fosse una azienda individuale e proprio causa quella incongruità scoppiarono alcuni casi clamorosi:
– “cassiera infedele” condannata perchè per circa 1 anno ha movimentato in modo anomalo “oltre 6 milioni di euro” per giocare al lotto, senza che nessuno, collegio sindacale compreso, se ne accorgesse. La cassiera si autodenunciò (dimostrazione che i controlli interni non funzionavano);
– “vice preposto della filiale di Boretto” che sottrasse quantità enormi di euro dai conti correnti di alcuni clienti di Banca Reggiana, anche in questo caso la direzione della banca si accorse degli ammanchi (dicembre 2005) solo perchè una cliente denunciò il fatto, a dimostrazione che anche qui, nonostante la precedente esperienza, i controlli interni non funzionavano. Da notare che la banca denunciò il dipendente infedele solo 8 mesi dopo (agosto 2006), mentre il sottoscritto che aveva sollevato il caso venne denunciato in marzo 2006. Attualmente presso il Tribunale di Mantova è in corso un processo, ove un cliente danneggiato dal dipendente infedele chiede a Banca Reggiana la restituzione di una somma di oltre un milione di euro.
– affidamento di un prestito di circa 1,5 milioni di euro senza alcuna garanzia, affidamento avvenuto con voto contrario del sottoscritto, dell’allora direttore generale Dr. Bonazzi e del collegio sindacale, ad una latteria sociale (ubicata nella ex area della BCC di Guastalla) con patrimonio di soli “tremila euro” (notare che successivamente il sig. Giuseppe Alai, dopo questo e probabilmente altri affidamenti simili, divenne presidente ANCHE del Consorzio del Parmigiano Reggiano);
Nel 2006 dopo una serie di vicende come sopra descritte, mentre cercavo di tutelare la regolarità e la trasparenza nella gestione della banca, venni estromesso dal consiglio di amministrazione e cancellato dal libro soci. Oggi, a distanza di 6 anni, dopo che il tribunale in primo e secondo grado ha annullato la delibera di esclusione del consiglio di amministrazione, essendo Banca Reggiana ricorsa in Cassazione il presidente Alai blocca l’iscrizione del sottoscritto nel libro soci della banca, per evitare che vada in assemblea a denunciare quanto accaduto. Ho sentenze e documenti che dimostrano quanto sto affermando.
(Remo Zanichelli, socio fondatore di Banca Reggiana)
Caro Sindaco, non si preoccupi! E’ comprensibile che una notizia del genere susciti interesse ed evochi spiacevoli ricordi ed è giusto fare un po’ di chiarezza. La fusione da Lei citata ha riguardato banche di natura (giuridica) diversa dalle banche di credito cooperativo. Le dinamiche che sottostarono a quella fusione furono solamente di natura speculativa di carattere economico e politico e portarono alla VENDITA della Cassa di risparmio a una banca di Brescia che non aveva nulla a che fare con il territorio di Reggio Emilia… I bresciani riconobbero ai reggiani un valore delle loro azioni elevatissimo e si sentirono in diritto di fare di ciò che “strapagarono” quello che volevano. L’eventuale fusione fra le nostre banche di credito cooperativo non sarebbe assolutamente paragonabile perchè tecnicamente si configurerebbe una Fusione per unione, ossia “alla pari”, quindi non ci sarebbe la prevalenza di una banca sull’altra. Questo aspetto è importante per due motivi: da una parte non consentirebbe a nessuno di compiere speculazioni economiche perchè nessuno comprerebbe e nessuno venderebbe; si unirebbero semplicemente i valori delle due aziende andando a formare una nuova banca ma con gli stessi soci; inoltre la fusione “alla pari” è la dimostrazione che non c’è una banca in difficoltà e l’altra “in salute” che l’acquista per salvarla.
Nel nostro caso, il progetto di fusione è improntato solamente a logiche di natura prudenziale, gestionale ed economica, fra due banche simili che si ispirano ai medesimi principi di solidarietà e di mutualità, iscritte alla medesima federazione nazionale delle banche di credito cooperativo e posizionate su due territori adiacenti: nord e sud della via Emilia. La globalizzazione porta con sè aspetti positivi (opportunità di nuovi mercati) e negativi (concorrenza di persone, aziende e paesi lontani). Per sopravvivere, noi europei stiamo facendo sforzi enormi per garantire la stabilità delle nostre economie e delle nostre società e per farlo stiamo costruendo a fatica gli Stati Uniti d’Europa. In un momento così difficile sotto l’aspetto economico, finanziario e sociale, dove quello che di notte accade nei paesi e nei mercati asiatici o negli Usa influenza la mattina la nostra economia locale, mantenersi “legati” a un localismo così esasperato potrebbe nel tempo rivelarsi rischioso. Da quasi trent’anni Banca di Cavola e Sassuolo è amministrata e diretta con capacità ed elevato senso di responsabilità da montanari e/o montanari d’origine; e se la banca è cresciuta è proprio grazie alle sua capacità di porre in atto tempo per tempo le migliori strategie. Esplorare il futuro e valutare il progetto di fusione che porti ad unire le forze, creare economie di scala, individuare le migliori prassi gestionali per riuscire a garantire nel tempo il sostegno ai propri territori non solo rientra nelle facoltà degli amministratori… è un loro preciso dovere!
Le ispezioni dell’organo di vigilanza sono periodiche e servono a garantire i soci e i clienti in merito all’affidabilità delle banche e l’esito positivo della recente ispezione di Banca d’Italia cui è stata sottosposta la nostra banca tra novembre e dicembre a distanza di sei anni dalla precedente equivale a “certificato di garanzia” in merito alla veridicità dei bilanci e alla bontà delle prassi amministrative. Questo giudizio che non è scontato e del quale non si possono fregiare tutte le banche è per il Consiglio di amministrazione motivo di grande soddisfazione! La stabilità della Banca di Cavola e Sassuolo, la crescita e lo stile di gestione non sono affatto in discussione. La consapevolezza della propria forza, i dati di bilancio, la costante crescita della raccolta e il contenimento delle sofferenze fanno di Banca di Cavola e Sassuolo un riferimento del settore, una “top player”.
Per tutti questi motivi e non per ultimo, la consapevolezza del grande consenso proveniente dai propri soci, il Consiglio di amministrazione pur ritenendo il progetto di fusione molto interessante, ha ritenuto che non ci siano tutti i presupposti per continuarne l’approfondimento, di conseguenza Banca di Cavola e Sassuolo proseguirà il proprio cammino di crescita in modo autonomo e indipendente.
Caro sindaco, non si preoccupi, come vede nulla va dato per scontato… La sua banca è in buone mani, però ci farebbe piacere che un giorno lei, primo cittadino di Toano, diventasse socio e vliente della “sua banca”.
Con immutata stima e fiducia.
(Il Consiglio di amministrazione della Banca di Cavola e Sassuolo)
Pur essendo moglie di un amministratore oltre che socia fondatrice, venni anche io a conoscenza della possibilità di fusione nello stesso istante in cui la cosa fu resa pubblica a tutti i Soci. Non nego che la cosa mi allarmò alquanto per le stesse ragioni e dubbi espressi dal Sindaco di Toano e da gran parte della popolazione; di una cosa ero sicura: che questo consiglio avrebbe valutato con serietà la proposta (poteva essere anche un’opportunità: il maggior capitale sociale avrebbe permesso maggior erogazioni in percentuale a sostegno dell’economia locale). Sapevo però che la fusione sarebbe stata possibile solo dietro la salvaguardia dell’autonomia locale mantenendo la radicalizzazione sul territorio. Quindi grazie al Consiglio e alla Direzione per aver avuto il coraggio di dire di no ad una proposta lusinghiera.
(Anna Paglia)
Scrivo da cliente e da Business Coach. Leggendo le parole scritte, sembra che tutti si preoccupano di mantenere solida una realtà locale, ma chi si preoccupa della opportunità dei dipendenti, soprattutto di quelli giovani giovani? Tutti scrivono di storia e di grandi cambiamenti, ma chi si sta occupando dei tantissimi giovani presenti nella Banca? Non si sente mai parlare di flessibilità e opportunità e a mio parere ciò ci deve fare riflettere. Forse più che scrivere fiumi di parole sulla storia delle varie BCC o su quanto questo sentimentalismo possa influire sullo Stato d’Animo della gente del posto, bisogna iniziare a farsi delle domande utili che portano ad obiettivi di crescita.
(Caterina Pettinato)
Sono veramente preoccupata di questa decisione, già dal momento che è stata preannunciata nell’ultima assemblea annuale dei soci tenutasi a Cavola avevo espresso il dissenso, voce di corridorio che se state pensando a questa fusione è perchè la banca naviga in cattive acque… ma è veramente vero. Per corretezza ritengo sia il caso di riunire tutti i soci e fare chiarezza sul stato della banca… e tanta trasparenza.
Saluti.
(Anna Maria, socio, Sassuolo)